SI TORNA A QUESTO GOVERNO GIALLOVERDE MA NERO

Ci  stiamo   tornando   con  questo   governo NERO  mascherato  gialloverde.

Una ferita insanabile per l'Italia"

16 ottobre 1943, 75 anni fa il rastrellamento del ghetto di Roma

16 OTTOBRE 2018 | di Silvia Morosi e Paolo Rastelli | @MorosiSilvia @paolo_rastelli

4042808_0947_ghettoroma1Era il 16 ottobre del 1943, il “sabato nero” del ghetto di Roma. Alle 5.15 del mattino le SS invasero le strade del Portico d’Ottavia e rastrellarono 1259 persone, di cui 689 donne, 363 uomini e 207 tra bambini e bambine. Due giorni dopo, alle 14.05 diciotto vagoni piombati partirono con 1.203 persone dalla stazione Tiburtina, verso il campo di concentramento di Auschwitz. Soltanto 16 di loro sopravvissero (15 uomini e una donna, Settimia Spizzichino morta nel 2000). Con la scomparsa di Enzo Camerino il 2 dicembre 2014, Lello Di Segni è l’unico dei sopravvissuti.

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Costanza Calò, sfuggita alla retata, si aggiunse ai deportati per non abbandonare il marito e i cinque figli catturati. Durante il viaggio dei convogli, a nord di Padova, un giovane, Lazzaro Sonnino, riuscì a fuggire, gettandosi dal convoglio in movimento. Fatti uscire dai vagoni, i deportati vennero suddivisi in due schiere: da una parte 820, giudicati fisicamente inabili al lavoro,  dall’altra 154 uomini e 47 donne, dichiarati fisicamente sani. Gli 820 del primo gruppo furono immediatamente condotti nelle camere a gas. Gli altri furono in parte destinati ad altri campi di sterminio.

 

 

“Il 16 ottobre 1943 fu un sabato di orrore, da cui originò una scia ancor più straziante di disperazione e morte: la deportazione degli ebrei dal ghetto di Roma costituisce una ferita insanabile non solo per la comunità tragicamente violata, ma per l’intero popolo italiano”, ha detto il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in occasione dell’anniversario del rastrellamento degli ebrei a Roma. Quell’episodio, ricorda ancora il Capo dello Stato, “fu l’inizio anche in Italia, favorita dalle leggi razziali varate dal regime fascista, di una caccia spietata che non risparmiò donne e bambini, anziani e malati, adulti di ogni età e condizione, messi all’indice solo per infame odio… Davanti all’Olocausto – abisso della storia – torniamo a inchinarci. Il ricordo non può non fermarsi sui duecento ragazzi, strappati quella mattina di ottobre dalle loro case, attorno al Portico d’Ottavia: nessuno di loro riuscì a sopravvivere e a fare ritorno nella terra dei loro padri e dei loro giochi. Le lezioni più tragiche della storia vanno richiamate alla conoscenza e alla riflessione delle giovani generazioni, affinché, nel dialogo, cresca la consapevolezza del bene comune. Il sacrificio, la tribolazione, il martirio di tanti innocenti, è un monito permanente alla nostra civiltà, che si è ricostruita promettendo solennemente ‘mai più’ e, tuttavia, ogni giorno è chiamata a operare per svuotare i depositi di intolleranza, per frenare le tentazioni di sopraffazione, per affermare il principio dell’eguaglianza delle persone e del rispetto delle convinzioni di ciascuno”.

Modificato da pm610

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