POSSIBILI TRE VIE D'USCITA, PER L'ITALIA FORSE UNA SOLA

Ragionando in termini logici e oggettivi, e non populistici e soggettivi come fanno per esempio i due Matteo (il taglio allegro e generalizzato delle tasse e il "piano shock" per l'economia al signor Covid-19 gli fanno un baffo) io vedo solo tre possibili vie d'uscita da questa grave emergenza sanitaria che rischia di protrarsi per un tempo indeterminato e di lasciare danni epocali. Al momento non sappiamo QUANDO, ma non sappiamo nemmeno SE, sarà trovato un vaccino o un farmaco antivirale specifico ed efficace. Contro i ben più letali (ma meno contagiosi) coronavirus della SARS (Cina 2003) e della MERS (Medioriente 2012, ma esiste tuttora qualche piccolo focolaio endemico) non sono stati ancora trovati. Queste tre vie d'uscita le indicherò sinteticamente come: 

1) il modello "cinese"; 

2) l'immunità "di gregge"; 

3) il modello "coreano" (vedasi anche l'altra mia discussione di oggi). 

Se avete altre proposte, sarò lieto di discuterle con voi, ma al momento, francamente, soluzioni alternative proprio non ne vedo. Entrerò nel merito delle tre vie in altrettanti post di questa discussione. Tempo permettendo [come sapete, lavoro da molti anni con il Pc, uso il tablet per il forum e per lo svago (musica e film su YouTube, scacchi on line)].

Condividi questo messaggio


Link al messaggio
Condividi su altri siti

18 messaggi in questa discussione

Tutti fermi !! Tutti !! Il mondo si deve fermare ed ascoltare il Cazzaro di Napoli che propone non una , ma che dico ...2 , ma che dico , 3 possibilità di come questo dannato virus possa essere essere fermato . Per l’Italia , secondo lo studio del Cazzaro napoletano ne esiste solo una , ma ...accontentiamoci !! L’ universo scientifico mondiale e’ in trepida attesa del verbo del Pulcinella partenopeo , ma lui ,  con un grande gesto che non può che provocare gioia immensa . ha deciso di dare la precedenza a noi forumisti . Approfittiamone anche perché , il Cazzaro , dall’alto della sua enorme competenza di miglior virologo mondiale , non vede (sic) altre soluzioni oltre le sue 3. Gli fanno unasega al Cazzaro tutti gli altri virologi del mondo ..., (doppio sic) . Le ha telefonato la “collega” Prof  Ilaria Capua ma lui non si e’ fatto trovare . Così pure con il Prof Pierluigi Lopalco ed il Prof Galli . Ha deciso di informarci prima noi . Anzi , desidera che possiamo suggerire ,allo stesso Cazzaro , proposte e soluzioni . Per contatti : 081- 4567923 ( fuori dai pasti ). Ovvero dalle 16 alle 19 ( nelle altre ore se sta’ a ‘ngrufia’ di pasta al forno , spaghetti allo Scarpariello, ricottine di Agerola , mozzarelle di Caserta,  cozze , telline , cannolicchi , u baba’ e pastiera ...!!                                            P.S.  Fermate e fermiamo sto imbexxille !! Questo, in caso contrario , prima di Pasqua , invia la formula del Vaccino contro il Coronavirus ...!! 

Condividi questo messaggio


Link al messaggio
Condividi su altri siti
26 minuti fa, mark222220 ha scritto:

Le ha telefonato la “collega” Prof  Ilaria Capua ma lui non si e’ fatto trovare

Gli ha telefonato, sig maggiordomo......gli ha telefonato. Ha capito? Gli non Le.

Condividi questo messaggio


Link al messaggio
Condividi su altri siti

Si sì superidiotoide ...!! 🤣🤣🤣

Condividi questo messaggio


Link al messaggio
Condividi su altri siti

Rida pure, ma impari da uno che ha solo la quinta elementare.

Gnurant!

Condividi questo messaggio


Link al messaggio
Condividi su altri siti

Lei e’ fortunato. Davvero !! Io mi sono fermato in seconda ...!! 

Condividi questo messaggio


Link al messaggio
Condividi su altri siti

Mi conferma il dubbio che avevo, sig maggiordomo.

Ma perché diceva di essersi laureato in quel di Pisa?

Non si rende conto di aver rovinato la fama di quella università?

Condividi questo messaggio


Link al messaggio
Condividi su altri siti

Lei non capisce un caz.z.o . Alla seconda laurea , ahahahaha , ma va da via el ciap cun la sgnappa. Le ho dedicato anche troppo tempo . Gli idio ti non ne meritano più di tanto. Mi stia bene e prosit , eh !! 

