Ricordate il post del Cazzaro napoletano “Lavorare meno , lavorare tutti “ ??

Non potete non ricordarlo !! Anche perché il Cazzaro di Napoli ci fece due palle come cocomeri circa la bontà della teoria indicata nel titolo. Secondo lui lavorare meno , lavorare tutti a parità di salario , oltre a risolvere il problema dell’occupazione avrebbe portato benefici per il Pil ,avrebbe consentito una maggiore produttività e quindi ricchezza intrinseca per il Paese . Non potete non ricordarlo perché citava continuamente Keynes , che , secondo il Cazzaro partenopeo già , un secolo prima, declamava ( mai detto) quei benefici che il Pulcinella partenopeo tentava disperatamente di dimostrare. E come tentava di farlo ?? Intanto con post lunghissimi pieni di formule , formulette incomprensibili ed inverificabili  che mettevano a rischio il sistema parasimpatico individuale , curve di Gini , tentativi già abbozzati nella Germania by Wuppertal, riferimenti a suo fratello più furbo che insegna ( od insegnava) a Princeton sedendo alla stessa scrivania che un tempo fu di Einstein . Insomma , per il Cazzaro di Napoli , riducendo di 2 o 4 ore giornaliere l’orario di lavoro , avremmo raggiunto nel giro di pochi anni una piena occupazione in un paese infinitamente più ricco e produttivo . Al Cazzaro  Mancava solo una cosa a corollario del suo teorema : Un esempio pratico !! Ed il Cazzaro lo trova !! E con grande enfasi ci dice pure che non trattasi di un Paese sottosviluppato . Trattasi della Finlandia . Un paese europeo all’avanguardia dove , da li a poco , avrebbero iniziato a mettere in pratica quel che il Cazzaro anela per l’Italia. ! Ecco che qui c’è la prima bufaletta . La definisco bufaletta e non bufala perché una parte di verità esiste . Il primo ministro finlandese , Sara Martin , aveva dato mandato ad una commissione comprendente i massimi esponenti economici del paese per verificare e riferire su tutti gli aspetti del provvedimento , i pro ed i contro relativi prima di partire con quel provvedimento. Quindi nessun provvedimento in essere come bovinamente ci informava il Cazzaro. Ed ora i risultati sono venuti a conoscenza . E trattasi dell’ennesima debacle per il Cazzaro Napoletano . Ecco qua : 

 

Altro che Finlandia. Ridurre l’orario di lavoro per legge riduce l’occupazione

L’evidenza empirica suggerisce di evitare soluzioni semplicistiche: l’idea secondo cui il lavoro va redistribuito per legge non funziona...

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15 messaggi in questa discussione

Il cazzaro napoletano ha pure inventato un suo fantomatico post nel quale avrebbe dato notizia di un eccellente studio econometrico (ipse scripsit, NdA) che avvalorerebbe la tesi secondo la quale "il lavorare meno e il lavorare stabilmente sono due fattori che incrementano mediamente la produttività oraria del lavoro" .
Sfido chiunque a trovare un eccellente studio econometrico, che sia allegato o meno ai post del bugiardo patologico fosforo31, che avvalorerebbe la tesi secondo la quale "il lavorare meno e il lavorare stabilmente sono due fattori che incrementano mediamente la produttività oraria del lavoro".

Il panzanaro fosforo31, per avvalorare un vuoto slogan comunista, ha inventato uno studio econometrico che fa coppia con il fratello visiting professor a Princeton. Il cazzaro napoletano fosforo31 ha bisogno di un bravo psichiatra.

Buona futura opposizione di inquisiti di sinistra a tutti

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Il cazzaro napoletano fosforo31 inoltre è uno iettatore.

Tra le sue vittime dobbiamo annoverare Angelino Alfano, che era stato indicato dal cazzaro iettatore come successore di Berlusconi.

"... questo Angelino Jolie Alfano ha tutte le caratteristiche per fare carriera, qualcuno lo considera addirittura come papabile alla successione dell'impunito, visto che ormai Fini pare fuori dai giochi. E' obbediente, zelante, sopporta le bacchettate sulle dita e sa anche fingere un minimo di autonomia, giusto quello che basta per salvare le apparenze..." (post del 23/11/2009, ore 19.48)

Angelino Alfano ha chiuso la sua carriera politica alla fine della XVII legislatura.

BFODIDSAT

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C'era una volta un forumista pisano che si spacciava per comunista e per militante della Sinistra. Ci parlava di Berlinguer, di Feste dell'Unità e quant'altro, senza nemmeno sciacquarsi prima la bocca. SVERGOGNATO! Ora sappiamo da che parte sta. Da che parte è sempre stato. È di DESTRA e sta con un pifferaio di destra, che oggi vota con le destra fascioleghista e berlusconiana, cioè con la FECCIA POLITICA DELL'EUROPA, per impedire all'Italia non dico di adeguarsi ma nemmeno di avvicinarsi alla normativa vigente nei paesi europei seri in materia di prescrizione (Grecia a parte). Naturalmente a questa feccia freguntubo dei paesi seri, freguntubo delle vittime dei reati: gli interessa solo l'impunità dei loro amici e compari, e anche la propria perché la gran parte di loro - ci metto ambedue le mani sul fuoco - ha la coda di paglia. Gli interessa ovviamente anche mandare a casa un premier galantuomo e non ricattabile.

