Una generazione senza futuro?

secondo voi è giusto che io creda nella mia generazione? e non veda solo fallimenti.... voglio essere ottimista, così ho scritto questo articolo rivolto a tutto il mio paese. Volto a sensibilizzare i miei coetanei e creare un minimo senso di colpa in chi il futuro cerca di togliercelo . Leggete l'articolo al seguente link http://www.theskybluecactus.it/2017/04/27/la-mia-generazione/

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8 messaggi in questa discussione

Sicuramente è un discorso molto attuale, ma secondo me pieno di retorica e di luoghi comuni.
Ogni giovane, ogni ragazzo ha la sua storia.
C'è molta disocuppazione, ma ci sono anche tanti giovani che invece lavorano anche grazie ad un titolo di studio, ad una laurea.
Non vorrei che passassero dei messaggi sbagliati, tipo che la laurea non serve a nulla, che in Italia non c'è lavoro, che bisogna andare all'estero per lavorare... in parte vero, ma sono i soliti luoghi comuni secondo il mio modestissimo parere :)

Se un "ottantenne" è bravo nel suo lavoro, non bisogna mandarlo a casa.
La storia di voler mandare a casa i "vecchi" è un altro luogo comune, privo di fondamento.

Scusami, ma ci vedo molta retorica, finti luoghi comuni, discorsi facili (in parte veri) solo per ottenere dei consensi
 
Comunque rispetto il tuo pensiero e in parte lo condivido.
:)

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42 minuti fa, fenarcom ha scritto:

......Se un "ottantenne" è bravo nel suo lavoro, non bisogna mandarlo a casa.
La storia di voler mandare a casa i "vecchi" è un altro luogo comune, privo di fondamento....

con tutto il rispetto delle opinioni altrui, nn credi ke, x quanto bravo, in gamba, in salute, arzillo, un ottantenne abbia voglia di dedicarsi ai suoi hobbies, fare una passeggiata, un viaggio, stare in panciolle quanto gli pare, insomma, farsi finalmente i casi suoi?  

purtroppo, se nn proprio ottantenni, altri vekki, al lavoro ci debbono stare x altre ben tristi ragioni.

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19 minuti fa, uvabianca111 ha scritto:

con tutto il rispetto delle opinioni altrui, nn credi ke, x quanto bravo, in gamba, in salute, arzillo, un ottantenne abbia voglia di dedicarsi ai suoi hobbies, fare una passeggiata, un viaggio, stare in panciolle quanto gli pare, insomma, farsi finalmente i casi suoi?  

purtroppo, se nn proprio ottantenni, altri vekki, al lavoro ci debbono stare x altre ben tristi ragioni.

se noti, ottantenne l'ho messo tra virgolette.
La cosa che volevo dire è che i vecchi vanno rispettati e se una persona più anziana è abile e capace,
è giusto che lavori, fino all'età delle pensione ovviamente e non oltre.
Ovviamente uno che ha realmente 80 anni è ovvio che non debba lavorare per lasciare giustamente spazio ai giovani, questo è ovvio.

I vecchi non tolgono posti di lavoro a nessuno, si lavora fino all'età della pensione e non fino a 80 anni.
Non sono i "vecchi" il problema della mancanza di lavoro in italia, questi anzi vanno rispettati.
Perchè ci si accanisce contro i vecchi?

Modificato da fenarcom

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2 minuti fa, fenarcom ha scritto:

se noti, ottantenne l'ho messo tra parentesi.
La cosa che volevo dire è che i vecchi vanno rispettati e se una persona più anziana è abile e capace,
è giusto che lavori, fino all'età delle pensione ovviamente e non oltre.
Ovviamente uno che ha realmente 80 anni è ovvio che non debba lavorare per lasciare giustamente spazio ai giovani, questo è ovvio.

