CHE CIALTRONATA MA E' QUELLO DI RIGNANO NO E' POMIGLIANO
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pm610,
14 messaggi in questa discussione
Beh tu la canti e la suoni in difesa di quell'incapace fanfarone, bugiardo, tronfio arruffapopolo , che fa tutto il contrario di quello che aveva promesso ma te ne stai zitto nessuna indignazione.
Doveva chiudere l' Ilva e invece fa il complice al delitto perfetto.
Non faceva alleanze con nessuno e si allea con il becero razzista
Doveva ripristinare l'articolo 18 ed invece su una mozione per ripristinarlo vota contro
etc etc etc ma il fanfarone resta solo quello di rignano...
P.S. che cavolo di sito citi mai visto e sentito... ah si uno dei siti di propaganda di Bannon ?
2 ore fa, pm610 ha scritto:Beh tu la canti e la suoni in difesa di quell'incapace fanfarone, bugiardo, tronfio arruffapopolo , che fa tutto il contrario di quello che aveva promesso ma te ne stai zitto nessuna indignazione.
Doveva chiudere l' Ilva e invece fa il complice al delitto perfetto.
Non faceva alleanze con nessuno e si allea con il becero razzista
Doveva ripristinare l'articolo 18 ed invece su una mozione per ripristinarlo vota contro
etc etc etc ma il fanfarone resta solo quello di rignano...
Egr. pm devi scusarmi ma io trovo che sia “sconvolgente “, allo stato delle cose , discutere in modo razionale e corretto con un emerito idio ta che di nome fa Fosforo 41. Può anche darsi che io qualche volta esageri in alcune “definizioni “ con cui l’apostrofo, ma questo Cazzaro di Napoli e’ uno scappato da casa con la mente piena di odio verso tuttocio’ che riguarda il PD ed il suo gruppo dirigente . Non ho voglia ripercorrere tutte le tappe che dimostrano la giustezza della mia affermazione , del resto , sono tutte lì , nero su bianco , a testimoniare quel che dico. Mi limito solo a quest’ultimo passaggio che riguarda l’Ilva . Questo spudorato individuo ha il coraggio , pure , di difendere l’operato di un inetto e miserabile bamboccio di Pomigliano d’Arco , un altrettanto scappato da casa come il Cazzaro, che ha avuto il coraggio senza provare vergogna alcuna , di tenere in cassaforte il parere dell’Avvocatura dello Stato che certificava la legalità e l’operato di Calenda . E Lo ha fatto per ripugnanti calcoli elettorali impedendo di far conoscere alla gente il parere positivo dell’Avvocatura . Ed al Bibitaro non gliene e’ importato niente se il suo atteggiamento e’ costato un milione al giorno per 2 mesi , somma , che ricadrà interamente sulle spalle dei contribuenti . Ed il Cazzaro , invece di indignarsi per tuttocio’ , chiede addirittura che la Corte dei Conti indaghi Calenda per danni erariale mentre ci sarebbero invece tutti gli estremi che ad essere sottoposto al giudizio della Corte sia l’ex steward del San Paolo che , smentendo sfacciatamente quel che ha sempre detto , ovvero che l’Ilva andava chiusa , ora “ tenterebbe “ pure di prendersi dei meriti per un accordo che ha soltanto firmato con quasi 3 mesi di ritardo e con un aggravio spaventoso di cifre a nostro carico , ma stipulato con competenza e grande onestà , riconosciutali dall’Avvocatura dello Stato , dall’ex Ministro Calenda . Ma come fate a discutere senza “offendere”, un idio ta come il Cazzaro di Napoli ??
