cirifletto27

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    Semplicità, longevità, smania di conquista, adrenalina, fato, strategia, allegria. Questo caleidoscopio di emozioni è RisiKo!.

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    TRE PAROLE UN GIOCO – Coinvolgente, emozionante, semplice

    Visto il protrarsi di questo isolamento domiciliare urge la riscoperta dei famigerati giochi da tavolo. Per farveli conoscere meglio, o per aiutarvi a riscoprirli, ogni 2-3 giorni pubblicheremo un articolo dedicato ad un gioco in scatola. In modo che la riapertura di questi contenitori ludici ci riporti allegria, vicinanza e anche una sana voglia di vincere.

    Siate sinceri. Se dico Kamchatka (pronunciato Kamciacca), quale è la prima cosa a cui pensate? Scommetto che è il RisiKo, il piu famoso gioco di strategia da posizionare sul tavolo. Attaccare la lontanissima Kamchatka (o conquistare la Cina) era un rito, per chi come me ha giocato tanto a Risiko, e tuttora continua. Era il momento che tutti aspettavano, l’apice della tensione, l’obiettivo nell’obiettivo, il simbolo di un gioco che a colpi di dado è entrato nell’immaginario di intere generazioni.

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    La forza del RisiKo sta nell’essere uno dei pochi giochi in cui chi vince ha ragione nel dire di essere stato il più bravo e chi perde ha ragione nel dire che è stato sfortunato. Ognuno imputa ai dadi la propria sconfitta e alla strategia la propria vittoria. È una sfida in perfetto equilibrio tra fato e intelligenza, che trova la sua energia nella relazione tra le persone: si è coinvolti sempre, perché ogni mossa può influire sull’esito finale.

    Risiko non è altro che un gioco di strategia bellica in cui dobbiamo conquistare dei territori su un planisfero mondiale, usano il lancio di dadi: 3 a disposizione dell’attacco e 3 a disposizione della difesa. Regole semplici e tattiche degne di un Metternich.

    Ma ecco qui una serie di curiosità su questo meraviglioso gioco in scatola.

    Risiko è un’invenzione Made in Italy

    Nasce come prototipo in Francia verso la metà del 1900 con il nome di ‘Le balon rouge’ e arriva in Italia alla fine degli Anni 60. Sbarca sulle nostre tavole nel 1977 grazie a Editrice Giochi. In Italia viene arricchito da regole rivedute e da una geniale intuizione: l’introduzione dei piccoli carri armati colorati. Un’invenzione made in Italy che non esiste in nessuna delle edizioni internazionali. I carrarmatini ormai sono diventati imprescindibili per un vero amante del RisiKo e la loro assenza può creare fenomeni di isteria o depressione ludica. Ci sono persone che, se non possono usare il loro colore preferito, si disperano e difficilmente vincono: non riescono a seguire la partita, perdono la visione globale del gioco. È un aspetto psicologico divertente e che dice tanto di quanto i carri armatini siano un elemento ludico fondamentale.

    Risiko - Il gioco della strategia e della conquista

    Un curriculum di straordinaria eccellenza

    Pur se la prima versione internazionale, chiamata Risk, è del 1965, in Italia RisiKo lo conosciamo dal 1977. Per questo nel 2017 questo gioco ha compiuto i suoi primi 40 anni di onorata carriera e fama. Vanta l’invidiabile palmares di 100 mila pezzi venduti ogni anno e un’affezionatissima *** online con più di 15mila iscritti. Senza parlare delle decine di club ufficiali sparsi per il paese, dei numerosi tornei organizzati e dell’enorme, ma impossibile da censire, numero di amici che si ritrovano per cimentarsi nell’arte della guerra.

    RisiKo vanta il più alto numero di varianti

    Negli anni del suo sviluppo, questo gioco ha mutato molte volte le sue regole. Prima su tutte la comparsa dei carrarmatini, ma anche la conformazione del planisfero, l’utilizzo delle carte e perfino l’importanza dei dadi che, negli anni hanno spostato sempre più l’equilibrio dall’attacco verso la difesa. Ma, cosa più curiosa, è che ogni giocatore, almeno una volta nella vita, ha apportato una sua variante personale, e temporanea. Ci sono quelli che vedono i verdi come alieni, con movimenti tutti loro che devono conquistare il Pianeta, e gli altri si devono difendere. Oppure quelli che, in barba agli obiettivi, stabiliscono che il solo obiettivo è conquistare il mondo (come’era il gioco prima dell’introduzione delle carte obiettivo). D’altronde chi non ha bramato, almeno una volta nella vita, di pronunciare ‘Il Mondo è Miooooo!’. Con RisiKo è possibile. Fatene tesoro.

