signore e signori

la boriosa ridicola marketta pisana sempre zitta.

Eppure oggi 20-10-2020, la ridicola marketta pisana, regina della menzogna dice di aver risposto. Dov'è questa risposta?

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Eppure oggi 20-10-2020, la ridicola marketta pisana, regina della menzogna dice di aver risposto. Dov'è questa risposta?

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Signore e signori

Credo che anche voi abbiate cominciato a conoscere un certo personaggio che frequenta questo forum.

Immagino pure che sappiate già di chi mi accingo a parlare.

Si, è vero, avete indovinato, parlerò della ridicola marketta pisana, quella che dice di essere mono laureata, ma che non riesce a dimostrarlo, quella che invece di scrivere Kagate sul forum, farebbe bene a dedicarsi di più ai clienti sul lung’Arno,  e, a tempo perso, dedicarsi alla contabilità di uno dei bocciodromi di Pisa, visto che dice di saper fare di conto.

Comunque bando alle ciance e parliamo di fatti.

Questa mattina di buonora, la ridicola marketta pisana ha scritto un post che tra poco potrete rileggere qui sotto. Prima di rileggerlo però permettetemi di darvi alcune delucidazioni.

1  1) Le parole in blu sono copiate ( in qualche parte con leggeri rimaneggiamenti) da un articolo di Angela Azzaro de “Il Riformatore”

  2)   Le parole in nero sono le kagate aggiunte dalla ridicola marketta pisana.

 

Scrive mark il 24 sett 2020 ore 8 circa

 

Voglio ammetterlo , Zinga ottiene un buon risultato. Ovviamente bisogna stare con i piedi per terra perché man mano che stanno i dati dell’Istituto Cattaneo , e’ evidentissimo che il successo non e’ stato così evidentissimo . Anzi !!  Ora che la sbornia e’ passata starà proprio a Zinga far vedere di che pasta e’ fatto . Intanto prendere atto che il 60% dei votanti del PD ha votato No al referendum . Ed e’ stato proprio lo stesso zoccolo duro che hanno fermato l’avanzata della Lega e che hanno fatto da argine all’ondata populista degli scappati da casa dei 5 stelle peraltro già fortemente penalizzati dal consenso del Cazzaro Corvo Nero Fosforuccio. Sono i militanti del PD che ne hanno pieni i co@lioni dell’antipolitica che invece piace così tanto allo stesso demente partenopeo ed alla Trottolina veneta . Ora Zinga deve far pesare non tanto una vittoria entusiasmante che non c’è stata ma la estrema ed irreversibile debolezza dei 5 stelle. Perché la loro sconfitta e’ talmente pesante che dovranno per forza cedere alle richieste da fare immediatamente . Quali ?? La prima deve essere l’immediata adesione al MES. A stretto giro di posta la modifica unilaterale dei decreti sicurezza vecchio lascito dell’alleanza Grillo/Razzista. I grillebeti le accetteranno sennò andranno definitivamente a fondo costringendo il Cazzaro di Napoli a cercare un altro schieramento destinato alla morte precoce. Poi, però’ , starà a Zinga far capire cosa vorrà fare da grande . Ha intenzione di proseguire alla ricerca dell’alleanza organica con gli scappati da casa e con i nostalgici di Marx oppure tornare in se e capire che contro le destre fascisti , razziste e populiste , si vince solo e soltanto con l’Unione di tutte le forze progressiste , riformiste e pur anche moderate ?? Eh si , Zinga , e’ il momento di scegliere . È arrivato cioè il momento di scegliere se restare o meno ancorati a un’alleanza che fa perdere. In Liguria, dove Pd e grillinisostenevano lo stesso candidato, la sconfitta contro il centrodestra è stata schiacciante. La stessa cosa era già successa in Umbria . Mah , non mi sembrerebbe il caso di proseguire ancora .Ha invece vinto Giani contro l’armata della Lega che puntava a conquistare la Toscana. Un riformista, vicinissimo  a Renzi del quale e’ stato testimone di nozze che va da un’altra parte rispetto al patto politico con un movimento sconfitto e diviso al suo interno e che si sta sbracando sempre più dopo aver ricevuto l’estrema unzione dal Cazzaro di Napoli. Giani si va ad aggiungere alla lista di amministratori riformisti che oggi sono il volto vincente dei dem. Bonaccini, Gori ed il fuoriclasse De Luca. Sono loro che vincono, sono questi i volti di un centrosinistra che batte il centrodestra. Ma lo fanno lontano il più’ possibile dall’odore stesso dei grillini , da ogni tentazione di finire in quella palude  dell’antipolitica e del giustizialismo tipiche degli scappati da casa a 5 stelle che piacciono al Cazzaro partenopeo. Eh si Zinga , devi scegliere. Se stare con l’onda lunga degli amministratori che vincono e vogliono rinnovare il Paese o se essere la polizza vita permanente dei Cinque stelle. Zinga , devi capire per forza , che la spinta propulsiva dei grillini è finita e con loro, che la hanno rappresentata al meglio, sta iniziando a incrinarsi quel populismo che ha tenuto banco per decenni bloccando di fatto il rilancio del Paese .Zinga , devi voltare pagina. E per farlo devi  imporre la tua agenda al governo, a partire dai decreti sicurezza e pure dalla giustizia. Il Pd, che esce più forte dalla tornata elettorale, deve dire basta alle proposte folli e pericolose di un ministro come Dj Fofo’ Bonafede. Ci sono tutte le carte in regola per farlo. Almeno che non ti sia convinto che la proposta di riforma della giustizia sia condivisibile. Ma non è così. I dem hanno mal digerito le sparate di Fofo’ e oggi possono chiedere una poderosa marcia indietro. Il tema della giustizia, nell’equilibrio del rapporto tra i poteri dello Stato, non  Migranti e giustizia: su questi due poli ha vinto il populismo. Puntando su questi due poli si può dare la spallata al populismo, ai fascisti vecchi e nuovi , ai razzisti , agli scappati da casa che sono pure fascisti e razzisti . Saluti 

