Movimento cinque stelle

Le tre grandi falle del reddito di cittadinanza partorito da Di Maio

Centri per l'impiego obsoleti e con personale insufficiente. Troppo pochi i 9,5 miliardi di euro per una platea di 6 milioni di italiani. E assenza di dati certi sui beneficiari. Cosa non torna della misura bandiera del M5s.

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6 messaggi in questa discussione

La debolezza dei centri per l'impiego. Le scarse risorse. La mancanza di *** per capire chi ha diritto o meno al benefit. Ecco tutte le incognite sulla strada del reddito di cittadinanza.

1. CENTRI PER L'IMPIEGO: OBSOLETI E SENZA PERSONALE

Oggi che hanno a che fare con una platea di 1,7 milioni di senza lavoro, riescono a trovare un impiego soltanto al 3% degli iscritti. È questa - fatta dall'Istituto per lo sviluppo della formazione professionale dei lavoratori (Isfol) - la migliore fotografia sullo stato di salute dei centri per l'impiego. Cioè del soggetto che, stando alla riforma del reddito di cittadinanza, dovrà fornire a circa 6 milioni tra disoccupati e inoccupati il sussidio mensile di 780 euro, trovare per loro offerte di lavoro e organizzare corsi di formazione

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Questi  stanno prendendo  per  i fondelli  tutti  ma  i grulli e  celoduri  ne  godono  non  è mica  Renzi  nè !

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1 minuto fa, wronschi ha scritto:

La debolezza dei centri per l'impiego. Le scarse risorse. La mancanza di *** per capire chi ha diritto o meno al benefit. Ecco tutte le incognite sulla strada del reddito di cittadinanza.

1. CENTRI PER L'IMPIEGO: OBSOLETI E SENZA PERSONALE

Oggi che hanno a che fare con una platea di 1,7 milioni di senza lavoro, riescono a trovare un impiego soltanto al 3% degli iscritti. È questa - fatta dall'Istituto per lo sviluppo della formazione professionale dei lavoratori (Isfol) - la migliore fotografia sullo stato di salute dei centri per l'impiego. Cioè del soggetto che, stando alla riforma del reddito di cittadinanza, dovrà fornire a circa 6 milioni tra disoccupati e inoccupati il sussidio mensile di 780 euro, trovare per loro offerte di lavoro e organizzare corsi di formazione

Parliamo di strutture obsolete, dove servirebbe il doppio del personale e che - come ha sempre denunciato l'Isfol - «non dialogano né tra di loro né con l’Anpal, l’agenzia che dovrebbe coordinarli né, tanto meno, scambiano i loro dati con l’Inps». Come se non bastasse, a peggiorare le cose c'è anche il fatto che il Titolo V della Costituzione ha dato alle Regioni pieni poteri sul versante dell'outplacement (l'attività di ricollocazione di lavoratori sul mercato del lavoro), con il risultato che ognuno si muove per conto proprio.

2. RISORSE: NON SUFFICIENTI PER 6 MILIONI DI ITALIANI

Per finanziare il reddito di cittadinanza il governo ha allocato risorse per 9,5 miliardi di euro. Come detto, la platea potenziale dei beneficiari supera i 6 milioni tra occupati e disoccupati. Brutalmente questo si traduce in un calcolo che la dice lunga sull'invalidità del provvedimento: o si dà a tutti meno di 100 euro oppure i 780 euro massimi arriveranno soltanto a un milione di persone. Il reddito di cittadinanza, a dispetto del nome, ricorda a ben guardare più il modello anglosassone del reddito negativo, è un'integrazione.

Come ha spiegato il ministro del Lavoro Luigi Di Maio, soltanto chi è nullatenente otterrà i 780 euro totali. Ma neanche questo sarà sufficiente per una distribuzione più equa. In quest'ottica la scrematura avverrà calcolando chi può accedere attraverso il reddito Isee, nel quale vengono computate anche le rendite finanziarie e quelle immobiliare. In soldoni, chi ha una casa si vedrà tagliare circa 280 euro, ma più in generale questa modalità terrà fuori moltissimi dei tanti Under 30 che vivono ancora con i genitori. Altro nodo è il finanziamento per la riqualificazione dei centri per l'impiego: Palazzo Chigi ha messo un miliardo, ma visto soltanto il deficit di personale o quello delle strumentazioni tecnologichepotrebbe essere sufficiente almeno il doppio.

3. BENEFICIARI: ASSENZA DI DATI CERTI

Già nella precedente legislatura il Movimento 5 stelle aveva promesso di voler aiutare con il reddito di cittadinanza tutti gli italiani in povertà assoluta. Adesso, perché i fondi sono quelli che sono, si è scesi a circa sei milioni di soggetti interessati dal provvedimento. Eppure è difficile capire chi ha davvero diritto al sussidio, perché l'Italia - a differenza di quasi tutti i Paesi europei - non hanno delle banche dati sufficientemente funzionanti e aggiornate sul mondo del lavoro. L'unica davvero degna di questo nome è quella sulla prestazioni pensionistiche in seno all'Inps. Per il resto, sono rimaste lettera morta quelle - che andrebbero create al ministero del Lavoro - per calcolare sia il numero degli occupati e dei disoccupati sia i beneficiari delle prestazioni di welfare nel nostro Paese.

