Colpa del Cazzaro Renzi e delle sue politiche che penalizzano il Sud...

Svimez, il Sud riparte dall'agricoltura 

 
 
 
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A cavallo tra 2015 e 2016 sono in crescita valore aggiunto, investimenti, esportazioni e occupazione giovanile
di BARBARA ARDU'21 Febbraio 2017

 


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  • 2' di lettura
ROMA - Sorpresa. Il Sud inverte la tendenza e va meglio del Centro Nord. Il suo Pil, la ricchezza prodotta nel territorio, è cresciuto dello 0,8%, contro lo 0,5% del Centro-Nord a cavallo tra 2015 e 2016. Un sorpasso dovuto al settore primario, l'agricoltura. Sono aumentate le produzioni dop e doc, molti giovani sono tornati alla terra e sta nascendo una nuova imprenditoria, che mira a prodotti di qualità, all'esportazione e ad attività affini, come agriturismo, energie rinnovabili, sistemazione di parchi e giradini. Certo si tratta di decimali, 0,3 punti in più, ma siamo nell'epoca dei decimali e comunque erano anni che non accadeva. A raccontare il risveglio del Sud è il Rapporto Ismea-Svimez. Ed è l'agricoltura a diventare protagonista della ripresa economica di un Mezzogiorno che è sempre ultimo nelle classifiche. Crescono valore aggiunto, esportazioni, investimenti e anche l'occupazione, quella giovanile in primo luogo, diminuisce.
Ebbene nel Mezzogiorno la crescita occupazionale è stata del 12,9%, più della media italiana. Sale anche il peso dell'imprenditorialità giovanile agricola con quasi 20 mila imprese nate al Sud nei primi mesi dell'anno scorso. Il Mezzogiorno,  stacca il Centro Nord proprio sul settore primario con una crescita (+7,3%%) ben più alta di quella dell’agricoltura del Centro-Nord (+1,6%) e, nell’area, estremamente migliore di quella dell’industria (-0,3%) e dei servizi (+0,8%). Le Regioni migliori? Calabria e Campania.
 
E' anche l'export ad aiutare la ripresa con la Gran Bretagna che si attesta come il primo paese importatore dei prodotti agricoli made in Sud. Nel 2015 le esportazioni italiane sono state pari a 36,8 miliardi (+7,3%). Nel 2015 sono cresciuti del 15,5% i prodotti agricoli meridionali (Centro Nord +9,6%) e del 7,6% quelli alimentari del Sud (Centro Nord +6,3%). E i dati del 2016 dell’export agroalimentare rappresentano un nuovo record: 38,4 miliardi (+3,9%). E in un Paese dove gli investimenti sono se non fermi, certo frenati, nel 2015 il valore di quelli fissi lordi in agricoltura al Sud si è attestato su 2 miliardi e 217 milioni (+9,6% rispetto al 2014). Certo anche qui si tratta di poco, ma quel poco sembra aver dato buoni frutti.
                                                                   
Cenerentola dell'occupazione, il Mezzogiorno nel 2015 ha iniziato a dare segni di ripresa proprio partendo dall'agricoltura. Era pari a circa 500 mila unità (+3,8% rispetto al 2014, pari a 18 mila persone). L’aumento ha riguardato sia i dipendenti che gli autonomi, ma al Sud sono più i primi nel Centro Nord i secondi. E i posti di lavoro continuano a crescere anche nel 2016 (+5,8% nel primo trimestre, +6,5% nel secondo) e l’aumento riguarda soprattutto i giovani under 35 (+9,1%), quelli che a livello nazionale faticano a trovare lavoro. L’agricoltura sembra quindi aver assunto un ruolo di primo piano nella creazione di nuova occupazione giovanile nel Mezzogiorno. Un dato va valorizzato: nell’anno accademico 2015/2016 gli immatricolati all’università del gruppo agrario hanno raggiunto un livello di quasi il 20% maggiore rispetto a dieci anni prima. E nella prima metà del 2016 l’occupazione giovanile in agricoltura è cresciuta dell’11,3% in Italia, e del 12,9% al Sud, con un decisivo contributo da parte del lavoro a tempo pieno (+14,4%).