Naturalmente un'idea prettamente di sinistra, un'idea storica della Sinistra (non solo italiana) come LAVORARE TUTTI LAVORARE MENO, oggi non può che far venire l'orticaria a questo squallido destrebete pisano. Come pure l'universale esigenza di abbattere gli orari di lavoro per incrementare l'occupazione, migliorare la produttività, incrementare il tempo libero, movimentare l'ingente indotto economico conseguente, e fronteggiare la crescente sostituzione del lavoro umano con quello delle macchine proteggendo le persone e i diritti più dei profitti. Esigenza anticipata con sensibilità e lungimiranza già 90 anni fa dal grande Keynes. Che nel 1930 proponeva una settimana cortissima di 15 ore lavorative! A chi avesse ancora qualche difficoltà a individuare la precisa collocazione politica del destrebete pisano viene in soccorso lo stesso destrebete. Il quale oppone al grande Keynes tale Luciano Capone (?!). Peraltro con un link a una pagina inesistente. Allora mi sono chiesto: chi sarà mai questo carneade? Senza dubbio è un cognome meridionale. Non sarà mica un discendente di Al Capone? O forse è un parente di Antonio Capone, ala destra del Napoli anni '70 dove faceva coppia d'attacco col grande Beppe Savoldi?

[Un inciso per l'incredulo Sauro24, incompetente assoluto di informatica. Probabilmente era la prima volta che digitavo sul mio vecchio tablet la parola "Savoldi". Il correttore automatico vi ha riconosciuto la sequenza avol e sul display al posto di "Savoldi" è apparsa - lo giuro sulla testa delle mie figlie - la parola "Cavolfiore" (con la maiuscola)].

Google, beato lui, sa chi è questo Luciano Capone. Irpino, classe 1985, una certa rassomiglianza con Capezzone, scrive su Libero (anzi Occupato, secondo Travaglio) del becero Feltri e sul Foglio del turboberlusconiano Ferrara. Ovvero le attuali letture preferite del destrebete pisano, insieme al Riformista edito dal plurinquisito Romeo e alle pagine social di un tappetaro alla frutta. L'autorevole Capone si autodefinisce: "Liberista sfrenato, a volte selvaggio". Immagino che si senta un nipotino di Reagan e della signora Tatcher. Per capirci, quella che fece caricare selvaggiamente i minatori in sciopero dalla polizia a cavallo (2 morti e centinaia di feriti). Ecco, da Berlinguer alla lady di ferro e al bullo di Rignano, dall'Unità a Libero (anzi Occupato) e al Foglio, da Gramsci a Feltri e Ferrara, dagli eroi di Mani Pulite al ladrone Craxi, dall'ambientalismo al negazionismo climatico, dal comunismo al liberismo sfrenato. Cari forumisti, esattamente questa è la vergognosa, squallida parabola del destrebete pagnottista pisano che si spacciava per comunista. E che oggi trova il suo logico coronamento in un passaggio, se possibile, ancora più squallido e vergognoso: da Keynes a Capone! 

Ma ti guardi allo specchio ogni tanto, DESTREBETE che non sei altro? Sporco traditore, miserabile lekkino dei servi dei poteri forti? E non ti viene voglia, ogni tanto, DI SPUTARTI IN FACCIA? 

https://espresso.repubblica.it/affari/2018/06/04/news/lavorare-meno-lavorare-tutti-oggi-piu-che-mai-e-indispensabile-ridurre-l-orario-di-lavoro-1.323303

 

 

 

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Ahahahaha , tralascio la ridicola reprimenda del Cazzaro di Napoli sulle appartenenze . Si commentano da sole e denotano il fegato spappolato di un poveraccio che fa pena veramente. Detto ciò noto che come sempre il Cazzaro napoletano svia , svicola , stramba e si attesta su argomenti che vanno dal nome dell’autore dell’articolo a Beppe Savoldi indimenticato centravanti del Bologna . Per il Pulcinella partenopeo Tutto fa brodo pur di evitare di parlare della bufala che ci propino’ e relativa alla Finlandia quando asserì che un “paese serio “ come quello scandinavo avrebbe messo in pratica la teoria che il Cazzaro pubblicizzava e voleva che fosse inserita pure in Italia . Allora ho deciso di andare avanti e sputtanarlo ulteriormente . Iniziamo:

ECONOMIA
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LAVORO
8 gennaio 2020 - 15:17

Settimana lavorativa di 4 giorni? No, la Finlandia non la introdurrà

di Massimiliano Jattoni Dall’Asén

 

Ci avevamo creduto un po’ tutti. In Italia come all’estero. Il programma era bello e ci aveva fatto sognare: una rivoluzione nel mondo del lavoro tutta nordica con giornate lavorative da sei ore per quattro giorni alla settimana. Purtroppo, quella che si pensava essere una proposta concreta della neo premier della Finlandia, la 34enne Sanna Marin, si è rivelata essere una (mezza) bufala. Dopo che un sito online finlandese aveva attaccato i media stranieri che avevano diffuso la notizia falsa, il 7 gennaio 2020 l’account *** del governo finlandese ha chiarito come stanno le cose, tw

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Vado avanti , eh Cazzaro !! 

Lavorare meno per lavorare meglio: la proposta della Finlandia

La giovane premier Sanna Marin sembrava aver proposto la settimana di lavoro "corta", ma la notizia era un fake

12 gennaio 2020
   

Diversamente da quanto avevamo riportato il 5 gennaio, e come scritto da moltissimi altri media nazionali e internazionali, la proposta secondo cui la Finlandia avrebbe voluto introdurre la settimana lavorativa “corta” era in realtà un fake.

Come riporta anche il Guardian, che tra i primi aveva lanciato la notizia, la rettifica è arrivata dalla stessa premier finlandese Sanna Marin, cui era stata attribuita. In un tweet la Marin ha spiegato di aver abbandonato l’idea della riforma, smentendo le dichiarazioni riportate dalla stampa internazionale e chiarendo che la proposta non è all’ordine del giorno, non ci sono azioni in questo senso e comunque non è nel programma politico. Si legge in un tweet *** del governo:

“Nel programma del governo finlandese non si fa riferimento alla settimana lavorativa di 4 giorni. Il tema non è nell’agenda del governo finlandese, Sanna Marin, la più giovane premier del mondo con i suoi 34 anni, ha prospettato l’idea in una dibattito lo scorso agosto, mentre era ministro dei Trasporti. Non c’è stata nessuna attività recente”.

