LA DISEGUAGLIANZA PRESENTA IL CONTO

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Le scritte azzurre o di altro colore prova ad infilarle nelle TUE terga ed impara le regole del vivere civile tra persone normali. Spiega di cosa si tratta con parole tue. O fai silenzio.  

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LA DISEGUAGLIANZA  PRESENTA  IL  CONTO
 
L’Italia del benessere, dello sviluppo economico, l’Italia della veicolazione culturale e mass-mediale, in una parola l’Italia del 30% del PIL è in ginocchio. L’ha messa in ginocchio, non una tempesta finanziaria, ma un malanno, una malattia fastidiosa, una infezione strisciante, silenziosa, denominata dagli esperti : CORONAVIRUS.
Questo focolaio infettivo è nato in Cina. E , di là, nel corso dei primi mesi del 2020 ,si è propagato rapidamente in Europa prima e poi, a seguire, in tutto il mondo. Tecnicamente, potremmo dire  che la  diffusione di questo  virale virus sia stata provocata dalla tipicità della società odierna: la mobilità.
E noi ? Inseriti in questo contesto, non potevamo essere esenti da questo contagio. Anzi in Europa siamo stati i primi ad essere investiti dal problema-virus.
Da noi il Coronavirus si è propagato come una macchia d’olio. Dopo la individuazione dei due ceppi-focolai lombardo-veneti, adesso è presente, purtroppo in tutte le regioni .Non sembrano valse granchè le restrizioni nei movimenti con la schematizzazione dei territori in zona rossa e gialla e relative attività di sorveglianza. La nostra genetica superficialità nel guardare alle norme,alle regole della convivenza sociale ha contribuito certamente alla propagazione dell’infezione nel resto del Paese. Adesso, non vi è regione  esente dalla presenza del virus.
Per noi pugliesi la penetrazione di questa malattia infettiva sembra somigliare molto alla xilella,la malattia che ha intaccato i secolari alberi di ulivo uccidendoli. Il paesaggio pugliese adesso è desolante, completamente cambiato. Ha cambiato radicalmente non solo l’immagine della regione, ma cambiato l’economia agricola e il lavoro, la vita.
Il Coronavirus come la xilella. Si sta diffondendo silenziosamente, pervasivamente trovandoci completamente impreparati a combatterlo perchè nuovo, diverso rispetto alle alle altre malattie infettive.. Grazie a vettori “asintomatici”, il virus non conosce confini, non ha bisogno di mezzi di trasporto . Fa tutto l’essere umano, con i suoi frenetici desideri: spostarsi, muoversi, visitare altri luoghi.
I consigli di virologi, di epidemiologi , di igienisti che fine stanno facendo? La comunità italica sta accogliendo, saggiamente, la strada  consigliata, sia pur con diversi distinguo provenienti, purtroppo, dalla categoria sociale che dovrebbe stare più in silenzio : la politica. La Politica non sa stare al suo posto neanche in questi difficilissimi momenti della vita sociale. E sta perdendo una buona occasione per recuperare un pò di credibilità. Si sta dimostrando quella che tutti, in cuor loro, pensano ma evitano di dire: non credibile.
Ce la faremo . Tutti lo si augurano e lo sperano. L’augurio del Capo dello Stato l’unico segnale positivo ben visto da tutti.
La speranza è riposta sulla struttura , solida e consolidata, della sanità pubblica.  Ce la farà la nostra sanità a reggere l’urto di questa sfida?
Qualcuno ha cominciato a porsi la domanda pensando a scenari spaventosi e pesanti. Il perchè è legata alla differenza della struttura organizzativa presente ,all’interno dello stato, tra nord e sud .Il sud è visto come il cavallo di *** della situazione sanitaria. Speriamo di no, speriamo che il sud sappia reggere a questa battaglia . E’ una speranza, una aspettativa  a cui più di uno si sta attaccando per non ri-disegnare scenari ancora più cupi, più duri, più terribili.
La  ri-presentazione di problemi e problematiche diverse, delicate, nuove , per noi italiani come comunità dovrebbe significare la fine di un paradigma pluridecennale asfittico, superato, da accantonare per il bene socio-economico  complessivo: nord ricco di strutture, di strumenti finanziari ed infrastrutturali e un sud povero, abbandonato, la Cenerentola , vilipesa e bistrattata tutti i giorni e poi chiamata alla collaborazione, all’unità, alla fraternità.
Il Sud è stata sempre la terra della solidarietà, della collaborazione , dell’unità nazionale.Lo è stato sin dalle guerre dell’indipendenza  .Lo sarà anche adesso perché lo ha nel suo DNA. Pur con tutte le sue debolezze, con le sue insufficienze infrastrutturali, il SUD si dimostrerà pronto e disponibile per salvare l’unità nazionale. Pronto a sacrifici, anche pesanti, per contribuire al risveglio, alla fiducia, alla ripresa del sistema-Italia.
Con la speranza, però, che la vecchia logica che ha governato l’Italia , a partire dalla seconda Repubblica, -considerare il sud un relitto da lasciare alla deriva- venga definitivamente messa in soffitta , come una scelta, una opzione da cancellare  per sempre.
Si è una comunità, compatta , armoniosa, omogenea quando le scelte e la crescita si  progettano in maniera uguale su tutto il territorio nazionale.
 

