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1 minuto fa, fosforo31 ha scritto:Beh, con la desertificazione del tessuto industriale del Meridione (che non è colpa di Renzi, ma è un processo iniziato con l'unificazione e che nessuno degli ultimi tre governi a guida Pd è riuscito a invertire), con la grave crisi dell'edilizia e con la disoccupazione giovanile che sfiora e in qualche regione supera il 60%, è del tutto naturale che molti meridionali, specie tra i giovani, inclusi non pochi laureati, si rimbocchino le maniche e vadano a zappare la terra e a coltivare i campi (attività nobilissima). Non dimentichiamo che la crisi ha colpito il Sud molto più del Nord, quindi è anche naturale che i numeri della ripresina attuale siano un po' migliori dalle mie parti. Peraltro, come è arcinoto, la crescita debole (nel 2017 si prevede la più debole in Europa) non dipende dalle esportazioni (che vanno bene) ma dalla stasi dei consumi interni. Ora è chiaro che i consumi alimentari in linea di massima risentono meno della crisi rispetto ad altri, e che una parte della produzione agricola del Sud va in esportazioni, ed ecco spiegati i numeri. Riconosco anche che Maurizio Martina è stato ed è un ottimo ministro dell'Agricoltura. Non a caso, e ben diversamente da vari colleghi selezionati con criteri a dir poco discutibili, lui è un esperto del settore: ha un diploma di perito agrario e da 8 anni è il responsabile del settore agricoltura per il Pd.
Mi sa che mentre noi ci scorniamo qualcuno gongola.
Sara' forse il delinquente di arcore con i suoi fedeli salvini meloni ?
44 minuti fa, wronschi ha scritto:Mi sa che mentre noi ci scorniamo qualcuno gongola.
Sara' forse il delinquente di arcore con i suoi fedeli salvini meloni ?
Guarda, questa crisi drammatica del Pd, peraltro ampiamente prevedibile e prevista da chi, come il sottoscritto, ha seguito la politica negli ultimi tre anni, ha un nome e un cognome ben precisi. Basterebbe che questo signore facesse un passo indietro - come lo fecero a suo tempo quasi tutti i suoi predecessori, da Occhetto a D'Alema, da Rutelli a Veltroni, da Bersani a Enrico Letta, e non dimentichiamo Romano Prodi, ma per colpe, errori, sconfitte molto meno gravi, o solo perché vittime del tradimento, nel rispetto di una sana tradizione della sinistra italiana in controtendenza con la piaga della personalizzazione della politica - per riportare di colpo il partito all'unità e a una sana dialettica interna. Naturalmente dovrebbe essere un passo indietro vero, una seria presa d'atto dei propri colossali errori e non un ipocrita e momentaneo farsi da parte che prelude a due passi in avanti. Un passo indietro vieppiù necessario e doveroso se si pensa che a imporlo è prima di tutto la promessa solennemente e ripetutamente fatta a suo tempo da lui stesso al popolo sovrano: Se perdo il referendum non è solo che mi dimetto, ma lascio la politica, e lo faccio per una questione di serietà e dignità. Ma se questo signore non riesce proprio a rinunciare alla politica attiva e a mantenere una promessa fino in fondo, magari potrebbe seguire il saggio suggerimento di Paolo Mieli: saltare un giro, farsi da parte per una legislatura, dove tutt'al più fare per 5 anni il semplice deputato, il tempo giusto per meditare sui suoi errori e imparare senza fretta il mestiere del politico serio, e poi eventualmente ricandidarsi ai più alti livelli (segreteria, palazzo Chigi) nella legislatura successiva. L'età glielo consentirebbe ampiamente, purtroppo non glielo consentono la sua smodata ambizione, la sua sete di potere, il suo egoismo anteposto al bene del partito, la sua mancanza di umiltà.
Modificato da fosforo3113 minuti fa, fosforo31 ha scritto:Guarda, questa crisi drammatica del Pd, peraltro ampiamente prevedibile e prevista da chi, come il sottoscritto, ha seguito la politica negli ultimi tre anni, ha un nome e un cognome ben precisi. Basterebbe che questo signore facesse un passo indietro - come lo fecero a suo tempo quasi tutti i suoi predecessori, da Occhetto a D'Alema, da Rutelli a Veltroni, da Bersani a Enrico Letta, e non dimentichiamo Romano Prodi, ma per colpe, errori, sconfitte molto meno gravi, o solo perché vittime del tradimento, nel rispetto di una sana tradizione della sinistra italiana in controtendenza con la piaga della personalizzazione della politica - per riportare di colpo il partito all'unità e a una sana dialettica interna. Naturalmente dovrebbe essere un passo indietro vero, una seria presa d'atto dei propri colossali errori e non un ipocrita e momentaneo farsi da parte che prelude a due passi in avanti. Un passo indietro vieppiù necessario e doveroso se si pensa che a imporlo è prima di tutto la promessa solennemente e ripetutamente fatta a suo tempo da lui stesso al popolo sovrano: Se perdo il referendum non è solo che mi dimetto, ma lascio la politica, e lo faccio per una questione di serietà e dignità. Ma se questo signore non riesce proprio a rinunciare alla politica attiva e a mantenere una promessa fino in fondo, magari potrebbe seguire il saggio suggerimento di Paolo Mieli: saltare un giro, farsi da parte per una legislatura, dove tutt'al più fare per 5 anni il semplice deputato, il tempo giusto per meditare sui suoi errori e imparare senza fretta il mestiere del politico serio, e poi eventualmente ricandidarsi ai più alti livelli (segreteria, palazzo Chigi) nella legislatura successiva. L'età glielo consentirebbe ampiamente, purtroppo non glielo consentono la sua smodata ambizione, la sua sete di potere, il suo egoismo anteposto al bene del partito, la sua mancanza di umiltà.
Scusami Fosforo, ma abbiamo dovuto chinare la testa per il bene di tutti, capisco che si puo far meglio, ma si fa meglio Solo se uniti al centro, Sbraitare contro un centro che e' unito a noi di sx non porta da nessuna parte, porta solo al governo la destra.
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Beh, con la desertificazione del tessuto industriale del Meridione (che non è colpa di Renzi, ma è un processo iniziato con l'unificazione e che nessuno degli ultimi tre governi a guida Pd è riuscito a invertire), con la grave crisi dell'edilizia e con la disoccupazione giovanile che sfiora e in qualche regione supera il 60%, è del tutto naturale che molti meridionali, specie tra i giovani, inclusi non pochi laureati, si rimbocchino le maniche e vadano a zappare la terra e a coltivare i campi (attività nobilissima). Non dimentichiamo che la crisi ha colpito il Sud molto più del Nord, quindi è anche naturale che i numeri della ripresina attuale siano un po' migliori dalle mie parti. Peraltro, come è arcinoto, la crescita debole (nel 2017 si prevede la più debole in Europa) non dipende dalle esportazioni (che vanno bene) ma dalla stasi dei consumi interni. Ora è chiaro che i consumi alimentari in linea di massima risentono meno della crisi rispetto ad altri, e che una parte della produzione agricola del Sud va in esportazioni, ed ecco spiegati i numeri. Riconosco anche che Maurizio Martina è stato ed è un ottimo ministro dell'Agricoltura. Non a caso, e ben diversamente da vari colleghi selezionati con criteri a dir poco discutibili, lui è un esperto del settore: ha un diploma di perito agrario e da 8 anni è il responsabile del settore agricoltura per il Pd.
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