Il treno va e ....!!

Mentre prosegue con grande successo l’attraversamento del treno Democratico in tutta Italia con Renzi ed il suo staff intenti ad incontrare la società civile , persltro nemmeno scalfito da pochissime ed insignificanti contestazioni effettuate , complessuvamente da un paio di centinaia ( in totale ), da qualche prezzolato disturbatore e qualche aderente ai noti vagabondi dei disoccupati organizzati , quelli che quando gli proponi un lavoro ti rispondono :” Ca nisciuno e’ fesso”, visto che nemmeno un pomodoro e un uovo e’ stato lanciato nemmeno da qualche leone da tastiera , bisognerà prendere atto che , da oggi , lo spazio per il gioco delle parti è ridotto a zero. Il Partito Democratico riunito a Napoli, al termine di due settimane non facilissime tra la vicenda Bankitalia e la piena assunzione di responsabilità sulla legge elettorale, ne è uscito con due punti fermi. Il primo è il lavoro fatto sulle idee che tra poche settimane qualificheranno la nostra proposta per l’Italia: un lavoro che non sarebbe neanche il caso di sottolineare (cos’altro dovrebbe fare un partito politico se non riunirsi per discutere di cosa proporre al paese?), se non fosse che nel mondo alla rovescia a cui troppo spesso somiglia la nostra discussione pubblica un blog o un casting sembrano avere lo stesso valore di una riflessione collettiva sul futuro del Paese animata da migliaia tra amministratori e protagonisti della vita pubblica. L’altro elemento chiave uscito da Napoli è la scommessa politica che il PD , nella sua interezza , ha deciso di fare sullo strumento della coalizione. Una scommessa già alla base della nuova legge elettorale e dell’ampio consenso parlamentare che il PD vi ha costruito intorno, e che da oggi si trasforma in un impegno politico a tutto campo. Ora, chiunque abbia la maggiore età sa bene che l’esperienza italiana in fatto di coalizioni è piena di luci e ombre. Per tutto il ventennio della seconda repubblica non sono mancate le occasioni in cui la fragile tenuta delle coalizioni ha impedito sia alla destra sia alla sinistra di realizzare appieno il mandato di governo ricevuto dagli elettori. E proprio lo sguardo al passato (sia quello più remoto rivolto alla storia di difficoltà delle coalizioni, sia quello più recente che tiene conto del referendum del 4 dicembre), insieme alla consapevolezza della sfida del tutto nuova che alle prossime elezioni si giocherà tra populismo e democrazia, oggi spinge il PD al doppio passo della massima apertura verso gli alleati e del massimo rigore sui criteri con cui costruire la coalizione. Un’alleanza che intenda conquistare il consenso della maggioranza degli italiani e poi governare un Paese grande e complesso come l’Italia non può essere ridotta alla preparazione di una recita scolastica, dove far pesare ripicche e risentimenti. Per questo Renzi è stato chiaro nel liberare il campo da ogni ostacolo, persino quello rappresentato dagli insulti ricevuti dal Partito Democratico per i lunghissimi mesi che hanno accompagnato e seguito una scissione giocata sul piano della delegittimazione pre-politica nei confronti di tutta la comunità del PD. Nessun ostacolo, dunque, e nessun fraintendimento su quello che deve tenere insieme la coalizione: da un lato la consapevolezza dell’avversario comune che troviamo in quella destra vecchia e nuova che tiene insieme il Movimento Cinque Stelle e un Polo delle Libertà che si va ricostruendo sotto l’egemonia di Salvini; dall’altro la volontà di andare avanti sulla strada delle riforme, eventualmente migliorando quel che c’è da migliorare ma senza invertire la direzione di una marcia che ha finalmente permesso all’Italia di uscire dalle secche della crisi. Pretendere il contrario, ovvero chiedere che un’alleanza si possa basare sulla rinuncia a tutto quello che è stato fatto, non significherebbe tanto fare uno sgarbo al PD quanto piuttosto prendere in giro gli italiani e predisporsi ad una probabilissima sconfitta elettorale. Per questo restiamo ottimisti, convinti come siamo che interesse nazionale e centralità della lotta contro le destre siano le priorità di tutto quello che è alla sinistra di Grillo, Salvini e Berlusconi.