Modificato da mark2222204 ore fa, fosforo41 ha scritto:Calenda se la canta e se la suona, e riesce a convincere i polli, ma chissà se riuscirebbe a convincere i giudici contabili qualora finisse davanti alla Corte dei Conti per danno erariale. E io spero vivamente che ci finisca. Come spiega il presidente dell'Anac Cantone, quello dell'Ilva non era un appalto pubblico ma una gara a trattativa privata e c'era tutta la possibilità e tutto l'interesse per lo Stato di accettare rilanci. Anzi, specifica Cantone, una o più fasi di rilancio erano espressamente previste nella stessa lettera di invito a manifestare interesse. Leggi molto attentamente e poi fammi sapere se affideresti il tuo condominio a un amministratore come Calenda.
Saluti
P.S. Come è noto, ANAC sta per Autorità Nazionale AntiCorruzione. C'entra qualcosa la corruzione con la faccenda ILVA? Lo scopriremo solo vivendo.
Sei il solito mamipolatore e Cazzaro !! Un paio di settimane fa Di Maio disse che la gara per Ilva era illegittima, perché lo diceva un parere che lui aveva chiesto all’Avvocatura dello Stato.
Allora tutti gli chiedemmo di farci vedere il parere. E lui disse “ve la farò vedere l’8 settembre”. Un po’ strano, ma vabbè.
Arriva l’8 settembre. E il parere dice che quella gara andava bene (come hanno dimostrato le azioni dello stesso Di Maio, visto che l’altro ieri non solo non ha annullato la gara come aveva detto, non solo non ha chiuso l’Ilva come aveva promesso, ma ha attuato lo stesso identico piano che aveva fatto Calenda).
In un paese normale, uno del genere sta in un Circo , chiaro Cazzaro ??
Qua invece fa il vice-presidente del consiglio, il ministro del lavoro, il ministro dello sviluppo economico e il capo del partito di maggioranza relativa.
Beh io penso che sia meglio non mettersi allo stesso livello, anche se qualche volta mi lascio andare. Cerco nel mio meglio e per questo copioincollo quello che io penso sia più aderente al mio pensiero, così che non possa essere attaccato direttamente ed infatti se ne stanno zitti leggono e non commentano sapendo di essere se non d'accordo in torto. In quanto a Fosforo ormai penso che sia irrecuperabile ha la fissa su Renzi trova il modo comunque di incolpare lui ormai anche sul *** degli angeli . Sai che non mi è mai piaciuto il Renzi e non serve ribadirlo ma da qui a consegnare l' italia in mano a questi beceri maldestri incapaci e peggiori del Renzi ce ne vuole ma questo ha fatto il Fosforo & co e lo ho sempre detto anche in tempi non sospetti.
Resta il fatto che arzigogoli e il di mejo si è rimangiato tutto quello che diceva solo un 15 giorni fa.. ma tant'è ORA E' COMPLICE DEL DELITTO PERFETTO . PUNTO
2 ore fa, fosforo41 ha scritto:La questione è molto semplice, al di là del burocratese dell'Avvocatura, che è un mero ente consultivo e il suo "parere" è per l'appunto solo un parere, senza nessunissima pretesa di verità assoluta e men che meno valore vincolante per il decisore politico
QUESTO LO DICI TU VERO ? Allora che cacvolate spari poi in supporto al di mejo continuando a stravolgere ed estrapolando a tuo piacere dal testo.... peccato che nella pagina che io ho postato si dica tutto il contrario.
http://www.mise.gov.it/images/stories/documenti/parere-avvocatura-ilva-compressed-web.pdf leggendolo tutto non da ragione a di mejo ma dice solo che se l' amministrazione ovvero il ministero ritiene in autotutela far decadere lo puo fare solo davanti all' interesse pubblico... ora vorrei capire quale sarebbe l'interesse pubblico che si potrebbe addurre. ah si i pruriti del di mejo corroborati dal fosforo ! Resta il fatto che il di mejo voleva chiudere l' Ilva ed invece ha fatto il contrario rendendosi complice del come da lui asserito DELITTO PERFETTO.
