parliamo di storia:le navi di caligola,ve la ricordate?

Nei giorni scorsi è apparsa la notizia dei danni che il comune di Nemi, cittadina dei Castelli che fu sede del santuario di Diana Nemorense, del Rex Nemorensis che ispirò il celeberrimo The Golden Bough (Il Ramo d’Oro) di James Frazer, ha richiesto alla Germania per il rogo che, nel 1944, distrusse il Museo delle Navi romane. La Giunta comunale di Nemi ha infatti votato una delibera su proposta del primo cittadino, Alberto Bertucci, propedeutica a chiedere i danni alla Repubblica federale tedesca per la distruzione delle due famose navi romane dell’imperatore Caligola. Furono ritrovate nel secolo scorso, tra il 1928 e il 1932, e poi “dolosamente e intenzionalmente bruciate” la notte del 31 maggio 1944 dal 163° Gruppo Antiaereo Motorizzato tedesco che occupava la zona ed era in ritirata. E adesso, per il sindaco Bertucci, la Germania deve pagare per i danni “morali e materiali subiti dalla collettività di Nemi a causa dell’irreparabile danno causato a un bene archeologico di inestimabile valore”.

ando' cosi?????sembra proprio di no.... 

Così quanto sostenuto dal comune e da fonti di scientificità indiscutibile come Wikipedia. Ma quale è la verità storica? L’incendio del Museo delle navi di Caligola avvenne come si dice solitamente il 31 maggio 1944 ma il 3 giugno. A lungo attribuito a soldati tedeschi ubriachi, in realtà fu un atto criminale di sedicenti partigiani locali che vollero bruciare le “navi del Duce” per asportare il piombo di cui erano rivestite.

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2 messaggi in questa discussione

Sono gli stessi partigiani che le hanno infilato per la prima volta, il piffero nel Q.lo, sig Frizz?

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 Talché qualcuno dei distruggitori avrebbe gridato: «Abbruciamo le navi di Mussolini», attribuendo quei relitti gloriosi al tempo del Duce, anziché a quello di Caligola e di Tiberio.2

In una ricerca inedita compiuta proprio per il presente volume, il prof. Cappellari scrive che la polemica del Brancaleone nasceva dalla consultazione di documenti che provavano in maniera inequivocabile:

1) “Le truppe germaniche hanno sempre portato il più assoluto rispetto al Museo imperiale delle Navi di Nemi, e alle N avi di Nemi stesse. Abbiamo visto noi stessi la lettera del Capo del Servizio tedesco per la protezione degli oggetti d’arte, con la quale si danno le opportune disposizioni perché il museo e le navi romane di Caligola e di Tiberio, che la lettera stessa qualifica ‘uniche al mondo’, siano in ogni modo salvaguardate e tutta la zona considerata come non militarizzabile”;
2) “Tutte queste disposizioni furono rispettate come attestano: gli stessi rapporti del Prof. Salvatore Aurigemma, che del museo e delle navi era l’unico responsabile, e il Prof. Bartolomeo Nogara, Direttore dei Musei vaticani”;
3) “I cittadini di Nemi, di Genzano e dei dintorni che per la paura dei massacranti bombardamenti americani e inglesi si rifugiarono nel museo, lo fecero appunto perché – essendo il sito smilitarizzato – pensavano poter salvare ivi la propria vita e quella delle proprie creature. Si trattava di una massa di gente calcolabile a centinaia di unità che viveva in dolorosa promiscuità, uomini, donne, bambini ammucchiati, e che cercava di trarre mezzo d’alimentazione anche dagli orti e dai terreni di pertinenza al museo. Fu questo, secondo voci e denuncia di dipendenti dell’Aurigemma, ad invitare il Comando tedesco ad estromettere i rifugiati, segnalando che la loro permanenza avrebbe irreparabilmente compromesso l’integrità di un patrimonio archeologico di inestimabile valore; mentre comprometteva soltanto l’approvvigionamento alimentare degli impiegati del museo?”.

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