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6 ore fa, mark25250 ha scritto:

Mentre prosegue con grande successo l’attraversamento del treno Democratico in tutta Italia con Renzi ed il suo staff intenti ad incontrare la società civile , persltro nemmeno scalfito da pochissime ed insignificanti contestazioni effettuate , complessuvamente da un paio di centinaia ( in totale ), da qualche prezzolato disturbatore e qualche aderente ai noti vagabondi dei disoccupati organizzati , quelli che quando gli proponi un lavoro ti rispondono :” Ca nisciuno e’ fesso”, visto che nemmeno un pomodoro e un uovo e’ stato lanciato nemmeno da qualche leone da tastiera , bisognerà prendere atto che , da oggi , lo spazio per il gioco delle parti è ridotto a zero. Il Partito Democratico riunito a Napoli, al termine di due settimane non facilissime tra la vicenda Bankitalia e la piena assunzione di responsabilità sulla legge elettorale, ne è uscito con due punti fermi. Il primo è il lavoro fatto sulle idee che tra poche settimane qualificheranno la nostra proposta per l’Italia: un lavoro che non sarebbe neanche il caso di sottolineare (cos’altro dovrebbe fare un partito politico se non riunirsi per discutere di cosa proporre al paese?), se non fosse che nel mondo alla rovescia a cui troppo spesso somiglia la nostra discussione pubblica un blog o un casting sembrano avere lo stesso valore di una riflessione collettiva sul futuro del Paese animata da migliaia tra amministratori e protagonisti della vita pubblica. L’altro elemento chiave uscito da Napoli è la scommessa politica che il PD , nella sua interezza , ha deciso di fare sullo strumento della coalizione. Una scommessa già alla base della nuova legge elettorale e dell’ampio consenso parlamentare che il PD vi ha costruito intorno, e che da oggi si trasforma in un impegno politico a tutto campo. Ora, chiunque abbia la maggiore età sa bene che l’esperienza italiana in fatto di coalizioni è piena di luci e ombre. Per tutto il ventennio della seconda repubblica non sono mancate le occasioni in cui la fragile tenuta delle coalizioni ha impedito sia alla destra sia alla sinistra di realizzare appieno il mandato di governo ricevuto dagli elettori. E proprio lo sguardo al passato (sia quello più remoto rivolto alla storia di difficoltà delle coalizioni, sia quello più recente che tiene conto del referendum del 4 dicembre), insieme alla consapevolezza della sfida del tutto nuova che alle prossime elezioni si giocherà tra populismo e democrazia, oggi spinge il PD al doppio passo della massima apertura verso gli alleati e del massimo rigore sui criteri con cui costruire la coalizione. Un’alleanza che intenda conquistare il consenso della maggioranza degli italiani e poi governare un Paese grande e complesso come l’Italia non può essere ridotta alla preparazione di una recita scolastica, dove far pesare ripicche e risentimenti. Per questo Renzi è stato chiaro nel liberare il campo da ogni ostacolo, persino quello rappresentato dagli insulti ricevuti dal Partito Democratico per i lunghissimi mesi che hanno accompagnato e seguito una scissione giocata sul piano della delegittimazione pre-politica nei confronti di tutta la comunità del PD. Nessun ostacolo, dunque, e nessun fraintendimento su quello che deve tenere insieme la coalizione: da un lato la consapevolezza dell’avversario comune che troviamo in quella destra vecchia e nuova che tiene insieme il Movimento Cinque Stelle e un Polo delle Libertà che si va ricostruendo sotto l’egemonia di Salvini; dall’altro la volontà di andare avanti sulla strada delle riforme, eventualmente migliorando quel che c’è da migliorare ma senza invertire la direzione di una marcia che ha finalmente permesso all’Italia di uscire dalle secche della crisi. Pretendere il contrario, ovvero chiedere che un’alleanza si possa basare sulla rinuncia a tutto quello che è stato fatto, non significherebbe tanto fare uno sgarbo al PD quanto piuttosto prendere in giro gli italiani e predisporsi ad una probabilissima sconfitta elettorale. Per questo restiamo ottimisti, convinti come siamo che interesse nazionale e centralità della lotta contro le destre siano le priorità di tutto quello che è alla sinistra di Grillo, Salvini e Berlusconi.

Invece di girare per il Sud,a raccontare balle in incognito perché non va a Vicenza a spiegare ai truffati dei due istituti di credito veneti (falliti)il suo decreto salva banche?

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