Pd, in rosso per 9,5 milioni

Pd, bilancio in rosso per 9,5 milioni: ne ha buttati 14 per la campagna “Basta un Sì” al referendum

I conti dem rivelano oltre 12 milioni di spese elettorali. I *** parlamentari hanno messo altri due milioni
MA RENZI ....?? NON HAI ANCORA DETTO DOVE HAI PRESO ANCHE I  6 MILIONI
SPESI PER SPEDIRE LA TUA LETTERINA PERSONALE ,A TUTTI GLI ITALIANI ALL'ESTERO
QUESTI NON LI AGGIUNGI ..??
E' VERO ....NON SONO RINTRACCIABILI.. !!!!
ED-img10521903.jpg
 
 
PER NON MORIRE ........HAHAHAHA
Modificato da beatrixxx2017

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4 messaggi in questa discussione

Questo è uno degli aspetti più tipici di Renzusconi: la megalomania, le mani bucate, l'inclinazione alla spesa faraonica. Dal Ponte sullo Stretto alle Olimpiadi di Roma 2024. Solo che l'originale (Berlusconi) qualche volta metteva anche mano al portafoglio (senza il quale Forza Italia sarebbe fallita da un pezzo) mentre la copia (Renzi) usa solo i soldi altrui: quelli del partito, quelli della finanza internazionale che gli sta dietro, e naturalmente quelli dei contribuenti. Il tappetaro ci diceva: basta un SI'. Oggi potremmo dire: è bastato un NO per mandare quasi in fallimento il Pd. Oltre alle letterine personali spedite agli italiani all'estero (milioni), tipica trovata renzusconiana, resta da capire dove il tappetaro abbia preso i soldi per pagare il suo costoso spin doctor  americano Jim Messina. Il presunto guru delle campagne elettorali che doveva curare l'immagine, la propaganda e lo storytelling del pulcinella di Rignano (con rispetto parlando per Pulcinella). Con il risultato del 4 dicembre che tutti sappiamo. Nell'attesa, facciamoci due risate con questo esilarante pezzo di Andrea Scanzi:

http://www.andreascanzi.it/?tag=jim-messina

Modificato da fosforo31

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21 minuti fa, fosforo31 ha scritto:

Questo è uno degli aspetti più tipici di Renzusconi: la megalomania, le mani bucate, l'inclinazione alla spesa faraonica. Dal Ponte sullo Stretto alle Olimpiadi di Roma 2024. Solo che l'originale (Berlusconi) qualche volta metteva anche mano al portafoglio (senza il quale Forza Italia sarebbe fallita da un pezzo) mentre la copia (Renzi) usa solo i soldi altrui: quelli del partito, quelli della finanza internazionale che gli sta dietro, e naturalmente quelli dei contribuenti. Il tappetaro ci diceva: basta un SI'. Oggi potremmo dire: è bastato un NO per mandare quasi in fallimento il Pd. Oltre alle letterine personali spedite agli italiani all'estero (milioni), tipica trovata renzusconiana, resta da capire dove il tappetaro abbia preso i soldi per pagare il suo costoso spin doctor  americano Jim Messina. Il presunto guru delle campagne elettorali che doveva curare l'immagine, la propaganda e lo storytelling del pulcinella di Rignano (con rispetto parlando per Pulcinella). Con il risultato del 4 dicembre che tutti sappiamo. Nell'attesa, facciamoci due risate con questo esilarante pezzo di Andrea Scanzi:

http://www.andreascanzi.it/?tag=jim-messina

Tranquilli compagni, ve lo spiego subito . 1) Lo stop al finanziamento pubblico
Sulla cattiva performance dei conti incide ovviamente il crollo dei soldi pubblici che, dopo il decreto del 2013, hanno subito un ridimensionamento progressivo che porterà allo stop definitivo il prossimo anno (con il bilancio 2017). Per avere un’idea del dimagrimento delle risorse statali basti pensare che i 14 milioni di contributi incassati dal Pd nel 2014 si sono ridotti a 7,4 milioni già nel 2015 e si sono ulteriormente ridotti nel 2016.

 2) Spese in crescita 
Al decremento dei fondi pubblici nel Pd non ha fatto seguito, peraltro, un ridimensionamento dei costi. Lo snellimento della struttura del partito - strada seguita da altri come movimenti come Fi e Lega - non è stato il modello scelto dai Dem. Qui il personale, nonostante le ristrettezze economiche e gli ammortizzatori attivati, ècontinuato a crescere seppure lievemente: dai 189 dipendenti del 2014 si è passati ai 193 del 2015. E nel 2016 si registrano solo cinque lavoratori in meno, a quota 184. E proprio il personale rappresenta una delle uscite più cospicue (insieme agli oltre 11 milioni spesi per la campagna referendaria) pari a 7,8 milioni.