Anche il peso dell’imprenditorialità giovanile è in forte crescita con Basilicata, dalla Calabria e Molise, protagoniste seguite a ruota da Campania, Sicilia e Sardegna.
 

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4 messaggi in questa discussione

Beh, con la desertificazione del tessuto industriale del Meridione (che non è colpa di Renzi, ma è un processo iniziato con l'unificazione e che nessuno degli ultimi tre governi a guida Pd è riuscito a invertire), con la grave crisi dell'edilizia e con la disoccupazione giovanile che sfiora e in qualche regione supera il 60%, è del tutto naturale che molti meridionali, specie tra i giovani, inclusi non pochi laureati, si rimbocchino le maniche e vadano a zappare la terra e a coltivare i campi (attività nobilissima). Non dimentichiamo che la crisi ha colpito il Sud molto più del Nord, quindi è anche naturale che i numeri della ripresina attuale siano un po' migliori dalle mie parti. Peraltro, come è arcinoto, la crescita debole (nel 2017 si prevede la più debole in Europa) non dipende dalle esportazioni (che vanno bene) ma dalla stasi dei consumi interni. Ora è chiaro che i consumi alimentari in linea di massima risentono meno della crisi rispetto ad altri, e che una parte della produzione agricola del Sud va in esportazioni, ed ecco spiegati i numeri. Riconosco anche che Maurizio Martina è stato ed è un ottimo ministro dell'Agricoltura. Non a caso, e ben diversamente da vari colleghi selezionati con criteri a dir poco discutibili, lui è un esperto del settore: ha un diploma di perito agrario e da 8 anni è il responsabile del settore agricoltura per il Pd.

Modificato da fosforo31

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1 minuto fa, fosforo31 ha scritto:

Beh, con la desertificazione del tessuto industriale del Meridione (che non è colpa di Renzi, ma è un processo iniziato con l'unificazione e che nessuno degli ultimi tre governi a guida Pd è riuscito a invertire), con la grave crisi dell'edilizia e con la disoccupazione giovanile che sfiora e in qualche regione supera il 60%, è del tutto naturale che molti meridionali, specie tra i giovani, inclusi non pochi laureati, si rimbocchino le maniche e vadano a zappare la terra e a coltivare i campi (attività nobilissima). Non dimentichiamo che la crisi ha colpito il Sud molto più del Nord, quindi è anche naturale che i numeri della ripresina attuale siano un po' migliori dalle mie parti. Peraltro, come è arcinoto, la crescita debole (nel 2017 si prevede la più debole in Europa) non dipende dalle esportazioni (che vanno bene) ma dalla stasi dei consumi interni. Ora è chiaro che i consumi alimentari in linea di massima risentono meno della crisi rispetto ad altri, e che una parte della produzione agricola del Sud va in esportazioni, ed ecco spiegati i numeri. Riconosco anche che Maurizio Martina è stato ed è un ottimo ministro dell'Agricoltura. Non a caso, e ben diversamente da vari colleghi selezionati con criteri a dir poco discutibili, lui è un esperto del settore: ha un diploma di perito agrario e da 8 anni è il responsabile del settore agricoltura per il Pd.

Mi sa che mentre noi ci scorniamo qualcuno gongola.

Sara'  forse il delinquente di arcore con i suoi fedeli salvini meloni ?

 

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44 minuti fa, wronschi ha scritto:

Mi sa che mentre noi ci scorniamo qualcuno gongola.

Sara'  forse il delinquente di arcore con i suoi fedeli salvini meloni ?