 

 

 

Ora che avete letto vi invito a leggere l’articolo qui sotto copiato e modificato dalla sempre più ridicola marketta pisana.

 

Avrete così la possibilità di controllare se le parole da me evidenziate in azzurro  nel post della ridicola marketta pisana, corrispondono o no a quelle dell’articolo che copio e incollo dove ho evidenziato in azzurro il testo ricopiato dalla manipolatrice pisana.

 

 

 

Questo qui sotto è il testo dell’articolo di Angela azzaro de “il riformista”

 

È vero, Zingaretti porta a casa un buon risultato, lo ha riconosciuto anche Matteo Renzi. Anche se adesso giustamente si inizia a fare le pulci ai voti e il successo non è poi così netto. Finita la sbornia post elettorale, il segretario del Pd deve affrontare non pochi nodi, a partire dal fatto – come si evince dai dati dell’Istituto Cattaneo – che metà degli elettori Pd, molto probabilmente il suo zoccolo duro, hanno votato No al referendum. Sono stati loro, quelli che hanno fermato l’avanzata della Lega, che hanno fatto da argine anche all’onda populista dei 5 stelle e che di antipolitica ne hanno le scatole piene.

Ieri Zingaretti non ha chiesto il rimpasto, come si vociferava prima della tornata elettorale qualora fosse finita 3 a 3, ha chiesto però un rilancio dell’agenda di governo, mettendo finalmente sul tavolo anche la modifica dei decreti sicurezza, il lascito più pesante e più di destra del Conte uno, che i 5 stelle a parole dicono di voler modificare ma che nei fatti non hanno alcun interesse a toccare visto che corrisponde perfettamente alle loro idee. Ma la loro sconfitta è talmente pesante che devono per forza cedere alle richieste del Pd, sempre che il Pd voglia davvero andare fino in fondo. È arrivato cioè il momento di scegliere per i dem se restare o meno ancorati a un’alleanza che fa perdere. In Liguria, dove Pd e grillini sostenevano lo stesso candidato, la sconfitta contro il centrodestra è stata schiacciante. Ha invece vinto Giani contro l’armata della Lega che puntava a conquistare la Toscana. Un riformista, vicino a Renzi, per alcuni anche troppo vicino, che va da un’altra parte rispetto al patto politico con un movimento sconfitto e diviso al suo interno. Ieri Alessandro Di Battista ha lanciato il siluro: è stata la più grande sconfitta della storia dei 5 stelle. Altro che giornata storica come ha provato a far passare il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, usando il referendum per coprire la frana elettorale.