    Un nome che mette KO

    Il nome di questo gioco in scatola nasconde moltei segreti. Nella sua accezione tedesca Risiko significa “Rischio” e non è complicato capire il legame. Ma il corretto modo di scriverlo è con la K maiuscola e con il punto esclamativo finale. Perchè, in quel modo, rappresenta una vera e propria dichiarazione programmatica: mandare KO gli avversari e con l’enfasi escamativa finale. Anche nel dialetto toscano ‘risico’ rimanda a ‘rischio’. E da qui il famoso proverbio “Chi non risica, non rosica”.

    I carrarmatini colorati di RisiKo

    RisiKo è ormai diventata una parola del nostro vocabolario

    La parola ‘RisiKo’, che in italiano non ha nessun particolar significato, entra sempre di più nel gergo delle analisi geopolitiche, a dimostrazione di quanto questo gioco sia penetrato nell’immaginario collettiva e sia capace di attivare variabili e riflessioni per niente banali. In fondo è un gioco di ti fa pensare, studiare il tavolo e le mosse da fare e da preparare nella testa; ti spinge a reagire alle tattiche dehli altri e alle sconfitte. Infine ti fa analizzare il planisfero del mondo, dando le adeguate considerazioni ai paesi coinvolti. E senza accorgertene poi trasli queste elucubrazioni ludiche, nell’attualità del mondo. Bellissimo!

    Imparare la geografia non è mai stato così facile

    Mi rivolgo ai patiti di questo gioco. Quanto vi ha aiutato questo gioco a studiare e capire la geografia? Io credo, per me è stato così, che RisiKo ci abbia reso più facile affrontare la geografia. Dove sta il Congo? Oppure la Jacuzia? La Nuova Guinea? Ecc…. Le risposte a queste domande, talvolta, arrivavano, dopo ragionamenti rabberciati, grazie alle nostre partite di RisiKo, perchè conoscevamo bene il planisfero dei carrarmatini. E poi abbiamo imparato che la Cina è un paese molto grande e potente, perchè il suo territorio, sul gioco, confina con tanti stati, deve difendersi su tanti lati ma può attaccare in tante posizioni. Si imparavano i confini degli stati e i confini dei continenti. Insomma una speciale scatola di contenuti geografici di cui fare tesoro!

    Il gergo segreto da conoscere assolutamente

    Non poteva mancare un dizionario segreto, spesso riservato ai giocatori più esperti. Una serie di termini in risikese che servono a descrivere alcune situazioni di gioco e alcuni trucchi per vincere la partita. Le alleanze non sarebbero consentite, ma neanche vietate, per cui tutto va nel senso sella vittoria!

    • Fare il panda. In pratica è quando un giocatore praticamente prossimo a lasciare la partita, viene mantenuto in gioco da altri giocatori in maniera tale da non favorire altri o per ostacolare le loro mosse.
    • L’eliminazione del maiale. Quando si pianifica l’eliminazione di un giocatore dopo una serie di turni.
    • Gioco della carta. Anche chiamato Mutanda, Paradiso della Carta, Stato Cuscinetto e Terra di Nessuno. Due o più giocatori si alleano in maniera implicita o esplicita per conquistare a turno uno stesso territorio fra loro confinante. Così possono aumentare le loro possibilità di rinforzare le loro armate pescando più carte.
    • Teste di ponte. Chiamati anche chiave di volta, stato cardine. Sono quei territori cardine che bloccano l’accesso ad un dato continente e nel contempo permettono di pianificare una strategia di conquista o di ostacolo.