18 minuti fa, pm610 ha scritto:http://www.mise.gov.it/images/stories/documenti/parere-avvocatura-ilva-compressed-web.pdf leggendolo tutto non da ragione a di mejo ma dice solo che se l' amministrazione ovvero il ministero ritiene in autotutela far decadere lo puo fare solo davanti all' interesse pubblico... ora vorrei capire quale sarebbe l'interesse pubblico che si potrebbe addurre. ah si i pruriti del di mejo corroborati dal fosforo ! Resta il fatto che il di mejo voleva chiudere l' Ilva ed invece ha fatto il contrario rendendosi complice del come da lui asserito DELITTO PERFETTO.
Leggetevi le ultime pagine ovvero la 32 , 33, 34 in nessun modo l'avvocatura parla di decadenza ma solo di autotutela che dice nulla ... o meglio il ministro deve prendersi la responsabilità di revoca ma solo per una utilità pubblica e qui casca l'asino perchè quale sarebbe l' utilità pubblica ? Ha detto qualcosa in merito il cialtrone fanfarone di Rignano ops no di pomigliano ?
41 minuti fa, fosforo41 ha scritto:Vedo che continui a non mettere a fuoco la questione. Eppure ti avevo postato un articolo molto chiaro (che ti invito a rileggere fino in fondo), poi ho provato a spiegartela io senza riuscirci. Pazienza. Vuol dire che se e quando Calenda e i commissari governativi saranno condannati dalla Corte dei Conti a risarcire il danno erariale, ammesso che abbiano agito in buona fede, ne riparleremo. Anche se, come spesso accade nel paese di Pulcinella, è probabile che finirà tutto in cavalleria.
Quanto alle tue accuse a Di Maio, ti sfuggono almeno due punti essenziali.
Il M5s non governa da solo e nel contratto di governo non si parla affatto di chiusura immediata dell'Ilva di Taranto. Probabilmente non hai idea di quanti anni, o decenni, e di quanti miliardi, o decine di miliardi, servirebbero per dismettere la più grande acciaieria d'Europa, per bonificare il sito e riconvertirlo ad altre attività. Nella mia città, a 33 anni dalla chiusura dell'Italsider di Bagnoli, dicasi trentatré anni, le operazioni non sono terminate, e da poco si è dimesso l'ennesimo commissario straordinario. Non so se ci hai fatto caso, ma il ministro Di Maio ha detto più volte di avere analizzato attentamente i fatti e gli atti per scoprire eventuali irregolarità del vincitore della gara, il colosso indiano AM. E non ne ha trovata nessuna. Era una gara palesemente viziata, ma non per colpa di AM (a meno che un giorno non si scoprisse che gli indiani hanno corrotto qualcuno, cosa al momento del tutto ipotetica e dietrologica). AM fino ad oggi non ha inquinato Taranto, non ha omesso controlli, non ha fatto crollare ponti, non ha goduto di contratti platealmente viziati da vantaggi abnormi e favori. Quindi, se Di Maio avesse deciso di stracciare il contratto firmato da Calenda e di chiudere l'acciaieria, non solo lo Stato avrebbe dovuto accollarsi tutti i lavori e tutte le spese di cui sopra (il precedente gestore privato è fallito da un pezzo), ma sarebbe stato citato in giudizio dagli indiani davanti a una corte internazionale per un risarcimento multimiliardario. A quel punto l'unica era provare a rinegoziare il contratto per ottenere condizioni migliori. Obbiettivo tutt'altro che semplice. Ma Di Maio ci è riuscito. Nonostante la sua inesperienza è riuscito a spuntare condizioni oggettivamente migliori, sia per i lavoratori che per l'ambiente, di quelle accettate dal suo predecessore, ricevendo il plauso dei sindacati, del capo dello Stato e dello stesso Calenda.
