Spaghetti western del FQ e di Calandrino Travaglio

“Arrenditi Matteo, sei circondato”: il titolo di apertura del Fatto di oggi, con quel tono da spaghetti western che piacerebbe a Tarantino, merita una riflessione seria.

“Tutti contro uno – spiega , il  Pd non c’è più, la vecchia guardia ingabbia l’ex premier”. La vignetta ci mostra poi un piccolo Renzi accerchiato da quattro giganti che incombono su di lui: D’Alema, Napolitano, Prodi e Bersani.

C’è del vero in quel titolo e in quella vignetta. Dopo la sconfitta referendaria l’offensiva degli avversari e dei nemici di Renzi si è fatta più violenta, più feroce, più caparbia. Così funziona la politica, e non c’è di che stupirsi o indignarsi. Renzi è sempre stato considerato un corpo estraneo dalla “vecchia guardia”, che vede in lui, simultaneamente, l’usurpatore di un regno (la “Ditta”) la cui amministrazione è sempre stata controllata da un ristretto gruppo di oligarchi, e la prova provata del loro fallimento.

Se infatti la “vecchia guardia” non fosse stata rovinosamente sconfitta alle elezioni del 2013, dopo vent’anni di inconcludente antiberluconismo, Renzi non avrebbe mai vinto le primarie: proprio per questo il tentativo di riscossa oggi appare fragile e, al di là dell’amplificazione e del favore mediatici di cui ogni nemico di Renzi ampiamente gode, difficilmente votato al successo.

La scissione di cui apertamente si parla non produrrà un nuovo grande partito di sinistra chiamato a salvare il Paese ma, molto più probabilmente, la semplice perpetuazione di un ceto politico attempato che tanto piace ai 29.999 lettori del Fatto + Fosforo. 

E tuttavia le difficoltà di Renzi sono evidenti e non sfuggono a nessuno, a cominciare dal Caudillo . 

La gioia con cui il Fatto celebra oggi il ritorno sulla scena della “vecchia guardia”, che pure il giornale di Calandrino ha sempre ricoperto di contumelie fin dal suo primo numero, fotografa alla perfezione la situazione: e cioè la saldatura, inedita in Occidente ma evidente in Italia, fra il vecchio establishment e la nuova ondata populista e fascisteggiante.

La “vecchia guardia” ha infatti vinto il referendum di dicembre non con i propri voti (che non ci sono), ma con quelli di Grillo e di Salvini: ha sfruttato sapientemente e cinicamente lo tsunami anti-tutto delle nuove destre per abbattere l’ultimo governo di sinistra del continente (con l’eccezione della Francia, dove però il cambio è imminente).

Negli altri paesi occidentali i populisti si scagliano contro la “vecchia guardia” e qualche volta la travolgono: in Italia la “vecchia guardia” s’accoda ai populisti – forse nella speranza di poterli controllare? – per eliminare dal gioco l’unica risposta politica possibile al populismo.

Questa è la situazione, oggi. E ogni ulteriore commento appare superfluo.

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