Per me questo non è solo giornalismo, questa è poesia!

In una notte così, come questa,

quando il dolce vento con gentilezza 

baciò gli alberi,

ed essi non fecero rumore.

In una notte così...

Cari forumisti, non so a voi, ma a me questi versi fanno venire i brividi, anche perché sono legati a un ricordo personale risalente a una notte d'estate di 36 anni fa. Ma non voglio solleticare la curiosità morbosa delle mie ombrette fedeli Mark e Sauro. Citavo quei versi, celeberrimi e immortali, per un altro motivo. Un giorno la mia insegnante d'Inglese del Liceo disse che se Shakespeare vivesse nella nostra epoca probabilmente non farebbe il drammaturgo ma il giornalista. Affermazione sorprendente ma che noi alunni trovammo addirittura ovvia sapendo che la prof aveva sposato un giornalista inglese corrispondente dall'Italia. Personalmente io vedo nel Bardo soprattutto un poeta, un titano all'altezza di Dante e Omero, ma molti anni dopo ho capito che quell'affermazione non era affatto banale. 

Signori miei, noi nel campo dell'arte, della musica, della gastronomia e, last but not least, nell'ars amatoria, abbiamo lezioni da vendere e da impartire agli inglesi. Nel giornalismo no. Nel giornalismo dobbiamo solo imparare da loro e toglierci il cappello. Fossero nati in terra d'Albione, i nostri giganti, Biagi e Montanelli, sarebbero stati due buoni giornalisti, ma nulla di più. E di Marco Travaglio oggi noi ne abbiamo uno solo (purtroppo), loro ne hanno a decine. 

Prendiamo, per esempio, questo articolo che affronta un tema controverso e non semplice, cui ho dedicato vari post anche ultimamente. Il tema del LAVORARE MENO per incrementare l'occupazione e la qualità della vita dei lavoratori. La questione viene esaminata in modo chiaro e conciso - come deve essere per l'appunto un articolo giornalistico - ma non superficiale e da diversi punti di vista. La concatenazione logica non si interrompe mai e le conclusioni sono ineccepibili. In più c'è quel quid che è poesia e musica per le mie orecchie. Si parla per esempio di "vangelo del tempo libero" (gospel of leisure) e di "elogio dell'ozio" (In praise of idleness, che è un famoso saggio di Bertrand Russell). In questo forum avevo già parlato dell'otium latino e del suo significato corrispondente al termine greco equivalente: scholè (scuola). Ovvero la nobile attività di tutti quelli (come gli studenti) che non sono obbligati a lavorare, cioè non sono schiavi ma liberi, e possono dedicare il tempo libero alle cose belle, amate, desiderate, come per l'appunto lo studio, inteso come passione e amore del sapere (filos-sophia). Nel pensiero marxista è il "tempo liberato", liberato cioè dall'oppressione capitalista che impone un eccesso di lavoro finalizzato al profitto. Il tempo liberato eleva i lavoratori dal "regno della necessità" al "regno della libertà". Nell'articolo si dipana la mirabile convergenza di importantissime scuole del pensiero moderno, apparentemente slegate, da Marx a Keynes, dall'utilitarismo di Stuart Mill allo scientismo neoilluminista e libertario di Russell, che insieme disvelano l'aspetto unitario e cruciale della questione, mostrando how human progress depends on society performing less work, not more.  E pervenendo alla comune conclusione che working less, in short, is about allowing us to live more. Let's work to achieve it! 

LAVORARE DI MENO PER VIVERE DI PIÙ.

LAVORIAMO PER OTTENERLO!

Signori, a mio modesto avviso, questa non è solo una lezione, grandiosa, di economia etica e di giornalismo. Questo articolo è poesia, ed è lezione di vita!! 

https://theconversation.com/the-case-for-working-less-22454

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11 messaggi in questa discussione