    Parola d’ordine: essere spietati

    I trucci, le strategie, le eventuali alleanze vanno tutte nella direzione del vincere a tutti i costi. E per vincere a questo gioco non c’è spazio per la bontà, la misericordia. Dobbiamo essere spietati prima che gli avversari lo siano con noi. Esempio: se un concorrente è in punto di morte, a meno di tattiche condivise, deve essere finito perchè così avrai le sue carte rinforzo; oppure se qualcuno ha conquistato un continente, è vostro dovere ‘rompergli le uova nel paniere dei carrarmati’ e conquistargli almeno un territorio di quel continente, così lui non beneficerà dei rinforzi relativi. E il tutto, anche se non è nei vostri piani! Idem vale per l’occupazione di Oceania e Nord America. Sono una miniera di carrarmatini e vale la pena di prenderli anche se non è nel vostro obiettivo. Ed infine…. non abbiate furia, non mirate subito al vostro scopo finale, prima rafforzatevi con calma e poi colpite implacabilmente, senza pietà. A RisiKo la pazienza è la virtù dei forti. Accompagnata dalla spietatezza verso tutti, amici, parenti, moglie e figli.

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    TRE PAROLE UN GIOCO – Coinvolgente, emozionante, semplice

     

    E VOI…
    Avete un vostro gioco da tavolo preferito?

     

    Risiko! è uno dei giochi classici da tavolo più duraturi e questo suo successo è dovuto, oltre che alla semplicità delle regole, al fatto che stimola in noi profonde emozioni: smania di conquista, adrenalina, risentimento e compassione. Questo può talvolta portare a qualche discussione tra partecipanti ma non preoccupatevi….. basta una spaghettata del dopo gioco e tutto si aggiusta. Come ai vecchi tempi!!

    Ciao da Tommaso!

    LINK ALL'ARTICOLO: http://www.cirifletto.it/risiko-curiosita-e-segreti/

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  2. LINK DELL'ARTICOLO: http://www.cirifletto.it/federico-fellini-12-scene-cult/

    Un ricordo del regista riminese, nell’anno del centenario della nascita, attraverso scene memorabili dei suoi capolavori

    Federico Fellini nasce il 20 gennaio 1920 e quest’anno ricorre il centenario della sua nascita. In questa occasione, per celebrarlo, vogliamo ripercorrere la sua filmografia attraverso una serie di scene che sono entrate nell’immaginario collettivo e rimarranno indelebili nella storia del cinema.

    Federico Fellini col ciak

    Anita Ekberg che fa il bagno nella Fontana di Trevi, Gradisca in Amarcord sono alcuni esempi di scene indimenticabili. Ma il cinema di Federico Fellini è ricchissimo di momenti memorabili. Istanti che conservano intatto il potere dell’affresco di un’epoca e del sogno con visioni di un’umanità dolente e giocosa, che in pochi attimi manifesta la firma del ***.

    I VITELLONI (1953)

    Sordi spaccone, che sbeffeggia i “lavoratori della malta” con pernacchia e gesto dell’ombrello. Poi la macchina si fermerà e lui dovrà darsela a gambe di fonte agli operai decisamente arrabbiati. Ma la scena, simbolo del film sui cinque nullafacenti di provincia, scritto da Federico Fellini, insieme a Ennio Flaiano, entra nella storia del cinema. E pure in quella del costume.

    Moraldo (Franco Interlenghi), il più giovane della combriccola dei cinque vitelloni, sceglie davvero di partire, di andare non si sa dove: “Non lo so! Debbo partire. Vado via”. Alla stazione Guido (Guido Martufi), il giovanissimo ferroviere, interroga Moraldo sul motivo della sua decisione. Ma quest’ultimo non risponde, è evasivo. Nemmeno lui conosce le sue sorti, sa solo che dalla provincia bisogna andarsene: per cercare fortuna, per crescere, o magari, semplicemente, per combattere contro quei sentimenti asfittici, respirati per tanti anni, gli stessi che soffocano qualsiasi aspirazione, che piegano l’io senza possibilità di differenziarsi. Da un lato v’è dunque il Fellini delle partenze, colui che avrà bisogno della città, della grande metropoli per creare e comprendere. Dall’altro, invece, permane il Fellini della provincia, colui che saprà trasformare il luogo da cui più si è distanziato in inesauribile fonte d’ispirazione. Scena memorabile con il treno che parte e idealmente attraversa, come in un sogno, le camere dei suoi amici, quasi fosse un saluto onirico.

