parliamo di ROM?
Iniziata da
ahaha.ha,
15 messaggi in questa discussione
Rom e Sinti è l’espressione più corretta per il semplice motivo che questi sono i termini che gli stessi appartenenti alla comunità utilizzano quando parlano tra di loro. È anche la dicitura scelta dall’Osce (Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa) e il piano d’azione presentato dall’Italia a Bruxelles il 28 febbraio 2012 si chiama Strategia nazionale d'inclusione dei Rom, Sinti e Caminanti. Nei documenti internazionali si usa il termine Rom (Roma è il plurale in inglese) con l’iniziale maiuscola, specificando che ci si riferisce a una grande varietà di *** differenti (Rom, Sinti, Kalé, Romanichels, Boyash, Manush, Ashkali, Egyptians, Yenish, Travellers, Dom, Lom ecc.) identificati dal Consiglio d’Europa. Il termine “Rom” è stato scelto in occasione del Primo Congresso Mondiale dei Rom, svoltosi nel 1971 a Londra che ha anche stabilito un inno (Gelem, Gelem), una giornata internazionale dei Rom da celebrare l’8 aprile, primo giorno del Congresso, e una bandiera (azzurra e verde con una ruota rossa al centro). Il 2 agosto si commemora invece il Porrajmos o Samudaripen, l’Olocausto Rom, dalla data in cui nel 1945 quasi 3 mila Rom e Sinti furono massacrati nel “campo zingaro” di Auschwitz- Birkenau, dove almeno 23 mila furono uccisi con il gas durante la Seconda Guerra Mondiale (500mila i Rom e Sinti sterminati dai nazisti).
La “Z” era la lettera tatuata sulle braccia dei Rom nei lager e anche per questo la parola zingaro può essere vissuta come un’offesa dagli appartenenti alla comunità. La bandiera serve a rappresentare un popolo e non uno stato con frontiere definite. Il colore azzurro simboleggia il cielo, la libertà e la spiritualità; il verde indica la natura, la terra e gli aspetti materiali della vita. La ruota a sedici raggi di colore rosso rappresenta il viaggio, la crescita e il progresso, ma è anche un riferimento all’origine indiana dei Rom: si ispira al chakra raffigurato nella bandiera indiana (a 24 raggi).
Occorre distinguere i Rom/Sinti/Kalé, i cui antenati sono giunti dal nord dell’India tra l’XI e il XIV secolo, dalle comunità autoctone, quali i Travellers (Viaggianti) in Irlanda e nel Regno Unito, o gli Jenisch in Svizzera e Francia. I Rom rappresentano l’88%. I Sinti il 3% e sono presenti essenzialmente nelle regioni germanofone, nel nord dell’Italia e nel sud della Francia (in Provenza), dove sono chiamati Manouches (o Manush). I Kalé (chiamati “Gitani”) vivono nella penisola iberica e anche nel Galles del nord. Il termine “gitani” non è equivalente all’italiano “zingari”. In Spagna gli 800 mila gitani sono un vanto per la cultura nazionale, tanto che si parla del “modello spagnolo” come esempio per tutta l’Europa.
Flamenco a parte, non bisogna credere che gli spagnoli siano esenti dal razzismo verso i rom. I gitani partivano da condizioni peggiori rispetto a tutti gli altri *** Rom d’Europa. Sotto la dittatura di Franco, gli era vietato lavorare, studiare e perfino riunirsi in più di 4 persone. Ma dopo la morte del dittatore, la costituzione democratica è stata inclusiva. Essendo i gitani i cittadini più poveri, hanno beneficiato delle maggiori risorse destinate al welfare per le fasce deboli della popolazione. Non sono stati discriminati nelle politiche per la casa, perché vengono trattati in questo ambito prima da spagnoli e poi da gitani. Il modello spagnolo funziona perché ha puntato prima di tutto ad alzare il tenore di vita delle famiglie, investendo su istruzione e lavoro. Dopo trent’anni di programmi governativi e una spesa molto consistente, i risultati parlano da soli. Il 92% vive in appartamenti o case normali, la metà dei Rom ha l’abitazione di proprietà, solo il 4% abita ancora nelle baracche. Tutti i bambini sono iscritti alla scuola elementare e l’analfabetismo complessivo è molto basso, attorno al 15%.