Ahahahahaha !!  Inizio dalla parte più comica : Guarda Cazzaro ,  non sono affatto convinto che i tuoi compagni ed alunni del Liceo , tra cui il figlio di Ciccillo O’Vacanziere , il padre di Genny A’carogna , il cugino di Sasa’ O’Giocoliere  ed il nipote di Antimo O’Sindaco di Scampia rimasero particolarmente colpiti da quei versi di Shakespeare . Mhmhmhmhm !! Probabilmente nemmeno te . Ma ora ti fa “figo” inventarti una nuova panzana del genere per far notare al forum quanto era alta , già all’epoca , non solo la tua grande cultura , ma , già che siamo a raccontare panzane , pure la tua altissima sensibilità di adolescente più unico che raro in una Napoli che ...” guaglio’ se ne *** va”. Immagino quando già da studentello liceale soffrivi già di insonnia e che nel tuo minuscolo giaciglio che , purtroppo per lui , doveva contenere un corpo di un quintale e 20, ti trovavi a fantasticare di quanto doveva essere bello il mondo dove non si lavorava un caz.z.o , ci si estasiava di bellissime frasi di Shakespeare e però c’era pure l’esigenza di riempire la pancia , cosa che a te era permessa visto la quintalata e più che pesavi da novello obeso . A me sa tanto che quando ne parlavi con il tuo compagno di banco , il figlio di Totò O’Contrabbandiere eri ripagato da pattoni nelacapa...!! Ma detto ciò e’ spassoso pure l’accostamento fatto dello Shakespeare comunista . Si , proprio lui nato nel 1500 che già prevedeva l’evoluzione marxista che si sarebbe dipanata oltre 3 secoli dopo e che già delineava il lavoro come sottrazione al partecipare alle cose belle e vere della qualità della vita come la necessità del lavoro visto non più come un mezzo per vivere ma come un intralcio irrespirabile e fonte ostativa per assaporare i veri valori spirituali della vita ( alle quali però il Cazzaro si sottrae spesso abbuffandosi di pasta al forno , ricottine di Agerola e babà ...) rispetto alla panza piena di citazioni . Che poi , le citazioni di cui parla il Cazzaro napoletano , quelle del Bardo , sono citazioni di origine celtica e quindi caposaldi della cultura leghista . Ci manca qualcosa che richiami i Druidi e le ampolle dell’Avon rispetto a quelle del Po’ e siamo a posto . Mr. Mark Calandrino Travaglio , poi , e’ qualcosa di fenomenale . Pensare che se fosse un giornalista inglese riceverebbe più tributi di Biagi , Scalfari e mettiamoci pure Montanelli e’ qualcosa di imperdibile . Ad Uno come Travaglio , in United Kingdom , avrebbero già fatto attaccare la penna al chiodo e ridotto in povertà con le condanne che avrebbe ricevuto per le calunnie e le diffamazioni che avrebbe sparso pure la da Galles al Wales passando per l’England. Vorrei terminare con un riferimento a Keynes che il Cazzaro accosta pure a Russel traghettato da Stuart Mill formando una congrega di marxisti che vivono solo nella mente bacata del Cazzaro Partenopeo. Ma poi , chi nel mondo si abbevera del “Lavorare meno lavorare tutti “ dove il lavorare meno si attesta ad una settimana lavorativa di 15 ore ?? Nessuno !! Manco a Cuba ed in Venezuela ...!! Basta perché mi viene da ridere troppo . 

Modificato da mark222220

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Essi' sig fosforo, troppe citazioni, troppa cultura.

In latino, in ostrogoto, tutta roba che io non conosco. 

Insomma se ora si è messo a fare il divulgatore culturale pure lei, in competizione col maggiordomo, lei ha sbagliato approccio.

Con quest'ultimo post lei ha parlato agli intellettuali come ilsauro, come il maggiordomo, oppure ad un amante della letteratura come il sig Frizz  per non trascurare il sig etrusco, ma ha trascurato gli ignoranti come me e il sig monello.

Come possiamo capire noi che non conosciamo  il latino  e neppure sekspir?

E poi quell'invito a lavorare solo 15 ore alla settimana, roba che solo per le ricerche in Wikipedia, è la media giornaliera e notturna del sig maggiordomo per trovare le notizie utili per bastonarci. Io stesso se facessi lavorare i miei collaboratori solo 15 ore alla settimana, dovrei assumerne  altri 25 o 30. Finirei sul lastrico nel giro di un mese.

Per forza il sig maggiordomo si mette a ridere, se venissero canonizzate le 15 ore alla settimana, Leopoldino, di quanti maggiordomi si dovrebbe circondare? E poi? E poi se si mettono a litigare per chi dei tanti deve vuotare il pitale?

Basta a questo punto viene da ridere pure a me.