    LA STRADA (1954)

    I finali erano una delle specialità di Fellini, e la spiaggia ovviamente è un elemento altamente simbolico per il regista riminese. Per questo il pianto disperato, e quasi redentore, della “bestia” Zampanò (Anthony Quinn) avviene proprio in riva al mare di notte, dopo che ha saputo della morte di Gelsomina (Giulietta Masina). La strada vinse l’Oscar come miglior film straniero e lanciò Fellini a livello internazionale.

     

    LE NOTTI DI CABIRIA (1957)

    Quando Cabiria sembra non farcela a risollevarsi dall’ennesimo colpo basso della vita e pensa di suicidarsi, lungo una strada di campagna, incontra un gruppo di ragazzi che canta e suona in allegria e che le restituisce la gioia e la fiducia nel futuro. Giulietta Masina, compagna di vita e di set di Federico Fellini, non dice una parola, fa tutto con lo sguardo. E il resto lo fa Nino Rota con la sua musica. Secondo Truffaut, “il finale del film è un prodigio di potenza e di forza, nel senso più nobile del termine”. Altro giro, altro finale e altro Oscar.

     

    LA DOLCE VITA (1960)

    La scena simbolo del film, che è stata definita anche la scena simbolo del cinema italiano del XX secolo, e nella top ten di quello mondiale, è quella del bagno nella fontana di Trevi di Anita Ekberg e Marcello Mastroianni. La celeberrima e sensualissima scena, di un tre minuti circa, è entrata di diritto nell’immaginario popolare italiano e nel nostro patrimonio culturale. Si narra che, durante le riprese della celebre scena nella fontana di Trevi, Anita Ekberg non ebbe problemi a restare in acqua per ore, mentre Mastroianni, d’accordo con Fellini, per sopportare il freddo dovette indossare una muta sotto i vestiti e bere una bottiglia di vodka prima di girare.

     

    Sì, ok, la scena della fontana con la fotonica Anita Ekberg, “Marcello, come here!” e tutto il resto. Ma il finale della Dolce Vita è uno dei più amaramente simbolici e poetici del cinema: l’occhio della manta gigante (il pesce mostro nasce da un ricordo di Fellini ragazzo) che guarda Marcello e, oltre il canale, la voce dell’innocenza che lo richiama, ma che lui non comprende, facendosi trascinare via dalla sua vita vuota. Memorabile. Ancora una volta, un finale sulla spiaggia.

     

    8½ (1963)

    La rumba della Saraghina (l’attrice americana Eddra Gale) sulla spiaggia è l’educazione sessuale del maestro da piccolo: i bambini scappati dal collegio pagano la prostituta perché si spogli. L’opposizione tra la sua figura – amore, sesso vissuto in libertà – e la Chiesa – repressione e limitazione – sta tutta in questa scena: tra la danza morbida della Saraghina e la rigidità dei due preti che arrivano a castigare il protagonista.

     

    GIULIETTA DEGLI SPIRITI (1965)

    Sandra Milo sull’altalena con il mitico costume creato per lei da Piero Gherardi, nel bel mezzo di un numero tra cavalli ed elefanti, apice barocco e visionario di Fellini. Nel ricordo raccontato da Giulietta, è la ballerina con cui il nonno della protagonista era fuggito. Ma la Milo incarna tutte le versioni della voluttà nel film che racconta la crisi del matrimonio secondo il maestro.

     

    ROMA (1972)

    Roma, magnifico e visionario ritratto della Città Eterna visto attraverso gli occhi di un giovane riminese, è pieno di momenti cult – l’ultima apparizione sullo schermo di Anna Magnani, che chiude la porta in faccia a Fellini al grido di: “A Federi’, va a dormi’ va’”, oppure Mastroianni a cena, in una scena che è stata tagliata dal cut americano – ma noi scegliamo la sfilata di moda del clero davanti a un cardinale tronfissimo, mentre due suore all’organo accompagnano con musiche para ecclesiastiche rivisitate con sarcasmo da Nino Rota. Praticamente The Young e The New Pope, ma negli anni ’70.

     

    AMARCORD (1973)

    Ciccio Ingrassia questo film non voleva nemmeno farlo: quello dello Zio Teo, il ruolo del parente matto che si arrampica su un olmo a gridare “Voglio una donnaaa!”, gli sembrava troppo marginale. E invece la scena dell’albero segnò la memoria degli spettatori nel film più autobiografico di Fellini e questo cameo di culto aprì definitivamente a Ingrassia le porte cinema d’autore. Durante una lunga pausa di lavorazione, la troupe si dimenticò dell’attore mentre stava appollaiato sui rami, in attesa del ciak.