L'altro punto. È verissimo che molti elettori grillini sono delusi e arrabbiati. Decine di migliaia di tarantini il 4 marzo votarono 5stelle nella speranza di vedere finalmente sradicato quel bubbone pestifero piantato quasi nel cuore della loro città. Al loro posto sarei deluso e arrabbiato anch'io. Ma ti garantisco che pochi di quelli erano lavoratori dell'acciaieria o loro congiunti. Se oggi Di Maio andasse a Taranto, verrebbe sonoramente fischiato, ma se avesse chiuso l'Ilva probabilmente verrebbe linciato. Forse non hai idea di cosa voglia dire per una città del Sud, già in gravi difficoltà economiche, perdere di colpo 10.000 posti di lavoro (ammesso che si fosse riusciti a riciclare 3000 dei 13.000 dipendenti Ilva nei lavori di bonifica e riconversione).
Saluti
Ora non ho tempo , ma in attesa di farti un Ku.lo come una manica di cappotto sulle *** te che stai ragliando sulla vicenda Ilva ( perché stai certo che te lo faccio frizzare per giorni, nda ) devi prima possibile dettagliarci , voce per voce , i miglioramenti ottenuti da quella testadiminkianapoletana come te . A presto , idio ta !!
COMPLICE DEL DELITTO PERFETTO ..... AHAHAHAH CHE CI TRULLO
ILVA, CHIUSO L'ACCORDO: PER ANDARE IN C*LO A CALENDA, DI MAIO HA FATTO PERDERE MESI, MA ALLA FINE LA CICCIA DELL'ACCORDO È LA STESSA DI QUELLA DEL PD, LA STESSA ''GARA ILLEGALE'' VINTA DA ARCELOR-MITTAL CON SIMILI LIVELLI DI OCCUPAZIONE - INFATTI L'EX MINISTRO TWITTA: ''COMPLIMENTI A DI MAIO PER AVER CAMBIATO IDEA E IMBOCCATO LA STRADA GIUSTA''. LO STABILIMENTO NON DIVENTERÀ UN PARCO GIOCHI, COME SOGNATO DA GRILLO (E SOTTOSCRITTO DAI GRILLINI PUGLIESI)
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Sei anni per arrivare ad una svolta col passaggio dell’Ilva, sino al 2012 in mano ai Riva, dai commissari di Stato al nuovo azionista Arcelor Mittal e un anno di trattative con Mittal per chiudere l’accordo sindacale. Probabilmente poche altre vertenze, relative a crisi industriali complesse, hanno avuto un tempo di gestione così lungo.
Ma qui la partita non era facile. Per tanti motivi. Perché a luglio 2012 è intervenuta la Magistratura che ha sequestrato senza facoltà d’uso gli impianti del siderurgico di Taranto per disastro ambientale; perché, per alcuni anni, c’è stato un aspro conflitto tra magistrati e Governo; perchè per l’Ilva c’è voluto un intervento legislativo senza precedenti; e perché se la posta in gioco era rilevante, oneroso era anche il rilancio industriale dell’Ilva e la messa in sicurezza ambientale del sito di Taranto.
Basti pensare che, tra acquisto e investimenti, Mittal ha messo sul piatto 4 miliardi. Senza il commissariamento da parte dello Stato, scattato a giugno 2013, una volta che i Riva si erano dimessi dal board a seguito dell’offensiva della magistratura, e senza l’amministrazione straordinaria scattata a gennaio 2015, l’Ilva, seduta su una montagna di debiti, sarebbe fallita lasciando a terra 15mila persone (allora, oggi sono meno di 14mila). E invece il commissariamento, sia pure molto lungo e con tante difficoltà, ha comunque tenuto in piedi l’Ilva.
Certo, l’azienda perde un milione di euro al giorno, ma va anche detto che non c’è stato un mese in cui non siano stati pagati gli stipendi a tutti i dipendenti.