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Avanti un altro pochettino...!!!

  • ONDO - 
  • 7 GENNAIO 2020

No, la prima ministra finlandese non vuole ridurre la settimana lavorativa a quattro giorni

Contrariamente a quanto avete letto negli ultimi giorni sui giornali: era solo un'idea avanzata prima che entrasse in carica

   
 

Negli ultimi giorni diversi giornali italiani e internazionali hanno scritto che la nuova prima ministra finlandese Sanna Marin – che ha 34 anni, guida una coalizione di centrosinistra ed è entrata in carica a dicembre – avrebbe proposto di ridurre la settimana lavorativa a quattro giorni, e la giornata lavorativa a sei ore anziché otto, a parità di stipendio. L’idea di ridurre ulteriormente il tempo che nei paesi occidentali viene dedicato al lavoro non è nuova ed è legittimata da studi e sperimentazioni in giro per il mondo, ma nel caso della Finlandia non si realizzerà a breve: la notizia, infatti, e’ falsa. 

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Qualcuno animato da sincera pietà cristiana faccia presente al cazzaro seriale fosforo31 che Keynes non ha proposto nessunissima settimana lavorativa di 15 ore

Come ho già autorevomente sosstenuto, una delle caratteristiche fondamentali del cialtronissimo cacciaballe fosforo31 è quella di citare libri, scrittori, filosofi, economisti e tutto quanto possa dare credibilità alle panzane che scrive senza però avere letto una riga di quanto da lui citato.

In questo caso stiamo parlando di  John Maynard Keynes.

Il cazzaro seriale fosforo31 sta parlando di "Economic possibilities for our grandchildren"

http://www.redistribuireillavoro.it/assets/prospettive.pdf

Nel post del 02/04/2014 (ore 13.12) il cazzaro seriale fosforo31 aveva scritto: "nel 1930 Keynes prevedeva in un suo scritto che la tecnologia avrebbe consentito, entro quella stessa generazione, di accorciare a sole quindici ore la settimana lavorativa".

John Maynard Keynes invece scrive: " in questo saggio, tuttavia, mio scopo non è di esaminare il presente o il futuro immediato, ma di sbarazzarmi delle prospettive a breve termine e di librarmi nel futuro. Quale livello di vita economica possiamo ragionevolmente attenderci fra un centinaio di anni? Quali sono le prospettive economiche per i nostri nipoti? ... Ammettiamo, a titolo di ipotesi, che di qui a cento anni la situazione economica di tutti noi sia in media di otto volte superiore a quella odierna. Cosa di cui, in verità, non dovremmo affatto stupirci. "

John Maynard Keynes scriveva ipotizzando la vita economica fra un centinaio di anni

Nel 1930 Keynes non proponeva di accorciare a sole quindici ore la settimana lavorativa prevededendo che la tecnologia avrebbe consentito, entro quella stessa generazione, attuare questa riduzione.

Come al solito l'ingegnere bufalaro parla senza avere letto una riga dello scritto di Keynes

Vale appensa il caso di sottolineare che "lavorare meno, lavorare tutti" è un vuoto slogan comunista destituito di qualsiasi credibilità scientifica, valido solo per un cazzaro seriale che si è inventato di avere imparato a leggere alla tenerqa età di quattro anni.

Buona futura opposizione di inquisiti di sinistra a tutti

Modificato da ilsauro24ore

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X le mie ombrette fedeli Mark e Sauro

Noto con sollievo che ombretta Sauro si è ricongiunta con ombretta Mark. Avevo temuto che l'idillio tra le mie devote e fedelissime fosse naufragato. Ma non ne vedevo il motivo, visto che pure ombretta Mark si colloca ormai saldamente a destra e non so cosa darebbe per vedere i due Matteo (cioè due populisti di destra) uniti al putrefatto idolo di ombretta Sauro nel fare la festa al presidente Conte. Ormai posso dirlo con soddisfazione: la missione laica che modestamente abbracciai fin da ragazzo (riappacificare le persone) ha inanellato un altro bel successo. Ricordo infatti ai forumisti più giovani che in passato questi due discoli partecipavano alla medesima discussione solo per suonarsele di santa ragione, mentre ora nelle discussioni con il sottoscritto sono due cuori e una capanna. Si supportano a vicenda, scavano come affiatati archeologi tra i miei vecchi post e amano essere bastonati insieme. Perché purtroppo continuano a scrivere castronerie. Ed io non posso che bastonarli essendomi fatto carico nella vita anche di un'altra e più impegnativa missione laica: far ragionare le persone mentalmente pigre. A questo proposito vi confesso, cari forumisti seri, che molto raramente mi sono imbattuto in due teste analoghe a quelle di Mark e Sauro, cioè utilizzate solo per separare le orecchie. Tuttavia io non demordo anche se le probabilità di successo in questo caso temo che siano matematicamente ZERO. Ma sono propenso a credere che viviamo in un universo infinito e che di conseguenza un evento a probabilità zero non sia impossibile. 

Premesso ciò, non ho alcuna difficoltà ad ammettere un mio errore e a ringraziare ombretta Sauro che me lo segnala (ma lo esorto a essere più civile, anche se qui ho speranze zero anche in un universo infinito). Ricordo vagamente che lessi un articolo, in Rete o su una rivista nel salone del mio barbiere, che accennava alla proposta di Keynes delle 15 ore lavorative formulata per i nipoti della sua generazione. Evidentemente nello scrivere quel post segnalato da Sauro mi ricordai della generazione e mi scordai i nipoti. Resta però la saggezza dell'antico proverbio cinese: quando il dito indica la Luna, lo stolto guarda il dito. E resta il concetto importantissimo espresso da Keynes e che sfugge allo stolto Sauro24. Il grande economista già nel 1930 capì che l'accelerazione tecnologica non avrebbe solo migliorato enormemente il benessere delle persone, ma anche ridotto drasticamente l'offerta di lavoro (a causa del lavoro umano sostituito dalle macchine). Keynes correttamente stimava una crescita compresa tra un fattore 4 e 8 sull'arco di un secolo (ipotizzando una crescita annua intorno al 2%). Nel contempo stimava una riduzione di un fattore circa 4 del lavoro umano. E in queste ipotesi scrisse che la soluzione del problema economico dell'umanità sarebbe stata una settimana lavorativa di appena 15 ore (contro le circa 60 della sua epoca). Sottolineò che ciò avrebbe cambiato (in meglio) lo stile di vita delle persone:

Faremo, per servire noi stessi, più cose di quante ne facciano di solito i ricchi d'oggi, e saremo fin troppo felici di avere limitati doveri, compiti, routines.