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Le  regole del vivere civile le deve ripassare Lei, se casomai le ha studiate bene! Per una mia scarsa padronanza telematica  non ho inserito correttamente lo scritto. Lo invio adesso per chi ha voglia  e serietà di approcciarsi a questa problematica  senza pre-concetto e pre-giudizi. Oltre che capacità di comprensione e di serenità.

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20 minuti fa, fri19nguello001 ha scritto:
LA DISEGUAGLIANZA  PRESENTA  IL  CONTO
 
L’Italia del benessere, dello sviluppo economico, l’Italia della veicolazione culturale e mass-mediale, in una parola l’Italia del 30% del PIL è in ginocchio. L’ha messa in ginocchio, non una tempesta finanziaria, ma un malanno, una malattia fastidiosa, una infezione strisciante, silenziosa, denominata dagli esperti : CORONAVIRUS.
Questo focolaio infettivo è nato in Cina. E , di là, nel corso dei primi mesi del 2020 ,si è propagato rapidamente in Europa prima e poi, a seguire, in tutto il mondo. Tecnicamente, potremmo dire  che la  diffusione di questo  virale virus sia stata provocata dalla tipicità della società odierna: la mobilità.
E noi ? Inseriti in questo contesto, non potevamo essere esenti da questo contagio. Anzi in Europa siamo stati i primi ad essere investiti dal problema-virus.
Da noi il Coronavirus si è propagato come una macchia d’olio. Dopo la individuazione dei due ceppi-focolai lombardo-veneti, adesso è presente, purtroppo in tutte le regioni .Non sembrano valse granchè le restrizioni nei movimenti con la schematizzazione dei territori in zona rossa e gialla e relative attività di sorveglianza. La nostra genetica superficialità nel guardare alle norme,alle regole della convivenza sociale ha contribuito certamente alla propagazione dell’infezione nel resto del Paese. Adesso, non vi è regione  esente dalla presenza del virus.
Per noi pugliesi la penetrazione di questa malattia infettiva sembra somigliare molto alla xilella,la malattia che ha intaccato i secolari alberi di ulivo uccidendoli. Il paesaggio pugliese adesso è desolante, completamente cambiato. Ha cambiato radicalmente non solo l’immagine della regione, ma cambiato l’economia agricola e il lavoro, la vita.
Il Coronavirus come la xilella. Si sta diffondendo silenziosamente, pervasivamente trovandoci completamente impreparati a combatterlo perchè nuovo, diverso rispetto alle alle altre malattie infettive.. Grazie a vettori “asintomatici”, il virus non conosce confini, non ha bisogno di mezzi di trasporto . Fa tutto l’essere umano, con i suoi frenetici desideri: spostarsi, muoversi, visitare altri luoghi.
I consigli di virologi, di epidemiologi , di igienisti che fine stanno facendo? La comunità italica sta accogliendo, saggiamente, la strada  consigliata, sia pur con diversi distinguo provenienti, purtroppo, dalla categoria sociale che dovrebbe stare più in silenzio : la politica. La Politica non sa stare al suo posto neanche in questi difficilissimi momenti della vita sociale. E sta perdendo una buona occasione per recuperare un pò di credibilità. Si sta dimostrando quella che tutti, in cuor loro, pensano ma evitano di dire: non credibile.
Ce la faremo . Tutti lo si augurano e lo sperano. L’augurio del Capo dello Stato l’unico segnale positivo ben visto da tutti.
La speranza è riposta sulla struttura , solida e consolidata, della sanità pubblica.  Ce la farà la nostra sanità a reggere l’urto di questa sfida?
Qualcuno ha cominciato a porsi la domanda pensando a scenari spaventosi e pesanti. Il perchè è legata alla differenza della struttura organizzativa presente ,all’interno dello stato, tra nord e sud .Il sud è visto come il cavallo di *** della situazione sanitaria. Speriamo di no, speriamo che il sud sappia reggere a questa battaglia . E’ una speranza, una aspettativa  a cui più di uno si sta attaccando per non ri-disegnare scenari ancora più cupi, più duri, più terribili.
La  ri-presentazione di problemi e problematiche diverse, delicate, nuove , per noi italiani come comunità dovrebbe significare la fine di un paradigma pluridecennale asfittico, superato, da accantonare per il bene socio-economico  complessivo: nord ricco di strutture, di strumenti finanziari ed infrastrutturali e un sud povero, abbandonato, la Cenerentola , vilipesa e bistrattata tutti i giorni e poi chiamata alla collaborazione, all’unità, alla fraternità.
Il Sud è stata sempre la terra della solidarietà, della collaborazione , dell’unità nazionale.Lo è stato sin dalle guerre dell’indipendenza  .Lo sarà anche adesso perché lo ha nel suo DNA. Pur con tutte le sue debolezze, con le sue insufficienze infrastrutturali, il SUD si dimostrerà pronto e disponibile per salvare l’unità nazionale. Pronto a sacrifici, anche pesanti, per contribuire al risveglio, alla fiducia, alla ripresa del sistema-Italia.
Con la speranza, però, che la vecchia logica che ha governato l’Italia , a partire dalla seconda Repubblica, -considerare il sud un relitto da lasciare alla deriva- venga definitivamente messa in soffitta , come una scelta, una opzione da cancellare  per sempre.
Si è una comunità, compatta , armoniosa, omogenea quando le scelte e la crescita si  progettano in maniera uguale su tutto il territorio nazionale.
 

