221 morti e 22mila contagi in un giorno: il tempo per le mezze misure è scaduto

Signori, i numeri purtroppo parlano da soli. 221 morti non li contavamo da oltre 5 mesi, da metà maggio. Quasi 22mila nuovi positivi sono l'ennesimo record assoluto. Esattamente una settimana fa, il 20 ottobre ma prima che uscisse il bollettino di quel giorno, analizzavo i dati delle precedenti settimane e concludevo, in contrasto con le affermazioni di due giorni prima dello stimato prof. Locatelli, che la crescita esponenziale del fenomeno epidemico era ormai pienamente in atto. Aggiungevo che speravo di sbagliarmi, perché conosco abbastanza bene, dalla matematica e dalla fisica, cosa significa crescita esponenziale. Purtroppo i dati giornalieri continuano, mio malgrado, a darmi ragione. Con tutta evidenza, e le stime lo confermano, l'indice Rt di riproduzione netta del virus è ben al di sopra della soglia critica unitaria, quindi rischiamo l'esplosione dei contagi,  seguita poco dopo dall'esplosione dei ricoveri, poi la saturazione dei reparti intensivi, infine l'esplosione dei decessi. Quest'ultimo dato mi allarma oggi in modo particolare, e non solo per la sua intrinseca tragicità. Una settimana fa avevo fatto delle previsioni sul breve periodo, cioè fino a fine mese. Si stanno tutte verificando ma francamente la mortalità va peggio del previsto. Se non ricordo male prevedevo 120-150 decessi al giorno entro il 31, oggi 27 ottobre siamo già ben oltre. Voglio sperare che 221 sia un dato gonfiato da decessi pregressi, magari non registrati nell'ultimo fine settimana. Nei primi 9 mesi di pandemia abbiamo accumulato una buona esperienza in campo terapeutico, le terapie intensive non sono ancora sature quindi è presumibile che solo pochi casi gravissimi ne restino esclusi, al contrario di quanto accadeva in marzo e aprile (ricordiamo tutti la drammatica prima pagina del Fatto del 20 marzo: 9 MORTI SU 10 SENZA TERAPIA INTENSIVA). Gli italiani hanno accumulato, volenti o nolenti, una notevole esperienza nella profilassi individuale. Inoltre sappiamo che l'età media dei ricoverati è più bassa rispetto alla prima ondata. Tutti questi fattori mi inducevano a credere che la seconda ondata sarebbe stata terribile per l'economia ma sensibilmente meno luttuosa della prima. E invece abbiamo già quasi 1000 morti (per l'esattezza 995) negli ultimi 7 giorni. Confermando purtroppo che la letalità intrinseca del patogeno, al contrario di quanto ci ha raccontato o lasciato intendere per mesi una pletora di ciarlatani incompetenti e svergognati, non è arretrata di un solo millimetro. Ma se la letalità intrinseca è inalterata, l'unico modo per scongiurare un'altra ecatombe, che potrebbe essere perfino peggiore perché siamo in autunno e l'estate è lontanissima, è fare leva sui  fattori estrinseci che agiscono su Rt e in ultima analisi sulla mortalità. Dobbiamo prima di tutto e al più presto fermare il trend esponenziale. In questo momento l'Italia, pur con delle differenze, è un unico grande focolaio, un unico serbatoio infettivo che si riempie a vista d'occhio. Ed  è chiaro che quanto maggiore sarà il livello del serbatoio nel momento del picco, tanta più lunga e tragica sarà la curva di discesa. In presenza di una crescita lineare c'è il tempo per modulare gradualmente le misure restrittive in relazione all'andamento dei dati, ma con una crescita esponenziale la tempistica è un fattore critico: è necessario agire subito con coraggio e determinazione. Con il senno di poi probabilmente avremmo anticipato di qualche giorno i drastici provvedimenti di marzo. Ebbene, non cadiamo nel medesimo errore.

Lockdown nazionale SUBITO,

controlli severissimi, pazienza, perseveranza e collaborazione di tutti, e forse riusciremo sul serio a salvare il Natale. Certo non per riempire i locali per il cenone della Vigilia, né per fare settimane bianche, né per riunirsi in casa con parenti e amici davanti al presepio. Tutto questo scordiamocelo (altrimenti poi ci ritroviamo a Pasqua sotto la terza ondata).

Ma almeno quel giorno le campane potranno suonare a festa, e non a morto. 

Modificato da fosforo311

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8 messaggi in questa discussione

52mila casi ieri l'altro (di domenica!) 36.500 di media settimanale, e oggi la botta: 523 morti in Francia, che alzano la media settimanale a 237. È quello che accadrà a noi entro una settimana o due al massimo se insistiamo con le mezze misure. E con i pranzi di gala nei ristoranti alle 5 del mattino con tanto di servizio dei tg. Una bella impresa alla faccia del governo e di 37.700 morti. Mentre gli eroi veri, quelli del pronto soccorso, chiedono il lockdown nazionale. Lo chiedo anch'io.