Condividi questo messaggio


Link al messaggio
Condividi su altri siti
12 minuti fa, mark222220 ha scritto:

Lei non capisce un caz.z.o . Alla seconda laurea , ahahahaha , ma va da via el ciap cun la sgnappa. Le ho dedicato anche troppo tempo . Gli idio ti non ne meritano più di tanto. Mi stia bene e prosit , eh !! 

Veramente, sig maggiordomo, lei ha scritto: Lei e’ fortunato. Davvero !! Io mi sono fermato in seconda ...!

 ora finalmente scrive giustamente "alla seconda laurea".

Sicuramente glielo avrà suggerito il Conferenziere e lei ubbidendogli bovinamente ha sprofondato sotto terra la fama dell'università pisana.

 

Alla prossima, sig maggiordomo...........terza laurea.

L'aspetto a piè fermo.

Condividi questo messaggio


Link al messaggio
Condividi su altri siti

Inviata (modificato)

LA PRIMA VIA: IL MODELLO CINESE

La prima via che discuto è quella intrapresa dal governo Conte che, fin dall'individuazione dei primi due focolai (Codogno nel lodigiano e Vo Euganeo nel padovano), si è ispirato al modello cinese del rigido isolamento dei focolai infettivi dal resto del paese. Sono state create due piccole zone rosse circondate da un cordone di militari e forze di polizia. Ovviamente allo scopo di tenere il virus confinato al loro interno. Una strategia d'urto che sembrava anche di agevole applicazione viste le microscopiche dimensioni delle aree isolate al confronto con la città di Wuhan (11 milioni di abitanti) e la provincia di Hubei (60 milioni). Ma l'efficacia era ovviamente legata all'ipotesi che il virus non fosse ancora uscito dalle due aree. Si è capito presto che purtroppo non era così. L'infezione si è rapidamente diffusa, soprattutto in Lombardia ma anche in Veneto ed Emilia, e il governo ha esteso l'isolamento all'intera Lombardia e a diverse altre province. L'impennata delle cifre sui contagiati e sui morti, nonché la diffusione del contagio in tutte le altre regioni, ha indotto poco dopo il governo a trasformare l'intero paese in zona rossa, con la chiusura delle scuole, lo stop alle manifestazioni sportive, alle cerimonie religiose e agli eventi pubblici in genere, e severe restrizioni alla mobilità personale e alle attività commerciali. Misure senza precedenti in Italia ma con un limite temporale al momento fissato al 3 aprile. Il premier ha mostrato polso fermo e autorevolezza, e gli italiani, salvo eccezioni, mostrano spirito di coesione, di collaborazione, e di sacrificio. La strategia "cinese" sta funzionando molto bene in Cina. Il morbo è stato sostanzialmente confinato nella provincia di Hubei, la diffusione al suo interno è in nettissima frenata (iniziata intorno al 21 febbraio, cioè proprio mentre scoppiava l'epidemia da noi) mentre i guariti sono in rapida crescita e al momento sono l'80% dei contagiati non deceduti. Evidentemente è stato raggiunto (fin dal 21 febbraio) l'obbiettivo di abbassare al di sotto di 1 (e poi molto al di sotto) il coefficiente di trasmissione dell'infezione (ovvero il numero di individui mediamente infettati da un singolo portatore). Purtroppo sembra banale, ma per noi il punto critico nella valutazione della via cinese è che l'Italia non è la Cina. La provincia di Hubei è stata sottoposta per un mese e mezzo, e lo è tuttora (quindi siamo oltre la classica quarantena di 40 giorni), a misure rigidissime, draconiane. Ma essa non è tutta la Cina, è solo un ventesimo della Cina! Mentre nella regione in quarantena tutti erano tappati in casa, e tutte le attività erano ferme, il resto della Cina lavorava per loro (e per il paese). In Italia viene proposto in queste ore di chiudere tutto (cioè tutte le attività commerciali e tutte le fabbriche non strettamente inerenti al settore alimentare e a quello sanitario, e immagino anche a quello energetico). Questo blocco quasi totale potrebbe essere sostenuto dal Paese? Credo di sì, la domanda è: fino a quando? Onestamente non so rispondere. Anche perché il blocco potrebbe dover coesistere con una situazione difficilissima di saturazione delle strutture sanitarie, mettendo a rischio la salute praticamente di tutti. Noi non siamo in grado di costruire un grande ospedale in 10 giorni. Ma ammettiamo di poter arrivare al 3 aprile con tutto fermo e senza danni irreparabili. Chi ci garantisce che per quella data avremo superato il picco e imboccato la discesa come avviene in Cina grosso modo dal 21 febbraio? La risposta è nessunoQuesto virus ha un'incubazione di circa 14 giorni ma è solo un valore medio. Inoltre non abbiamo, al momento, la più pallida idea di quanti siano i portatori sani e inconsapevoli del virus. Finora abbiamo sottoposto al test solo l'1 per mille della popolazione. Con il blocco molti portatori (non tutti) se ne staranno in casa ma potrebbero infettare i familiari. La domanda è: se il 3 aprile continueremo a registrare, come oggi, 1000-1500 contagi e 100-200 morti al giorno proseguiremo con il blocco? Lo inaspriremo per quanto possibile o cambieremo strategia? Io penso proprio che cercheremo un'altra via. Ma se anche i contagi e i morti diminuissero in modo molto sensibile, come tutti speriamo, siamo sicuri che abolendo o allentando il blocco non rischieremmo una recrudescenza dell'epidemia? La Cina può permettersi di mantenere per molti mesi, forse per anni, un blocco parziale sull'intera provincia di Wuhan, come noi potremmo fare su una singola regione (non troppo grande). Ma non possiamo bloccare a lungo tutto il Paese! Oltretutto, restrizioni a tempo indeterminato di alcuni diritti fondamentali solleverebbero anche un problema di natura costituzionale. Può sembrare una questione marginale ma non dimentichiamo che migliaia di italiani sono morti per conquistare quei diritti. Per tutti questi motivi, pur augurandomi che tutto vada per il meglio, sono abbastanza scettico  sulla "via cinese" di uscita dalla crisi. Nondimeno, dato che ormai l'abbiamo imboccata, il mio invito è:

comportiamoci da cittadini seri e responsabili, restiamo compatti e facciamo il nostro dovere, tutti, fino in fondo, A TUTTI I COSTI. 

Siam pronti alla morte, l'Italia chiamò! 

 

Modificato da fosforo311

Condividi questo messaggio


Link al messaggio
Condividi su altri siti

Inviata (modificato)

10 minuti fa, fosforo311 ha scritto:

 

....comportiamoci da cittadini seri e responsabili, restiamo compatti e facciamo il nostro dovere, tutti, fino in fondo, A TUTTI I COSTI. 

Siam pronti alla morte, l'Italia chiamò! 

 

Urka !! L’enfasi del Cazzaro di Napoli ci invita pure ad alzarci in piedi ed a cantare l’inno di Mameli ... Mannaggia A Maronna : io la scena della casa dove la Cazzaro’s family e’ tutta in piedi ( moglie e figlie ) che davanti al Cazzaro di Napoli direttore d’orchestra , canta l’inno nazionale mi inebria ...!! Mattina , pomeriggio e sera ?? Ahahahaha 

Modificato da mark222220

Condividi questo messaggio


Link al messaggio
Condividi su altri siti
18 minuti fa, fosforo311 ha scritto:

Siam pronti alla morte, l'Italia chiamò! 

Non so se ti chiamerà l'Italia ma ti posso assicurare che ti chiameranno da Largo Madonna delle Grazie.

Il numero da cui ti chiameranno è 081 5666503

Rispondi e affidati alla competenza di specialisti.