Sul primo versante si dovrà fare riferimento all'Istat - che però computa i dati sull'occupazione in base a interviste telefoniche e alle dichiarazioni delle aziende all'Inps e agli altri enti previdenziali sui loro dipendenti. Sull'altro, il buio è completo, perché i soggetti che hanno queste *** sono molteplici (per esempio la stessa Inps o gli enti locali) che però non comunicano tra loro. Di Maio ha promesso di mandare in galera chi dichiarerà il falso sui propri redditi, ma visto le condizioni di partenza sarà quasi impossibile scoprire la cosa, oppure se i beneficiari sono già oggetto di benefit di natura assistenziale.

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2 minuti fa, wronschi ha scritto:

La debolezza dei centri per l'impiego. Le scarse risorse. La mancanza di *** per capire chi ha diritto o meno al benefit. Ecco tutte le incognite sulla strada del reddito di cittadinanza.

1. CENTRI PER L'IMPIEGO: OBSOLETI E SENZA PERSONALE

Oggi che hanno a che fare con una platea di 1,7 milioni di senza lavoro, riescono a trovare un impiego soltanto al 3% degli iscritti. È questa - fatta dall'Istituto per lo sviluppo della formazione professionale dei lavoratori (Isfol) - la migliore fotografia sullo stato di salute dei centri per l'impiego. Cioè del soggetto che, stando alla riforma del reddito di cittadinanza, dovrà fornire a circa 6 milioni tra disoccupati e inoccupati il sussidio mensile di 780 euro, trovare per loro offerte di lavoro e organizzare corsi di formazione

Parliamo di strutture obsolete, dove servirebbe il doppio del personale e che - come ha sempre denunciato l'Isfol - «non dialogano né tra di loro né con l’Anpal, l’agenzia che dovrebbe coordinarli né, tanto meno, scambiano i loro dati con l’Inps». Come se non bastasse, a peggiorare le cose c'è anche il fatto che il Titolo V della Costituzione ha dato alle Regioni pieni poteri sul versante dell'outplacement (l'attività di ricollocazione di lavoratori sul mercato del lavoro), con il risultato che ognuno si muove per conto proprio.

2. RISORSE: NON SUFFICIENTI PER 6 MILIONI DI ITALIANI

Per finanziare il reddito di cittadinanza il governo ha allocato risorse per 9,5 miliardi di euro. Come detto, la platea potenziale dei beneficiari supera i 6 milioni tra occupati e disoccupati. Brutalmente questo si traduce in un calcolo che la dice lunga sull'invalidità del provvedimento: o si dà a tutti meno di 100 euro oppure i 780 euro massimi arriveranno soltanto a un milione di persone. Il reddito di cittadinanza, a dispetto del nome, ricorda a ben guardare più il modello anglosassone del reddito negativo, è un'integrazione.

Come ha spiegato il ministro del Lavoro Luigi Di Maio, soltanto chi è nullatenente otterrà i 780 euro totali. Ma neanche questo sarà sufficiente per una distribuzione più equa. In quest'ottica la scrematura avverrà calcolando chi può accedere attraverso il reddito Isee, nel quale vengono computate anche le rendite finanziarie e quelle immobiliare. In soldoni, chi ha una casa si vedrà tagliare circa 280 euro, ma più in generale questa modalità terrà fuori moltissimi dei tanti Under 30 che vivono ancora con i genitori. Altro nodo è il finanziamento per la riqualificazione dei centri per l'impiego: Palazzo Chigi ha messo un miliardo, ma visto soltanto il deficit di personale o quello delle strumentazioni tecnologichepotrebbe essere sufficiente almeno il doppio.

3. BENEFICIARI: ASSENZA DI DATI CERTI

Già nella precedente legislatura il Movimento 5 stelle aveva promesso di voler aiutare con il reddito di cittadinanza tutti gli italiani in povertà assoluta. Adesso, perché i fondi sono quelli che sono, si è scesi a circa sei milioni di soggetti interessati dal provvedimento. Eppure è difficile capire chi ha davvero diritto al sussidio, perché l'Italia - a differenza di quasi tutti i Paesi europei - non hanno delle banche dati sufficientemente funzionanti e aggiornate sul mondo del lavoro. L'unica davvero degna di questo nome è quella sulla prestazioni pensionistiche in seno all'Inps. Per il resto, sono rimaste lettera morta quelle - che andrebbero create al ministero del Lavoro - per calcolare sia il numero degli occupati e dei disoccupati sia i beneficiari delle prestazioni di welfare nel nostro Paese.

Sul primo versante si dovrà fare riferimento all'Istat - che però computa i dati sull'occupazione in base a interviste telefoniche e alle dichiarazioni delle aziende all'Inps e agli altri enti previdenziali sui loro dipendenti. Sull'altro, il buio è completo, perché i soggetti che hanno queste *** sono molteplici (per esempio la stessa Inps o gli enti locali) che però non comunicano tra loro. Di Maio ha promesso di mandare in galera chi dichiarerà il falso sui propri redditi, ma visto le condizioni di partenza sarà quasi impossibile scoprire la cosa, oppure se i beneficiari sono già oggetto di benefit di natura assistenziale.

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4 minuti fa, pm610 ha scritto:

L'immagine può contenere: una o più persone, meme e testo

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