E BUTTIAMO NEL CESSO LE CHIAVI DEI BAR E DEI RISTORANTI! 12 MESI DI CHIUSURA SENZA SE E SENZA MA, POI SI VEDRA'. 

Modificato da fosforo311

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Oggi   21    infetti   di  cui  uno in T.I.  tra   i dipendenti  del Teatro alla  Scala ... ma     come  dicono  sono  posti  sicuri  per  fortuna...

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1 minuto fa, pm610 ha scritto:

Oggi   21    infetti   di  cui  uno in T.I.  tra   i dipendenti  del Teatro alla  Scala ... ma     come  dicono  sono  posti  sicuri  per  fortuna...

A dire il vero, qualcuno dice che a teatro non ci si infetta.....

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Sul tema dei contagi nei locali chiusi sono molto interessanti e istruttive queste simulazioni riprese dal quotidiano spagnolo El Pais. Invito tutti a leggerle con attenzione e a regolarsi di conseguenza. Si conferma l'importanza della mascherina (e il grosso problema di bar e ristoranti dove bisogna necessariamente togliersela per mangiare e bere) ma nei luoghi chiusi è  importantissima l'aerazione. Un altro fattore è  ovviamente il tempo di permanenza nel locale. Si noti anche l'enorme differenza nel rischio di contagio in presenza di un infetto nei tre casi in cui questi stia in silenzio, parli o gridi (o canti).

https://tg24.sky.it/salute-e-benessere/2020/10/26/come-si-trasmette-covid-aria

 

Modificato da fosforo311

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Il 27/10/2020 in 20:31 , cortomaltese-*** ha scritto:

A dire il vero, qualcuno dice che a teatro non ci si infetta.....

Oggi  anche  alcuni  Orchestrali 

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1 ora fa, pm610 ha scritto:

Oggi  anche  alcuni  Orchestrali 

Beh, gli strumenti ad arco e a percussione possono essere tranquillamente suonati con la mascherina, quelli a fiato evidentemente no. Ma credo che la distanza di un metro possa essere facilmente rispettata in un'orchestra classica, meno in un coro. Tra l'altro il canto, insieme all'urlo, è quanto di peggio ci possa essere come emissioni virali, dopo lo starnuto. Un fattore critico può essere il tempo di esposizione. Un maestro di violoncello che suonò in chiesa per il matrimonio di mia figlia mi disse che una sessione di prova d'orchestra al San Carlo, con certi direttori particolarmente pignoli e perfezionisti, può durare oltre 5 ore. In questi casi mascherina e distanza possono non bastare.

Restano comunque i bar aperti nel cuore della notte i locali più pericolosi dopo le discoteche. Avevo già accennato a uno studio americano, ora c'è il risultato di un altro studio, anticipato in tv dal prof. Remuzzi, secondo il quale la fascia di età responsabile della maggiore trasmissione del virus è quella tra 20 e 29 anni. Che è esattamente la fascia dei nottambuli più assidui della cosiddetta movida. Secondo Remuzzi risulta quindi giustificato il provvedimento di chiusura alle 18 deciso dal governo. In ogni caso la movida notturna è una moda da abolire, a prescindere dalla pandemia. Siamo animali diurni, la notte è fatta per dormire e riposare. Nella stessa trasmissione Remuzzi ha parlato di un altro studio molto interessante che conferma l'importanza cruciale della profilassi individuale (mascherina, distanza, igiene delle mani). Esso prevede che se queste regole fossero applicate dal 95% della popolazione degli USA, si salverebbero 130.000 vite tra settembre e febbraio, 80.000 se applicate dall'85%. Personalmente non riesco proprio a digerire il fatto che tanta povera gente debba morire perché degli incivili non rispettano regole semplicissime. 

Qualche dato. Negli ultimi due giorni sono stati battuti due volte il record mondiale e quello italiano dei nuovi positivi (oltre mezzo milione nel mondo, quasi 27mila ieri in Italia). Tra l'altro ieri abbiamo superato anche l'Iran nel totale dei positivi, e ora siamo 13simi nella classifica mondiale. L'Iran è alla terza ondata e i suoi casi e i suoi decessi (34mila) sono largamente sottostimati per la drammatica carenza di tamponi. Probabilmente legata all'embargo commerciale imposto dagli USA: un'altra banale causa di morte per me del tutto inaccettabile e che mi manda in bestia. Da noi invece altri due record consecutivi per i tamponi che ieri hanno superato i 200.000. Un tg ha detto che da lunedì ne faremo 300.000, ma io ci credo poco. Non vorrei che fossero inclusi gli ancora poco affidabili test rapidi. Record di nuovi casi (oltre 80mila) anche negli USA che negli ultimi due giorni sono tornati sopra i 1000 morti. Mi chiedo quanti decerebrati rivoteranno per il pataccaro che dà l'epidemia quasi per finita. Erano invece una bufala i dati (riportati dal sito di Repubblica) dei 70mila positivi e 767 morti in 24 ore in Francia. Infine, con i 57 morti di ieri la Lombardia ritorna a superare, dopo alcuni mesi, lo Stato di New York nel tasso di mortalità. Una triste gara filo a filo tra due delle regioni più colpite dalla pandemia. 

