Le domande da non fare a un colloquio di lavoro

 «Ogni intervistatore vorrebbe sempre trovarsi di fronte candidati zelanti, che fanno domande argute, perché ciò denota proattività e interesse verso il ruolo, che sono fondamentali», assicura Robby Vanuxem, Managing Director per il Belgio della società internazionale di ricerca del personale Hays: ma alcune domande proprio non vanno fatte. 
La prima questione da non affrontare mai è la durata del colloquio. Può sembrare una domanda innocente, ma la risposta naturale è: "Ha qualcosa di meglio da fare?". «Anche un candidato può essere una persona impegnata, specialmente se ha già un lavoro, ma chiedendo quanto tempo dura l’intervista lo pone subito in una cattiva luce, ancor prima che questa sia iniziata», spiega Vanuxem. Attenzione, però, guardare ossessivamente l'orologio vale quanto porre la domanda.

Non bisognerebbe fare nemmeno domande che denotano impreparazione: dovreste arrivare preparati, ma se non lo siete non aiutate l'intervistatore ad accorgersene. Piuttosto, rivolgete domande approfondite, per esempio per capire qual è la cultura aziendale e che tipo di opportunità di crescita ci siano.

Non parlate di denaro, almeno che non vi sia fatta questa domanda esplicitamente. Ma non chiedete nemmeno la durata della pausa pranzo: ogni questione riguardante il "quanto" (aumento, promozione, ferie) va rigorosamente evitata.  «Queste sono alcune delle domande peggiori che possiate rivolgere», conferma Vanuxem, «perché rischiate di dare un’idea sbagliata sulle vostre priorità, che nella prima fase devono essere esclusivamente ottenere il posto per cui siete candidati»

Qui altri consigli utili

http://www.businesspeople.it/Lavoro/Le-domande-da-non-fare-a-un-colloquio-di-lavoro-102579

Risultati immagini per job interview

Condividi questo messaggio


Link al messaggio
Condividi su altri siti

8 messaggi in questa discussione

interessante , le domande e le risposte da evitare ....

Condividi questo messaggio


Link al messaggio
Condividi su altri siti
Il 24/10/2018 in 15:23 , plutoneorbit ha scritto:

 «Ogni intervistatore vorrebbe sempre trovarsi di fronte candidati zelanti, che fanno domande argute, perché ciò denota proattività e interesse verso il ruolo, che sono fondamentali», assicura Robby Vanuxem, Managing Director per il Belgio della società internazionale di ricerca del personale Hays: ma alcune domande proprio non vanno fatte. 
La prima questione da non affrontare mai è la durata del colloquio. Può sembrare una domanda innocente, ma la risposta naturale è: "Ha qualcosa di meglio da fare?". «Anche un candidato può essere una persona impegnata, specialmente se ha già un lavoro, ma chiedendo quanto tempo dura l’intervista lo pone subito in una cattiva luce, ancor prima che questa sia iniziata», spiega Vanuxem. Attenzione, però, guardare ossessivamente l'orologio vale quanto porre la domanda.

Non bisognerebbe fare nemmeno domande che denotano impreparazione: dovreste arrivare preparati, ma se non lo siete non aiutate l'intervistatore ad accorgersene. Piuttosto, rivolgete domande approfondite, per esempio per capire qual è la cultura aziendale e che tipo di opportunità di crescita ci siano.

Non parlate di denaro, almeno che non vi sia fatta questa domanda esplicitamente. Ma non chiedete nemmeno la durata della pausa pranzo: ogni questione riguardante il "quanto" (aumento, promozione, ferie) va rigorosamente evitata.  «Queste sono alcune delle domande peggiori che possiate rivolgere», conferma Vanuxem, «perché rischiate di dare un’idea sbagliata sulle vostre priorità, che nella prima fase devono essere esclusivamente ottenere il posto per cui siete candidati»

Qui altri consigli utili

http://www.businesspeople.it/Lavoro/Le-domande-da-non-fare-a-un-colloquio-di-lavoro-102579

Risultati immagini per job interview

Non sono d'accordo su nulla di ciò che hai scritto. Spesso essere troppo ossequiosi aiuta ad essere scartati. In proposito la penso come quel detto che recita: "Se per vivere devi strisciare, alzati e muori!". Ma nella vita più strisci e più dovrai strisciare, più abbassi la testa e più pretenderanno che la abbassi. Certo, per non essere ossequioso un candidato deve fare la sua parte: studiare, studiare, studiare. Ma dopo se un datore di lavoro vuole solo dei leccapiedi, che se li tenga; il lavoratore valido deve cercare altrove, ma non abbassare la testa; essere rispettosi si, ma anche pretendere rispetto. Un datore di lavoro che non accetta neanche di dirti quanto ti pagherà, è meglio perderlo che trovarlo.