 

Modificato da ahaha.ha

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Il cazzaro seriale fosforo31 abbandona definitivamente al suo destino Marta Guindani, il di lei eccellente studio econometrico e l'economia stessa.

Il cazzaro fosforo31 abbraccia la poesia.

Peccato la poesia che sottopone alla nostra attenzione:

1 - NON DIMOSTRA AFFATTO che "lavorare meno" implichi "lavorare tutti". Perfino in ambito poetico il noto slogan comunista rimane un pregiudizio privo di qualsiasi fondamento scientifico;

2 - NON DIMOSTRA AFFATTO che "lavorare meno e il lavorare stabilmente sono due fattori che incrementano mediamente la produttività oraria del lavoro" , che rimane un pregiudizio del cazzaro seriale fosforo31.

L'economia è disciplina distinta dalla poesia, con buona pace del cazzaro seriale fosforo31.

Vale appena il caso di sottolineare che l'economista improvvisatosi poeta non affronta la questione della produttività.

E rimane senza risposta un domanda ovvia: se il tempo libero è tanto piacevole per quale ragione chi ha molto tempo libero, come l'inoccupato, dovrebbe preoccuparsi di lavorare?

Buona futura opposizione di inquisiti di sinistra a tutti

PS: invito il cialtronissimo cazzaro seriale fosforo31 ad approfondire gli studi econometrici di Mia Khalifa, molto più istruttivi della poesia

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Mi perdoni sig ilsauro ma io e i suoi 25 lettori siamo in attesa del suo nuovo romanzo.

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1 ora fa, ahaha.ha ha scritto:

Essi' sig fosforo, troppe citazioni, troppa cultura.

In latino, in ostrogoto, tutta roba che io non conosco. 

Insomma se ora si è messo a fare il divulgatore culturale pure lei, in competizione col maggiordomo, lei ha sbagliato approccio.

Con quest'ultimo post lei ha parlato agli intellettuali come ilsauro, come il maggiordomo, oppure ad un amante della letteratura come il sig Frizz  per non trascurare il sig etrusco, ma ha trascurato gli ignoranti come me e il sig monello.

Come possiamo capire noi che non conosciamo  il latino  e neppure sekspir?

E poi quell'invito a lavorare solo 15 ore alla settimana, roba che solo per le ricerche in Wikipedia, è la media giornaliera e notturna del sig maggiordomo per trovare le notizie utili per bastonarci. Io stesso se facessi lavorare i miei collaboratori solo 15 ore alla settimana, dovrei assumerne  altri 25 o 30. Finirei sul lastrico nel giro di un mese.

Per forza il sig maggiordomo si mette a ridere, se venissero canonizzate le 15 ore alla settimana, Leopoldino, di quanti maggiordomi si dovrebbe circondare? E poi? E poi se si mettono a litigare per chi dei tanti deve vuotare il pitale?

Basta a questo punto viene da ridere pure a me.

Preso atto delle sterili farneticazioni del pisano e delle ugualmente sterili ripetizioni del sauretto, l'unico che merita risposta è Ahaha.

Egregio, sull'inglese con me sfondi una porta aperta. Io sono un difensore della lingua italiana (nonché di quella napoletana) dalle invasioni barbariche. Ho firmato petizioni come questa e invito tutti i forumisti a farlo.

