Intercettazioni, M5S contro la ‘legge bavaglio’: “Vogliono fare peggio di Berlusconi”

Il governo ha portato a casa la cosiddetta riforma del processo penale, che prevede anche una delega per la revisione dell’utilizzo e della pubblicazione delle intercettazioni disposte dalle autorità inquirenti. Il provvedimento è stato approvato ricorrendo al voto di fiducia. Il ministro Alfano e i suoi alleati hanno voluto precisare di aver votato la fiducia proprio perché il testo contiene la delega sulle intercettazioni. Dal momento che costoro hanno più volte chiesto e proposto “norme bavaglio” e limitazioni del diritto di cronaca non dovrebbe essere arduo cogliere quali saranno le loro richieste al momento della stesura del testo definitivo.

Se il tema fosse davvero quello, giusto e legittimo, della tutela delle garanzie e della dignità di ogni cittadino basterebbe recepire e accogliere le proposte che da tempo immemore hanno avanzato le associazioni dei magistrati e dei giornalisti. Udienze filtro, cancellazione delle intercettazioni irrilevanti, rispetto dei codici deontologici e pene esemplari per chi non li rispetta: questa è l’unica strada per non superare il sottile confine che separa il rispetto dei diritti dal desiderio di regolare i conti con quei giudici e con quei cronisti che ancora indagano su mafie, malaffare e corruzione”.

Ed il M5s tuona e lo ha fatto denunciando “l’ennesima legge porcata” di questo governo. E pensate andando a ripescare in un articolo di ben 2 anni fà, riportato dall’Espresso, è pazzesco notare come non si cambiato nulla da allora. Scriveva Susanna Turco:

“La denuncia dei grillini, che definiscono “contro i magistrati e i giornalisti” le norme sugli ascolti contenute nel testo monstre sulla giustizia penale che la Camera esaminerà questa settimana. “Allarmismo fuori luogo” replica Verini per il Pd. Giulia Bongiorno, che affossò la legge di Berlusconi, prevede: “La norma è già spacciata, non andrà da nessuna parte”

Stretta sulle intercettazioni: in Aula alla Camera giusto adesso parte il nuovo giro, la prima corsa concreta dell’era Renzi, dopo tanti annunci di revisione della normativa sugli ascolti. Anche se per taluni, che ne osservano le premesse, la fine è già nota: “Non si andrà da nessuna parte”, è la previsione che ha messo nel cassetto l’avvocata Giulia Bongiorno, che nella scorsa legislatura, da presidente della commissione Giustizia, fu tra i principali attori dell’affossamento della riforma allora voluta a Berlusconi: “Quando si comincia a parlare di bavaglio, la legge è già spacciata: perché nessuno vuol passare per colui che mette il bavaglio”, spiega.

Con schieramenti innovativi, che vedono stavolta il Pd favorevole (prima era contrario) e sostanzialmente concorde con Ap (che prima stava dall’altra parte della barricata, con il Pdl), mentre i Cinque stelle accusano Renzi e il suo partito di fare “peggio del Cavaliere”: “Perché almeno Berlusconi è stato fermato”. In questo clima, l’Aula della Camera si accinge ad esaminare (per concluderlo in settimana) il provvedimento monstre sulla giustizia penale che in 34 articoli contiene fra l’altro anche la delega al governo per aggiustare il tiro sugli ascolti”.

Insomma passano gli anni ma nulla cambia. Di tutta risposta però, come riporta il Post.it

Da qualche giorno il quotidiano il Foglio è tornato a polemizzare contro gli abusi legali e gli eccessi giornalistici compiuti diffondendo e pubblicando con grande frequenza i testi di intercettazioni telefoniche contenute in indagini che dovrebbero essere riservate: il Foglio ha proposto che la loro pubblicazione sia impedita fino a che le inchieste non siano concluse. Mercoledì la proposta aveva raccolto il sostegno della scienziata Ilaria Capua, che era stata vittima di un’accusa infondata molto esaltata da alcuni giornali. Giovedì a condividerla è un magistrato piuttosto noto, Guido Salvini, famoso soprattutto per aver condotto le ultime indagini sulla strage di Piazza Fontana a Milano.

“Aderisco all’invito rivolto dal Foglio al mondo della stampa a non pubblicare più le intercettazioni, soprattutto quelle trafugate da un’indagine in corso. Sarò l’unico magistrato, credo, a farlo ma non me ne preoccupo. Resto da sempre contrario ad ogni riduzione della possibilità di disporre intercettazioni ma sono convinto che limitarne la pubblicazione, anche in modo drastico, non sia un bavaglio.

Ho avuto modo di scrivere più volte che un giornalismo serio non dovrebbe pubblicare all’istante intercettazioni che riceve, regola di etica e di correttezza da estendersi alle *** di garanzia. I brani di una conversazione, che nessuno ascolta mai in diretta nei toni e nelle pause, sono un materiale grezzo e scivoloso dove abbondano ambiguità, millanterie, enfasi, emozioni, approssimazioni, gerghi e codici di comportamento tra gli interlocutori che le rendono aperte a più interpretazioni, non solo quella confezionata, anche in buona fede, da un investigatore. Avevo scritto che queste parole informi non dovrebbero finire sui giornali almeno sino a quando l’indagato e le persone comunque coinvolte non abbiano almeno avuto modo di difendersi spiegando al magistrato, in un interrogatorio e dopo averle ascoltate, il significato di quanto stavano dicendo”.

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