I 10.700 assunti il punto di svolta
E adesso, firmato l’accordo, tocca ad Arcelor Mittal, dopo la gara di aggiudicazione vinta a giugno battendo la concorrenza di Acciaitalia (con Jindal e Cassa Depositi e Prestiti), scrivere una pagina nuova. Avviando il rilancio industriale del gruppo siderurgico e accelerandone la messa a norma ambientale. Oggi l’intesa è stata messa nero su bianco, ma sindacati e Mittal hanno cominciato a trattare un anno fa. Mesi di trattative, incontri su incontri al Mise, mediati dall’ex ministro Carlo Calenda e dall’ex vice ministro Teresa Bellanova, ma senza mai riuscire a raggiungere un punto fermo. Anche quando Calenda ha provato l’affondo, il rush finale non si è mai visto. Non c’erano le condizioni ma, soprattutto, non c’erano i numeri.
La bozza di intesa Calenda, presentata il 10 maggio scorso e subito respinta dalla maggioranza dei sindacati, prevedeva 10mila assunti, circa 1.200-1.500 addetti travasati nella società mista Ilva-Invitalia (società quest’ultima controllata dal Tesoro) che avrebbe fatto un pezzo di bonifiche e altre attività, e il resto - circa 2mila lavoratori - smaltiti attraverso gli esodi volontari, agevolati e incentivati (200 milioni il plafond destinato).
Calenda assicurava zero esuberi alla fine del percorso, nel senso che tutti avrebbero avuto una “protezione” o una ricollocazione. Ma i sindacati non si sono fidati. Percorso incerto, a rischio, dicevano. E in quanto ai 10mila assunti, hanno ritenuto il numero troppo basso. Hanno tentato di schiodare Mittal da quota 10mila ma non ci sono riusciti. La multinazionale, pur pressata, teneva duro e rispondeva: la mia offerta era di circa 8mila addetti, sottoscrivendo il contratto di acquisizione, ho già fatto un passo avanti portandomi a 10mila. E quando Mittal ha fatto un’apertura, si è attestato su 10.100 assunti rinviando l’assunzione di altri 400 nel 2023. Tra cinque anni. Un tempo troppo lungo, commentarono le sigle metalmeccaniche.
L’accordo con Di Maio
Con la gestione del ministro Luigi Di Maio, quando ieri pomeriggio si è aperta la fase conclusiva del negoziato, si è partiti - nuova proposta di Mittal - da un numero di occupati più alto: 10.300. Di cui 10.100 entro fine anno e altri 200 entro fine 2021. Prima differenza rispetto alla bozza Calenda: 300 assunti in piú e due anni in meno sui tempi complessivi. Ma anche quest’offerta non ha convinto i sindacati. Che ieri sera insistevano tutti sulla necessità di alzare l’asticella.
La richiesta che circolava andava da 10.500 a 10.700 addetti. E anche il Mise lavorava per far crescere il numero degli occupati. Col passare delle ore - la trattativa è durata tutta la notte -, l’obiettivo dei 10.700 non sembrava impossibile. E stamattina Di Maio lo ha rilanciato ponendolo con forza ad Arcelor Mittal che ha detto di sì. Alla fine, quindi, il saldo è positivo: 700 assunzioni in più (o 200 in più, se si considerano che l’ultima ipotesi presentata all’allora “tavolo Calenda”). Confermata la tutela dell’articolo 18 già prevista in precedenza.
Scompare la società mista
Si è dovuta alzare l’asticella degli occupati diretti anche perché, rispetto alla bozza Calenda, la gestione Di Maio ha fatto venir meno l’ipotesi della società mista. E quindi tutto il personale Ilva - circa 13.500 lavoratori tra Taranto, Genova, Novi Ligure e Paderno Dugnano - è stato ripartito su due fronti: i 10.700 che transitano a Mittal, nelle quattro società costituite allo scopo - la capogruppo più quelle dei servizi -, e quelli che beneficeranno dell’esodo volontario incentivato e anticipato.