Buona futura opposizione di inquisiti di sinistra a tutti

Condividi questo messaggio


Link al messaggio
Condividi su altri siti

LA SECONDA VIA: L'IMMUNITÀ DI GREGGE

L'immunità di gregge (o di gruppo) è un meccanismo di protezione collettiva che si manifesta quando una certa percentuale della popolazione è immune dal contagio di una malattia infettiva, o perché vaccinata o perché è guarita e ha sviluppato gli anticorpi. Per capire il meccanismo, indichiamo con r il tasso netto di riproduzione dell'infezione, ovvero il numero di individui mediamente infettati da un singolo portatore dell'agente patogeno nel caso in cui nessuno è immune dal contagio. Ciò avviene, per esempio, all'inizio di un'epidemia causata da un nuovo virus al quale tutti sono potenzialmente esposti. È evidente che se r è maggiore di 1 puo' bastare un singolo portatore per innescare una sorta di reazione a catena e far dilagare l'epidemia. Per es. se r=3, il paziente zero ne infetta 3 (parliamo sempre in media), questi ne infettano 9, e questi 27, poi 81 e così via. Ma se r è minore di 1 il contagio rallenta e non c'è epidemia. Per es. se r=0,6 allora, se arriva dalla Cina un aereo di turisti con 100 contagiati, questi infettano 60 persone, queste 36, queste circa 22, poi circa 13 e così via: il focolaio infettivo si va smorzando nel tempo fino a spegnersi. Consideriamo ora il caso in cui una frazione p della popolazione è immune dal contagio. Allora solo una frazione 1-p di persone sarà suscettibile di contagio. In questo caso un singolo infetto non infetterà r persone ma r(1-p) persone. Evidentemente la soglia per cui si innesca l'epidemia corrisponde al caso in cui r(1-p)=1 da cui ricaviamo subito: p=1-1/r. Ad es. se r=2, p=0.5. Cioè, se r=2 e se più del 50% della popolazione è immune dal contagio, allora potranno aversi contagi sporadici tra i suscettibili ma nessuna epidemia. Il patogeno avrà molta difficoltà a circolare nella popolazione, quindi anche un soggetto non direttamente immunizzato (es. chi non si è vaccinato) godrà di un elevato grado di protezione indiretta. È la cosiddetta immunità di gregge. Naturalmente r, per un dato patogeno, dipende dalla frequenza media dei contatti tra le persone. Misure restrittive alla mobilità e ai contatti, così come misure profilattiche (igiene delle mani, distanza di sicurezza, mascherine), possono abbassare fortemente il valore di r. Se, grazie a queste misure, r scende sotto il valore 1, allora, come abbiamo detto, non si ha epidemia (o si arresta l'epidemia) anche per p=0 cioè quando nessuno è immune. In questo caso si parla di "immunità di gregge comportamentale" che in buona sostanza è il modello cinese discusso in precedenza con tutti i suoi limiti e problemi. Naturalmente ci auguriamo che le misure draconiane funzionino, ovvero che r scenda sotto il valore critico (r=1) e che entro il 3 aprile si fermi l'epidemia come è accaduto in Cina. Purtroppo l'immunità di gregge comportamentale è temporanea. Finché Covid-19 sarà in circolazione nel mondo, se aboliamo o allentiamo le restrizioni r potrebbe risalire sopra soglia e innescare una nuova epidemia, da noi come in Cina. E allora prendiamo in considerazione l'immunità di gregge permanente, cioè quella conferita dall'immunizzazione diretta di una percentuale superiore a p=1-1/r della popolazione. In condizioni di libera circolazione delle persone, si stima per Covid-19 un valore di r compreso tra 1,4 e 3,9. Nel caso peggiore (r=3,9) sarebbe necessario immunizzare almeno il 74% della popolazione, solo il 29% nel caso migliore (r=1,4). Disponendo di un vaccino non ci sarebbero problemi (se non economici) nel vaccinare anche il 100% della popolazione ed eradicare rapidamente il morbo (salvo mutazioni del virus, ma non è detto che muti e che muti in peggio, anzi è più probabile, in caso di mutazione, che riduca la sua aggressività in modo da ritagliarsi un piccolo spazio vitale nella popolazione non vaccinata: anche i virus hanno la loro strategia di sopravvivenza). Purtroppo, come ho già scritto, non sappiamo quando e nemmeno se si troverà un vaccino efficace contro Covid-19. Quindi, per ora l'unica via per l'immunizzazione diretta è ammalarsi, sviluppare gli anticorpi e guarire. Qui ci sono due problemi, uno (si spera) piccolo e uno enorme. Quello (si spera) piccolo è che non è ancora certo che la guarigione conferisca automaticamente l'immunità permanente dal coronavirus. In rari casi nella gola di pazienti clinicamente guariti si sono ritrovate tracce del virus, in un unico caso c'è stata una recrudescenza della patologia. Tuttavia si ritiene che la permanenza del patogeno nell'organismo dopo la fase acuta generalmente mantenga alta anche la risposta immunitaria. Il problema enorme ovviamente è che dovremmo attendere il superamento della soglia di immunità, ovvero dovrebbe diventare positivo e poi guarire tra il 29 e il 74% della popolazione (in realtà un po' meno perché dalla popolazione iniziale andranno sottratti i deceduti). Diciamo che in Italia dovremmo avere, grosso modo, tra 16 e 40 milioni di infetti per raggiungere l'immunità di gregge. Ma infettarsi da Covid-19 non significa affatto ammalarsi né tanto meno morire. Possiamo partizionare la popolazione degli infetti in 3 classi: quelli che superano l'infezione senza neppure accorgersene, quelli che la superano con sintomi lievi o come una comune influenza, quelli che hanno bisogno di ricovero (una parte di questi passa a miglior vita). Al momento non abbiamo la più pallida idea del valore di queste tre frazioni, né della mortalità effettiva del virus (sappiamo solo che è minore o molto minore di quella osservata). In Italia al momento abbiamo testato solo l'1,4 per mille della popolazione. Più di 1 su 6 dei test ha dato esito positivo. Un campione piccolo e per giunta molto distorto dato che la maggior parte dei test è stata eseguita su pazienti con sintomi gravi. Gli effetti reali del Covid-19 potremmo apprezzarli solo dopo uno screening di massa sulla popolazione. Ma in questo caso si schiuderebbe una via d'uscita diversa e assai meno incerta e problematica dell'immunità di gregge, e ne parlerò nel prossimo post. Qualcuno potrebbe obbiettare che, anche "riaprendo tutto" e facendo finta di ignorare la presenza del virus, lasciando cioé l'epidemia a fare il suo corso (ospedali saturi, ecatombe di anziani e malati), potremmo non raggiungere mai l'immunità di gregge, viste le cifre necessarie. In realtà, se una pandemia non si arresta per altri motivi, l'immunità di gregge è la extrema ratio che la Natura ci mette a disposizione a difesa della nostra specie (come per tutte le altre specie viventi). E come tale dobbiamo intenderla in questa discussione. In altri termini, con tutta evidenza non è una via razionalmente percorribile, ma nel caso in cui perdessimo tutte le battaglie razionali contro questo virus, non potremo fare altro che contare morti e guarigioni e attendere il raggiungimento dell'immunità di gregge. 

