Non capisco ...

Cosa aspetta qualche esponente del PD a fare regolare esposto denuncia  nei confronti di Giggino Di Maio , che , allo stato degli avvenimenti conosciuti , risulterebbe il prestanome del padre circa la guida della società Ardimaio . Se i sospetti fossero confermati, tuttocio’ verrebbe inquadrato  in un reato  che ha un nome nel nostro codice penale  e che viene sanzionato con una dura condanna penale . Si chiama ricettazione !! Ripeto , Ricettazione !! Per chi non lo sapesse trattasi di “merce o denari”  sottratti ai legittimi proprietari ( persone od Enti , privati e/o statali) . Insomma un “acquisto” , in questi caso, di danari , oggetto di illecita attività . Contabile ed amministrativa . 

Condividi questo messaggio


Link al messaggio
Condividi su altri siti

3 messaggi in questa discussione

Io  invece  non  capisco,  silenzio assordante  da  parte  dei  media se  fosse  stato un  ALTRO  lo avrebbero massacrato, ma  tant'è  e nonostante  tutto  ancora  si  lamentano   cosa   dovevano fare  ? Dire    che  è  stato bravo  il dis Honesto ?

Modificato da pm610

Condividi questo messaggio


Link al messaggio
Condividi su altri siti
1 ora fa, sardonicoebasta ha scritto:

Cosa aspetta qualche esponente del PD a fare regolare esposto denuncia  nei confronti di Giggino Di Maio...

Perché aspettare qualche esponente del PD?

Pensaci tu e facci sapere come è finita.

Buona lunga opposizione di inquisiti di sinistra a tutti

Tranquillo formidabile testadiminkia . Qualcuno mi ha ascoltato e non c’è piu bisogno che ci pensi io ...Visto idio ta ??

Il Partito Democratico continua ad andare all'attacco sul caso della ditta di famiglia del vicepremier. Questa volta però non lo fa lanciando accuse contro il padre di Di Maio ma chiamando in causa lo stesso ministro del Lavoro nonché titolare al 50% della società di famiglia frutto di una "fusione aziendale" con quella di proprietà della madre

Il deputato del Partito Democratico Carmelo Miceli ha presentato un esposto alla Procura di Napoliper fare luce sulle ormai note vicende che riguardano l’Ardima, l’azienda di famiglia di Luigi Di Maio. Ieri a Porta a Porta il vicepremier ha annunciato che la società di cui è socio al 50% assieme alla sorella sarà messa in liquidazione dal momento che nell’ultimo anno non ha più ricevuto commesse. L’esposto si concentra su alcune ipotesi di reato: sottrazione fraudolenta di patrimonio al pagamento delle imposte, lavoratori in nero, dichiarazioni fiscali infedeli, falso in bilancio, intestazione fittizia.

Quali sono le ipotesi di reato dell’esposto del Partito Democratico

Sarà la Procura di Napoli a dover verificare la fondatezza dell’esposto. Secondo Miceli, avvocato e membro della Commissione Antimafia,  «è la conseguenza di una serie di dichiarazioni che hanno il sapore della confessione, prima di Luigi Di Maio e poi da Antonio, il padre. Sono loro ad aver detto che il dominus di tutte le aziende è sempre stato il padre. Ci suona strano comprendere come si sia possibile dire che l’attività di famiglia e l’esercizio della ditta individuale sia stata condotta nel tempo dal padre, quando la ditta era stata prima intestata alla madre e poi ai figli». La vicenda è quella rivelata dalle Ienesecondo cui Di Maio avrebbe fatto da prestanome per salvare la ditta di famiglia da Equitalia e riguardo la quale era intervenuto proprio il padre del Capo Politico del M5S.

 

esposto procura napoli di maio miceli - 1

 

Continua Miceli: «Se è  vero come è vero che la ditta individuale del padre, ovvero quella che a monte ha generato la dinastia di imprenditori edili, è stata chiusa per debiti nei confronti dello Statoci chiediamo se quei debiti non sono stati onorati, perché quel patrimonio, anche di conoscenze e know how, non è stato valorizzato, quantificato e poi pagato alla ditta, per poi pagare lo Stato».

