40 ore, mille euro. I nuovi schiavi che piacciono al PD

di Luisella Costamagna - Tocca ammetterlo: al “governo del cambiamento” è riuscita una rivoluzione epocale. La Francia è a ferro e fuoco per i “Gilet gialli”, protesta delle fasce più deboli contro le élite? In Italia invece protestano le élite! Dopo le “madamine” di Torino, scese in piazza per dire Sì Tav, ma ammettendo sinceramente la loro incompetenza (eredi ideali della “madamina” Marianna Madia che portò in dote in Parlamento la sua “straordinaria inesperienza” e, infatti, conquistò un ministero), è la volta degli imprenditori.

Incontrano il vicepremier Salvini e poi consegnano alle stampe il loro grido di dolore: “Le risorse del reddito di cittadinanza vengano destinate a chi il lavoro lo dà, le imprese devono essere impegnate direttamente in questo percorso di lotta alla povertà e aumento dell’occupazione perché il reddito può capitalizzare nuove attività imprenditoriali”, dice Maurizio Gardini, alla guida di Confcooperative. Maurizio Casasco di Confapi si spinge oltre: “Il lavoro è l’unica cosa che dà dignità e il lavoro lo danno le imprese (…). Se io a un giovane do 780 euro, perché dovrebbe fare 40 ore di lavoro per mille euro? Non è educativo. Date a noi il reddito di cittadinanza e li facciamo lavorare. Magari potremmo aggiungere 200 euro, ma intanto possiamo insegnare una professione”. Non semplice uomo d’impresa, ma addirittura educatore, disposto a mettere sul piatto ben 980 euro – un’enormità, riusciranno a spenderli? – per temprare al lusso le future generazioni.

Questi sono gli imprenditori che ci piacciono: chiedono aiuto ma solo per fare del bene agli altri. Filantropi, altroché! D’altronde le loro difficoltà le conosciamo bene: con le decontribuzioni per il contratto a tutele crescenti hanno incassato appena 18-20 miliardi, col risultato di una disoccupazione (a giugno 2018, perché non si dica che i meriti sono del governo gialloverde) al 10,9%, contro una media dell’Eurozona all’8,3 (peggio di noi solo la Grecia al 20,2 e la Spagna al 15,2%), per di più con un record di contratti a termine (oltre 3 milioni). Con performance come queste, vuoi non dar loro anche i miliardi del reddito di cittadinanza? Altro che i 5 milioni di poveri italiani, bisogna premiare anche la creatività dei nostri industriali – non tutti per la verità – che hanno assunto col Jobs Act solo per incassare gli incentivi (in qualche caso licenziando subito dopo) o che, con l’avvento dei paletti del decreto Dignità, hanno fatto sottoscrivere ai lavoratori contratti tramite agenzie interinali, in modo da non sobbarcarsi adempimenti diretti come pagamenti o – soprattutto – eventuali contenziosi. Già, perché quel maledetto decreto “ci ha portato indietro di 40 anni” – com’è stato detto a un mio amico durante il colloquio, per giustificare il contratto temporaneo interinale. Vero: 40 anni fa i diritti dello Statuto dei lavoratori c’erano ancora tutti, anche l’art. 18.

Come si fa a rifiutare la mano tesa di questi benefattori? L’intellighenzia de’ sinistra, per dire, l’ha capito subito e non solo ridacchia sul reddito di cittadinanza dato ai poveri (così vetero e scontato…), ma nell’opposizione accecata a questo governo sta con loro: i nuovi bisognosi chic. Cachemire e martello. E il Paese all’incontrario va.

Luisella Costamagna FQ 14 dicembre

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1 messaggio in questa discussione

1 ora fa, shinycage ha scritto:

di Luisella Costamagna - Tocca ammetterlo: al “governo del cambiamento” è riuscita una rivoluzione epocale. La Francia è a ferro e fuoco per i “Gilet gialli”, protesta delle fasce più deboli contro le élite? In Italia invece protestano le élite! Dopo le “madamine” di Torino, scese in piazza per dire Sì Tav, ma ammettendo sinceramente la loro incompetenza (eredi ideali della “madamina” Marianna Madia che portò in dote in Parlamento la sua “straordinaria inesperienza” e, infatti, conquistò un ministero), è la volta degli imprenditori.