Ma Keynes non si limitava a evidenziare questa ghiotta possibilità offerta dall'abbattimento dell'orario di lavoro (più tempo libero e più alta qualità della vita). Subito dopo sottolineava la necessità di questa svolta epocale, ed è qui che dimostra di essere un grande e lungimirante economista antiliberista (le maiuscole sono mie):

Ma oltre a ciò DOVREMO adoperarci a far PARTI ACCURATE questo "pane" affinché IL POCO LAVORO CHE ANCORA RIMANE SIA DISTRIBUITO TRA QUANTA PIÙ GENTE POSSIBILE.

Cos'altro è cari forumisti seri, questa appassionata esortazione di Keynes del 1930, se non un'enunciato in forma imperativa, deontica, del motto comunista LAVORARE MENO LAVORARE TUTTI? Inquadrato e corroborato dalla necessità storica, etica e morale conseguente all'evoluzione tecnologica dei processi produttivi e al fondamentale PRINCIPIO DI UGUAGLIANZA. Principio che verrà sancito, 18 anni dopo, dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite, nell'articolo 1 della DICHIARAZIONE UNIVERSALE DEI DIRITTI UMANI. 

Dunque, come ho avuto già modo di scrivere, LAVORARE MENO LAVORARE TUTTI non è affatto un "vuoto slogan comunista destituito di ogni credibilità scientifica" come scrive Sauro24 confermando di non conoscere l'economia e il pensiero di Keynes. Al contrario, esso è un ben consolidato principio di economia etica. Naturalmente i principi in sé sono astrazioni. Non sempre sono applicati nel concreto, anzi raramente sono applicati in modo rigoroso. Il che non vuol dire affatto che siano infondati. Come deducono bovinamente il forumista Mark e il "liberista sfrenato" Capone con un duplice non sequitur dato che parlano di un esperimento di settimana lavorativa di 4 giorni non effettuato in Finlandia, dunque parlano di NULLA. Il signor Capone, ammesso che non sia un perfetto ignorante in economia come Mark e Sauro, dovrebbe prima di tutto cominciare a parlarci del FAMOSO ESPERIMENTO PARTITO IL 25 SETTEMBRE DEL 1926 in una fabbrica dove si lavorava fino a 10-16 ore al giorno per 6 giorni e dove l'orario di lavoro fu bruscamente abbassato a 5 giornate di 8 ore. Esperimento che ebbe un successo straordinario ed epocale tanto è vero che in molti paesi occidentali (inclusa l'Italia) i 5 giorni e le 40 ore sono tuttora lo standard per la settimana lavorativa. Mi perdonino i forumisti seri, ma ad esclusivo beneficio degli ignoranti Mark e Sauro sono costretto a ricordare il nome del proprietario di quella fabbrica. Era un certo Henry Ford.

https://www.indiatoday.in/education-today/gk-current-affairs/story/40-hour-workweek-henry-ford-1026067-2017-07-27

Naturalmente, come previsto da Keynes, al giorno  d'oggi 40 ore e 5 giorni sono una settimana decisamente troppo lunga. Eccovi allora un recente esperimento di 4 giorni lavorativi (senza toccare gli stipendi) effettuato da Microsoft Japan (2300 dipendenti). Risultati: produttività oraria cresciuta del 40%, minori sprechi (soprattutto di carta e inchiostri per stampanti), maggiore efficienza energetica:

https://www.agi.it/estero/microsoft_giappone_settimana_corta-6490930/news/2019-11-08/

Ed ecco l'esempio felice, felicissimo, della Danimarca che, a differenza della Finlandia su cui si incaponisce Capone, sta adottando la settimana corta di 4 giorni: 

https://www.agi.it/economia/danimarca_paese_felice-4500482/news/2018-10-18/

Un altro esempio, molto importante, è quello della Volkswagen che nel 1993 per fronteggiare una congiuntura molto sfavorevole senza chiudere fabbriche e senza licenziare nessuno cioè  preservando il prezioso patrimonio aziendale costituito dai dipendenti e dal loro know-how, propose una riduzione del 20% dell'orario di lavoro (abbassato a 28,8 ore) accompagnata da un taglio del 16% degli stipendi lordi. L'esperimento fu accettato e durò diversi anni anzi, stando a *** che ho reperito in rete, i dipendenti VW assunti fino al 2004 lavorano tuttora da 25 a 33 ore settimanali contro le normali 35. Viene descritto per es. dalla dottoressa Marta Guindani nel 4° capitolo della sua tesi di laurea in Economia a Torino. Un lavoro molto interessante il cui PDF è facilmente reperibile. Secondo l'autrice esso scongiurò una grave crisi e il rischio di fallimento di quello che oggi è il primo produttore mondiale di automobili. Molte aziende italiane in crisi dovrebbero farne tesoro. Ancora più interessante è il capitolo 5 dove viene sviluppata una analisi econometrica su base statistica (dati Istat) per stimare la relazione esistente tra l'orario di lavoro e la produttività dei lavoratori. L'analisi è svolta con riferimento all'Italia e ai vari settori produttivi. Non possedendo Sauro24 le basi matematiche per seguire i vari passaggi, lo invito, come già feci per uno studio dell'economista Pannone sul Rdc, a passare direttamente alle conclusioni che troverà a pag. 119 e che sono anche in questo caso chiare e inequivocabili:

INCREMENTI DELL'ORARIO DI LAVORO COMPORTANO INCREMENTI MENO CHE PROPORZIONALI DEL VALORE AGGIUNTO PRODOTTO DAI LAVORATORI. 