Condividi questo messaggio


Link al messaggio
Condividi su altri siti
Il 29/11/2021 in 15:00 , lupogrigio1953 ha scritto:

 "Se per vivere devi strisciare, alzati e muori!". 

Ciao LupoGrgio - permetti una modifica - se per vivere devi strisciare ... alzati e "mordi" - certi colleghi e certi vice/capetti vanno presi a sberle pubblicamente.   Buona mattinata.-  

Condividi questo messaggio


Link al messaggio
Condividi su altri siti
4 ore fa, dune-buggi ha scritto:

Ciao LupoGrgio - permetti una modifica - se per vivere devi strisciare ... alzati e "mordi" - certi colleghi e certi vice/capetti vanno presi a sberle pubblicamente.   Buona mattinata.-  

Beh, caro D/B, io l'ho anche fatto, non lo sto solo dicendo; e ne ho anche pagato le conseguenze, ma se tornassi indietro farei esattamente le stesse cose perché è impagabile la sensazione che si prova a non aver abbassato la testa. Calcola che nel mio lavoro avevo fatto da docente a circa 50 colleghi (metà in un anno e un'altra nell'anno successivo) provenienti da tutte le parti d'Italia. Per questo ottenni, allora, 700 mila lire come premio in busta paga e successivamente 2 passaggi di categoria. Ma poi le cose cambiarono con la ristrutturazione aziendale: i capi che sapevano chi ero sono passati ad altri incarichi e ne arrivarono di nuovi (ignorantoni come peggio non si potrebbe immaginare); ne era rimasto solo uno che era cresciuto grazie a me e che poi mi mise in cattiva luce (era un cleptomane e gli dissi in faccia di smetterla). Ho subito le peggiori angherie fino a essere costretto a cambiare azienda. In questo periodo nel frattempo perdetti gran parte della mia professionalità perché non mi facevano più fare corsi, mentre ad altri si. Però la professionalità (in nuove tecnologie, non in quelle che già conoscevo) me la sono fatta da solo: mi sono preso l'impegno che la mia preparazione sarebbe stata superiore a quella di coloro che tornavano dai corsi, e così è stato. Infatti mi sono potuto prendere il lusso di ritrovare 3 volte il lavoro, dopo che lo avevo perso per altrettante volte dopo i 50 anni. Negli ultimi circa 8 anni della mia vita lavorativa ho trovato il miglior lavoro della mia vita, lavoro difficile, ma per me era una passeggiata grazie a un software messo a punto da me e che mi permetteva di configurare degli apparati in 5 minuti; parlo di configurazioni composte da oltre 200 righe di comandi, talvolta anche fino a 500.
Ma rimane il fatto che non mi sono mai piegato e mai nessuno mi ha licenziato.

 

Condividi questo messaggio


Link al messaggio
Condividi su altri siti

Ciao LupoGrigio vi è chi sa mettere a frutto le energie che possiede e creare nuove opportunità per se stesso e per i propri collaboratori. Altre persone non sanno mettere a frutto un bel niente. Altre, avendo limiti personali di varia natura, devono limitarsi nel “lucidare” il già fatto da altri. Permetti un esempio semplice. Il bravo ingegnere progetta il posteggio da cento posti. Coperto, piazzole illuminate, angolo caffè e ristoro, ed altro ancora. L'omino tontolone disegna le strisce sul pavimento. L'ingegnere ha fatto il proprio lavoro, ma anche l'omino che disegna le strisce fa il proprio. Senza quelle strisce con il verso giusto, di auto al posto di cento ne starebbero solo trenta. I miei esempi semplici sono adeguati al mio limitato piano di studi, ma rendono anche semplici i problemi complessi. Almeno spero e ci provo.   

Condividi questo messaggio


Link al messaggio
Condividi su altri siti
2 ore fa, dune-buggi ha scritto:

Ciao LupoGrigio vi è chi sa mettere a frutto le energie che possiede e creare nuove opportunità per se stesso e per i propri collaboratori. Altre persone non sanno mettere a frutto un bel niente. Altre, avendo limiti personali di varia natura, devono limitarsi nel “lucidare” il già fatto da altri. Permetti un esempio semplice. Il bravo ingegnere progetta il posteggio da cento posti. Coperto, piazzole illuminate, angolo caffè e ristoro, ed altro ancora. L'omino tontolone disegna le strisce sul pavimento. L'ingegnere ha fatto il proprio lavoro, ma anche l'omino che disegna le strisce fa il proprio. Senza quelle strisce con il verso giusto, di auto al posto di cento ne starebbero solo trenta. I miei esempi semplici sono adeguati al mio limitato piano di studi, ma rendono anche semplici i problemi complessi. Almeno spero e ci provo.   