Eugenio Giani si va ad aggiungere alla lista di amministratori riformisti che oggi sono il volto vincente dei dem. Bonaccini, Gori, Sala e i fuoriclasse alla De Luca. Sono loro che vincono, sono questi i volti di un centrosinistra che può battere il centrodestra. Ma lo fanno lontano da ogni tentazione di finire nelle sabbie grilline, in quella poltiglia dell’antipolitica e del giustizialismo. Potrebbero essere loro a fare da ponte per un ritorno di Renzi e Calenda dentro un unico contenitore. Ma appunto si deve scegliere. Se stare con l’onda lunga degli amministratori che vincono e vogliono rinnovare il Paese o se essere la scialuppa di salvataggio dei Cinque stelle. Subito dopo la vittoria in Toscana e Puglia, Zingaretti sembrava ancora convinto che la strada a cinque stelle fosse la migliore. Ha detto, contro ogni dato di fatto, che se si fossero alleati in tutte le regioni al voto, la vittoria sarebbe stata ancora più schiacciante. Lo ha detto dimenticando la Liguria e il profilo dei candidati vittoriosi. Una dimenticanza? No, una forte ambiguità di chi ancora non ha capito che la spinta propulsiva dei grillini è finita e con loro, che la hanno rappresentata al meglio, sta iniziando a incrinarsi quel populismo che ha tenuto banco per decenni bloccando di fatto il rilancio del Paese.

Zingaretti può voltare pagina. E per farlo deve imporre la sua agenda al governo, a partire dai decreti sicurezza e dalla giustizia. Il Pd, che esce più forte dalla tornata elettorale, deve dire basta all’approssimazione e alle proposte folli di un ministro come Alfonso Bonafede. Ha tutte le carte in regola per farlo. Almeno che non sia convinto che la proposta di riforma della giustizia sia condivisibile. Ma non è così. I dem hanno mal digerito le sparate del Guardasigilli e oggi possono chiedere una marcia indietro. Il tema della giustizia, nell’equilibrio del rapporto tra i poteri dello Stato, non può essere lasciato fuori da una rinegoziazione dell’agenda di governo. Migranti e giustizia: su questi due poli ha vinto il populismo. Puntando su questi due poli si può dare la spallata al populismo. Ma lo si vuole davvero fare?

 

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Credo che anche voi abbiate cominciato a conoscere un certo personaggio che frequenta questo forum.

Immagino pure che sappiate già di chi mi accingo a parlare.

Si, è vero, avete indovinato, parlerò della ridicola marketta pisana, quella che dice di essere mono laureata, ma che non riesce a dimostrarlo, quella che invece di scrivere Kagate sul forum, farebbe bene a dedicarsi di più ai clienti sul lung’Arno,  e, a tempo perso, dedicarsi alla contabilità di uno dei bocciodromi di Pisa, visto che dice di saper fare di conto.

Comunque bando alle ciance e parliamo di fatti.

Questa mattina di buonora, la ridicola marketta pisana ha scritto un post che tra poco potrete rileggere qui sotto. Prima di rileggerlo però permettetemi di darvi alcune delucidazioni.

1  1) Le parole in blu sono copiate ( in qualche parte con leggeri rimaneggiamenti) da un articolo di Angela Azzaro de “Il Riformatore”

  2)   Le parole in nero sono le kagate aggiunte dalla ridicola marketta pisana.