https://www.change.org/p/l-italiano-siamo-noi

Oggi molti corsi universitari e di dottorato sono tenuti in inglese, come avveniva nelle colonie dell'impero britannico. Ma noi non siamo una colonia, pertanto io dico che gli insegnamenti in lingua inglese DEVONO SPARIRE da tutte le scuole e università italiane, fatta eccezione ovviamente per i corsi specifici sulla lingua inglese e sulla letteratura inglese o americana. I primi è anche giusto che siano incentivati. Ma è assurdo, umiliante e controproducente che un corso di elettronica o di fisica sia tenuto in inglese e non nella lingua madre del docente e degli studenti. Se gli studenti (e i docenti) italiani non fossero ridotti a un gregge di pecore, scenderebbero in piazza e alzerebbero le barricate per difendere la lingua di Dante. Così come sarebbero scesi in piazza contro la riformaccia renziana dell'alternanza scuola-lavoro. Studenti obbligati a lavorare gratis, sfruttati e umiliati (e non di rado pure infortunati). C'è un tempo per lo studio e uno per il lavoro, e lo sapevano bene gli antichi visto che la parola greca scholè in latino diventa otium. Se poi uno studente ha necessità di lavorare sul serio per contribuire al bilancio familiare, ed è costretto a studiare di notte, questo ammirevole studente lavoratore risulta vieppiù danneggiato dalla schifosa, vomitevole riformaccia renziana che lo obbliga a lavorare per non imparare e non guadagnare NULLA. Buon per questi cani ignoranti e incapaci che nessuna delle mie due figlie è stata chiamata a sottoporsi a un simile ab.uso. Con il cavolo che le avrebbero costrette a lavorare gratis! Non le avrei iscritte a una scuola privata, ma sarei andato fino in Cassazione, fino alla CEDU! Nella peggiore delle ipotesi le avrei tolte dalla scuola pubblica e le avrei preparate io gratis per la maturità, dove, da privatiste, avrebbero ugualmente conseguito il diploma con il massimo dei voti. Ma qui rientriamo anche nel tema della discussione perché è assurdo costringere milioni di studenti a lavorare gratis in un paese dove ci sono milioni di disoccupati e un'altissima disoccupazione giovanile. Giovani che non studiano e che vorrebbero lavorare non trovano un lavoro, mentre i giovani che studiano sono costretti a lavorare gratis togliendo lavoro ai loro coetanei più bisognosi!!!! Un disastro e una vergogna epocali! 

Egregio, neanche a me piace l'inglese, ma quell'articolo sarebbe bellissimo anche se fosse scritto in arabo o in cinese. Come pure quei versi di Shakespeare di cui ho riportato volutamente la pura traduzione letterale e non quella che si legge sui libri. In ogni caso Google mette a disposizione un buon traduttore automatico.

Keynes propose le 15 ore nel 1930 ma era una previsione riferita a un secolo dopo, cioè al 2030. Previsione sbagliata perché l'economia purtroppo non si è evoluta in modo keynesiano, ma soprattutto non in modo equo, umano ed ecologico. Si calcola che subito prima della rivoluzione industriale un cittadino benestante di un ricco paese europeo dal clima non troppo freddo vivesse consumando tra un millesimo e un centesimo dell'attuale consumo pro capite di energia. Ci sono studi che dimostrano che potremmo vivere più che decentemente consumando solo un decimo dell'energia che consumiamo. Ma questo accade un po' in tutti i settori, eccetto quello agroalimentare dove la sovrapproduzione rispetto ai bisogni non è un fattore 10 ma al massimo 2 mentre in alcuni paesi poverissimi è minore di 1 e si soffre la fame. Nelle società industriali si consuma e si produce decisamente troppo. Siamo al paradosso che non produciamo per consumare ma consumiamo per produrre. Il perverso modello economico in cui viviamo ci costringe a consumare sempre di più, per far crescere sempre di più la produzione, sostenere i profitti dei capitalisti e tenere alta l'inflazione (che si azzera solo nei periodi di stagnazione o di recessione). La moneta si svaluta e questo ci impedisce di tornare indietro, anche volendo. Non a caso basta un anno o due di recessione, dopo decenni di crescita, per diffondere la povertà o almeno la sensazione di una povertà diffusa. Se producessimo non in base alla legge del mercato ma in base ai reali bisogni umani e nel rispetto dell'ambiente, le 15 ore di lavoro settimanale previste da Keynes sarebbero già più che sufficienti (considerato l'apporto della tecnologia e delle macchine) per vivere TUTTI più che decentemente, sicuramente meglio che nel 1930. TUTTI avrebbero un lavoro stabile e molto tempo libero. Certo un'utilitaria di 100 cavalli sarebbe inconcepibile, avremmo automobili da 10 cavalli e andremmo da Napoli a Roma in 4 ore anziché in 2 ore. Niente di male avendo tutto il tempo libero a disposizione. E considerando che per millenni si è andati da Napoli a Roma in groppa a un solo cavallo in 12 o 16 ore. Come si sostiene nell'articolo, lavorando meno non solo si incrementa l'occupazione e dunque L'EQUITÀ SOCIALE, non solo migliora la qualità della vita dei lavoratori che hanno più tempo libero, cioè PIÙ TEMPO PER VIVERE, ma MIGLIORA LA QUALITÀ STESSA DEL LAVORO. Se i tuoi collaboratori lavorassero 25-30 ore la settimana, anziché 40-45 (correggimi se sbaglio, penso che siano questi grosso modo gli orari nel settore agricolo), non solo potresti assumere una decina di disoccupati ma il lavoro sarebbe svolto meglio. La produttività di un'ora di lavoro sarebbe maggiore. Certo lo Stato dovrebbe darti qualche incentivo, i tuoi attuali dipendenti guadagnerebbero un pochino meno, come pure il datore di lavoro. Ma qualche sacrificio prima o poi bisognerà farlo TUTTI. L'alternativa è scaricarli tutti sui nostri figli, nipoti o pronipoti, che un giorno ci malediranno. 