Condividi questo messaggio


Link al messaggio
Condividi su altri siti
Il 11/3/2020 in 16:30 , fosforo311 ha scritto:

Ragionando in termini logici e oggettivi, e non populistici e soggettivi come fanno per esempio i due Matteo (il taglio allegro e generalizzato delle tasse e il "piano shock" per l'economia al signor Covid-19 gli fanno un baffo) io vedo solo tre possibili vie d'uscita da questa grave emergenza sanitaria che rischia di protrarsi per un tempo indeterminato e di lasciare danni epocali. Al momento non sappiamo QUANDO, ma non sappiamo nemmeno SE, sarà trovato un vaccino o un farmaco antivirale specifico ed efficace. Contro i ben più letali (ma meno contagiosi) coronavirus della SARS (Cina 2003) e della MERS (Medioriente 2012, ma esiste tuttora qualche piccolo focolaio endemico) non sono stati ancora trovati. Queste tre vie d'uscita le indicherò sinteticamente come: 

1) il modello "cinese"; 

2) l'immunità "di gregge"; 

3) il modello "coreano" (vedasi anche l'altra mia discussione di oggi). 

Se avete altre proposte, sarò lieto di discuterle con voi, ma al momento, francamente, soluzioni alternative proprio non ne vedo. Entrerò nel merito delle tre vie in altrettanti post di questa discussione. Tempo permettendo [come sapete, lavoro da molti anni con il Pc, uso il tablet per il forum e per lo svago (musica e film su YouTube, scacchi on line)].

Guarda guarda da dove copiaincolla il virologo di fama internazionale Fosforo O’Cazzaro . Ma non e’ tanto la scoperta ( sono anni che lo dico ...) ma che O’Cazzaro vada a fotocopiaincollare il Prof Silvestri fondatore insieme a Burioni del Patto Trasversale per la Scienza e’ sconvolgente. Ma non diceva che Burioni era uno sconosciuto maleducato ?? Ahahahahah Questi sono gli scherzi in cui incorrono i palloni gonfiati . Non resistono  alla esposizione della loro mania di protagonismo. Opla’ , cucù...Il Cazzaro non c’è più ...!!’

Scienziato italiano dagli Usa: “Ci sono tre speranze contro il coronavirus”

Redazione — 10 Marzo 2020

Scienziato italiano dagli Usa: “Ci sono tre speranze contro il coronavirus”
lg.php?bannerid=0&campaignid=0&zoneid=19
lg.php?bannerid=25731&campaignid=6367&zo

Gli scienziati di tutto il mondo si sono rimboccati le maniche per trovare una soluzione all’epidemia del coronavirus. In attesa che arrivi un vaccino anti-Covid19, per il quale secondo gli esperti bisognerà aspettare ancora diversi mesi,  la scienza scende in campo. Le strade intraprese sono tre. Le ha elencate su Facebook Guido Silvestri, scienziato italiano negli Usa dove insegna alla Emory University di Atlanta, fondatore con Roberto Burioni del Patto trasversale per la scienza.

Silvestri le chiama “le tre speranze”. La prima si chiama Remdesivir. “È il farmaco antivirale che, almeno a livello aneddotico, sembra funzionare in molti casi di COVID-19 (oltre che in modelli animali di SARS e MERS) – spiega il docente – Il farmaco va usato solo in casi di sintomi polmonari e sotto guida medica. Trials clinici di Remdesivir, sono in corso in Cina ed USA”.

lg.php?bannerid=25732&campaignid=6367&zo

Poi ci sono i Farmaci immuno-modulatori. Sono promettenti in quanto possono ridurre la cosiddetta “tempesta delle cytokine” (cytokine storm) che è alla base delle complicanze polmonari gravi. Tra questi Tocilizumab (Actemra),  l’anti-artrite che ha dato risultati promettenti all’ospedale Cotugno di Napoli, che è un anticorpo contro il recettore della interleukina-6 e Anakinra (Kineret) che è un anticorpo contro il recettore della interleukina-1. Sono allo studio anche farmaci che bloccano il TNF e la tyrosine-kinase c-Abl.