 

Scrive mark il 24 sett 2020 ore 8 circa

 

Voglio ammetterlo , Zinga ottiene un buon risultato. Ovviamente bisogna stare con i piedi per terra perché man mano che stanno i dati dell’Istituto Cattaneo , e’ evidentissimo che il successo non e’ stato così evidentissimo . Anzi !!  Ora che la sbornia e’ passata starà proprio a Zinga far vedere di che pasta e’ fatto . Intanto prendere atto che il 60% dei votanti del PD ha votato No al referendum . Ed e’ stato proprio lo stesso zoccolo duro che hanno fermato l’avanzata della Lega e che hanno fatto da argine all’ondata populista degli scappati da casa dei 5 stelle peraltro già fortemente penalizzati dal consenso del Cazzaro Corvo Nero Fosforuccio. Sono i militanti del PD che ne hanno pieni i co@lioni dell’antipolitica che invece piace così tanto allo stesso demente partenopeo ed alla Trottolina veneta . Ora Zinga deve far pesare non tanto una vittoria entusiasmante che non c’è stata ma la estrema ed irreversibile debolezza dei 5 stelle. Perché la loro sconfitta e’ talmente pesante che dovranno per forza cedere alle richieste da fare immediatamente . Quali ?? La prima deve essere l’immediata adesione al MES. A stretto giro di posta la modifica unilaterale dei decreti sicurezza vecchio lascito dell’alleanza Grillo/Razzista. I grillebeti le accetteranno sennò andranno definitivamente a fondo costringendo il Cazzaro di Napoli a cercare un altro schieramento destinato alla morte precoce. Poi, però’ , starà a Zinga far capire cosa vorrà fare da grande . Ha intenzione di proseguire alla ricerca dell’alleanza organica con gli scappati da casa e con i nostalgici di Marx oppure tornare in se e capire che contro le destre fascisti , razziste e populiste , si vince solo e soltanto con l’Unione di tutte le forze progressiste , riformiste e pur anche moderate ?? Eh si , Zinga , e’ il momento di scegliere . È arrivato cioè il momento di scegliere se restare o meno ancorati a un’alleanza che fa perdere. In Liguria, dove Pd e grillinisostenevano lo stesso candidato, la sconfitta contro il centrodestra è stata schiacciante. La stessa cosa era già successa in Umbria . Mah , non mi sembrerebbe il caso di proseguire ancora .Ha invece vinto Giani contro l’armata della Lega che puntava a conquistare la Toscana. Un riformista, vicinissimo  a Renzi del quale e’ stato testimone di nozze che va da un’altra parte rispetto al patto politico con un movimento sconfitto e diviso al suo interno e che si sta sbracando sempre più dopo aver ricevuto l’estrema unzione dal Cazzaro di Napoli. Giani si va ad aggiungere alla lista di amministratori riformisti che oggi sono il volto vincente dei dem. Bonaccini, Gori ed il fuoriclasse De Luca. Sono loro che vincono, sono questi i volti di un centrosinistra che batte il centrodestra. Ma lo fanno lontano il più’ possibile dall’odore stesso dei grillini , da ogni tentazione di finire in quella palude  dell’antipolitica e del giustizialismo tipiche degli scappati da casa a 5 stelle che piacciono al Cazzaro partenopeo. Eh si Zinga , devi scegliere. Se stare con l’onda lunga degli amministratori che vincono e vogliono rinnovare il Paese o se essere la polizza vita permanente dei Cinque stelle. Zinga , devi capire per forza , che la spinta propulsiva dei grillini è finita e con loro, che la hanno rappresentata al meglio, sta iniziando a incrinarsi quel populismo che ha tenuto banco per decenni bloccando di fatto il rilancio del Paese .Zinga , devi voltare pagina. E per farlo devi  imporre la tua agenda al governo, a partire dai decreti sicurezza e pure dalla giustizia. Il Pd, che esce più forte dalla tornata elettorale, deve dire basta alle proposte folli e pericolose di un ministro come Dj Fofo’ Bonafede. Ci sono tutte le carte in regola per farlo. Almeno che non ti sia convinto che la proposta di riforma della giustizia sia condivisibile. Ma non è così. I dem hanno mal digerito le sparate di Fofo’ e oggi possono chiedere una poderosa marcia indietro. Il tema della giustizia, nell’equilibrio del rapporto tra i poteri dello Stato, non  Migranti e giustizia: su questi due poli ha vinto il populismo. Puntando su questi due poli si può dare la spallata al populismo, ai fascisti vecchi e nuovi , ai razzisti , agli scappati da casa che sono pure fascisti e razzisti . Saluti 