     

    Nell’ampio catalogo delle ossessioni femminili di Federico Fellini, la “Gradisca”, interpretata da Magali Noel in “Amarcord”, rappresenta la bella di provincia, quella che avanza compiaciuta lungo il corso principale della città, scatenando fremiti di desiderio e, soprattutto, mostrandosi pronta a soddisfarli. Da qui il soprannome, diventato quasi aggettivo, per indicare uno stereotipo di donna universale, diffuso ovunque, ben oltre i limiti della provincia riminese. La scena clou del film era quella in cui, cappotto rosso e basco in testa, improvvisava da sola uno ***, restava in sottoveste nera e fili di perle, poi entrava in un grande letto candido e, rispettosamente, si offriva alla massima autorità di passaggio in paese: “Signor Principe, gradisca”.

     

    LA VOCE DELLA LUNA (1990)

    “Dopo aver tanto cercato, ho ritrovato Pierino. Proprio lui: leggero, buffissimo, lunare, misterioso, ballerino, mimo, che fa ridere e piangere. Ha il fascino dei personaggi delle fiabe, delle grandi invenzioni letterarie. Rende credibile qualunque personaggio e tutti può abitarli. Amico degli orchi e delle principesse, dei ranocchi che parlano. È come Pinocchio e Giovannin senza paura”, aveva detto Federico Fellini di Roberto Benigni nella sua ultima intervista. Per il suo canto del cigno ha voluto lavorare con lui (e Paolo Villaggio): “Questo film è anche il suo testamento sulla nostra società, sul nostro mondo di adesso. Fa vedere il nostro rimbecillimento, la volgarità, e addirittura la nostra fine. Era un amarissimo commento sui nostri tempi, ma fatto con la sua solita bellezza stilistica, ha ricordato Benigni.

    Un consiglio. Guardatevi i film interamente. Assaporerete verità e leggerezza ma anche sogno e fantasia. Qualità che si trovano sicuramente nel *** di Federico Fellini.

    Buona visione…. da Tommaso!!

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  3. LINK DELL'ARTICOLO: http://www.cirifletto.it/complicita-con-i-propri-figli-4-modi/

    Tutti genitori desiderano instaurare un rapporto di complicità con i propri figli. Ecco alcuni consigli per farlo.

    Qualunque genitore, madre o padre, vorrebbe avere un rapporto stretto e sincero con i propri figli, vorrebbe entrare in connessione con loro e con il loro mondo.

    Una sana connessione tra genitori e figli è alla base di una buona e solida educazione, basata su valori quali l’onestà, l’amore e il rispetto reciproco. Il più delle volte diventa anche il motivo per cui i figli ubbidiscono e accettano le regole, non come automi, ma perchè sentono forte una sorta di collaborazione col genitore e, di conseguenza, sono più propensi a fidarsi.

    Tuttavia, man mano che i figli crescono, può diventare complicato stabilire tale connessione. L’ambiente, lo sviluppo della propria personalità e la ricerca dei propri interessi, possono mettere in crisi le relazioni poco solide. Molti genitori trovano difficoltà nel trovare questa complicità. Perciò qui a seguire, elenchiamo alcuni consigli che possono aiutarvi in tal senso.