In altri termini, la produttività oraria media (stimata su base nazionale e settoriale) cresce al diminuire delle ore lavorate. Esattamente come il sottoscritto ha sempre sostenuto senza fare calcoli ma pensando con la propria testa e con l'ausilio della logica. Compitino che proprio non riesce alle mie due zucche vuote Mark e Sauro. 

Conosco fin troppo bene i miei polli e prevengo l'obiezione scontata di Sauro24 il quale, dal basso dei suoi titoli ben noti ai due mondi,  dirà che la dottoressa Guindani non capisce niente di economia etc. etc. Ecco allora un'altra fonte, che concorda sostanzialmente con la tesi citata:

... as is generally considered obvious (ma non per i bovini Mark e Sauro, nda), productivity (measured as the amount of output produced per hour) generally goes down as hours worked increase. Altough employees may take an hour or two at the beginning of their work day to reach maximum efficiency, after maximum efficiency is reached, a slow decline in productivity is generally seen as additional hours pass.

Capito? Bastano generalmente una o due ore di lavoro per cominciare a osservare una diminuzione della produttività oraria. CHIARO? Chi lo dice? Lo dice la Stanford University. La quale poi analizza il caso del superlavoro (overwork) e conclude con una disequazione illuminante: 

60 x P60 < 40 x P40  

dove P60 e P40 sono le produttività orarie medie per settimane di 60 e 40 ore rispettivamente. 

Da cui si deduce che in una fabbrica dove si lavora 40 ore la settimana si produrrà meno che lavorando, nella stessa fabbrica e con gli stessi operai, per 60 ore. Questo apparente paradosso si spiega con la disequazione che si ricava subito dalla precedente: 

P60/P40 < 2/3    

Ovvero un incremento da 40 a 60 ore settimanali abbatte drammaticamente la produttività oraria DI ALMENO UN TERZO. Ma, come precisato sopra, bastano in genere una o due ore di lavoro per ridurre la produttività oraria dei lavoratori. Questo secondo la Stanford University:

https://cs.stanford.edu/***/eroberts/cs201/projects/crunchmode/econ-hours-productivity.html

Ma il patetico Sauro dirà che a Stanford non capiscono niente! 

Mi avvio a chiudere, ma mi sono accorto che tra i tanti vantaggi del LAVORARE MENO citati qui e in passato, ho trascurato un vantaggio importantissimo e anch'esso ben considerato in letteratura: la riduzione degli incidenti sul lavoro. 

PS. Lo studio che allegati molti anni fa non era tra quelli citati in questo post. Rimboccati le mani, Sauro, e continua a cercare.

Modificato da fosforo311

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Errata corrige

ERRATA: in una fabbrica dove si lavora 40 ore la settimana si produrrà meno che lavorando nella stessa fabbrica con gli stessi operai per 60 ore.

CORRIGE: in una fabbrica dove si lavora 40 ore la settimana si produrrà di più che lavorando nella stessa fabbrica con gli stessi operai per 60 ore.

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BREVI NOTE PER IL CAZZARO SERIALE FOSFORO31

1 - Keynes non ha mai proposto una settimana lavorativa di 15 ore.

2 - I 2.300 dipendenti di Microsoft Japan NON SONO RAPPRESENTATIVI DEL MONDO DEL LAVORO, nemmeno di quello giapponese.

 3 - NON STIAMO PARLANDO DI ABBASSARE LA GIORNATA LAVORATIVA DA 16 ORE A 8 ORE. Henry Ford ci azzecca con quanto si sta discutendo esattamente quanto fosforo31 ci azzecca con l'intelligenza.

4 - NON STIAMO PARLANDO DI OVERWORK, che ci azzecca con quanto si sta discutendo esattamente quanto fosforo31 ci azzecca con l'intelligenza.

5 - La tesi di Marta Guindani NON è UN ECCELLENTE STUDIO ECONOMETRICO. Marta guindani altri non è che Presidente del direttivo del Movimento per la Decrescita Felice (!)

Marta Guindani non è una specialista di economia del lavoro.

Marta Guindani non è nemmeno definibile come economista.

NON TROVEREMO MAI UN PAPER DI MARTA GUINDANI PUBBLICATO SU NBER

Invito il cialtronissimo cazzaro seriale fosforo31 ad andare da Trianon e farsi una pizza da 60 centimetri, come da menù, e fare una bella recensione. Avremo modo di leggere qualcosa di sensato.

Buona futura opposizione di inquisiti di sinistra a tutti

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Il cazzaro seriale fosforo31 non manchi inoltre di rivelarci dove stia scritto nella tesi di Marta Guindani, che COMUNQUE NON è UN ECCELLENTE STUDIO ECONOMETRICO,  qualcosa che avvalori la tesi secondo la quale "il lavorare meno e il lavorare stabilmente sono due fattori che incrementano mediamente la produttività oraria del lavoro" .
Buona futura opposizione di inquisiti di sinistra a tutti

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Non rivoltare la pizza, Sauretto. Questo puoi farlo con la frittata, se lo fai con la pizza combini un disastro e se non hai l'estintore fai scappare i *** dalla pizzeria, come mi capitò di vedere molti anni fa a Siena (città che amo) a conferma di una massima cui avevo derogato: non mangiare mai la pizza al di fuori di Napoli e provincia.

1) Keynes propose una settimana lavorativa di 15 ore per i suoi nipoti. Nel saggio Prospettive economiche per i nostri nipoti (1930) scrisse:

 "Turni di 3 ore e settimana lavorativa di 15 ore possono tenere a bada il problema per un buon periodo di tempo".