Saluti 

 

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4 minuti fa, fosforo311 ha scritto:

Previsione sbagliata perché l'economia purtroppo non si è evoluta in modo keynesiano

Qualche forumista serio ha capito quale sia il modello keynesiano di sviluppo dell'economia che hanno sviluppato presso la Barbershop University "Carmine Petruzziello" di Soccavo?

Sono certo che il modello keynesiano di sviluppo dell'economia è sconosciuto perfino al MIT oppure ad Harvard.

Quindi non resta che rivolgersi alla prestigiosissima "Carmine Petruzziello". Qualcuno mi fa saper qualcosa?

 

16 minuti fa, fosforo311 ha scritto:

Buon per questi cani ignoranti e incapaci che nessuna delle mie due figlie è stata chiamata a sottoporsi a un simile ab.uso. Con il cavolo che le avrebbero costrette a lavorare gratis!

Ricordo male oppure il cialtronissimo cazzaro fosforo31 è un appassionato della curiosa tesi di De Masi secondo il quale la disoccupazione si batte lavorando gratis? Non lavorando meno, lavorando gratis.

18 minuti fa, fosforo311 ha scritto:

Certo un'utilitaria di 100 cavalli sarebbe inconcepibile, avremmo automobili da 10 cavalli e andremmo da Napoli a Roma in 4 ore anziché in 2 ore. Niente di male avendo tutto il tempo libero a disposizione.

Qualcuno spieghi al cialtronissimo cazzaro seriale fosforo31 che per realizzare il suo straordinario programma politico è sufficiente tornare al 1870. Si faccia eleggere in Parlamento e ne potrà parlare nella sede più opportuna.

Buona futura opposizione di inquisiti di sinistra a tutti

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Si vabbè Cazzaro , solito sfoggio di decorazione di caga ta fine a se stessa , ma , in concreto , cosa abbiamo acquisito noi forumisti bastonatori della tua persona ?? Beh , scendiamo nel concreto ed analizziamole perché alcune nuove caga te si aggiungono a quelle precedenti . 1) Sappiamo con certezza che se le tue due figlie ( hanno tutta la mia solidarietà per sopportare un padre idio ta come te, ndr) se sottratte al patibolo della scuola pubblica perché sottoposte al decreto scuola - lavoro ( che , comunque , rammento non era affatto obbligatorio , nda ) , dopo aver malmenato dal preside fino a tutto il corpo docente e non docente , le avresti ritirate da scuola , le avresti preparate te stesso trasformandoti in Cazzaro O’Professore con la certezza che le stesse , figlie di un ragazzo prodigio e nipoti di un collega di Einstein , avrebbero ottenuto il massimo dei voti.  2) Che a te non piace l’inglese lo sappiamo fin dai tempi che davi indicazioni stradali di Napoli a quei turisti tedeschi che te le chiedevano in latino . Solo , però , una volta sceso in piazza affinché gli insegnanti di lingua inglese vadano ad impinguare la categoria dei disoccupati , dovresti prendere atto che in tutto il mondo civile ed in gran parte di quello incivile , tutte le pubblicazioni scientifiche sono redatte , lette e quindi accettate in lingua inglese e non in quella italiana . Saresti il solito Don Chisciotte che fa la guerra ai mulini a vento e non sono tanto sicuro che Sancho ti seguirebbe su questo aspetto . 3) Notevole la tua affermazione che per “millenni “ siamo andati , da Napoli a Roma o viceversa , in 12/16 ore  perdipiu in groppa ad un solo cavallo.  Urka , la tua propensione alla bufalaggine assume un vertice imbattibile . Allora : la distanza tra Roma e Napoli e’ di circa 230 km calcolati via autostrada . Considerando che nei “millenni scorsi “, almeno credo , le autostrade non esistevano , si presuppone che la distanza , considerato gli attraversamenti di campagna , collinare e simile siano stati ben di più . Vogliamo aggiungere una cinquantina in più ?? Bene !! Nei tempi da te indicati vorrebbe dire che “un solo cavallo” , e quindi senza possibilità di cambio , avrebbe una media di 30 km all’ora . Forse non stai bene . Ricoverati !!  4) Si parla di Sancho ed allora viene a proposito . Prendo lo spunto dall’esempio  che fai e relativo alla sua presunta azienda nel settore agricolo. Sig. Sancho non dia retta al Cazzaro di Napoli perché farlo significherebbe fallimento in pochi mesi . Perché veda Sancho , il Cazzaro omette di dire che al “Lavorare meno , lavorare tutti “ manca una postilla fondamentale . Quella che dice “ A parità di salario “ . Lo capisce anche da solo che lei si troverebbe ad avere meno produttività determinata dal minor numero di ore lavorate con una esposizione economica uguale a quando i suoi dipendenti lavoravano 40 ore settimanali e non 15.  Si capisce che se i suoi standard produttivi fossero attestati su picchi maggiori sarebbe costretto ad assumere altro personale , sempre a 15 ore ma pagandoli come se ne lavorassero 40.  Lasci perdere Sancho , conviene a lei !!  Mi rifiuto , infine , di commentare nuovamente Keynes . Giuro che non ce la faccio più  sentire le bufale del Cazzaro napoletano che mette in bocca all’eminente economista parole e frasi che mai si e’ sognato di pronunciare . 