300X250?text=%20

 

esposto procura napoli di maio miceli - 2

 

Secondo Miceli il patrimonio è stato «trasferito palesemente e illegalmente alla ditta» aperta da Luigi Di Maio e dalla sorella Rosalba nel 2012 e divenuta operativa (stando alle dichiarazioni del vicepremier) nel 2014. Per il deputato PD guardando i bilanci delle due società c’è un’evidente continuità tra le due operazioni (la chiusura della Ardima di Paolina Esposito e l’apertura dell’azienda dei due fratelli): «se una ditta chiude per debiti e trasferisce il proprio patrimonio ad un’altra ditta è un reato molto grave punito dall’articolo 648 del codice penale. C’è una evidente continuità tra le due operazioni». La strategia di attacco del Partito Democratico è chiara: da un lato evidenziare come anche il padre di Di Maio abbia delle “colpe” dall’altro puntare il dito direttamente contro il ministro del Lavoro come parte in causa e non vittima a sua insaputa degli errori dei genitori.

Quando Di Maio diceva che la Ardima Srl era frutto di una “fusione aziendale”

Secondo Miceli «quando la ditta individuale di Antonio Di Maio chiude, ha un patrimonio di 80 mila 258 euro. Quando apre la Ardima rimane inattiva per due anni eppure, nonostante questo periodo di inattività, l’anno seguente risultano 16 mila euro che non siamo riusciti ad attribuire ad alcuna attività, forse una progettazione? L’anno successivo, però, risulta un aumento di capitale che porta il patrimonio complessivo, da 20mila euro, a 102mila euro. Sembrerebbe che gli 80 mila euro della ditta individuale si siano trasferiti così alla nuova Ardima e quindi poi a quella di Di Maio in continuità con le precedenti. Tutto questo costituisce operazione di ricettazione e intestazione fittizia»

 

esposto procura napoli di maio miceli - 3

 

La tesi dell’esposto sembra essere confermata anche da un post su Facebook del 2015 dove Di Maio spiegava che i 100.200 euro di capitale sociale della Ardima Srl «è frutto del conferimento (chiamiamola pure banalmente “fusione aziendale”) della vecchia società di famiglia – abbiamo una tradizione trentennale – nell’Ardima Srl, costituita da me e mia sorella nel 2012, quando neanche immaginavo che mi sarei candidato alla Camera dei Deputati. I 100.200 euro incriminati non sono frutto di un versamento monetario, bensì rappresentano il cosiddetto “valore di avviamento della società”».

 

luigi di maio ardima vertenza lavoro nero - 1

 

L’allora vicepresidente della Camera spiegava che «siccome la vecchia azienda che è confluita in Ardima Srl aveva mezzi, macchinari e un fatturato costante nei tre anni precedenti, il valore che le è stato riconosciuto è di 80.200 euro. L’azienda che io e mia sorella avevamo fondato nel 2012, non menzionata prima perché non operante, aveva un capitale sociale di 20.000 euro che sommati agli 80.200 raggiungono proprio il valore di 100.200€». Spetterà ora alla Procura di Napoli fare luce sulla vicenda. Il gruppo dei senatori PD hanno anche chiesto a Di Maio di riferire in Aula circa le vicende dell’azienda di famiglia ma la richiesta di informativa è stata bocciata dall’Aula di Palazzo Madama.

 

Condividi questo messaggio


Link al messaggio
Condividi su altri siti
1 ora fa, sardonicoebasta ha scritto:

Chiudere un'impresa individuale e aprire una srl che ha per soci i figli non salva l'imprenditore individuale dai debitori e da Equitalia .

Il deputato PD è un asino oppure fa coppia con Patronaggio.

Buona lunga opposizione di inquisiti di sinistra a tutti

Ma vai a caga re, idio ta !! Ahahaha.   https://www.facebook.com/carmelomiceli77/videos/10215668721705422/

Condividi questo messaggio


Link al messaggio
Condividi su altri siti

Crea un account o accedi per commentare

È necessario essere registrati per poter lasciare un messaggio

Crea un account

Non sei ancora iscritto? Registrati subito


Registra un nuovo account

Accedi

Hai già un account? Accedi qui.


Accedi ora