Uso del termine
Il primo esempio in epigrafe si riferisce a una notizia falsa. Nell’articolo si usa il condizionale ma non nel titolo. La vicenda del finto stupro è diventata tristemente nota perché ha portato una folla armata di “fiaccole” a incendiare un campo Rom di Torino. Il giorno seguente il quotidiano che aveva pubblicato la notizia ha fatto un tardivo mea culpa sul “titolo sbagliato”: Ieri, nel titolo dell’articolo che raccontava lo «stupro» delle Vallette abbiamo scritto: «Mette in fuga i due rom che violentano sua sorella». Un titolo che non lasciava spazio ad altre possibilità, né sui fatti né soprattutto sulla provenienza etnica degli «stupratori». Probabilmente non avremmo mai scritto: mette in fuga due «torinesi», due «astigiani», due «romani», due «finlandesi». Ma sui «rom» siamo scivolati in un titolo razzista. Senza volerlo, certo, ma pur sempre razzista. Un titolo di cui oggi, a verità emersa, vogliamo chiedere scusa. Ai nostri lettori e soprattutto a noi stessi. Non si può non notare che nessuno ha chiesto scusa ai Rom del campo, vittime innocenti di un assalto in stile pogrom, nel quale hanno perso la casa, i beni e i documenti.
Sono pure molto frequenti articoli che associano la parola “Rom” alla “paura”. Il Cospe ha ritenuto fortemente discriminatorio e segnalato con una nota indirizzata all’Ordine dei giornalisti della Toscana, l’articolo in cui si parla dell’acquisto da parte della famiglia Halilovich di un’abitazione nel comune di Vergaio e delle reazioni allarmate da parte di alcuni abitanti del luogo. Il giornalista accenna a dei furti avvenuti proprio in concomitanza con l’arrivo della famiglia, pur evidenziando, subito dopo, che non c’è nulla che possa essere suffragato da prove della eventuale colpevolezza dei Rom.
che fai ti dai alla retorica??
beh, non sempre la lingua e collegata agli occhi, al cervello quasi mai.
sono stato buono ci ho messo un cavallo.
3 ore fa, ahaha.ha ha scritto:Sono pure molto frequenti articoli che associano la parola “Rom” alla “paura”. Il Cospe ha ritenuto fortemente discriminatorio e segnalato con una nota indirizzata all’Ordine dei giornalisti della Toscana
In Toscana è successo questo
https://www.quotidiano.net/cronaca/delitto-mariani-viareggio-1.625322
L'episodio ha suscitato notevole clamore.
Probabilmente la paura ha qualche fondamento di essere.
Buona futura opposizione di inquisiti di sinistra a tutti
poveraccio il ah.ahahha sara' l'eta'..sara' l'andropausa.....chissa' quanti ne ospietra' a casa sua:
ti basta?? macchè:
fare i pedofili ? normale!!
ah.ahahha una vergognata non ti viene spontanea?? ora tornate nella sacrestia del prete...che ti DA il resto
Sig super zuccavuota le consiglio di cambiare fonti di ***.
Provi con ilLando e ilTromba.
1 ora fa, ahaha.ha ha scritto:Sig super zuccavuota le consiglio di cambiare fonti di ***.
Provi con ilLando e ilTromba.
Naaaaaa. Il suo fumetto preferito era "Corna Vissute".....
21 ore fa, ahaha.ha ha scritto:Sig super zuccavuota le consiglio di cambiare fonti di ***.
Provi con ilLando e ilTromba.
Il giornale parla di personaggio di origini croate...molto vago,mentre invece Il “25enne di origini croate” è in realtà un rom islamico con cittadinanza croata:
ma i rom non hanno origini indiane, sig. zuccavuota
Crea un account o accedi per commentare
È necessario essere registrati per poter lasciare un messaggio
Inviata
Rom e sinti “invasori” in Italia? Quelli senza casa sono solo lo 0,04%
Secondo un recente rapporto dell’Associazione “21 Luglio” i rom e i sinti in Italia sono circa 180.000, di questi circa 26mila vivono in emergenza abitativa-
Vengono associati a criminalità e degrado, vittime di una stigma sociale anche quando compiono atti che non sono di per sé reato, come ad esempio lavarsi alla fontana, o che sono addirittura neutri, come passare in un luogo. Vengono poi considerati tra i primi sospettati per i reati che vengono commessi in una zona, per il solo fatto di abitarci anche loro. Parliamo di rom e sinti, o più comunemente “zingari”. Grazie a un recente rapporto dell’Associazione “21 Luglio” veniamo a sapere che in Italia sono circa 180.000, di questi circa 26mila – appena lo 0,04 per cento della popolazione italiana – vivono in emergenza abitativa, ovvero specifico in insediamenti formali e informali, in micro insediamenti e in centri di raccolta rom. Negli ultimi 12 mesi la difficoltà di vita all’interno di tali spazi ha spinto alcune famiglie, soprattutto di nazionalità rumena, a spostarsi in altri paesi o a fare ritorno nelle città di origine con conseguente leggero decremento delle presenze totali. «Una tendenza – si legge nel rapporto annuale dell’associazione “21 Luglio” – da leggere con attenzione e che allontana ancora una volta il fantasma della “invasione” incontrollata che, soprattutto nel periodo elettorale, rivive puntuale nelle parole di alcuni politici e nell’amplificazione operata dai media».
Condividi questo messaggio
Link al messaggio
Condividi su altri siti