 

 

 

Ora che avete letto vi invito a leggere l’articolo qui sotto copiato e modificato dalla sempre più ridicola marketta pisana.

 

Avrete così la possibilità di controllare se le parole da me evidenziate in azzurro  nel post della ridicola marketta pisana, corrispondono o no a quelle dell’articolo che copio e incollo dove ho evidenziato in azzurro il testo ricopiato dalla manipolatrice pisana.

 

 

 

Questo qui sotto è il testo dell’articolo di Angela azzaro de “il riformista”

 

È vero, Zingaretti porta a casa un buon risultato, lo ha riconosciuto anche Matteo Renzi. Anche se adesso giustamente si inizia a fare le pulci ai voti e il successo non è poi così netto. Finita la sbornia post elettorale, il segretario del Pd deve affrontare non pochi nodi, a partire dal fatto – come si evince dai dati dell’Istituto Cattaneo – che metà degli elettori Pd, molto probabilmente il suo zoccolo duro, hanno votato No al referendum. Sono stati loro, quelli che hanno fermato l’avanzata della Lega, che hanno fatto da argine anche all’onda populista dei 5 stelle e che di antipolitica ne hanno le scatole piene.

Ieri Zingaretti non ha chiesto il rimpasto, come si vociferava prima della tornata elettorale qualora fosse finita 3 a 3, ha chiesto però un rilancio dell’agenda di governo, mettendo finalmente sul tavolo anche la modifica dei decreti sicurezza, il lascito più pesante e più di destra del Conte uno, che i 5 stelle a parole dicono di voler modificare ma che nei fatti non hanno alcun interesse a toccare visto che corrisponde perfettamente alle loro idee. Ma la loro sconfitta è talmente pesante che devono per forza cedere alle richieste del Pd, sempre che il Pd voglia davvero andare fino in fondo. È arrivato cioè il momento di scegliere per i dem se restare o meno ancorati a un’alleanza che fa perdere. In Liguria, dove Pd e grillini sostenevano lo stesso candidato, la sconfitta contro il centrodestra è stata schiacciante. Ha invece vinto Giani contro l’armata della Lega che puntava a conquistare la Toscana. Un riformista, vicino a Renzi, per alcuni anche troppo vicino, che va da un’altra parte rispetto al patto politico con un movimento sconfitto e diviso al suo interno. Ieri Alessandro Di Battista ha lanciato il siluro: è stata la più grande sconfitta della storia dei 5 stelle. Altro che giornata storica come ha provato a far passare il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, usando il referendum per coprire la frana elettorale.

Eugenio Giani si va ad aggiungere alla lista di amministratori riformisti che oggi sono il volto vincente dei dem. Bonaccini, Gori, Sala e i fuoriclasse alla De Luca. Sono loro che vincono, sono questi i volti di un centrosinistra che può battere il centrodestra. Ma lo fanno lontano da ogni tentazione di finire nelle sabbie grilline, in quella poltiglia dell’antipolitica e del giustizialismo. Potrebbero essere loro a fare da ponte per un ritorno di Renzi e Calenda dentro un unico contenitore. Ma appunto si deve scegliere. Se stare con l’onda lunga degli amministratori che vincono e vogliono rinnovare il Paese o se essere la scialuppa di salvataggio dei Cinque stelle. Subito dopo la vittoria in Toscana e Puglia, Zingaretti sembrava ancora convinto che la strada a cinque stelle fosse la migliore. Ha detto, contro ogni dato di fatto, che se si fossero alleati in tutte le regioni al voto, la vittoria sarebbe stata ancora più schiacciante. Lo ha detto dimenticando la Liguria e il profilo dei candidati vittoriosi. Una dimenticanza? No, una forte ambiguità di chi ancora non ha capito che la spinta propulsiva dei grillini è finita e con loro, che la hanno rappresentata al meglio, sta iniziando a incrinarsi quel populismo che ha tenuto banco per decenni bloccando di fatto il rilancio del Paese.