3) Il «salvagente» del 2 per mille
A limitare i danni sono stati fin qui gli introiti da due per mille che il Pd ha saputo drenare meglio degli altri partiti, risultatndo sempre primo in questa “raccolta fondi”. Nel 2015 ha messo in cassa 5,4 milioni e nel 2016 6,4 milioni. In frenata anche i contributi dei parlamentari al partito che scendono dai circa 10 milioni del 2015 ai 6,6 milioni del 2016. La sfida vera verrà comunque dal potenziamento della raccolta dal due per mille Irpef che per quest’anno metterà in palio una cifra che si aggira sui 50 milioni di euro. Non a caso il tesoriere, nell’assicurare che «la perdita sarà assorbita tra l’esercizio 2017-18» indica come strada per tornare all’avanzo «il potenziamento del 2 per mille, il recupero delle somme dovute dai parlamentari e una diminuzione dei costi». Contenti ?? Poi magari se manifestaste lo stesso interesse dei bilanci degli partiti sarebbe una cosa pregevole ( ogni riferimento al m5s  e' ovviamente voluto ).

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1 ora fa, fosforo31 ha scritto:

Questo è uno degli aspetti più tipici di Renzusconi: la megalomania, le mani bucate, l'inclinazione alla spesa faraonica. Dal Ponte sullo Stretto alle Olimpiadi di Roma 2024. Solo che l'originale (Berlusconi) qualche volta metteva anche mano al portafoglio (senza il quale Forza Italia sarebbe fallita da un pezzo) mentre la copia (Renzi) usa solo i soldi altrui: quelli del partito, quelli della finanza internazionale che gli sta dietro, e naturalmente quelli dei contribuenti. Il tappetaro ci diceva: basta un SI'. Oggi potremmo dire: è bastato un NO per mandare quasi in fallimento il Pd. Oltre alle letterine personali spedite agli italiani all'estero (milioni), tipica trovata renzusconiana, resta da capire dove il tappetaro abbia preso i soldi per pagare il suo costoso spin doctor  americano Jim Messina. Il presunto guru delle campagne elettorali che doveva curare l'immagine, la propaganda e lo storytelling del pulcinella di Rignano (con rispetto parlando per Pulcinella). Con il risultato del 4 dicembre che tutti sappiamo. Nell'attesa, facciamoci due risate con questo esilarante pezzo di Andrea Scanzi:

http://www.andreascanzi.it/?tag=jim-messina

BELLISSIMA L'INDICAZIONE

CHE DIRE.... SPERIAMO ANCHE CON LE ELEZIONI DEL 2018 , JIM  MESSINA NE CURI ANCORA IL PROFILO DI RENZI E DELLA DC

SE PROPRIO NON TROVA ALTRI 400 M/EURO FACCIAMO UNA COLLETTA , PER NOI E' UNA FORMA DI INVESTIMENTO

Modificato da beatrixxx2017

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1 ora fa, mark525 ha scritto:

Tranquilli compagni, ve lo spiego subito . 1) Lo stop al finanziamento pubblico
Sulla cattiva performance dei conti incide ovviamente il crollo dei soldi pubblici che, dopo il decreto del 2013, hanno subito un ridimensionamento progressivo che porterà allo stop definitivo il prossimo anno (con il bilancio 2017). Per avere un’idea del dimagrimento delle risorse statali basti pensare che i 14 milioni di contributi incassati dal Pd nel 2014 si sono ridotti a 7,4 milioni già nel 2015 e si sono ulteriormente ridotti nel 2016.

 2) Spese in crescita 
Al decremento dei fondi pubblici nel Pd non ha fatto seguito, peraltro, un ridimensionamento dei costi. Lo snellimento della struttura del partito - strada seguita da altri come movimenti come Fi e Lega - non è stato il modello scelto dai Dem. Qui il personale, nonostante le ristrettezze economiche e gli ammortizzatori attivati, ècontinuato a crescere seppure lievemente: dai 189 dipendenti del 2014 si è passati ai 193 del 2015. E nel 2016 si registrano solo cinque lavoratori in meno, a quota 184. E proprio il personale rappresenta una delle uscite più cospicue (insieme agli oltre 11 milioni spesi per la campagna referendaria) pari a 7,8 milioni.

3) Il «salvagente» del 2 per mille
A limitare i danni sono stati fin qui gli introiti da due per mille che il Pd ha saputo drenare meglio degli altri partiti, risultatndo sempre primo in questa “raccolta fondi”. Nel 2015 ha messo in cassa 5,4 milioni e nel 2016 6,4 milioni. In frenata anche i contributi dei parlamentari al partito che scendono dai circa 10 milioni del 2015 ai 6,6 milioni del 2016. La sfida vera verrà comunque dal potenziamento della raccolta dal due per mille Irpef che per quest’anno metterà in palio una cifra che si aggira sui 50 milioni di euro. Non a caso il tesoriere, nell’assicurare che «la perdita sarà assorbita tra l’esercizio 2017-18» indica come strada per tornare all’avanzo «il potenziamento del 2 per mille, il recupero delle somme dovute dai parlamentari e una diminuzione dei costi». Contenti ?? Poi magari se manifestaste lo stesso interesse dei bilanci degli partiti sarebbe una cosa pregevole ( ogni riferimento al m5s  e' ovviamente voluto ).

 

Ecco il rendiconto nascosto del M5S E' ZERO

IL MOVIMENTO NON PRENDE ,RIMBORSI ELETTORALI

 

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