Infine la terza speranza: “Allo stadio pre-clinico presso l’università di Gottingen, in Germania, c’è il farmaco Camostat mesylate che inibisce la serine-proteasi TMPRSS2, una proteina che è necessaria per “preparare” la cosiddetta spike del SARS-CoV-2 ad interagire con il recettore ACE2, che è la molecola che il virus usa come un “cancello” per entrare dentro la cellula.

Condividi questo messaggio


Link al messaggio
Condividi su altri siti

X il decerebrato pisano

Le tre vie indicate nell'articolo che alleghi sono tre vie farmacologiche e ipotetiche. Come scoprirai presto, quando parlerò del modello coreano, nemmeno la terza delle tre vie che considero ha a che fare con farmaci in fase di sperimentazione. Io non propongo "speranze", ma possibilità concrete (per quanto problematiche). Cosa avrei copiaincollato? Resta un mistero della tua fantasia bacata. 

Condividi questo messaggio


Link al messaggio
Condividi su altri siti

Avevo presentato la seconda via come una estrema ratio, cioè come l'ultima (e forzata) spiaggia in caso di fallimento di tutti gli altri tentativi per fermare l'epidemia. Eppure c'è un paese molto importante il cui governo sembra proprio voler adottare la strategia dell'immunità di gregge. In poche parole, lasciare tutto aperto: scuole, uffici, fabbriche, stadi, cioè lasciare che l'epidemia faccia il suo corso naturale fronteggiandola solo con le misure igieniche più elementari, e attendere che si ammali e guarisca una percentuale della popolazione sopra la soglia che conferisce l'immunità di gregge. In concordanza con il mio post  precedente, si stima che questa soglia per il Regno Unito sia intorno al 60%. Naturalmente il premier Boris Johnson ha dovuto fare un discorso alla nazione tipo Churchill (vi offro lacrime e sangue): "Molte famiglie perderanno i loro cari". Puro cinismo? Non è detto. I conti (anche economici) li faremo solo alla fine. Secondo me, Johnson conta su quegli studi che stimano un tasso di mortalità effettivo per Covid-19 minore (o anche molto minore) di 1. Vero è che l'1% sul 60% dei britannici sarebbero già 400.000 morti...

https://www.corriere.it/esteri/20_marzo_13/coronavirus-discorso-johnson-abituatevi-perdere-vostri-cari-b9b214c4-6514-11ea-ac89-181bb7c2e00e.shtml

https://www.ft.com/content/38a81588-6508-11ea-b3f3-fe4680ea68b5

Condividi questo messaggio


Link al messaggio
Condividi su altri siti

Inviata (modificato)

LA TERZA VIA: IL MODELLO "COREANO"