    1. Parlate con i vostri figli ma, soprattutto ascoltateli. La comunicazione è un semplice e potentissimo modo per entrare in connessione con i vostri figli. Quindi parlate con loro più tempo possibile. E, siccome la comunicazione è una strada a doppio senso… dopo aver parlato, ascoltate, forse con ancora più attenzione. Perchè la più frequente ragione del fatto che i figli non ascoltano, è che i genitori non ascoltano loro in primis. Dovete provare un interesse genuino e sincero per ciò che hanno da dire, dovete lasciare loro sufficiente libertà per esprimersi e, soprattutto, dovete ricordarvi quello che vi dicono (fondamentale!!). Se vi rendete conto di aver trascurato queste azioni, ricominciate da qui. Siate l’esempio. Non reclamate ciò che non date.
    2. Mostrate interesse per i loro interessi. Quando parlare non funziona, o non basta, per non mettere troppe pressioni addosso ai figli, il modo migliore per entrare in sintonia è quello di provare a fare qualcosa assieme. E da cosa si parte? Da qualcosa per cui vostro figlio prova un particolare interesse. Quindi si comincia col chiedere, e poi col dimostrarsi interessato, in maniera autentica, a ciò che a lui piace. Magari anche lasciando a lui il timone, lasciandovi guidare e provando ad imparare qualcosa di nuovo. Datevi l’opportunità di appassionarvi assieme a qualcosa, anche se a voi quella cosa non entusiasma. Fa parte dell’essere genitore.
    3. Condividete le vostre passioni con i vostri figli. Non sempre tocca solo a vostro figlio aprirsi per entrare in connessione con voi. Altre volte sta a voi genitori essere disposti a mostrare apertamente chi siete e quali siano i vostri interessi e le vostre passioni. Cercate di condividere il vostro tempo e il vostro spazio personale per rendere partecipe vostra figlia, o vostro figlio, nei vostri hobbies. Può essere il calcio, Star Wars, il cucito o i fumetti. Basta che crei una genuina sintonia tra voi. Inoltre, quando lui reclamerà i suoi spazi (perchè prima o poi lo farà), non aspettatevi che lui lasci entrare voi o che ve ne parli, se voi non avete lasciato entrare lui/lei, a suo tempo. Non rimproverategli di essere andato a cercare fuori, ciò che non trovava dentro.
    4. Non usate mai il senso di colpa come un’arma. Far sentire colpevoli i vostri figli perchè non vogliono passare del tempo con voi, è una strategia da codardi per controllarli e dominarli. Attraverso il senso di colpa, si riesce ad ottenere solo una connessione fittizia, dato che vostro figlio/a fingerà di accontentarvi. Oltretutto, comunicherete loro che il senso di colpa è un mezzo valido per ottenere qualcosa. E volete davvero che imparino una cosa del genere? Giocare con il senso di colpa non vi permetterà di conoscere i vostri figli, vi mostrerà solo la faccia che volete vedere e che loro vi vorranno mostrare.
    Tempo di qualità con i propri figli

    E VOI…
    Come entrate in connessione con i vostri figli?

    Forse applicando con dedizione e sforzo questi consigli, potremo tutti migliorare il rapporto coi nostri figli. Perchè loro, di sicuro, se lo meritano.

    Ciao da Tommaso!

    LINK DELL'ARTICOLO: http://www.cirifletto.it/complicita-con-i-propri-figli-4-modi/

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  4. LINK DELL'ARTICOLO: http://www.cirifletto.it/7-abitudini-che-rendono-una-donna-interessante-e-attraente/

    L’aspetto fisico non sempre basta per essere attraente. Per questo ci sono alcune abitudini che aiutano ad essere una donna interessante agli occhi degli altri.

    In questo articolo non voglio parlare dei capelli perfetti, del corpo proporzionato, dello sguardo ammaliante e delle curve mozzafiato. In questo articolo vi inviterò a scoprire quali aspetti non fisici rendono una donna interessante e attraente.

    Una donna interessante è connessa con le persone

    Valorizza le tue amicizie e la tua famiglia essendo una donatrice, non solo una ricevente. Cerca di dare, non solo in termini materiali, ma anche dal punto di vista sentimentale e affettivo. Dimostra agli altri la tua presenza, la tua disponibilità. Sii una mano che aiuta e sii lì per coloro che hanno bisogno di te. Sii gentile e onesta e mantieni la parola data, in quanto ciò ti aiuterà a crescere quotidianamente come persona, e a renderti più attraente e interessante agli occhi di chi ti circonda.

    Positività e sorrisi rendono una donna interessante

    Una donna simpatica e sorridente graviterà attorno a sè molto interesse. Ricordate, il sorriso contagia e trasmette sempre un senso di ottimismo e stabilità; due qualità ammirate dalle altre persone. Questa stabilità emotiva, e uno stato d’animo sereno, devono essere una priorità per voi. Soprattutto per affrontare le sfide della vita in modo positivo e con una buona dose di ironia e autoironia. Non è fare dell’umorismo spicciolo in ogni momento, ma imparare a vivere la vita giorno dopo giorno prendendo le cose con un po’ di allegria e leggerezza.

    donna interessante 8 abitudini

    In questo modo, sarete molto più attraenti agli occhi degli altri e anche la vostra autostima ne beneficerà.

