Date e vi sarà dato

Un aspetto interessante della sconcertante faccenda delle fondazioni renziane, anzi a mio avviso illuminante in chiave politica, sta nel diverso modo in cui la trattano i vari giornali. Due sono quelli che vi insistono di più, oltre ovviamente al settimanale L'Espresso che ha dato la stura allo scandalo (un plauso al direttore Marco Damilano che si conferma giornalista serio e indipendente). Sono il solito e puntuale Fatto Quotidiano e La Verità di Maurizio Belpietro. Marco Travaglio ha già dedicato vari editoriali allo spregiudicato fundraising renziano, evidenziando anche la suddetta disparità di trattamento, in particolare la sordina messa sul caso dai giornaloni (leggasi poteri forti) i quali gli hanno riservato un angolino in prima pagina per un paio di giorni per poi relegarlo alle pagine interne e privilegiando in queste i piagnistei dell'ex bullo da Rignano. Tra i giornali di destra solo La Verità insiste tuttora con i titoloni in prima. Mentre Il Giornale e Libero, dopo un iniziale affondo sul fondatore di Italia Viva, non appena hanno capito che il caso era serio hanno spostato il tiro sui magistrati. Frankenstein Sallusti ha scritto un editoriale dal titolo: "Il pizzino giudiziario". Nella sua mente bacata dal berlusconismo l'inchiesta fiorentina sarebbe un minaccioso messaggio cifrato inviato dai due maggiori alleati di governo all'intruso di Italia Viva tramite i magistrati. Metafora tra il ridicolo e l'offensivo, ma su una cosa io ci  metterei la mano sul fuoco, cari forumisti: il pelato resta sotto sotto un nostalgico del patto del Nazareno. Se ci fossero i numeri, vedrebbe molto meglio il suo capo insieme a quello che Giuliano Ferrara considerava il naturale successore, il figlioccio politico o "royal baby" del piduista. Molto meglio un Renzusconi per le deboli ossa del vecchio Silvio, che finire schiacciate tra due ultras nazionalisti come Salvini e Meloni. Su Libero (anzi Occupato, secondo Travaglio), il più aggressivo e il più salviniano dei quotidiani italiani, l'altro Matteo viene trattato con insolita dolcezza perfino dal mazzolatore Feltri. Il titolo di un articolo di Renato Farina (detto agente Betulla per le sue attività spionistiche) poi è tutto un programma (berlusconiano): "L'inchiesta su Renzi ha messo a nudo l'impunità delle toghe". Ho potuto leggere solo il titolo, ignoro quindi quale punizione l'agente Betulla vorrebbe infliggere ai magistrati fiorentini per avere osato sfiorare nelle indagini il royal baby. La Verità tra giornali di destra è un caso a sè. Si caratterizza per una qualità degli articoli e delle inchieste decisamente più alta e per il suo irriducibile e a mio avviso meritorio antirenzismo. Non a caso Belpietro fu cacciato dalla direzione di Libero negli anni d'oro del bulletto toscano. Perfino homo ridens era un giornalista troppo serio per digerire un simile personaggetto e la sua riformaccia costituzionale.

Sottopongo all'attenzione del forum un illuminante articolo pubblicato su La Verità di sabato scorso. Contiene un lungo e dettagliato elenco di "donatori" che versarono il loro "obolo", più o meno generoso, alle fondazioni renziane. Si tratta di persone fisiche e di imprese private. Tutte accomunate dal fatto che il dono, piccolo o grande che fosse, ma in ogni caso motivato sempre e solo da un ideale, non restò senza frutto materiale. Una poltrona, un appalto pubblico, una commessa industriale etc., per puro caso finirono a chi aveva messo mano al portafoglio per "investire su Matteo" come dice l'on. Librandi (ex Forza Italia, poi eletto con il Pd renziano, infine passato a Italia Viva, donatore di 800.000 euro alla fondazione Open). Naturalmente sono, ripeto, tutte pure coincidenze. Tutt'al più possiamo immaginare, senza assolutamente peccare di malizia, che quei generosi idealisti sostenitori del renzismo siano stati premiati dalla Divina Provvidenza. Lo dice per l'appunto il Vangelo secondo Matteo, pardon secondo Luca: 

DATE E VI SARÀ DATO. 

https://infosannio.wordpress.com/2019/12/01/la-belle-epoque-del-renzismo/#comments

 

 

 

 

 

 

 

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1 messaggio in questa discussione

Il grande Kurt Godel dimostrò matematicamente (come corollario al suo celeberrimo Teorema di Incompletezza) che nella realtà ci sono cose che non riusciremo mai a capire (cioè a ricondurre entro un sistema logico coerente) anche se la nostra intelligenza (o un'intelligenza artificiale) ci riflettesse sopra per un tempo infinito. Uno degli esempi di questa incomprensibilità metafisica e assoluta ce lo forniscono oggi le carte giudiziarie dell'inchiesta sulla fondazione renziana OPEN. È il tariffario di Matteo Renzi: signore e signori, servono la bellezza di 100.000 euro, dicasi centomila euro, immagino sull'unghia, solo per parlare con il più antipatico (agli elettori) e il più randellato (dagli elettori) dei politici italiani. Penso che per molto meno di quella cifra il 6 volte Pallone d'oro Leo Messi farebbe volentieri due chiacchiere con qualsiasi fan o qualsiasi giornalista. Ora una domanda sorge spontanea: ma perché mai, cari forumisti, un imprenditore dovrebbe sborsare 100.000 euro solo per essere ammesso a parlare con il principe italovivo, nonché royal baby di re Silvio, Leopoldino l da Rignano? Purtroppo, per il teorema di Godel (e per la giustizia colabrodo che ci ritroviamo) non lo sapremo mai. Questo però non ci vieta di formulare delle ipotesi. Per esempio, potremmo pensare che l'imprenditore che si presentasse al cospetto di Leopoldino "con l'assegno in bocca" (come direbbe Silvio) abbia letto quel passo del Vangelo secondo Matteo, pardon secondo Luca, che fa da titolo a questa discussione. A pensar male si fa peccato...

https://rep.repubblica.it/pwa/generale/2019/12/02/news/finanziamento_ai_partiti-242468789/?ref=RHPPLF-BH-I242477992-C8-P4-S2.8-T1

https://infosannio.wordpress.com/2019/12/03/renzi-per-meno-di-centomila-euro-non-si-alza-neanche-dal-letto-cit/

Modificato da fosforo311
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