Il Falso Quotidiano : Farabut.ti a ...prescindere !!

L’ottimismo, si sa, è un’attitudine rischiosa. C’è sempre il pericolo di partire con grandi speranze e di arrivare a prendere atto che le cose sono messe assai peggio di quanto pensassimo. Prendiamo il caso della promozione del libro di Marco Lillo e della raffinata strategia di marketing incentrata sulle comunicazioni private della famiglia Renzi. L’ottimista che è in noi aveva immaginato che stamani i principali quotidiani avrebbero ospitato almeno un editoriale dedicato ai danni che possono derivare alle indagini da chi pubblica atti sottoposti a segreto d’ufficio, alle conseguenze che episodi come questo possono avere sulla credibilità dei magistrati che conservano la responsabilità sugli uffici da cui sono uscite le carte, all’inevitabile indebolimento dello stesso principio di legalità. E invece no. Al posto di quegli editoriali abbiamo letto interviste alle nonne,interpretazioni dei rapporti padre-figlio, duri moniti contro il familismo amorale. Dovevamo immaginarlo e la prossima volta saremo più attenti: meno ottimismo, più solido cinismo.

Eppure c’è qualcosa che proprio non ci eravamo spinti ad immaginare. Ed è la teoria di coloro che sostengono .

, e scrivono , che in fondo la celebre “telefonata del babbo” non sarebbe stata altro che una messa in scena a favore di telecamere.  Il solco l’aveva tracciato ieri il Fatto: in assenza di elementi di reale imbarazzo per Matteo Renzi, Lillo aveva scritto che le sue parole sembravano riprese da un “manuale di educazione civica”.   Oggi la linea di Travaglio-Lillo viene rilanciata e difesa da Belpietro e Bechis: tutti compattamente impegnati a sostenere che, dal momento che nelle frasi di Renzi figlio niente di peccaminoso può essere rintracciato, non resta che pensare che quella telefonata fosse tutta una messa in scena rivolta a dare agli investigatori in ascolto una rappresentazione fintamente innocente.   Tradotto in italiano, significa affermare quanto segue: io sono convinto che tu sia un farabutto; pubblico un’intercettazione nella quale tu esci come una persona normale; io penso che tu sia comunque un farabutto, anzi doppiamente tale perché hai finto di essere normale invece di darmi prove concrete del tuo farabuttismo. Totò lo avrebbe definito un ragionamento “a prescindere”. Noi, che siamo meno dotati del grande artista, lo consideriamo più banalmente il trionfo del pregiudizio. Un doppio salto mortale carpiato all’indietro dove l’unica preoccupazione è ribadire la propria convinzione pregiudiziale contro ogni evidenza. Persino quando quella evidenza è da me stesso pubblicata contro le regole e contro gli interessi della legalità. Quanto tutto questo abbia a che fare con il giornalismo non è dato sapere. Ma intanto godiamoci lo spettacolo dell’ennesima picconata allo Stato di diritto e alla qualità dell’informazione.  Saluti 

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