Con quest’ultimo, si pensa di coinvolgere dalle 2.500 alle 2.800 persone dando loro un bonus di 100mila euro lordi a testa (previsto anche nel piano precedente). Il bonus sarà finanziato dai canoni di fitto - 180 milioni all’anno - che Mittal, prima di acquisire l’Ilva, verserà all’amministrazione straordinaria dei commissari. Che resta in carica. Rafforzata, poi, la clausola che tutela chi, a fine piano industriale, dovesse essere a rischio: Mittal gli farà una proposta di assunzione.
Il nodo ambientale
Insieme all’occupazione, l’ambiente era l’altro fronte delicato. Essendo l’Ilva un’azienda con emissioni impattanti. A fronte dei pareri dell’Autorità Anticorruzione (nella gara di aggiudicazione dell’Ilva ci sono delle criticità) e dell’Avvocatura dello Stato (il documento deve ancora essere desecretato), ad un certo punto è sembrato profilarsi che tutto potesse saltare. Ma Di Maio ha subito chiarito: il fatto che la gara sia illegale non ne determina, automaticamente, l’annullamento. Occorre che sia colpito anche un pubblico interesse concreto. E questo pubblico interesse, ha aggiunto Di Maio, lo si può ancora tutelare se sul piano ambientale e occupazionale si arriva ad un’intesa decisamente migliore e più avanzata.
Sull’ambiente, in verità, Mittal aveva già fatto passi avanti ai primi di luglio quando sottopose al ministro uno schema dal quale, per una serie di lavori, si evinceva che i tempi, rispetto al contratto di giugno 2017 e al Dpcm di settembre 2017 (l’Aia), erano stati ridotti da un minimo di sei ad un massimo di trenta mesi. Sull’aspetto tempistiche, Mittal ha ulteriormente lavorato e gli “addendum” rispetto al contratto di acquisizione sono parte dell’accordo odierno. Adesso la nuova offerta si sostanzia in tempi piú stretti, ulteriori interventi, nuovi obiettivi da raggiungere come abbattimento di emissioni.
Le reazioni del territorio
Positive quelle del sindaco di Taranto, Rinaldo Melucci, e del presidente di Confindustria Taranto, Vincenzo Cesareo. «Alla fine ha prevalso il buon senso in tutti e la politica strumentale ha fatto un passo indietro» dice Melucci riferendosi a quanti, tra Cinque Stelle, movimenti vari e ambientalisti radicali, hanno battuto sulla chiusura dell’Ilva. «L’accordo è positivo, si chiude una fase molto difficile, ma la vera partita comincia adesso - dichiara Cesareo -. Il rilancio industriale dell’Ilva e il suo risanamento ambientale possono essere una battaglia vincente se si lavora tutti insieme, se c’è condivisione e se il nuovo investitore si apre al territorio e si confronta positivamente con esso. Penso che Mittal lo farà senz’altro».
Delusi, arrabbiati, critici, tutti coloro che in questi mesi, rivolgendosi a Di Maio e ai ministri dell’Ambiente, Sergio Costa, della Salute, Giulia Grillo, non hanno fatto altro che chiedere la dismissione del siderurgico e l’avvio di una riconversione economica dell’area di Taranto. Nel mirino sono i Cinque Stelle. I cinque parlamentari eletti a marzo sono accusati di “tradimento elettorale” e vengono invitati a dimettersi anche se, per la verità, mai Di Maio ha parlato di chiusura dell’Ilva.
Nemmeno quando è venuto a Taranto a febbraio per la campagna elettorale. Non ha pagato la fuga in avanti di alcuni pentastellati, inclini più ad assecondare il pressing della base e dell’elettorato che a guardare la realtà. Basti pensare che a giugno, incontrando i sindacati, Lorenzo Fioramonti, oggi sottosegretario all’Istruzione, ha parlato di chiusura progressiva dell’Ilva. Per non parlare di Beppe Grillo che aveva ipotizzato laddove oggi ci sono altiforni e acciaierie, un mega parco giochi.
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