Non capisco però cosa c'entri la disuguaglianza con il coronavirus. Tra l'altro questo virus ha colpito di pià le regioni più ricche.

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Continua a non cogliere il nesso che esiste. Lei continua a vedere le cose nella parte esteriore, nella parte superficiale. Non va al fondo delle cose. La diseguaglianza socio-economica è ben evidenziata nella riflessione.Il Nord è stato colpito per prima per via dei maggiori rapporti presenti tra le zone più ricche del mondo. Questo tipo di socialità ha portato a questa situazione. Fin qui la cosa più semplice e facile da cogliere.

Dove sta il nesso?

Nella riflessione -preoccupazione che gli studiosi stanno cominciando ad evidenziare:

Nel momento in cui la situazione dovesse assumere la stessa dimensione del Nord, il Sud non è nelle condizioni strutturali per curare la popolazione. Che succederà a quel punto? Il sistema -Italia del sistema sanitario non sarà,speriamo di no, in grado di reggere. Con conseguenze inimmaginabili su tutti i livelli, non solo economici ma anche sociali, comunicativi, istituzionali (basta guardare un pò come si stanno comportando le forze parti-politiche).

Se lo sviluppo-Italia fosse stato perseguito con criteri di equità territoriale ed in modo omogeneo, se il Sud avesse avuto lo stesso input come il Nord sul piano strutturale, non sarebbe visto come un cavallo di ***, come una palla al piede per la sicurezza sanitaria nazionale.

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4 minuti fa, fri19nguello001 ha scritto:

Continua a non cogliere il nesso che esiste. Lei continua a vedere le cose nella parte esteriore, nella parte superficiale. Non va al fondo delle cose. La diseguaglianza socio-economica è ben evidenziata nella riflessione.Il Nord è stato colpito per prima per via dei maggiori rapporti presenti tra le zone più ricche del mondo. Questo tipo di socialità ha portato a questa situazione. Fin qui la cosa più semplice e facile da cogliere.

Dove sta il nesso?

Nella riflessione -preoccupazione che gli studiosi stanno cominciando ad evidenziare:

Nel momento in cui la situazione dovesse assumere la stessa dimensione del Nord, il Sud non è nelle condizioni strutturali per curare la popolazione. Che succederà a quel punto? Il sistema -Italia del sistema sanitario non sarà,speriamo di no, in grado di reggere. Con conseguenze inimmaginabili su tutti i livelli, non solo economici ma anche sociali, comunicativi, istituzionali (basta guardare un pò come si stanno comportando le forze parti-politiche).

Se lo sviluppo-Italia fosse stato perseguito con criteri di equità territoriale ed in modo omogeneo, se il Sud avesse avuto lo stesso input come il Nord sul piano strutturale, non sarebbe visto come un cavallo di ***, come una palla al piede per la sicurezza sanitaria nazionale.

"Continuo"? Io ho fatto solo un commento prima di questo.

Non è vero che il Nord sia stato colpito prima: la realtà è che a essere colpita per prima è stata Roma (circa un mese prima dell'epidemia in Lombardia e Veneto, che credo l'abbia importata dalla Lombardia). Quanto ai "maggiori rapporti" del Nord, anche qui non è del tutto vero: a Roma arriva gente da tutte le parti, non per niente è stata la prima ad avere avuto il virus.

E' vero, il Sud è svantaggiato come servizio sanitario rispetto al Nord, ma al Nord hanno avuto degli amministratori inetti: il SSN è competenza delle regioni e in Lombardia c'è la regione Lombardia, quella regione Lombardia (e mi fermo qui perché non voglio parlare di politica), purtroppo per loro. Dopo i primi casi di Roma uno non può dormire per un mese e poi scoprire all'improvviso che c'è un'epidemia.

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