Incontrano il vicepremier Salvini e poi consegnano alle stampe il loro grido di dolore: “Le risorse del reddito di cittadinanza vengano destinate a chi il lavoro lo dà, le imprese devono essere impegnate direttamente in questo percorso di lotta alla povertà e aumento dell’occupazione perché il reddito può capitalizzare nuove attività imprenditoriali”, dice Maurizio Gardini, alla guida di Confcooperative. Maurizio Casasco di Confapi si spinge oltre: “Il lavoro è l’unica cosa che dà dignità e il lavoro lo danno le imprese (…). Se io a un giovane do 780 euro, perché dovrebbe fare 40 ore di lavoro per mille euro? Non è educativo. Date a noi il reddito di cittadinanza e li facciamo lavorare. Magari potremmo aggiungere 200 euro, ma intanto possiamo insegnare una professione”. Non semplice uomo d’impresa, ma addirittura educatore, disposto a mettere sul piatto ben 980 euro – un’enormità, riusciranno a spenderli? – per temprare al lusso le future generazioni.

Questi sono gli imprenditori che ci piacciono: chiedono aiuto ma solo per fare del bene agli altri. Filantropi, altroché! D’altronde le loro difficoltà le conosciamo bene: con le decontribuzioni per il contratto a tutele crescenti hanno incassato appena 18-20 miliardi, col risultato di una disoccupazione (a giugno 2018, perché non si dica che i meriti sono del governo gialloverde) al 10,9%, contro una media dell’Eurozona all’8,3 (peggio di noi solo la Grecia al 20,2 e la Spagna al 15,2%), per di più con un record di contratti a termine (oltre 3 milioni). Con performance come queste, vuoi non dar loro anche i miliardi del reddito di cittadinanza? Altro che i 5 milioni di poveri italiani, bisogna premiare anche la creatività dei nostri industriali – non tutti per la verità – che hanno assunto col Jobs Act solo per incassare gli incentivi (in qualche caso licenziando subito dopo) o che, con l’avvento dei paletti del decreto Dignità, hanno fatto sottoscrivere ai lavoratori contratti tramite agenzie interinali, in modo da non sobbarcarsi adempimenti diretti come pagamenti o – soprattutto – eventuali contenziosi. Già, perché quel maledetto decreto “ci ha portato indietro di 40 anni” – com’è stato detto a un mio amico durante il colloquio, per giustificare il contratto temporaneo interinale. Vero: 40 anni fa i diritti dello Statuto dei lavoratori c’erano ancora tutti, anche l’art. 18.

Come si fa a rifiutare la mano tesa di questi benefattori? L’intellighenzia de’ sinistra, per dire, l’ha capito subito e non solo ridacchia sul reddito di cittadinanza dato ai poveri (così vetero e scontato…), ma nell’opposizione accecata a questo governo sta con loro: i nuovi bisognosi chic. Cachemire e martello. E il Paese all’incontrario va.

Luisella Costamagna FQ 14 dicembre

Cosa tocca ammettere ?? Dalla pseudo giornalista Costanagna , poi !! Ahahahahaha . Una retromarcia al giorno ...!! Tap , Tav , Valico , Vaccini , Ecotassa , Autostrade , Airforce Renzi ed ora ....O’Reddito !! Vedrai vedrai ( ?)  diceva il povero Tenco ...vedrai che cambierà ... non so dirti come e quando ma vedrai che ...cambierà !! Ahahahahaha        I gialloverdi) sul 2,04%.                “Per evitare la procedura d'infrazione dell'Europa, insomma, il governo taglia la "manovra del popolo", dopo gli annunci sulle "manovre intoccabili" e i brindisi da Palazzo Chigi, quando Di Maio e i suoi ministri si affacciarono dal balcone per festeggiare l'accordo con la Lega sulla manovra, con lo sforamento del deficit al 2,4%. Tradotto: per far calare il deficit, alcune delle misure simbolo del governo M5s-Lega andranno in qualche modo riviste. Ridimensionate. E già si parla di un allungamento dei tempi per laquota 100 e di un ridimensionamento delle risorse per il reddito di cittadinanza(qui per approfondire).

Modificato da mark222220

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