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Quindi la mia chiave di lettura, quella che ho espresso al sig ippodirector, si è rivelata esatta, se la notizia è documentata.
LE DUE CURVE SUD
di Marco Travaglio
La banchina di Lampedusa invasa da due fazioni di esagitati che salutano la capitana Carola Rackete appena sbarcata e arrestata, alcuni insultandola e altri esaltandola, è la perfetta rappresentazione di questo povero Paese che non riesce più a ragionare, ma solo a tifare. E a twittare.
Chi volesse ragionare saprebbe distinguere tra ciò che ha fatto di buono la Sea Watch-3, cioè caricare da un gommone pericolante in acque libiche 53 migranti (un giorno magari le Ong ci sveleranno quale divina ispirazione le fa trovare sempre nel posto giusto al momento giusto nello sterminato Mediterraneo); e ciò che han fatto di inaccettabile, cioè infischiarsene della legge del porto sicuro più vicino (in Tunisia o a Malta) per creare l’ennesimo incidente politico col governo italiano, ricorrere al Tar contro il no di Roma e poi fregarsene della sentenza negativa, appellarsi alla Corte di Strasburgo e poi ignorare il verdetto contrario, violare i divieti di ingresso in acque italiane e di sbarco a Lampedusa, fino alla manovra spericolata e criminale di ieri, quando per poco non c’è scappato il morto tra i finanzieri della motovedetta schiacciata sulla banchina. Non lo diciamo noi *** giustizialisti. Lo dice il procuratore di Agrigento Luigi Patronaggio, non certo sospettabile di filo-leghismo visto che aveva chiesto di processare Salvini per sequestro di persona e *** d’ufficio per il caso Diciotti e ora ha disposto l’arresto in flagranza della Rackete: “Le ragioni umanitarie non possono giustificare atti di inammissibile violenza nei confronti di chi, in divisa, lavora in mare per la sicurezza di tutti”. Lo ribadiscono gli uomini della Guardia di Finanza sulla motovedetta: “La Sea Watch non ha fatto nulla per evitarci, siamo stati fortunati: poteva schiacciarci”. E il Reparto Operativo Aeronavale delle Fiamme Gialle di Palermo parla di “un atto di forza inaspettato, un gesto irresponsabile che ti puoi aspettare da un narcotrafficante o un contrabbandiere su un motoscafo”. Cos’hanno fatto e cos’hanno da dire ora i parlamentari-crocieristi de sinistra saliti a bordo della Sea Watch per garantirvi la loro personalissima “legalità”? E i fan dell’eroina non potrebbero almeno smetterla di chiedere la liberazione di un’indagata che, magari animata dalle migliori intenzioni, commette illegalità che non verrebbero tollerate in nessuna democrazia del mondo?
Chi volesse ragionare saprebbe distinguere fra la simpatia umana che ispira la giovane cooperante e le ragioni del diritto, che non autorizzano chi compie un gesto umanitario a commettere reati.
E non c’entrano nulla con Salvini che chiede arresti e condanne come se fosse il padrone dei magistrati e passa dalla parte del torto annunciando che i 42 migranti “possono restare in mare fino a Natale”. Parole e condotte che vanno censurate duramente, senza per questo tacere le illegalità della Sea Watch.
Chi volesse ragionare saprebbe distinguere fra l’apprezzamento per il coraggio di una donna che sfida le legittime leggi di un Paese che legittimamente non condivide con un atto di disobbedienza civile di cui si assume le conseguenze senza scappare né piagnucolare, opposta alla viltà di Salvini che dal suo processo è scappato grazie all’impunità parlamentare, e i doveri di uno Stato di diritto che non può farsi dettare la politica migratoria da un’Ong tedesca di bandiera olandese.
Chi volesse ragionare saprebbe distinguere fra le leggi di uno Stato democratico come il nostro e quelle di regimi totalitari o autoritari come l’Italia fascista, la Germania nazista, il Sudafrica dell’apartheid e l’India colonia britannica. Ed evitare paragoni impropri fra la capitana e i partigiani della Resistenza, Mandela e Gandhi. Il governo italiano non è frutto di un golpe militare né di un’invasione: è espresso dalla maggioranza del Parlamento regolarmente eletto un anno e mezzo fa, appena plebiscitata da consensi persino superiori alle Europee del mese scorso. Dunque le leggi italiane, giuste o sbagliate che siano, sono perfettamente legittime e conformi alla Costituzione, a meno di non accusare di alto tradimento i presidenti della Repubblica che le hanno promulgate (incluso Mattarella) e di incostituzionalità la Corte costituzionale che, quando interpellata, le ha validate. Oltretutto i reati contestati alla capitana (resistenza a nave da guerra, tentato naufragio e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina) non li ha inventati questo governo, ma esistono nei codici dell’Italia e di tutti gli Stati degni di questo nome da tempo immemorabile. Certo, per battersi contro una legge c’è sempre la disobbedienza civile. Purché non venga spacciata per la nuova Resistenza, specie da chi, anziché salire sulle montagne, la combatte comodamente assiso sul suo bel divano.
Ragionate con il vostro cervello, non prestate quel poco che vi è rimasto all’ammasso ultrà.
BrS
Quindi bisogna ragionare con il cervello di travaglio?
Condivido abbastanza spesso le idee del signor Travaglio e perchè no, anche di qualche altro giornalista, tuttavia rivendico il diritto di usare la mia zucca.
Se poi sbaglio, c'è sempre qualcuno che mi corrigerà.
Se l'ordine è stato impartito nella speranza di trasformare, agli occhi dell'opinione pubblica, degli operatori umanitari in teppisti criminali, sarebbe un fatto criminale. Non vorrei crederlo, e nemmeno pensarlo, ma temo che sia stato proprio così. La pericolosità di Salvini risiede nel suo cinismo.
Forse anche per molto meno, Fosfy. Non è cinismo .
Si tratta di non perdere la faccia davanti ai propri sostenitori. La sua ossessione comincia a costargli caro.
8 ore fa, ahaha.ha ha scritto:Quindi la mia chiave di lettura, quella che ho espresso al sig ippodirector, si è rivelata esatta, se la notizia è documentata.
Già lo dichiarano quelli che erano a bordo della barca della Finanza che non è una nave da guerra e non appartiene alla Marina.
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Inviata
La manovra e la motovedetta della Gdf
La comandante Rackete ha forzato il blocco invocando lo “stato di necessità”, che aveva già segnalato dalla nave fin da quando si trovava davanti al porto di Lampedusa. Non le è stato dato l’ok e lei ha cominciato ad avvicinarsi alla banchina con l’intenzione di attraccare ugualmente.
Una motovedetta della Guardia di Finanza ha provato a impedire l’attracco, mettendosi tra la nave e la banchina, ma la Sea Watch ha proseguito nella manovra di accostamento. Alla fine la motovedetta della Gdf si è sfilata per evitare di rimanere schiacciata.
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