Zingaretti può voltare pagina. E per farlo deve imporre la sua agenda al governo, a partire dai decreti sicurezza e dalla giustizia. Il Pd, che esce più forte dalla tornata elettorale, deve dire basta all’approssimazione e alle proposte folli di un ministro come Alfonso Bonafede. Ha tutte le carte in regola per farlo. Almeno che non sia convinto che la proposta di riforma della giustizia sia condivisibile. Ma non è così. I dem hanno mal digerito le sparate del Guardasigilli e oggi possono chiedere una marcia indietro. Il tema della giustizia, nell’equilibrio del rapporto tra i poteri dello Stato, non può essere lasciato fuori da una rinegoziazione dell’agenda di governo. Migranti e giustizia: su questi due poli ha vinto il populismo. Puntando su questi due poli si può dare la spallata al populismo. Ma lo si vuole davvero fare?

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Credo che anche voi abbiate cominciato a conoscere un certo personaggio che frequenta questo forum.

Immagino pure che sappiate già di chi mi accingo a parlare.

Si, è vero, avete indovinato, parlerò della ridicola marketta pisana, quella che dice di essere mono laureata, ma che non riesce a dimostrarlo, quella che invece di scrivere Kagate sul forum, farebbe bene a dedicarsi di più ai clienti sul lung’Arno,  e, a tempo perso, dedicarsi alla contabilità di uno dei bocciodromi di Pisa, visto che dice di saper fare di conto.

Comunque bando alle ciance e parliamo di fatti.

Questa mattina di buonora, la ridicola marketta pisana ha scritto un post che tra poco potrete rileggere qui sotto. Prima di rileggerlo però permettetemi di darvi alcune delucidazioni.

1  1) Le parole in blu sono copiate ( in qualche parte con leggeri rimaneggiamenti) da un articolo di Angela Azzaro de “Il Riformatore”

  2)   Le parole in nero sono le kagate aggiunte dalla ridicola marketta pisana.

 

Scrive mark il 24 sett 2020 ore 8 circa

 

