SI RAZZOLA MALE ?

 

Non è mai stato di moda coltivare dubbi. La classe politica negli ultimi anni si è sfidata a suon di certezze sbattute in faccia all'avversario e rivendute come dogmi ai propri elettori. La pandemia ha acuito la dinamica e così si è passati ai tifosi dell’aprite tutto e ai tifosi del chiudete tutto come se in mezzo non esistesse un’infinita scala di sfumature, come se la sensazione del Covid-19 sia la stessa nel lodigiano dove quasi tutti hanno dovuto fare i conti con qualche famigliare o conoscente deceduto in condizioni drammatiche, rispetto alla Calabria o alla Sardegna dove il Coronavirus è qualcosa che si legge sui giornali e si ascolta in televisione ma che non si ritrova nei rapporti quotidiani.

Estremizzare la lotta è il modo scelto da alcuni leader per essere riconoscibili nell'affollatissimo dibattito pubblico, come se l’urgenza sia quella di spuntare nelle inquadrature facendo ciao ciao con la manina. E così accade che si intossichi la narrazione con minime vicende personali che vengono rivendute come paradigma: il runner sorpreso dalle forze dell’ordine viene sventolato per dipingere un popolo intero tutto di furbi, il multato ingiustamente dovrebbe bastare per dichiarare lo Stato di Polizia e si arriva perfino a contrapporre i morti di virus ai quasi morti di fame per crisi di lavoro come se fossero nemici che sopravvivono solo mangiandosi l’un l’altro.

Siamo tutti con gli occhi sbarrati intenti a scovare tutti i piccoli egoismi, pronti a indicare chi per tornaconto personale viola le regole mettendo a rischio gli altri e intanto ci stiamo perdendo il gioco grande che si gioca a carte coperte: scrive Repubblica che Renzi e Salvini stiano portando avanti due piani per fare cadere il governo. I due Matteo ancora una volta per motivi diversi si trovano d’accordo nel fine ultimo e le manovre sarebbero in corso da qualche settimana. Che differenza c’è tra chi viola le regole per uscire a fare una passeggiata e chi briga per fare cadere il governo? Entrambi inseguono i propri interessi solo che i secondi contagiano un Paese intero e fiaccano un’azione che in questo momento avrebbe bisogno di risposte e di proposte piuttosto che di personalistiche guerre intestine. Una volta si sarebbe chiamata responsabilità istituzionale quel dovere civico di chi si ritrova a rappresentare un Paese. Oggi siamo alle pruriginose soddisfazioni personali di chi mira alla propria sopravvivenza elettorale usando le macerie del contesto generale. C’è chi conta i morti e c’è chi conta i voti: la differenza balza agli occhi.

(mio pezzo per TPI)
https://www.tpi.it/…/renzi-salvini-morti-voti-202004295942…/

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