Calciatori Turchi vigliacchi io sto con Enes Kanter il cestista che si oppose a Erdogan

Il cestista dei Boston Celtics (squadra della Nba) Enes Kanter, nato 27 anni fa da genitori turchi, è lo sportivo che più si è battuto e si batte per contrastare le idee e i metodi del presidente della Turchia Recep Tayyip Erdogan. Una battaglia che lo ha messo nel mirino del governo turco.
Il 17 luglio 2016, dopo il fallimento del golpe militare in Turchia, Enes Kanter attacca il premier turco Erdogan sui social. La sua vita cambierà per sempre.
In meno di 24 ore riceve centinaia di minacce di morte, non solo da "gente comune" ma anche da diversi sostenitori politici dell’attuale governo. Viene perseguitato per essere un personaggio di grande visibilità mediatica contro Erdogan, 
l'8 agosto 2016 la polizia fa irruzione nella casa della sua famiglia a Istanbul, perquisendola e requisendo tutti gli apparecchi elettronici, dai cellulari ai computer. Kanter non avrà più il numero di telefono di nessun famigliare. Il fratello Kerem dopo avere vinto l'Europeo Under 18 nel 2013 è stato bandito dalle nazionali turche, adesso vive e gioca a Badalona. Il padre è stato portato in carcere per 5 giorni. I loro passaporti sono stati annullati e non possono lasciare la Turchia. Mai più.
Dopo qualche mese la sua famiglia disconosce Enes come figlio. Il padre scrive anche una lettera a Erdogan: «Enes non potrà più portare il nostro nome perché lo sta infangando contro la Turchia. Con profonda vergogna mi scuso con il nostro presidente e con tutto il popolo turco per avere un figlio del genere»
Nel 2017 Kanter definisce Erdogan «megalomane, soffocatore della democrazia, l’Hitler del 21esimo secolo». Per questo viene condannato a 4 anni di carcere.
Nell'estate del 2017, mentre è in Indonesia (paese legato alla Turchia) per sostenere le sue attività benefiche in un campus di basket, lo avvertono che le autorità locali lo stanno cercando per catturarlo: scappa in taxi all'aeroporto e prende il primo volo per l'Europa. Arrivato a Bucarest, in Romania, scopre che la Turchia gli ha “cancellato” il passaporto e ha emesso un mandato di cattura. Solo grazie all’intervento dei senatori dell’Oklahoma riesce a rientrare negli USA. Da questo momento è un apolide: non ha più alcuna cittadinanza.
Nel 2018 dei tifosi turchi ai quali aveva regalato le sue scarpe sono stati perquisiti e arrestati. Un ragazzo turco che lo aveva votato sui social per l'All Star Game finisce in carcere, e un dentista di Istanbul che aveva una sua foto in studio viene arrestato assieme alla moglie
Il 18 giugno 2018 il padre di Kanter è condannato a 15 anni di carcere.
A gennaio 2019 rinuncia alla trasferta londinese dei suoi Knicks: “A Londra è pieno di spie turche che vogliono arrestarmi o anche uccidermi”. Per lo stesso timore rinuncia a partecipare nel marzo 2019 al match contro i Raptors previsto in Canada.
In Turchia non vengono trasmesse le sue partite NBA da 3 anni, non è convocato in nazionale da 4, è stato accusato pubblicamente anche dal presidente della Federazione turca di basket, Hedo Turkoglu, sostenitore di Erdogan (come dichiarato da lui stesso).
Kanter spiega così la sua battaglia: “Come posso restare in silenzio? Ci sono più di 100.000 persone in prigione in Turchia, tra cui professori, dottori, giudici, avvocati, giornalisti e attivisti, minorenni, persone comuni. Sono rinchiusi soltanto perché hanno detto di non essere d’accordo con Erdogan. Centinaia di bambini stanno crescendo all’interno di celle strette e anguste al fianco delle loro madri. Democrazia vuol dire avere il coraggio e la libertà di parlare, non dover essere rinchiusi in galera per questo. Essere il portavoce di questi ideali per un turco vuol dire rischiare la prigione e la violenza da parte dei militari. Mi hanno chiamato terrorista, hanno chiesto all’Interpol di arrestarmi. Starei marcendo in galera se fossi tornato in Turchia. Restare lontano dalla mia famiglia è un sacrificio enorme. Ma le cose buone non ti vengono mai regalate, non sono mai semplici da conquistare. Il mio problema non è con il mio Paese. Il mio problema è con il regime nel mio Paese. La Turchia potrebbe essere il ponte tra l’Islam moderno e l’Occidente. Ma in questo momento, non c’è libertà: nessuna libertà di parola, nessuna libertà di religione, nessuna libertà di espressione. Non c’è democrazia. Erdogan sta usando il suo potere per abusare e violare i diritti umani. Il mio obiettivo è essere la voce per tutte quelle persone innocenti che non ne hanno una. Capisco che potrei semplicemente chiudere la bocca, guadagnare milioni di dollari in America e non preoccuparmi di questi problemi. Ma alcune persone in prigione sono i miei amici, i miei vicini, le persone con cui ho giocato a basket“.

Forza Enes sei un eroe, altro che quei calciatori che hanno fatto il saluto militare ad Erdogan! 
E altro che Uefa che sta a guardare...

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