Modificato da mark222220

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Mi perdoni sig fosforo, ma la decrescita felice non mi sembra sia contemplata in questo mondo. Ogni capo di stato strilla  a gran voce che bisogna crescere di più e che bisogna fare figli altrimenti la popolazione invecchia e poi muore di fame ( muore comunque anche se è un paperone).

Io stesso sono contrario alla decrescita. Come potremmo essere felici con la decrescita felice?

Un tempo al lavoro si andava a piedi o in bicicletta, e "lavorava" solo l'uomo mentre la moglie era di supporto, almeno nelle campagne, mentre nelle città era l'angelo del focolare.

Oggi per andare al lavoro una sola macchina non basta, ce ne vogliono almeno due, una per l'uomo una per la donna, e se la famiglia avanza qualcosa un'automobile anche per il figlio maggiore.

Non parliamo dei telefonini, uno per ogni membro della famiglia, uno anche per l'ultimo nato che frequenta l'asilo.

Gli elettrodomestici? Lavatrici almeno due, lavapiatti? Non si può rinunciare, lavare a mano significa rimuovere la crema ammorbidente.

Dimenticavo l'asciugatrice: un tempo i panni venivano appesi ed esposti al sole e al vento, oggi non si può, prendono quel profumo di città che a letto da fastidio.

La televisione, vogliamo dimenticarla? Ce ne vuole una per stanza, come si può rinunciare alla soap-opera mentre si stira o si pedala sulla cyclette, che andare per le strade è pericoloso.

No, no, sig fosforo la decrescita felice la faccia lei, oppure aspettiamo che sia la natura a farcela fare.

 

 

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Urka !! Non ci posso credere . Sono d’accordo dalla A alla Z 

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1 ora fa, fosforo311 ha scritto:

X Ahaha

Il 🐔 pisano (se non fosse un pollo non starebbe ancora dietro un pifferaio alla frutta) a quanto pare non ha afferrato il senso ironico del tuo post, egregio. Voglio precisare tuttavia due cose. 

A casa mia non abbiamo mai usato lavastoviglie e asciugatrici. Mia moglie e le mie figlie (almeno quando sono in casa) lavano i piatti a mano. Che è anche un modo per fare due chiacchiere tra loro lontane dall'orecchio del sottoscritto. Non di rado fanno a mano anche il bucato. Questo viene messo ad asciugare al sole o al vento (basta una minima brezza), come fa tuttora la maggior parte delle famiglie napoletane. L'asciugatrice consuma molto e sostituisce una fonte energetica rinnovabile, pulita e gratuita. Un'assurdità. Sarebbe come sostituire la vela di una barca a vela con un motore a elica. Dove l'elica non gira nell'acqua ma in aria! In realtà questo tipo di imbarcazione esiste e si chiama hovercraft. È diffuso soprattutto in paesi spreconi come gli USA e possiamo considerarlo l'equivalente marino dell'asciugatrice. 