Una semplice riflessione ci conduce al cuore del problema costituito da un'epidemia virale. Si combatte contro un nemico invisibile. Un "clandestino" che, a nostra insaputa, può annidarsi per ore sugli oggetti che tocchiamo (maniglie, pulsanti, touch screen, monete e banconote, etc.) e per molti giorni nelle persone che incontriamo. Una minaccia subdola e particolarmente insidiosa nel caso di questo coronavirus che lascia in circolazione un numero enorme, ma sconosciuto, di soggetti asintomatici o con lievi sintomi assimilabili a quelli delle comuni patologie stagionali. Se il "clandestino" uscisse, per così dire, allo scoperto, ci farebbe infinitamente meno paura e sarebbe oggettivamente molto meno pericoloso per la nostra salute e per l'intero sistema. Abbiamo un'arma capace di snidarlo? Certo: è il test, il famoso tampone faringeo (con il quale viene prelevato il campione biologico che andrà esaminato in laboratorio). Individuare quanti più portatori è possibile del virus è una PROFILASSI di importanza cruciale. Per un triplice motivo. 1) È ovviamente la profilassi fondamentale per il contagiato, mentre il soggetto negativo potrà tornare alle normali attività senza pericoli per gli altri (che però restano potenzialmente pericolosi per lui se non sono stati a loro volta testati). 2) È una profilassi per le persone che sono state a contatto almeno nelle ultime due settimane con il positivo e per quelle che interagiranno con lui (a debita distanza) nelle settimane successive (i familiari in caso di isolamento domiciliare, il personale sanitario in caso di ricovero). 3) È una profilassi per l'intera popolazione, dato che l'individuazione del soggetto positivo consente di tracciare almeno in parte i suoi contatti personali recenti. Si stima che per tenere sotto controllo un focolaio infettivo di un virus con tasso di riproduzione r=2,5 (per la definizione vedasi il post sull'immunità di gregge) sia necessaria una tracciabilità dei contatti dei portatori pari al 70%, che sale al 90% per r=3,5. A questo punto dovrebbe essere chiaro che quanti più test si fanno tanto più si incrementa la probabilità di arginare e poi arrestare l'epidemia. I problemi sono i tempi, i costi e le strutture, nonché la disponibilità dei kit diagnostici e l'affidabilità del test, che può dare luogo a falsi negativi e a falsi positivi. Questi problemi hanno costretto, con l'avanzare dell'epidemia, a limitare il test prima ai soli soggetti sintomatici, poi, almeno qui in Italia, ai soli sintomatici gravi. Ma allentare la profilassi sugli asintomatici favorisce, come abbiamo detto, la circolazione del virus. Al momento in Italia il tempo medio per conoscere l'esito dell'esame è 6-7 ore (in febbraio servivano 2-3 giorni), negli USA 24 ore. Il costo dovrebbe essere intorno ai 30 euro, mentre negli USA un test costava inizialmente oltre 3000 dollari ai cittadini privi di assicurazione sanitaria e oltre 1000 dollari agli assicurati. Inizialmente solo pochi laboratori nazionali erano in grado di effettuare l'esame, oggi molti di più e ci sono molte richieste di autorizzazione anche dai laboratori privati. Anche l'affidabilità del test, inizialmente scarsa, oggi supera il 90%. Ma sul fronte della diagnostica, di importanza cruciale, ripeto, per una popolazione non vaccinata, la ricerca è in fermento e i risultati non si fanno attendere. E già pronta in Italia una procedura per effettuare l'esame in un'ora. Secondo Repubblica, un'azienda israeliana avrebbe addirittura messo a punto un kit "casalingo" per effettuare l'esame completo in casa al costo di meno di 1 euro. Molto interessante il test computerizzato sviluppato in Cina. Un programma di Intelligenza Artificiale ha "imparato" a riconoscere la presenza del virus esaminando le TAC (immagini digitali) dei polmoni di migliaia di soggetti positivi, e ha sviluppato un algoritmo in grado di diagnosticare il virus in base alla TAC polmonare in soli 20 secondi e con affidabilità superiore al 96%. Insomma, quello che fino a ieri sembrava utopistico, ovvero uno screening di massa sull'intera popolazione nazionale, si fa strada come opzione da prendere in sempre più seria considerazione. Specie in un paese come il nostro dove l'epidemia da coronavirus si avvia purtroppo ad assumere proporzioni drammatiche ed epocali, con migliaia di morti, paralisi di interi settori della società e dell'economia, incertezza sul futuro. Con lo screening di massa noi in sostanza "metteremmo a nudo il virus" identificando e separando i portatori dai non portatori. Sarebbe quindi possibile abolire o attenuare le restrizioni più drastiche sulla mobilità delle persone e sulle attività delle imprese. Inoktre, facendo emergere tutti i portatori asintomatici o con sintomi lievi, non solo si abbatterebbe il tasso di mortalità osservato (di un fattore pari ad almeno 4 o 5 secondo gli esperti), ma diminuirebbe anche la mortalità effettiva dato che ciascun portatore sano venuto a conoscenza del suo stato prenderebbe tutte le possibili contromisure (es. smettendo di fumare o riducendo temporaneamente le eventuali terapie antibiotiche o radiologiche che indeboliscono il sistema immunitario). Credo che il maggiore ostacolo concreto allo screening di massa sia oggi legato alla disponibilità di kit diagnostici in relazione alla crescente domanda globale dovuta all'espansione della pandemia. Che potrebbe far risalire e non di poco il prezzo unitario del test, abbattuto nelle ultime settimane dalla scienza e dalla tecnologia. Quindi il nostro governo deve essere pronto: se entro il fatidico 3 aprile il modello cinese in atto non avrà dato i risultati sperati, servirà un immediato e ingente sforzo economico e organizzativo per attuare lo screening di massa. Per esempio acquistando la licenza per produrre interamente in Italia il kit o il meccanismo diagnostico più efficiente e conveniente. Bisognerà cioè passare dal modello cinese a quello che potremmo definire il modello "coreano". La Corea del Sud, infatti, è il paese che ha effettuato il più alto numero di test in rapporto alla popolazione nazionale. Il dato aggiornato al 13 marzo parla di oltre 261.000 test, meno di 1 su 30 dei quali ha dato esito positivo. In Italia siamo a 86.000 e più di 1 su 6 positivo. A conferma del fatto che noi abbiamo testato relativamente pochi asintomatici. In realtà anche la Corea ha testato finora solo una piccolissima percentuale della popolazione nazionale (lo 0,51% contro il nostro 0,14%). Ma è anche vero che è riuscita a circoscrivere meglio di noi il suo focolaio iniziale (innescato in gennaio dal paziente zero proveniente dalla Cina ma esploso dopo il raduno di una setta religiosa nella città di Daegu) limitando a Daegu (2,5 milioni di abitanti) il 75% dei contagiati, quindi il grosso dei test è stato fatto lì. Mentre da noi i due piccoli focolai iniziali hanno rapidamente infettato Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna (quasi 20 milioni di abitanti complessivi). Il governo coreano ha prontamente investito 22 miliardi di euro in ricerca e profilassi contro il virus (mentre noi, in piena epidemia, ci facciamo distrarre dai problemi economici collaterali o che verranno dopo). I ricercatori coreani hanno velocemente messo a punto un test veloce. Gli abitanti di Daegu possono recarsi in auto in apposite aree dove eseguono il test senza uscire dall'auto. Attendono 10 minuti e ricevono l'esito. I negativi vanno alla cassa, pagano 130 euro e tornano a casa e alle loro abituali attività senza particolari restrizioni: in Corea non ci sono zone rosse! I positivi sono presi in cura totalmente a carico dello Stato. Al momento in cui scrivo la Corea del Sud ha pressoché fermato l'epidemia (negli ultimi giorni registra più guarigioni che nuovi contagi) e ha contenuto la mortalità osservata allo 0,88% (noi siamo sopra il 7%). Ripeto, se il modello cinese non darà i risultati sperati, dovremo abbracciare con tutte le energie e le risorse il modello coreano ed estenderlo possibilmente all'intera nazione. I cittadini che hanno la possibilità dovrebbero a mio avviso accollarsi una parte o l'intero costo del test. Del resto chi di noi oggi non spenderebbe 50, 100 e forse più euro, il prezzo di un biglietto in tribuna allo stadio, per sapere di essere negativo al mostriciattolo cinese? E soprattutto per fermare questa epidemia? 