Voglio ammetterlo , Zinga ottiene un buon risultato. Ovviamente bisogna stare con i piedi per terra perché man mano che stanno i dati dell’Istituto Cattaneo , e’ evidentissimo che il successo non e’ stato così evidentissimo . Anzi !!  Ora che la sbornia e’ passata starà proprio a Zinga far vedere di che pasta e’ fatto . Intanto prendere atto che il 60% dei votanti del PD ha votato No al referendum . Ed e’ stato proprio lo stesso zoccolo duro che hanno fermato l’avanzata della Lega e che hanno fatto da argine all’ondata populista degli scappati da casa dei 5 stelle peraltro già fortemente penalizzati dal consenso del Cazzaro Corvo Nero Fosforuccio. Sono i militanti del PD che ne hanno pieni i co@lioni dell’antipolitica che invece piace così tanto allo stesso demente partenopeo ed alla Trottolina veneta . Ora Zinga deve far pesare non tanto una vittoria entusiasmante che non c’è stata ma la estrema ed irreversibile debolezza dei 5 stelle. Perché la loro sconfitta e’ talmente pesante che dovranno per forza cedere alle richieste da fare immediatamente . Quali ?? La prima deve essere l’immediata adesione al MES. A stretto giro di posta la modifica unilaterale dei decreti sicurezza vecchio lascito dell’alleanza Grillo/Razzista. I grillebeti le accetteranno sennò andranno definitivamente a fondo costringendo il Cazzaro di Napoli a cercare un altro schieramento destinato alla morte precoce. Poi, però’ , starà a Zinga far capire cosa vorrà fare da grande . Ha intenzione di proseguire alla ricerca dell’alleanza organica con gli scappati da casa e con i nostalgici di Marx oppure tornare in se e capire che contro le destre fascisti , razziste e populiste , si vince solo e soltanto con l’Unione di tutte le forze progressiste , riformiste e pur anche moderate ?? Eh si , Zinga , e’ il momento di scegliere . È arrivato cioè il momento di scegliere se restare o meno ancorati a un’alleanza che fa perdere. In Liguria, dove Pd e grillinisostenevano lo stesso candidato, la sconfitta contro il centrodestra è stata schiacciante. La stessa cosa era già successa in Umbria . Mah , non mi sembrerebbe il caso di proseguire ancora .Ha invece vinto Giani contro l’armata della Lega che puntava a conquistare la Toscana. Un riformista, vicinissimo  a Renzi del quale e’ stato testimone di nozze che va da un’altra parte rispetto al patto politico con un movimento sconfitto e diviso al suo interno e che si sta sbracando sempre più dopo aver ricevuto l’estrema unzione dal Cazzaro di Napoli. Giani si va ad aggiungere alla lista di amministratori riformisti che oggi sono il volto vincente dei dem. Bonaccini, Gori ed il fuoriclasse De Luca. Sono loro che vincono, sono questi i volti di un centrosinistra che batte il centrodestra. Ma lo fanno lontano il più’ possibile dall’odore stesso dei grillini , da ogni tentazione di finire in quella palude  dell’antipolitica e del giustizialismo tipiche degli scappati da casa a 5 stelle che piacciono al Cazzaro partenopeo. Eh si Zinga , devi scegliere. Se stare con l’onda lunga degli amministratori che vincono e vogliono rinnovare il Paese o se essere la polizza vita permanente dei Cinque stelle. Zinga , devi capire per forza , che la spinta propulsiva dei grillini è finita e con loro, che la hanno rappresentata al meglio, sta iniziando a incrinarsi quel populismo che ha tenuto banco per decenni bloccando di fatto il rilancio del Paese .Zinga , devi voltare pagina. E per farlo devi  imporre la tua agenda al governo, a partire dai decreti sicurezza e pure dalla giustizia. Il Pd, che esce più forte dalla tornata elettorale, deve dire basta alle proposte folli e pericolose di un ministro come Dj Fofo’ Bonafede. Ci sono tutte le carte in regola per farlo. Almeno che non ti sia convinto che la proposta di riforma della giustizia sia condivisibile. Ma non è così. I dem hanno mal digerito le sparate di Fofo’ e oggi possono chiedere una poderosa marcia indietro. Il tema della giustizia, nell’equilibrio del rapporto tra i poteri dello Stato, non  Migranti e giustizia: su questi due poli ha vinto il populismo. Puntando su questi due poli si può dare la spallata al populismo, ai fascisti vecchi e nuovi , ai razzisti , agli scappati da casa che sono pure fascisti e razzisti . Saluti 

 

 

 

Ora che avete letto vi invito a leggere l’articolo qui sotto copiato e modificato dalla sempre più ridicola marketta pisana.

 

Avrete così la possibilità di controllare se le parole da me evidenziate in azzurro  nel post della ridicola marketta pisana, corrispondono o no a quelle dell’articolo che copio e incollo dove ho evidenziato in azzurro il testo ricopiato dalla manipolatrice pisana.

 

 

 

Questo qui sotto è il testo dell’articolo di Angela azzaro de “il riformista”

 

È vero, Zingaretti porta a casa un buon risultato, lo ha riconosciuto anche Matteo Renzi. Anche se adesso giustamente si inizia a fare le pulci ai voti e il successo non è poi così netto. Finita la sbornia post elettorale, il segretario del Pd deve affrontare non pochi nodi, a partire dal fatto – come si evince dai dati dell’Istituto Cattaneo – che metà degli elettori Pd, molto probabilmente il suo zoccolo duro, hanno votato No al referendum. Sono stati loro, quelli che hanno fermato l’avanzata della Lega, che hanno fatto da argine anche all’onda populista dei 5 stelle e che di antipolitica ne hanno le scatole piene.