Si riferiva al problema epocale, richiamato un rigo prima, "di distribuire il poco lavoro che ancora rimane tra quanta più gente possibile" in un'epoca dove l'automazione (lui non conosceva l'informatica) avrebbe ridotto drasticamente l'offerta di lavoro. Sono certo che se vivesse in un paese occidentale del 2020, Keynes firmerebbe il principio di economia etica LAVORARE MENO LAVORARE TUTTI. Tra 10 o 20 anni l'invasione dell'Intelligenza artificiale convincerà anche molti economisti non keynesiani a firmarlo (anche perché molti finiranno in mezzo alla strada, sostituiti da automi o programmi più intelligenti di loro). 

2) L'esempio di un'azienda ad altissima tecnologia in un paese ad alta produttività, dove 2300 dipendenti sperimentano la settimana cortissima e aumentano del 40% la loro già altissima produttività oraria, non è rappresentativo del lavoro globale ma è altamente significativo ai fini della questione che stiamo discutendo (la correlazione tra orario di lavoro e produttività oraria). Vediamo se riesci a produrre esempi contrari altrettanto significativi.

3) e 4) Se la Ford conobbe un boom di produzione e produttività con il colpo di *** del suo fondatore che negli anni '20 fece lavorare i dipendenti per 40 ore settimanali, e se una riduzione da 60 a 40 ore fa crescere di oltre un terzo la produttività oraria, come sostengono gli economisti di Stanford, vuol dire prima di tutto che una correlazione tra le due variabili c'è, e in secondo luogo vuol dire che è una correlazione forte e negativa (nel senso che se la variabile indipendente cresce l'altra decresce, e viceversa). D'altra parte gli economisti di Stanford sostengono anche  - definendola considerazione "ovvia" e "generale" -  che la produttività oraria comincia a declinare, in modo "lento" ma apprezzabile, già dopo la prima o la seconda ora di lavoro della giornata. Di conseguenza esistono amplissimi margini di azione per migliorare la produttività anche partendo dalle 40 o dalle 35 ore settimanali.

5) La tesi di laurea magistrale della dottoressa Guindani è un eccellente studio econometrico premiato con 110/110 e lode in uno dei migliori atenei italiani. In ogni caso, ai fini della questione che discutiamo, ci interessa la conclusione, che è un risultato matematico. Esso o è vero (nei limiti delle approssimazioni di un modello statistico) o è falso, di certo la commissione giudicante non ha ritenuto che la Guindani avesse scritto una castroneria a conclusione del suo lavoro. Tocca quindi a te confutare il risultato contestando nel merito la procedura seguita. Oppure producendo studi ugualmente seri che dimostrino il contrario, ovvero che in Italia la produttività oraria e le ore lavorate sono correlate positivamente oppure sono incorrelate. Eventuali lavori di NBER e altri, su sistemi economici analoghi, molto difficilmente potrebbero divergere dalle conclusioni della Guindani e dalle considerazioni ovvie e generali degli economisti di Stanford (e dell'umile sottoscritto). Peraltro in questo forum di politica ci interessa l'Italia, e l'Italia, come ho già avuto modo di sottolineare, è uno dei paesi dove la riduzione degli orari di lavoro (tra i più alti d'Europa) promette di essere più efficace sui fronti della produttività (tendenzialmente in calo), dell'occupazione e della lotta alle disuguaglianze (che sono tendenzialmente in crescita). 

Modificato da fosforo311

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1 ora fa, fosforo311 ha scritto:

La tesi di laurea magistrale della dottoressa Guindani è un eccellente studio econometrico 

1 - Dammi retta: tu non hai la più pallida idea di cosa sia uno studio econometrico.

Detto questo, è ovvio che NON HAI LETTO UNA RIGA del capitolo 5

http://decrescitafelice.it/wp-content/uploads/tesiMartaGuindani.pdf

della tesi della felice decrescente dottoressa Guindani.

I risultati matematici contenuti nella tesi NON AVVALORANO MINIMAMENTE la tesi secondo la quale "il lavorare meno e il lavorare stabilmente sono due fattori che incrementano mediamente la produttività oraria del lavoro" .

La dottoressa felicemente decresciuta arriva a risultati parecchio contrastanti.

Leggi il capitolo 5 della tesi, cosa che non hai fatto.

Se non capisci quello che trovi scritto non ti preoccupare: fammi un fischio e te lo spiego io. 

Un consiglio: in futuro evita di blaterare a vanvera senza avere minima contezza di quello di cui stai blaterando. E ricorda che SEI UN CAZZARO PATOLOGICO che ha bisogno di un bravo psichiatra

2 - Keynes non ha mai proposto una settimana lavorativa di 15 ore.

SEI UN CAZZARO PATOLOGICO che ha bisogno di un bravo psichiatra

3 - I 2.300 dipendenti di Microsoft Japan NON SONO RAPPRESENTATIVI DEL MONDO DEL LAVORO, nemmeno di quello giapponese.

SEI UN CAZZARO PATOLOGICO che ha bisogno di un bravo psichiatra 

4 - NON STIAMO PARLANDO DI ABBASSARE LA GIORNATA LAVORATIVA DA 16 ORE A 8 ORE. Henry Ford ci azzecca con quanto si sta discutendo esattamente quanto fosforo31 ci azzecca con l'intelligenza.

SEI UN CAZZARO PATOLOGICO che ha bisogno di un bravo psichiatra

5 - NON STIAMO NEMMENO PARLANDO DI OVERWORK, che ci azzecca con quanto si sta discutendo esattamente quanto fosforo31 ci azzecca con l'intelligenza.

SEI UN CAZZARO PATOLOGICO che ha bisogno di un bravo psichiatra

Ti invito nuovamente a recarti da Trianon, mangiare una bella pizza da 60 centimetri (come da menù) e fare una bella recensione.