 

Modificato da fosforo311

Condividi questo messaggio


Link al messaggio
Condividi su altri siti

Inviata (modificato)

Riepiloghiamo. I paesi colpiti per primi dall'epidemia, Cina e Corea del Sud, sembrano ambedue vicini alla fine del tunnel, e questo è già un segnale incoraggiante per tutti. Ma hanno percorso, come ho scritto, strade diverse. Il modello cinese del rigoroso isolamento è quello che stiamo tentando di applicare in Italia, da una settimana su scala nazionale. Dato che il periodo di incubazione del virus è due settimane, è presto per tirare conclusioni. Purtroppo i dati parziali sono tutt'altro che incoraggianti e per ora giustificano tutto il mio scetticismo su questa strategia. Si tratta, come ho spiegato, di un modello difficilmente implementabile in realtà diverse dalla Cina. Il modello che ho definito "coreano" sembra più razionale e di assai minore impatto sul funzionamento del sistema sociale ed economico. In sostanza, invece di limitare la trasmissione del virus con un approccio "brute force": tutto chiuso e tutto fermo, si mira a smascherare il nemico invisibile, cioè a individuare i portatori con uno screening di massa, in modo da assicurare ai non portatori sicurezza, mobilità e relazioni sociali quasi ordinarie. Questo approccio sembra finalmente e pienamente abbracciato dall'OMS, in seguito all'accelerazione della pandemia. Riporto il severo monito di oggi del direttore dell'OMS.

"I Paesi devono fare più test: non si combatte il fuoco con gli occhi bendati. Abbiamo assistito a una rapida escalation delle misure di distanziamento sociale, come la chiusura delle scuole e la cancellazione di eventi sportivi, ma non abbiamo visto un'escalation abbastanza urgente nei test, nell'isolamento e nel tracciamento dei contatti. Il nostro messaggio chiave è test, test, test".

In buona sostanza, è proprio quello che umilmente sostenevo nel post precedente. 

Modificato da fosforo311

Condividi questo messaggio


Link al messaggio
Condividi su altri siti

Crea un account o accedi per commentare

È necessario essere registrati per poter lasciare un messaggio

Crea un account

Non sei ancora iscritto? Registrati subito


Registra un nuovo account

Accedi

Hai già un account? Accedi qui.


Accedi ora