Asia Bibi finalmente salva in Canada

Asia Bibi. La cristiana pakistana accusata di blasfemia e poi assolta ha lasciato il suo Paese ed è "arrivata in Canada". Ad annunciarlo l'avvocato della donna, Saif ul Malook. Mancano ancora conferme da fonti ufficiali pakistane.

 La vicenda risale al 14 giugno 2009. Asia Naurin Bibi, madre di cinque figli, mentre si trovava a lavoro ha iniziato a discutere con alcune colleghe di fede musulmana. Quelle stesse donne l'hanno denunciata, pochi giorni dopo, sostenendo che durante il litigio avesse offeso il Profeta Maometto.  La 53enne, contadina della provincia centrale del Punjab, è stata condannata per blasfemia nel 2010 e condannata a morte. Ha trascorso gli ultimi anni in prigione, fino alla sua assoluzione nel 2018. Il suo caso è diventato rapidamente noto in Pakistan, attirando l'attenzione mondiale sull'estremismo nel Paese, nel quale la blasfemia è considerato un reato da punire con la pena di morte. Bibi è tecnicamente libera di lasciare il Pakistan da gennaio. Da allora, si ritiene che la donna sia stata tenuta in custodia cautelare dalle autorità in attesa di un accordo di asilo in un Paese terzo. La misura è stata necessaria a causa delle minacce dell'islamismo estremista che insisteva a chiederne la messa a morte.
Anni di prigione e di terrore per una falsa accusa, in realtà perseguitata perchè Cristiana in un paese mussulmano, pazzesco e intollerabile

https://www.quotidiano.net/esteri/asia-bibi-canada-1.4579871

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1 messaggio in questa discussione

La questione non è il cristianesimo o l'islamismo ma l'estremismo, per essere precisi, non solo nella religione, nella politica ma nel nostro modo di essere. Quella nostra natura di essere, in quell'autoritarismo che si impone per delle convinzioni cui non si accettano contraddizioni di sorta a mettere in discussioni quello che si ritien vero, reale anche in mancanza di prove tangibili. In poche parole, quella nostra natira perversa, che ci spinge a possedere, a dominare quello che non siamo capaci di toccare, perché così facendo dovremmo dare una parte di noi, soprattutto confrontarci con gli altri; quegli individui con cui dovremmo condividera la nostra esistenza. In poche parole, quella parte di noi che definiamo forza ma che alla fin fine non è altro che la nostra debolezza, quell'incapacità di relazionarci di cui non riusciamo scrollarci di dosso; nonostante l'esserci definiti evoluti, civili.

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