Ieri Zingaretti non ha chiesto il rimpasto, come si vociferava prima della tornata elettorale qualora fosse finita 3 a 3, ha chiesto però un rilancio dell’agenda di governo, mettendo finalmente sul tavolo anche la modifica dei decreti sicurezza, il lascito più pesante e più di destra del Conte uno, che i 5 stelle a parole dicono di voler modificare ma che nei fatti non hanno alcun interesse a toccare visto che corrisponde perfettamente alle loro idee. Ma la loro sconfitta è talmente pesante che devono per forza cedere alle richieste del Pd, sempre che il Pd voglia davvero andare fino in fondo. È arrivato cioè il momento di scegliere per i dem se restare o meno ancorati a un’alleanza che fa perdere. In Liguria, dove Pd e grillini sostenevano lo stesso candidato, la sconfitta contro il centrodestra è stata schiacciante. Ha invece vinto Giani contro l’armata della Lega che puntava a conquistare la Toscana. Un riformista, vicino a Renzi, per alcuni anche troppo vicino, che va da un’altra parte rispetto al patto politico con un movimento sconfitto e diviso al suo interno. Ieri Alessandro Di Battista ha lanciato il siluro: è stata la più grande sconfitta della storia dei 5 stelle. Altro che giornata storica come ha provato a far passare il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, usando il referendum per coprire la frana elettorale.

Eugenio Giani si va ad aggiungere alla lista di amministratori riformisti che oggi sono il volto vincente dei dem. Bonaccini, Gori, Sala e i fuoriclasse alla De Luca. Sono loro che vincono, sono questi i volti di un centrosinistra che può battere il centrodestra. Ma lo fanno lontano da ogni tentazione di finire nelle sabbie grilline, in quella poltiglia dell’antipolitica e del giustizialismo. Potrebbero essere loro a fare da ponte per un ritorno di Renzi e Calenda dentro un unico contenitore. Ma appunto si deve scegliere. Se stare con l’onda lunga degli amministratori che vincono e vogliono rinnovare il Paese o se essere la scialuppa di salvataggio dei Cinque stelle. Subito dopo la vittoria in Toscana e Puglia, Zingaretti sembrava ancora convinto che la strada a cinque stelle fosse la migliore. Ha detto, contro ogni dato di fatto, che se si fossero alleati in tutte le regioni al voto, la vittoria sarebbe stata ancora più schiacciante. Lo ha detto dimenticando la Liguria e il profilo dei candidati vittoriosi. Una dimenticanza? No, una forte ambiguità di chi ancora non ha capito che la spinta propulsiva dei grillini è finita e con loro, che la hanno rappresentata al meglio, sta iniziando a incrinarsi quel populismo che ha tenuto banco per decenni bloccando di fatto il rilancio del Paese.

Zingaretti può voltare pagina. E per farlo deve imporre la sua agenda al governo, a partire dai decreti sicurezza e dalla giustizia. Il Pd, che esce più forte dalla tornata elettorale, deve dire basta all’approssimazione e alle proposte folli di un ministro come Alfonso Bonafede. Ha tutte le carte in regola per farlo. Almeno che non sia convinto che la proposta di riforma della giustizia sia condivisibile. Ma non è così. I dem hanno mal digerito le sparate del Guardasigilli e oggi possono chiedere una marcia indietro. Il tema della giustizia, nell’equilibrio del rapporto tra i poteri dello Stato, non può essere lasciato fuori da una rinegoziazione dell’agenda di governo. Migranti e giustizia: su questi due poli ha vinto il populismo. Puntando su questi due poli si può dare la spallata al populismo. Ma lo si vuole davvero fare?

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