 

Guarda, questa crisi drammatica del Pd, peraltro ampiamente prevedibile e prevista da chi, come il sottoscritto, ha seguito la politica negli ultimi tre anni, ha un nome e un cognome ben precisi. Basterebbe che questo signore facesse un passo indietro - come lo fecero a suo tempo quasi tutti i suoi predecessori, da Occhetto a D'Alema, da Rutelli a Veltroni, da Bersani a Enrico Letta, e non dimentichiamo Romano Prodi, ma per colpe, errori, sconfitte molto meno gravi, o solo perché vittime del tradimento, nel rispetto di una sana tradizione della sinistra italiana in controtendenza con la piaga della personalizzazione della politica - per riportare di colpo il partito all'unità e a una sana dialettica interna. Naturalmente dovrebbe essere un passo indietro vero, una seria presa d'atto dei propri colossali errori e non un ipocrita e momentaneo farsi da parte che prelude a due passi in avanti. Un passo indietro vieppiù necessario e doveroso se si pensa che a imporlo è prima di tutto la promessa solennemente e ripetutamente fatta a suo tempo da lui stesso al popolo sovrano: Se perdo il referendum non è solo che mi dimetto, ma lascio la politica, e lo faccio per una questione di serietà e dignità. Ma se questo signore non riesce proprio a rinunciare alla politica attiva e a mantenere una promessa fino in fondo, magari potrebbe seguire il saggio suggerimento di Paolo Mieli: saltare un giro, farsi da parte per una legislatura, dove tutt'al più fare per 5 anni il semplice deputato, il tempo giusto per meditare sui suoi errori e imparare senza fretta il mestiere del politico serio, e poi eventualmente ricandidarsi ai più alti livelli (segreteria, palazzo Chigi) nella legislatura successiva. L'età glielo consentirebbe ampiamente, purtroppo non glielo consentono la sua smodata ambizione, la sua sete di potere, il suo egoismo anteposto al bene del partito, la sua mancanza di umiltà. 

Modificato da fosforo31

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13 minuti fa, fosforo31 ha scritto:

Guarda, questa crisi drammatica del Pd, peraltro ampiamente prevedibile e prevista da chi, come il sottoscritto, ha seguito la politica negli ultimi tre anni, ha un nome e un cognome ben precisi. Basterebbe che questo signore facesse un passo indietro - come lo fecero a suo tempo quasi tutti i suoi predecessori, da Occhetto a D'Alema, da Rutelli a Veltroni, da Bersani a Enrico Letta, e non dimentichiamo Romano Prodi, ma per colpe, errori, sconfitte molto meno gravi, o solo perché vittime del tradimento, nel rispetto di una sana tradizione della sinistra italiana in controtendenza con la piaga della personalizzazione della politica - per riportare di colpo il partito all'unità e a una sana dialettica interna. Naturalmente dovrebbe essere un passo indietro vero, una seria presa d'atto dei propri colossali errori e non un ipocrita e momentaneo farsi da parte che prelude a due passi in avanti. Un passo indietro vieppiù necessario e doveroso se si pensa che a imporlo è prima di tutto la promessa solennemente e ripetutamente fatta a suo tempo da lui stesso al popolo sovrano: Se perdo il referendum non è solo che mi dimetto, ma lascio la politica, e lo faccio per una questione di serietà e dignità. Ma se questo signore non riesce proprio a rinunciare alla politica attiva e a mantenere una promessa fino in fondo, magari potrebbe seguire il saggio suggerimento di Paolo Mieli: saltare un giro, farsi da parte per una legislatura, dove tutt'al più fare per 5 anni il semplice deputato, il tempo giusto per meditare sui suoi errori e imparare senza fretta il mestiere del politico serio, e poi eventualmente ricandidarsi ai più alti livelli (segreteria, palazzo Chigi) nella legislatura successiva. L'età glielo consentirebbe ampiamente, purtroppo non glielo consentono la sua smodata ambizione, la sua sete di potere, il suo egoismo anteposto al bene del partito, la sua mancanza di umiltà. 

Scusami Fosforo, ma abbiamo dovuto chinare la testa per il bene di tutti,  capisco che si puo far meglio, ma si fa meglio Solo se uniti al centro,  Sbraitare contro un centro che e'  unito a noi di sx non porta da nessuna parte, porta solo al governo la destra.

 

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