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Inviata
LE BUGIE DEI “TAGLIATORI DI POLTRONE”
Non ci sono “poltrone” da tagliare in Parlamento, tranne quelle dei presidenti del Senato e della Camera, perché senatori e deputati si siedono su “scranni”, che sono banchi, uno attaccato all'altro e disposti ad emiciclo, con il sedile ribaltabile.Le “poltrone” del potere governativo sono altre: quelle del presidente del Consiglio, dei ministri, viceministri e sottosegretari di Stato, spesso corredate da pletorici e ben remunerati “uffici di gabinetto”, uffici stampa, segreterie personali e auto “blu” con relativi autisti.Su questo fronte, il Governo Conte 2 a trazione grillina non ha fatto sconti ai contribuenti italiani, insediando su altrettante “poltrone” 24 ministri, 11 viceministri e 35 sottosegretari.Perciò, la propaganda dei “tagliatori di poltrone” è deviante. Si gonfiano fino a 100 milioni l’anno le cifre del presunto risparmio derivante dal “taglio” di 345 parlamentari, che invece secondo l’Osservatorio dei conti pubblici italiani di Carlo Cottarelli sarebbe di 57 milioni (37 per la Camera e 20 per il Senato), pari allo 0,007 per cento della nostra spesa pubblica e ad 1 euro e 35 centesimi l’anno per ogni cittadino. E per un risparmio così esiguo su va a mettere in crisi l’equilibrio dell’ordinamento costituzionale.Da tagliare sarebbero gli emolumenti dei nostri parlamentari, ben superiori alla media europea, ma quelli non si toccano, nemmeno quando il presidente della Camera è del Movimento 5 Stelle. E non è vero che i parlamentari grillini “restituiscano” una parte del loro stipendio a chi glielo ha pagato: sono invece obbligati, pena l’espulsione, a decurtarlo in favore della Piattaforma Rousseau di Davide Casaleggio e di un fondo del M5S destinato a finanziare progetti di pubblica utilità, mentre il suo costo a carico dei contribuenti resta intatto.Inoltre, non è vero che l’Italia si allineerebbe agli altri Paesi europei, con la riduzione da 630 a 400 del numero dei deputati e da 315 a 200 del numero dei senatori elettivi: scenderebbe invece all'ultimo posto.Infatti, il numero medio di abitanti per deputato in Italia passerebbe da 96.006 a 151.210, il più elevato tra tutti gli Stati membri dell’Unione Europea (e Regno Unito), e l'Italia finirebbe ultima in classifica con un rapporto di 0,7 deputati per 100.000 abitanti, dopo la Spagna (0,8).Il numero medio di abitanti per ciascun senatore crescerebbe da 188.424 a 302.420, con alcune distorsioni nei rapporti proporzionali tra le regioni, a vantaggio di Valle d'Aosta (126.806), Molise (156.830), Trentino-Alto Adige (171.579) e Basilicata (192.678).Peraltro, è scorretto sommare il numero dei deputati con quello dei senatori nel fare il confronto dell’Italia con gli altri Paesi, perché Camera e Senato lavorano separatamente. Così pure è scorretto non tenere conto del rapporto tra eletti e abitanti, come fa la propaganda dei soliti “tagliatori di poltrone”: ebbene, secondo una classifica stilata dai Servizi studi di Camera e Senato, l’Italia, con i suoi 945 parlamentari attuali (tra deputati e senatori) si colloca non al primo ma al 22° posto tra gli Stati membri dell’ Ue con un rapporto di 1,6 eletti ogni 100 mila abitanti, seguita con indici più bassi soltanto da Polonia, Francia, Paesi Bassi, Spagna e Germania. La riduzione dei seggi, che in media nazionale sarebbe del 36,6 per cento per entrambi i rami del Parlamento, al Senato verrebbe applicata in maniera fortemente disomogenea su base regionale, con il 57,1 per cento di Basilicata e Umbria, il 42,9 di Abruzzo e Friuli-Venezia Giulia, e il 40 della Calabria, a fronte del 14,3 del Trentino-Alto Adige. Altra conseguenza distorsiva del sistema politico, prodotta dall'elezione di un numero ridotto di deputati e ridottissimo di senatori, si avrebbe con la limitazione della contesa elettorale in diverse regioni (in particolare, Molise, Basilicata, Umbria, Abruzzo e Friuli-Venezia Giulia) a due, massimo tre, partiti, che introdurrebbe di fatto un sistema maggioritario, anche se non previsto dalla legge. A ciò si aggiunga che il forte ampliamento dei collegi renderebbe più costose le campagne elettorali per i candidati, favorendo i politici più ricchi o che ricorrano a finanziamenti illegali, e provocando un ulteriore allontanamento degli eletti dagli elettori e dal territorio. Osservo, infine, che nell'acceso dibattito referendario in corso su Facebook i sostenitori del SI’ si dividono in due grandi categorie: quelli che vorrebbero “tagliare le poltrone” di deputati e senatori per risparmiare sulla democrazia parlamentare, e quelli che invece vorrebbero mandare “tutti a casa” e chiudere il Parlamento, ritenendo che l’intera classe politica sia formata da corrotti e parassiti, per poi magari farsi governare da “un uomo solo al comando” come ai tempi di “quando c’era Lui”. Se vince il SI’, si intesteranno la vittoria anche questi nostalgici della dittatura.
Propaganda a pagamento del Movimento 5 Stelle su un autobus pubblico per il “taglio delle poltrone”.
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