L'altra precisazione è che il modello di sviluppo keynesiano non prevede la decrescita ma una crescita che potremmo definire "crescita felice". Cioè a misura d'uomo, regolata non solo dal mercato nell'interesse dei singoli, ma anche dallo Stato nel superiore interesse collettivo. Keynes critica il modello dominante al suo tempo (e al nostro), dove la soddisfazione dei bisogni è secondaria allo scopo del profitto e lo espone continuamente a uno stato di crisi. E auspica una società liberata dal bisogno della sopravvivenza e impegnata invece a soddisfare bisogni di livello superiore.

https://www.linkiesta.it/it/blog-post/2012/06/29/keynes-e-la-crescita-felice/8406/

Purtroppo una crescita felice e ininterrotta nel tempo è impossibile. Se intendiamo per crescita quella della produzione e dei consumi, o quella del valore aggiunto dal lavoro, cioè il PIL. Ce lo dicono la logica e un sano realismo. Ma oggi lo confermano i fatti. Keynes non poteva prevedere il global warming e i mutamenti climatici. Siamo nel 2020 e ci stiamo già giocando alcuni tra i paradisi più belli della Natura. Parlo degli atolli del Pacifico molti dei quali diventeranno inabitabili entro il 2050 ancora prima di essere sommersi dall'acqua. Basterà infatti un innalzamento di 40 cm del livello del mare per portare il sale nelle falde di acqua dolce. Ma del destino dei polinesiani in Occidente ce ne infischiamo. Preferiamo aspettare il 2100 e l'eventuale scenario peggiore che prevede un innalzamento di 2 metri del livello del mare. E allora addio Venezia, seri problemi per megalopoli come New York, Shangai, Bangkok, contaminazione di tutte le falde acquifere costiere, ingenti danni globali. Per scongiurare rischi del genere non resta che la decrescita. Questo è poco ma sicuro. Che sia felice o meno dipenderà dagli uomini e dai loro governanti. 

Saluti

Volevo aggiungere una riflessione su un punto già citato nella precedente risposta ad Ahaha. Oltre al settore delle fonti rinnovabili, che come è ovvio dovrà crescere, e di molto, fino a coprire il fabbisogno energetico globale (che in assoluto, e non solo in rapporto alla popolazione, deve decrescere), c'è un altro settore che dovrà crescere e non decrescere. É il settore agroalimentare che nel 2100 dovrà sfamare oltre 11 miliardi di persone. Dovrà crescere sia sul piano quantitativo che su quello qualitativo. Dovremo in sostanza sfamare 11 miliardi di bocche con un'agricoltura, un allevamento e una pesca molto produttive ma anche molto rispettose dell'ambiente e della salute. Aumenterà di molto l'incidenza di questo settore sull'economia globale (che in molti altri settori al contrario decrescerà). Molti lavoratori dovranno trasferirsi dalle città e dalle industrie alle campagne. Cresceranno le aree coltivate, ma dovrà crollare, se non azzerarsi, il consumo di pesticidi per i vegetali e di ormoni per il bestiame.  La scienza sarà di grande aiuto per imporre su scala globale modelli di agricoltura e allevamento biologici e ad alto rendimento. Quindi mangeremo molte alghe e alleveremo molti insetti per mangiarli. Con buona pace di direttoretto, gli insetti sono una fonte di proteine nobili con un'impronta ecologica molto più bassa dell'allevamento tradizionale.

Qualcuno potrebbe proporre un modello di sviluppo alternativo. Ovvero far decrescere la popolazione. O arrestare la crescita per es. a un max di 8-10 miliardi. Nulla di più sbagliato. Un certo rallentamento è auspicabile (e in parte verrà da sé) solo in alcuni paesi africani e asiatici, ma in paesi come l'Italia e il Giappone, per esempio, la natalità deve assolutamente crescere. Così pure in grandi paesi sottopopolati come l'Australia, il Canada, la stessa Russia. In ciascuno quali c'è abbastanza terra e acqua per nutrire un miliardo e passa di persone. Ovviamente bisognerà abbattere gli sprechi alimentari e la percentuale degli obesi. La natalità deve crescere perché cresce la vita media e gli anziani hanno bisogno del lavoro dei giovani. Lo hanno capito anche in Cina dove il regime aveva imposto il limite di un figlio per coppia, poi si è passati a due figli ma presto cadrà anche questo limite e il governo prepara un grande piano per il sostegno alla natalità. Probabilmente lo ha capito anche il coronavirus cinese  che attacca soprattutto gli anziani e risparmia i bambini. La Natura non ama gli squilibri.