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Il 27/10/2020 in 19:20 , fosforo311 ha scritto:

Signori, i numeri purtroppo parlano da soli. 221 morti non li contavamo da oltre 5 mesi, da metà maggio. Quasi 22mila nuovi positivi sono l'ennesimo record assoluto. Esattamente una settimana fa, il 20 ottobre ma prima che uscisse il bollettino di quel giorno, analizzavo i dati delle precedenti settimane e concludevo, in contrasto con le affermazioni di due giorni prima dello stimato prof. Locatelli, che la crescita esponenziale del fenomeno epidemico era ormai pienamente in atto. Aggiungevo che speravo di sbagliarmi, perché conosco abbastanza bene, dalla matematica e dalla fisica, cosa significa crescita esponenziale. Purtroppo i dati giornalieri continuano, mio malgrado, a darmi ragione. Con tutta evidenza, e le stime lo confermano, l'indice Rt di riproduzione netta del virus è ben al di sopra della soglia critica unitaria, quindi rischiamo l'esplosione dei contagi,  seguita poco dopo dall'esplosione dei ricoveri, poi la saturazione dei reparti intensivi, infine l'esplosione dei decessi. Quest'ultimo dato mi allarma oggi in modo particolare, e non solo per la sua intrinseca tragicità. Una settimana fa avevo fatto delle previsioni sul breve periodo, cioè fino a fine mese. Si stanno tutte verificando ma francamente la mortalità va peggio del previsto. Se non ricordo male prevedevo 120-150 decessi al giorno entro il 31, oggi 27 ottobre siamo già ben oltre. Voglio sperare che 221 sia un dato gonfiato da decessi pregressi, magari non registrati nell'ultimo fine settimana. Nei primi 9 mesi di pandemia abbiamo accumulato una buona esperienza in campo terapeutico, le terapie intensive non sono ancora sature quindi è presumibile che solo pochi casi gravissimi ne restino esclusi, al contrario di quanto accadeva in marzo e aprile (ricordiamo tutti la drammatica prima pagina del Fatto del 20 marzo: 9 MORTI SU 10 SENZA TERAPIA INTENSIVA). Gli italiani hanno accumulato, volenti o nolenti, una notevole esperienza nella profilassi individuale. Inoltre sappiamo che l'età media dei ricoverati è più bassa rispetto alla prima ondata. Tutti questi fattori mi inducevano a credere che la seconda ondata sarebbe stata terribile per l'economia ma sensibilmente meno luttuosa della prima. E invece abbiamo già quasi 1000 morti (per l'esattezza 995) negli ultimi 7 giorni. Confermando purtroppo che la letalità intrinseca del patogeno, al contrario di quanto ci ha raccontato o lasciato intendere per mesi una pletora di ciarlatani incompetenti e svergognati, non è arretrata di un solo millimetro. Ma se la letalità intrinseca è inalterata, l'unico modo per scongiurare un'altra ecatombe, che potrebbe essere perfino peggiore perché siamo in autunno e l'estate è lontanissima, è fare leva sui  fattori estrinseci che agiscono su Rt e in ultima analisi sulla mortalità. Dobbiamo prima di tutto e al più presto fermare il trend esponenziale. In questo momento l'Italia, pur con delle differenze, è un unico grande focolaio, un unico serbatoio infettivo che si riempie a vista d'occhio. Ed  è chiaro che quanto maggiore sarà il livello del serbatoio nel momento del picco, tanta più lunga e tragica sarà la curva di discesa. In presenza di una crescita lineare c'è il tempo per modulare gradualmente le misure restrittive in relazione all'andamento dei dati, ma con una crescita esponenziale la tempistica è un fattore critico: è necessario agire subito con coraggio e determinazione. Con il senno di poi probabilmente avremmo anticipato di qualche giorno i drastici provvedimenti di marzo. Ebbene, non cadiamo nel medesimo errore.

Lockdown nazionale SUBITO,

controlli severissimi, pazienza, perseveranza e collaborazione di tutti, e forse riusciremo sul serio a salvare il Natale. Certo non per riempire i locali per il cenone della Vigilia, né per fare settimane bianche, né per riunirsi in casa con parenti e amici davanti al presepio. Tutto questo scordiamocelo (altrimenti poi ci ritroviamo a Pasqua sotto la terza ondata).

Ma almeno quel giorno le campane potranno suonare a festa, e non a morto. 

Merkel: “Bisognava chiudere prima ma la gente deve vedere i letti pieni”.

 

Aggiungo che senza letti pieni, immaginate gli ululati del Kaporale Rosario Mojito Lamadonna e della Pescivendola Cetrioloni.......

 

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 "Non vedo morti di fame nelle strade ma morti di malattia negli ospedali"

Massimo Galli, infettivologo del Sacco di Milano

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