Solo così avrai modo di scrivere qualcosa di sensato.

Buona futura opposizione di inquisiti di sinistra a tutti

 

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X Sauro24

La stabilità del lavoro non è una "variabile d'interesse" nell'eccellente studio econometrico di Marta Guindani, che prende in considerazione le "ore effettivamente lavorate". Probabilmente ci hai capito poco (come già per quello di Andrea Pannone), ma se hai delle contestazioni NEL MERITO, non perderti in chiacchiere inutili ed esponile NEL DETTAGLIO. Per il resto non ho nulla da replicare visto che hai ripetuto tal quali i punti precedenti ai quali ho già ampiamente risposto. 

Faccio solo notare ai forumisti seri che al nostro Sauro24 non entrano in zucca concetti elementari come quello che, secondo gli economisti di Stanford (e secondo tutte le persone razionali) is generally considered obvious. Ovvero che servono una o due ore di lavoro effettivo per raggiungere il massimo dell'efficienza, dopodiché la produttività oraria del lavoratore comincia generalmente a declinare, anche se in modo lento all'inizio. È un fatto del tutto normale, oggettivo e fisiologico che capita pressoché a tutti i lavoratori, anche se c'è chi comincia a rendersene conto soggettivamente solo dopo la terza o la quarta ora, a seconda dei lavori.  Prendiamo il caso di un lavoro abbastanza sedentario e ripetitivo come guidare l'autobus su lunghe tratte autostradali (su mezzi di linea o turistici). Il codice della strada italiano, in armonia con le norme europee, OBBLIGA gli autisti a fermarsi dopo un massimo di 4 ore e mezza di guida e a fare almeno 45 minuti di sosta. Sotto pena di multe e decurtazioni di punti dalla patente. In realtà la gran parte degli autisti professionisti si ferma in un'area di servizio dopo 2 ore o 2 ore e mezza al massimo, distribuendo in almeno due soste la pausa di almeno 45 minuti sulle 4 ore e mezza, possibilità espressamente prevista dal codice. Ma questo non lo fanno solo per consentire ai passeggeri (e a loro stessi) di andare al bagno, rifocillarsi e sgranchirsi le gambe. In molti casi DEVONO FARLO PER CONTRATTO CON L'AZIENDA DA CUI DIPENDONO, e devono farlo anche se i passeggeri si oppongono (a causa di ritardi sulla tabella di marcia e simili). 

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MARTA GUINDANI SPIEGATA AL PANZANARO SERIALE FOSFORO31 IN DICIASSETTE PUNTI

Come noto, il cazzaro napoletano fosforo31 inventa balle galattiche allo scopo di avvalorare i suoi pregiudizi. Nel caso specifico, per avvalorare il pregiudizio secondo il quale "lavorare meno e il lavorare stabilmente sono due fattori che incrementano mediamente la produttività oraria del lavoro" il panzanaro seriale attribuisce il valore di eccellente studio econometrico alla tesi di laurea di tale Marta Guindani, presidente del circolo torinese nel Movimento per la Decrescita Felice (!).

Capito, cari forumisti seri? Mica Paul Krugman, Kenneth Rogoff o Larry Summers.

Il panzanaro fosforo31 tira in ballo MARTA GUINDANI (!).

Vediamo allora cosa troviamo scritto nella tesi di Marta Guindani.

1 - A pagina 23 la dottoressa felicemente decresciuta parla di Nicolas Sarcozy. Probabilmente  intendeva Nicolas Sarkozy. Propongo di lasciare stare per carità di Patria.

2 – A pagina 42 la dottoressa felicemente decresciuta ricorda che “molti economisti sono invece scettici nei confronti di questa tesi a causa della cosiddetta Lump of Labour Fallacy: la premessa errata, secondo questi ultimi, è quella riguardante l’esistenza di un output fisso e quindi di una quantità fissa di lavoro sul mercato”.

Cosa che ovviamente l’umile docgalileo aveva scritto nel suo post del 26 dicembre 2019: “il lavoro non è una costante” e che ovviamente l’analfabeta fosforo31 aveva messo in discussione nel post delle 16.34 del medesimo giorno.

3 - Ancora a pagina 42 la dottoressa felicemente decresciuta scopre due economisti veri: “la letteratura sull’orario di lavoro ci suggerisce che l’effetto occupazionale, portato da una riduzione nell’orario di lavoro, è ambiguo ed in alcuni casi potrebbe anche risultare negativo. Questo effetto può essere illustrato con l’aiuto di un semplice modello, ideato da Marcello Estevão and Filipa Sà ”.

I due economisti veri (Marcello Estevão and Filipa Sà) nell’abstract di “Are the French happy with the 35-hour workweek?” scrivono: “using the timing difference by firm size to set up a quasi-experiment and data from the French labor force survey, we show that the law constrained the choice of a significant number of individuals: dual-job holdings increased, some workers in large firms went to small firms where hours were not constrained, and others were replaced by cheaper, unemployed individuals as relative hourly wages increased in large firms. Employment of persons directly affected by the law declined, although the net effect on aggregate employment was not significant”.

Una mazzata terrificante arriva sui denti del cazzaro seriale fosforo31 e di tutti i sostenitori dello slogan “lavorare meno, lavorare tutti”.

4 – A pagina 56 la dottoressa felicemente decresciuta scopre l’acqua calda: “uno degli svantaggi più ovvi della riduzione del tempo di lavoro è la riduzione del reddito dei lavoratori. Mantendo infatti lo stesso salario orario e lavorando meno ore, l’introito del lavoratore ad orario ridotto sarà inferiore. Inoltre, nei limiti in cui la riduzione di orario venisse accompagnata da un ridotto potere d’acquisto per i lavoratori, ne potrebbe derivare una minore domanda di prodotti, con evidenti riflessi negativi sull’occupazione impiegata nella produzione e nello scambio; e questo darebbe vita ad un circolo vizioso e recessivo”.