Quelli che "non sanno mettere a frutto un bel niente", come dici tu, sono persone delle quali farei volentieri a meno perché anche dal lavoro del lavoratore più umile dipende il funzionamento della nostra società. Per fare un piccolo esempio, se uno lavora in un ambiente poco pulito, avrà la sensazione di trovarsi in un posto degradato e quindi svolgerà meno bene la sua attività e applicherà la filosofia del tirare a campare. Peggio se l'ambiente sporco è una città o addirittura uno stato. Per quanto mi riguarda, dal mio lavoro fatto presto e bene, dipendeva la qualità del lavoro fatto da altri. Ci guadagnavano gli altri lavoratori che svolgevano la loro attività dopo che io avevo completato quella di mia competenza, ci guadagnavano le aziende coinvolte, e ci guadagnavo anche io perché in quella mia attività avevo inizialmente un contratto di 3 mesi, completato il quale non sarei più servito; anche la seconda volta ebbi un contratto di 3 mesi, ma poi mi fecero proseguire fino al 2017, quando andai in pensione. 
Quello che conta è che ognuno faccia la propria parte con coscienza e rispetto per gli altri.
Se c'è una cosa che invidio a voi veneti (e a qualche altra regione, temo poche) è l'interesse per il bene pubblico che nella mia regione purtroppo non vedo. 

 

Condividi questo messaggio


Link al messaggio
Condividi su altri siti

In tutte le regioni esiste il bene, il male, l'indifferenza, che alle volte è peggio. Il vecchio Veneto agricolo, artigianale, piccolo industriale, purtroppo non esiste più. Si cerca di accentrare e concentrare, per poi (quando è troppo grande) portare all'estero. Numerose volte, per il passato, avevo scritto che desideravo andare alla ricerca delle antiche attività e tradizioni regionali … risposte nessuna. Ho cercato di stimolare i lettori pubblicando alcune foto,ma la redazione centrale le ha fatte sparire. Salvare la saggezza e le tradizioni dei nonni … forse da fastidio. Ciao LupoGrigio, penso che la tua vita sia simile ad una carta geografica per esperienze e luoghi frequentati.   

1 persona mi piace questo

Condividi questo messaggio


Link al messaggio
Condividi su altri siti
4 ore fa, dune-buggi ha scritto:

In tutte le regioni esiste il bene, il male, l'indifferenza, che alle volte è peggio. Il vecchio Veneto agricolo, artigianale, piccolo industriale, purtroppo non esiste più. Si cerca di accentrare e concentrare, per poi (quando è troppo grande) portare all'estero. Numerose volte, per il passato, avevo scritto che desideravo andare alla ricerca delle antiche attività e tradizioni regionali … risposte nessuna. Ho cercato di stimolare i lettori pubblicando alcune foto,ma la redazione centrale le ha fatte sparire. Salvare la saggezza e le tradizioni dei nonni … forse da fastidio. Ciao LupoGrigio, penso che la tua vita sia simile ad una carta geografica per esperienze e luoghi frequentati.   

Sicuramente l'Italia l'ho girata in lungo e in largo (mi mancano solo la Valle d'Aosta è la Basilicata) molte volte. Ma se ti dicessi di aver imparato qualcosa da questi viaggi, forse non direi una cosa del tutto vera. E poi ho smesso di girare nel 1999 quando ci fu l'eclissi totale di sole, ricordo che al momento dell'eclissi ero su un traghetto mentre tornavo dalla Sardegna. Quell'Italia lì che ho conosciuto non c'è più, come dici anche tu. Ad esempio facevo delle strade che allora erano considerate "principali" e che passavano dentro a piccoli paesini e conoscevo molte trattorie dove ogni tanto mi fermavo perché le conoscevo già; ma poi costruirono molti tratti autostradali e superstrade e i viaggi erano diventati monotoni e non mi piaceva più fare delle trasferte. poi quando ero più giovane mi piaceva molto guidare; con il passare degli anni, la macchina per me diventava sempre più un mezzo di trasporto e basta. No, i decenni passati non torneranno mai più. E neanche gli anni della gioventù e mi sa che sono quelli che rimpiangiamo, non altro.

Condividi questo messaggio


Link al messaggio
Condividi su altri siti

Crea un account o accedi per commentare

È necessario essere registrati per poter lasciare un messaggio

Crea un account

Non sei ancora iscritto? Registrati subito


Registra un nuovo account

Accedi

Hai già un account? Accedi qui.


Accedi ora