    Essere appassionata è essere attraente

    Non esagero, ma molte persone, anche gli uomini, se volete, sono affascinati da donne che siano per loro fonte di ispirazione costante. Non c’è niente di più stimolante di una donna appassionata nel fare qualcosa, che segue i suoi sogni e raggiunge i suoi obiettivi. Non è la professione, non è la parlantina. Se siete donne appassionate, questo trasparirà. E vi aiuterà ad essere donne interessanti e coinvolgenti perché sicuramente nessuno si annoierà al vostro fianco.

    E, vi dirò, donna appassionata fa rima con donna determinata. Le donne che sono determinate e si prefiggono nella vita obiettivi ‘REALI’ per se stesse, e per la famiglia, sono davvero calamite. Sanno bene chi vogliono diventare e si sforzano quotidianamente di diventarlo. E, di conseguenza, il loro comportamento ispira coloro che le circondano.

    Mantenere salda la fiducia in se stessa

    Questo è sicuramente, tra gli aspetti non fisici a cui accennavo all’inizio, quello che migliora soprattutto il rapporto tra donne. E riesce a rendere una donna interessante, trascinante e degna della fiducia degli altri. Risulta sempre più gradevole stare con qualcuno disposto ad essere se stesso.

    Quando riuscite ad esporre i vostri argomenti e siete sicure e decise, possedete uno degli aspetti più seducenti per gli altri. Attraverso questo comportamento, dimostrerete a chi vi sta accanto che non dovrà sempre occuparsi di tutto, ma che potete farlo insieme, fianco a fianco.

     

    Quote

    Quindi il segreto è avere fiducia in voi stesse, essere convinte di voi stesse, e fare in modo che questo trasudi attraverso i vostri atteggiamenti e discorsi. Quindi essere voi stesse, difendere le vostre opinioni, in modo oggettivo e onesto intellettualmente, e non solo seguire la corrente quando si tratta di esprimere una preferenza. Non devi necessariamente sembrare un modello da seguire, sii solo te stessa. Il tuo temperamento, la tua voce, il tuo sorriso, sono i doni distintivi che puoi offrire. Sii umile, grata e felice, ma sii te stessa nel farlo. Tutto questo ti farà davvero risaltare.

    Una donna interessante riesce ad essere a proprio agio con la sua sessualità

    Non vi nascondo che è uno degli aspetti non fisici più attraenti per gli uomini, sempre che non sia una cosa volgare e troppo rozza. Non riguarda ciò che accade sotto le lenzuola. Sentirsi a proprio agio con il proprio corpo e la propria sessualità implica essere consapevoli della propria energia sessuale. È molto più divertente per un uomo stare con una donna consapevole del fatto che fare l’amore è un atto piacevole e non qualcosa di cui vergognarsi.

    Una donna con la sua personalità suscita curiosità ed interesse

    Distinguersi, essere uniche, avere il proprio stile…essere portatrici di una personalità che spicca in modo gentile… queste sono caratteristiche che calamitano l’interesse degli altri nei vostri confronti. Gli altri, gli uomini, non sono affascinati, non cercano chi segue le mode, chi non ha una propria opinione.

    Una donna che sa perdonare è una donna affascinante

    Una delle cose più grandi del perdono non è solo dare libertà a coloro che ti hanno fatto un torto … ma soprattutto è dare libertà a te stessa. Ma, non solo, ti offre un ventaglio di possibilità benefiche come espellere le contaminazioni negative dalla tua testa. Perché chi ti ha fatto del male potrebbe essere andato via dalla tua vita fisicamente, ma mentalmente è ancora lì. Inoltre, assicurati di perdonare te stessa. E’ fondamentale. Impara a perdonare te stessa. Potresti non rendertene conto, ma a volte puoi sabotare la tua stessa crescita e felicità perché senti di non meritare un vero ‘trofeo’ nella vita.

    Queste sono alcune abitudini di base che possono aiutare una donna a mostrarsi per quello che ha dentro, tralasciando, o meglio, scavalcando l’aspetto prettamente fisico. Che, però, diciamoci la verità, a volte aiuta!

    Ciao da Tommaso!!

