COME SI RISPONDE ALLO SPARGITORE DI MENZOGNE ODIO E PROCURATO ALLARME

Accade che Salvini vada a Lampedusa per vomitare la solita ondata di odio, veleno, falsità, accusando governo e sindaco, sinistra e   ONG di “spargere migranti infetti in giro per l’Italia”.

Solo che il sindaco di Lampedusa, Totò Martello, non è tipo da farsi impressionare facilmente dalla propaganda della “Bestia”. E allora risponde, senza dirette Facebook né video-indignazione. Lo fa come si faceva una volta: parlando ai giornali, mettendo in fila le cose:

“L’onorevole Salvini continua a comportarsi da mentitore seriale, sostenendo che quando lui era ministro ‘non c’erano più sbarchi’ - dice - Nulla di più falso. Quando Salvini era ministro gli sbarchi a Lampedusa sono sempre proseguiti, basterebbe leggere i report del ministero degli Interni per verificare quello che sto affermando. Se Salvini fosse venuto a Lampedusa in quel periodo, quando da sindaco ho più volte chiesto una interlocuzione istituzionale con il ministero che allora guidava, senza mai avere risposta, avrebbe visto con i suoi occhi le imbarcazioni dei migranti entrare in porto. Forse allora non è venuto a Lampedusa proprio per questo motivo, per non dovere ammettere la realtà e continuare a negare l’evidenza. È venuto adesso per pura propaganda politica, comportandosi come un pericoloso ‘giullare di piazza’ che fomenta odio e rabbia.”

Un’umiliazione su tutta la linea che ne basterebbe la metà.
Solo che a Salvini non basta.
La sua unica replica è tipica di chi non ha né classe né, men che meno, uno straccio di argomenti:
“Un poveretto” così definisce il sindaco di Lampedusa.

Ed è qui che Totò Martello si supera, chiudendo la questione con una dignità e una grande forza umana e politica.

“Salvini mi definisce un poveretto? - dice - Ebbene sì, forse lo sono: mio padre era pescatore, mi ha insegnato ad andare per mare quando ero ancora un ragazzino. Non frequento lidi balneari alla moda in giro per l’Italia, non mi sono arricchito con la politica e vivo ogni giorno insieme ai miei concittadini, nella mia Lampedusa. Sono un pescatore, e sono orgoglioso di esserlo. Lui invece si fa chiamare ‘capitano’, ma capitano di cosa?”.

Ecco come va a finire quando un sedicente “capitano” incontra un pescatore, un politico vero. Un Uomo.

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5 messaggi in questa discussione

un  avvocato  degno   del  coso ...

Se  non  è un  fasciodestro   chi   ?

Questo è l Avvocato difensore di Giuseppe Montella uno dei Carabinieri arrestati a Piacenza. E' TUTTO CHIARO ADESSO?

L'immagine può contenere: 2 persone, persone in piedi e spazio all'aperto

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Be' ognuno si sceglie l'avvocato che vuole, poi vediamo se lo fa assolvere.

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certo tra  fasciodestri  ci  si comprende  meglio ... vediamo che   giudice  capita  magari  di quelli  in   nero   che    dirà il fatto non  costituisce  reato  come  avvenne  con   un  pregiudicato assai noto...

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IL COMMENTO

Il presidente “riccone” già affondato Nel ridicolo
di Gad Lerner

Attilio Fontana difficilmente si dimetterà da presidente della Regione Lombardia, anche se ne ha fin sopra i capelli e tornerebbe volentieri a Varese. Il suo ritiro, auspicato pure dai familiari dopo la collezione di bugie e figuracce che hanno preceduto l’indagine giudiziaria, certificherebbe l’affondamento della Lega nazionalista in casa propria. E dunque Salvini farà di tutto per convincerlo a restare. Da ieri perciò la sorte riserva a Fontana l’esperienza peggiore che possa toccare a un uomo pubblico: affondare nel ridicolo. Farti beccare dalla Banca d’Italia mentre bonifichi 250 mila euro a tuo cognato da un conto in Svizzera di 5,3 milioni, che a loro volta avevi “scudati” per riportarli dalle Bahamas, rende Fontana impresentabile prima di tutto agli occhi del popolo leghista. Quello abituato dai tempi di Bossi a vivere i suoi capi come paladini dei tartassati contro l’élite dei magna magna. Poi arrivò la ramazza di Maroni, il predecessore di Fontana, che ora cerca protezione politica nel partito mollato due anni fa, dove tanti militanti quella ramazza vorrebbero usarla per spazzare lui. Salvini, Maroni e Fontana si ritrovano asserragliati nella medesima trincea lombarda, costretti a difendere l’indifendibile anche se ciò provoca un’emorragia di consensi.

L’inedita figura del presidente leghista riccone, in grado di risarcire di tasca sua il cognato per il mancato guadagno sui camici forniti alla regione, completa il quadro già emerso dei comprimari leghisti minori: arraffoni collezionisti di incarichi, prebende e guadagni personali. Quando la politica scivola nella pochade, come accadde per le cene eleganti di Berlusconi, e come accade oggi col conto scudato di Fontana, hai un bel tirare in ballo la “malagiustizia” e i complotti a orologeria, come si è messo a fare Salvini. Ormai il ridicolo ha preso il sopravvento.

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la cosa migliore fare una domanda al  COSO Una domanda “da bar”, da chiacchiera sotto casa, chiamiamola così.

E la domanda, detta alla romana, è la seguente: ma, famose a capì, le pare normale? No seriamente: le pare normale che il governatore della Lombardia abbia 5 milioni di euro e passa in Svizzera, fatti volare dalle Bahamas, e che faccia partire bonifici da 200 mila al cognato fornitore della regione che Fontana amministra, con tanto di Bankitalia che fa scattare l’allarme?

È modello Palamara dire che forse, dico forse, la cosa è un po’ grottesca e preoccupante?

Poi faccia lei, senatore  de  che . Ma non abbia la pretesa di farci passare tutto questo per normale.

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