Il Chiarissimo Professor Lapalisse applaude.

5 - A pagina 61 la dottoressa felicemente decresciuta scrive che “bisogna prestare però attenzione al tasso di produttività di un Paese, prima dell’attuazione di una politica di riduzione di orario. Infatti, se la riduzione della settimana lavorativa tende generalmente ad accrescere il livello occupazionale in un Paese in cui il tasso di produttività non è tra i più elevati, tale politica può aggravare la situazione occupazionale di un Paese in cui la produttività giornaliera di partenza è già molto alta e la risultante compensazione di produttività è bassa, insufficente per coprire i costi degli aggiustamenti di occupazione”.

Una seconda mazzata terrificante arriva sui denti del cazzaro seriale fosforo31 e di tutti i sostenitori dello slogan “lavorare meno, lavorare tutti”.

Ancora una volta lasciamo stare per carità di Patria “insufficiente” scritto “insufficente”.

6 – Ancora a pagina 61 la dottoressa felicemente decresciuta scopre nuovamente l’acqua calda: “molti lavoratori sarebbero restii ad una diminuzione del proprio reddito, anche se questo venisse compensato con aumenti di tempo libero… per molti il reddito proveniente dalla loro occupazione potrebbe non essere piu’ sufficiente e si potrebbe dunque assistere a fenomeni di doppio lavoro, soprattutto qualora il reddito familiare si fondasse sul lavoro di una sola persona”.

Ovviamente il Chiarissimo Professor Lapalisse applaude.

Capito? I lavoratori non lavorano meno per lavorare tutti ed essere felicemente decresciuti. I lavoratori si cercano un secondo lavoro per non trovarsi decresciuti nel portafoglio.

7 – A pagina 70 e seguenti viene preso in considerazione il caso Volkswagen.

Un lavoratore su tre si dichiara parzialmente insoddisfatto/soddisfatto.

Un lavoratore su quattro di coloro con reddito superiore a 4.500 marchi si dichiara insoddisfatto/fortemente insoddisfatto.

Quasi un lavoratore "non manuale" su tre si dichiara insoddisfatto/fortemente insoddisfatto.

8 – A pagina 84 la dottoressa felicemente decresciuta scopre ancora una volta l’acqua calda: “la stragrande maggioranza dei dipendenti Volkswagen riferisce di sentire l'impatto dei tagli dell’orario di lavoro sul reddito familiare. Solo una piccola parte di essi è stata in grado di riportare il proprio reddito al livello precedente, ricorrendo principalmente a secondi lavori. Così, la maggioranza dei lavoratori ha dovuto cercare un modo che rendesse tollerabile la loro pedita di potere d’acquisto”.

Seguono novanta minuti di applausi da parte del Chiarissimo Professor Lapalisse.

9 – A pagina 85 la dottoressa felicemente decresciuta scopre nuovamente l’acqua calda. A quanto stanno le scoperte dell’acqua calda? Io ho perso il conto. Comunque sia, il 60% dei lavoratori con due o più figli dichiara di avere trovato difficile/molto difficile fare fronte a diminuzioni di reddito.

10 - A pagina 86 la dottoressa felicemente decresciuta scopre l’acqua calda (ormai per lei è diventato un vizio). Per fronteggiare la riduzione dei salari i lavoratori hanno contenuto le spese e ridotto i risparmi, con grandi vantaggi per l'economia nel suo complesso.

11 – A pagina 93 e successive la dottoressa felicemente decresciuta parla dei contratti di solidarietà e del job sharing. Vale appena il caso di ricordare che nell’Italietta nostra hanno trovato limitatissima applicazione.

12 – Ma è con “l’eccellente studio econometrico” che Marta Guindani riesce a dare il meglio di sé. La dottoressa felicemente decresciuta considera tre metodi di stima (vedasi pagina 107 e successive).

13 – Metodo pooled: la dottoressa felicemente decresciuta, al contrario dell’analfabeta fosforo31, sa cosa è R2 . Trovandolo pari a 0,513 la dottoressa felicemente decresciuta conclude che “il metodo di stima utilizzato possa non essere il più indicato”. Le cose non cambiano inserendo un trend temporale.

14 – A pagina 110 la dottoressa felicemente decresciuta scrive “eccezzione”.

Avete capito benissimo, cari forumisti seri: presso la facoltà di Economia di Torino arrivano alla laurea gli asini che scrivono ECCEZZIONE

15 – Modello ad effetti fissi: in questo caso R2 viene calcolato pari a 0,983 ma solo il coefficiente della variabile lavoro è fortemente significativo.

16 – Modello ad effetti random: la dottoressa felicemente decresciuta, al contrario dell’analfabeta fosforo31, sa cosa è R2 . Trovandolo pari a 0,248 la dottoressa felicemente decresciuta conclude che “la regressione ad effetti random non sia la più indicata nel nostro caso specifico”.

17 – Alla fine la dottoressa felicemente decresciuta conclude che nella Pubblica Amministrazione i settori ad alta intensità di lavoro gli aumenti dell’orario di lavoro porterebbero a risultati meno produttivi. In definitiva questo è il grande risultato al quale è arrivata la la dottoressa felicemente decresciuta.

ASSOLUTAMENTE NIENTE che possa avvalorare la tesi del cazzaro seriale fosforo31: "lavorare meno e il lavorare stabilmente sono due fattori che incrementano mediamente la produttività oraria del lavoro" .

Al contrario nasce il fortissimo sospetto che alla facoltà di Economia di Torino perfino chi scrive ECCEZZIONE possa arrivare alla laurea.

Buona futura opposizione di inquisiti di sinistra a tutti

PS: invito il cazzaro seriale fosforo31 a lasciare perdere l'economia, materia che non si addice ai cazzari. Faccia piuttosto una capatina presso la pizzeria Trianon e ci delizi con una bella recensione

tesiMartaGuindani-110_page-0001.jpg

Modificato da ilsauro24ore

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