    (ringrazio Ilaria che mi ha aiutato a scrivere questo articolo)

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  5. LINK DELL'ARTICOLO: http://www.cirifletto.it/essere-un-buon-leader-3-cose-da-disimparare/

    Migliaia di libri suggeriscono ciò che devi apprendere per essere un buon leader. Qui sveliamo 3 cose che, invece, devi disimparare.

    Essere un buon leader, potremmo vederla come quella malattia per cui tutti hanno la giusta cura. Ma la verità è che, alla fine, ci sono principalmente 3 cose che potrebbero destabilizzare molte persone, in posizioni di leadership, minando proprio la loro capacità di essere un leader efficace.

    3 abitudini di pensiero da disimparare che rappresentano in sintesi le chiavi per sbloccare il tuo potenziale come leader.

    1Essere un buon leader non lega con l’ossessione del sapere.

    Forse, il più grande problema con le persone che aspirano alla leadership, o che già occupano posizioni di leadership, è la sensazione che il tuo ruolo sia esclusivamente quello di fornire risposte a coloro che dipendono da te. E, pensando in questa direzione, i vecchi adagi come “la conoscenza è potere”, non fanno altro che influenzare negativamente. La realtà è che il compito di chi aspira ad essere un buon leader, un leader eccezionale direi, è quello di fornire domande potenti. La migliore guida stimola all’essere curiosi e dimostra il grande valore della curiosità. I leader devono essere studenti. E devono avvalorare costantemente con l’esempio che l’apprendimento e la crescita sono condizioni necessarie per chi vuole diventare una guida efficace. Concentrarsi sulla conoscenza acquisita, chiude la nostra capacità di apprendere, per cui un leader valido vive nella modalità di apprendimento continuo.

    essere un buon leader

    2 – Essere un buon leader non lega con la falsa convinzione che sia il leader a rendere un’organizzazione di successo.

    La verità è che è l’organizzazione, nel suo complesso, che realizza il successo di un leader. Il ruolo della leadership in un gruppo, implica rendere necessario e possibile per l’organizzazione avere successo, ma non è mai la causa esclusiva del successo che raggiunge. Per essere, e diventare, un buon leader ci si adopera affinchè il gruppo sia strutturato per raggiungere il suo più alto potenziale. E’, solo in quel caso, che il leader può essere considerato a ragione una componente essenziale del successo. Non c’è mai stato un leader, di un’organizzazione fallita, che è stato considerato di grande successo. I leader efficaci concentrano la loro attenzione sulla creazione di *** pienamente competenti e performanti.

    3 – Essere un buon leader non lega con l’idea che la leadership sia un punto di arrivo.

    La leadership è un viaggio. Non è uno status che raggiungiamo, è qualcosa in cui dobbiamo costantemente crescere. Le condizioni, in mezzo alle quali, esercitiamo leadership cambiano continuamente e le richieste di buoni leader sono costantemente in aumento. La leadership richiede una crescita e un miglioramento continui. Per essere leader di grande successo devi avere il coraggio e la forza per sconfiggere lo status quo, per espellere la mediocrità da qualsiasi cosa e da chiunque tu stia guidando. Quel coraggio che, poi, ti stimoli a sfidare costantemente te stesso, e coloro che conduci, a rendere ciò che è necessario, possibile e ciò che è possibile, necessario, in modo da creare quel futuro che avresti scelto di vivere.

    per essere un buon leader devi disimparare ciò che hai imparato

    Riecheggiano in me le parole di Yoda in Star Wars, “Devi disimparare ciò che hai imparato“, rivolto a Luke Skywalker che già credeva di essere un Jedi senza i giusti insegnamenti.

    Dobbiamo iniziare ad essere selettivi su ciò che dobbiamo imparare. E puntare decisamente su ciò che abbiamo bisogno di disimparare. Così probabilmente diverremo pienamente efficaci come leader. Sviluppare nuove abitudini di leadership richiede, però, di liberarci dalle nostre credenze e abitudini improduttive, che ci condizionano e che inibiscono il nostro potenziale.

    La perdita di queste abitudini improduttive richiede di sfuggire ai limiti della nostra zona di comfort fino al punto in cui iniziamo a sfidarci, per diventare il tipo di leader che possiamo, e dobbiamo, essere. Disimparare queste tre abitudini di pensiero è un buon punto di partenza.

    Ciao da Tommaso!

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