I vecchi non tolgono posti di lavoro a nessuno, si lavora fino all'età della pensione e non fino a 80 anni.
Non sono i "vecchi" il problema della mancanza di lavoro in italia, questi anzi vanno rispettati.
Perchè ci si accanisce contro i "vecchi"?

se noti, ho scritto " se nn proprio ottantenni" ma oltre i 70 anni son molti ancora in attesa della meritata pensione (dovran ben mangiare tutti i giorni o no?) e purtroppo, ce ne sono + di quanto si creda facendo partire la sciocca convinzione ke portino via lavoro ai giovani;  il tutto anke grz a certi ritokki ke colpiscono sempre età pensionabile e cifre verso i lavoratori veri ai quali certam nn bastano 5 anni di dolce far nulla x maturarne il diritto.  Su questi fattacci si dovrebbe kiedere xké tale accanimento.

Certo ke gli anziani van rispettati e sto rispetto deve partire dai famigliari e dalle istituzione ke spesso,  x la terza età, son insensibili se nn inesistenti.

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1 ora fa, fenarcom ha scritto:

Sicuramente è un discorso molto attuale, ma secondo me pieno di retorica e di luoghi comuni.
Ogni giovane, ogni ragazzo ha la sua storia.
C'è molta disocuppazione, ma ci sono anche tanti giovani che invece lavorano anche grazie ad un titolo di studio, ad una laurea.
Non vorrei che passassero dei messaggi sbagliati, tipo che la laurea non serve a nulla, che in Italia non c'è lavoro, che bisogna andare all'estero per lavorare... in parte vero, ma sono i soliti luoghi comuni secondo il mio modestissimo parere :)

Se un "ottantenne" è bravo nel suo lavoro, non bisogna mandarlo a casa.
La storia di voler mandare a casa i "vecchi" è un altro luogo comune, privo di fondamento.

Scusami, ma ci vedo molta retorica, finti luoghi comuni, discorsi facili (in parte veri) solo per ottenere dei consensi
 
Comunque rispetto il tuo pensiero e in parte lo condivido.
:)

ovviamente l uso di luoghi comuni è voluto. come dici tu per attirare l'attenzione. ma con lo scopo di far riflettere 8non scopi negativi). diciamo che il fine giustifica i mezzi. inoltre non si vuole fare di tutta l'erba un fascio. tantissimi laureati oggi lavorano sia in italia che all estero ma è evidente e agli occhi di tutti che le generazioni passate hanno pensato poco a quelle future rischiano a volte di lasciarle senza possibilita di realizzarsi. oggi rispetto a qualche decennio fa le occasioni sono molte meno. 40 anni fa bastavano idee, agganci giusti e un po di fortuna per fare carriera. oggi nonostante gli sforzi molti giovani rimangono a casa a spolverare la laurea!

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il mercato del lavoro è diventano più complesso e difficile per i giovani per tanti motivi, ma non per presunti 80enni di cui affermi che rubano il lavoro ai giovani e occupano il nostro ruolo.
40 anni fa non c'erano lo sviluppo tecnologico e le infinite possibilità che invece ci sono adesso.
Quindi non credo che 40 anni fa il lavoro la gente lo aveva con una bacchetta magica.
La ricerca del lavoro è difficile, richiedeva impegno 40 anni fa così come adesso.

Le occasioni lavorative ci sono anche adesso, bisogna solo sapersi muovere nella maniera giusta.
Anzitutto iscriversi ad un corso universitario che possa offrire buoni sbocchi lavorativi, in linea con le esigenze attuali che il mercato richiede.
Perchè le aziende assumo e richiedono personale, le offerte di lavoro ci sono adesso come c'erano 40 anni fa,
l'unica cosa è che è cambiato il mercato del lavoro, c'è meno offerta e invece tanta domanda da parte di giovani soprattutto.

Gli studi di scuola superiore, gli studi universitari, il dottorato, non sono una perdita di tempo, 
se si sceglie anzitutto un buon percorso di studio e se si alterna lo studio a tirocini e stage sul campo.

Non prendiamocela con i vecchi, che hanno vissuto un periodo molto diverso dal nostro e molto più difficile, perchè non avevano tutte le possibilità che invece noi abbiamo grazie allo sviluppo tecnologico.

