Mondo di Mezzo, i giudici alla procura: “Bisogna indagare sulle testimonianze di Zingaretti, Bubbico e Campana”

GIUSTIZIA & IMPUNITÀ

La X sezione penale del tribunale capitolino ha chiesto alla Procura di Roma di vagliare i verbali di udienza del governatore del Lazio e dell'ex ministro dell'Interno. Perplessità anche sulla responsabile Pd nazionale del Welfare che in aula pronunciò per 39 volte la frase "non ricordo". Il presidente della Regione: "Sono sereno". 

di F. Q. | 3 novembre 2017

Ventisette testimoni del processo al Mondo di Mezzo rischiano la falsa testimonianza. I giudici della X sezione penale del tribunale capitolino, che il 20 luglio hanno emesso condanne per oltre 250 anni, hanno chiesto alla Procura di Roma di vagliare i loro verbali di udienza, inviati il 16 ottobre. Tra i nomi sui quali i giudici sollecitano di valutare una eventuale iscrizione nel registro degli indagati anche quelli del presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, dell’ex viceministro Filippo Bubbico, del responsabile Pd nazionale del Welfare Micaela Campana, del presidente del consiglio regionale del Lazio, Daniele Leodori, dell’ex braccio destro di Alemanno, Antonio Lucarelli e del dirigente della Regione Lazio, Elisabetta Longo.

“Sono assolutamente sereno sui fatti, ma francamente scosso e amareggiato per quanto affermato dai giudici della X Sezione del tribunale di Roma – ha dichiarato Zingaretti – nella mia testimonianza ho riportato atti e conoscenze relative ad avvenimenti per i quali sono stato sotto indagine per oltre un anno. Ora attendo nuovamente le decisioni che la Procura di Roma riterrà di assumere”. In riferimento all’audizione del governatore, sentito su richiesta della difesa di Salvatore Buzzi il 21 marzo, i giudici nelle motivazioni della sentenza, depositate nelle scorse settimane, scrivono che “diede il sospetto” di essere “falsa e reticente”. Il presidente della Regione parlò, in particolare, dell’appalto Cup(centrale unica di prenotazioni delle prestazioni sanitarie), per il quale Zingaretti è stato indagato per corruzione e turbativa d’asta e poi archiviato, affermando di “non avere incontrato nessuno, che fosse del centrodestra o del centrosinistra”.

La deputata dem Micaela Campana invece, ex moglie di uno degli imputati, Daniele Ozzimo, già assessore della giunta Marino, in aula negò una serie di circostanze emerse, soprattutto, nelle intercettazioni telefoniche. Come ad esempio quella di un’interrogazione parlamentare suggerita da Salvatore Buzzi ma mai presentata dalla deputata. Durante la deposizione in aula la parlamentare del Pd usò l’espressione “non ricordo” per 39 volte e la giudice le ricordò più volte che aveva l’obbligo di dire la verità essendo lì come testimone. Già nei giorni seguenti, la procura di Roma aveva lasciato trapelare il giudizio sulle parole della Campana contraddistinte “da una serie di bugie e reticenze – dissero da piazzale Clodio – smentite dal contenuto degli atti processuali”.

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