In definitiva, il nostro futuro è fortemente legato, a mio modesto avviso, a una riflessione globale che porti l'umanità a riafferrare l'antico concetto di ricchezza che negli ultimi secoli, quelli della rivoluzione industriale, e in particolare nel mondo occidentale e negli ultimi decenni, si era smarrito. La ricchezza dell'uomo non è il denaro, e nemmeno ciò che produce e che consuma. Le nostre ricchezze sono tre: la terra (intesa sia come terra coltivabile sia come pianeta e ambiente da proteggere), i figli (la prole, il ricambio generazionale, la stampella degli anziani) e il tempo (il tempo necessario per lavorare e il tempo libero per vivere, per dare cioè un senso alla nostra libertà).   

 

 

Modificato da fosforo311
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Il quadrupede pisano conferma ovviamente di essere un esperto di ippica e io, che di ippica non so nulla ma sono una persona obbiettiva, non ho difficoltà nell'ammettere l'errore che mi segnala. Ho scritto che un tempo si andava da Napoli a Roma "in groppa a un solo cavallo" in 12-16 ore. L'esperto mi fa notare che era impossibile farlo realmente con un solo cavallo, cioè senza effettuare cambi con animali freschi nelle apposite stazioni di posta. Giusto, ma se oltre che di ippica si intendesse anche di logica, il nostro avrebbe capito dal contesto che il mio era solo un errore di forma. Avrei dovuto scrivere: "si andava a cavallo da Napoli a Roma in 12-16 ore (effettuando una serie di cambi)". Avevo scritto "un solo cavallo" solo per evidenziare un confronto di potenze. Ovvero tra i 10 cavalli dell'immaginaria automobile che a mio avviso potrebbe ben soddisfare le esigenze di mobilità personale o familiare in un sistema economico "decresciuto", e il singolo cavallo (1 CV) che è in prima approssimazione la potenza meccanica sviluppata (su media distanza) dall'antico mezzo di trasporto animale. Peraltro il fatto che per fare quel viaggio a cavallo senza cambi occorrevano almeno due giorni, e non 12-16 ore, va a corroborare la mia tesi che anche tagliando drasticamente le potenze delle auto (quindi i consumi e le emissioni inquinanti e di gas serra) viaggeremmo comunque molto più veloci (e comodi) che nell'era preindustriale. Avevo scritto infatti che con una vettura di appena 10 cavalli potremmo andare (in 4 persone) da Napoli a Roma in 4 ore, a una media cioè di poco meno di 60 km/h sulla distanza di 230 km. Dimostrerò che la economicissima utilitaria in oggetto potrebbe fare questo viaggio anche in meno di 3 ore. Prendiamo come riferimento l'utilitaria  più diffusa in Italia: la Fiat Panda 1.2 a benzina. La casa dichiara 69 CV di potenza max e 164 km/h di velocità max (irraggiungibile sulle autostrade italiane dato che il nostro codice vieta di superare i 130 km/h). Orbene, in autostrada a velocità costante sopra i 50 km/h la quasi totalità della potenza erogata dal motore serve a vincere la resistenza aerodinamica (la resistenza d'attrito nel rotolamento degli pneumatici sull'asfalto è trascurabile). Ma la forza di resistenza aerodinamica cresce con il quadrato della velocità, quindi la potenza richiesta, pari al prodotto della forza per la velocità, cresce con il cubo della velocità. Ipotizzando per la nostra auto fittizia da 10 CV lo stesso coefficiente aerodinamico della Panda da 69 CV, ne ricaviamo la velocità max moltiplicando i 164 km/h di quest'ultima per la radice cubica del rapporto delle potenze (10/69), ottenendo un valore di poco superiore agli 86 km/h. Più che sufficienti per andare da Napoli a Roma (230 km) in 3 ore.

Modificato da fosforo311

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