Con i luoghi comuni non si va da nessuna parte, 
L'articolo che hai linkato mi sembra un inno alla retorica e al luogo comune, quasi privo di contenuti, dice tutto ma non dice nulla.

Lasciamo in pace i vecchi e rispettiamoli,
perchè lavorano, hanno sudato per raggiungere i loro obiettivi e non tolgono il lavoro a nessuno.

Scusami, poi vedo che hai 25 anni e mi sembra di capire che stai ancora studiano, che sei un laureando, non un laureato (non so se le informaziòni sono aggiornate).
E ti preoccupi della mancanza di lavoro quando in realtà devi ancora affacciarti al mondo del lavoro?

Capisco e comprendo comunque il tuo punto di vista.
:)

Modificato da fenarcom

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l'unica cosa è che è cambiato il mercato del lavoro, c'è meno offerta e invece tanta domanda da parte di giovani soprattutto.

mi ero confuso, volevo dire più offerta da parte di potenziali dipendenti e meno domanda da parte delle aziende
:)

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6 ore fa, skybluecactus ha scritto:

secondo voi è giusto che io creda nella mia generazione? e non veda solo fallimenti.... voglio essere ottimista, così ho scritto questo articolo rivolto a tutto il mio paese. Volto a sensibilizzare i miei coetanei e creare un minimo senso di colpa in chi il futuro cerca di togliercelo . Leggete l'articolo al seguente link http://www.theskybluecactus.it/2017/04/27/la-mia-generazione/

Ho letto il post, l'ho trovato bellissimo. Un'unica piccola contestazione. Il vero declino dell'Italia, quello che oggi i giovani (ma anche molti tra i meno giovani) vivono spesso drammaticamente, a mio avviso non è iniziato negli anni '60 ma negli anni '80, gli anni della degenerazione della politica e dei costumi, gli anni del consumismo sfrenato, della Milano non più capitale morale ma "Milano da bere", del craxismo e della corruzione. L'Italia degli anni '60 era ancora un'Italia attiva, sobria, creativa, sostanzialmente onesta. Nel 1964 completavamo in appena 8 anni l'A1, un'opera di alta ingegneria su un territorio difficile, impervio, 755 km, 850 tra ponti e viadotti, 38 gallerie, il tutto realizzato a regola d'arte, con tecniche spesso innovative per l'epoca, progetto, materiali e manodopera italiani, nessuna mazzetta, nessuna tangente. La società Autostrade, che era una società pubblica (IRI), si finanziava emettendo bond che andavano a ruba a Wall Street, mentre la lira era considerata tra le valute più forti al mondo.  Oggi quando transiti sotto un viadotto di recente costruzione devi pregare che non ti crolli in testa. All'epoca un gioielliere che dichiarava un reddito inferiore a quello di un operaio era l'eccezione, oggi è la regola. Mi è piaciuta soprattutto l'ultima parte del post, quella che non esprime rassegnazione, ma ottimismo nonostante tutto, voglia di riscatto, di "rivoluzione", da parte dei giovani. Anche ai miei tempi i giovani parlavano di rivoluzione, e forse solo apparentemente in un senso diverso da quello di oggi. La rivoluzione, allora come oggi deve essere soprattutto politica. All'epoca fallì la rivoluzione comunista contro il sistema sociale democristiano, che era comunque molto ma molto più a sinistra, molto più commisurato ai bisogni della collettività del liberismo oggi imperante, e della finta socialdemocrazia che fa chiudere le fabbriche per salvare le banche. Ancora una volta la rivoluzione deve essere politica e deve rimettere al centro l'uomo, il cittadino, nella sua dimensione personale e sociale, deve ristabilire i princìpi di uguaglianza e di giustizia sociale che non sono disgiunti ma complementari al principio meritocratico.

A ciascuno secondo i suoi bisogni, da ciascuno secondo le sue capacità

è un vecchio motto del Comunismo, più che mai attuale e più che mai da attuare in un mondo sempre più affollato e impoverito delle sue risorse.

Modificato da fosforo31
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