DICONO CHE ABBIA CONTRO I MEDIA

 

Orfeo sta per scadere dal vertice di una Rai mai così disastrata e, come tutti gli uscenti, potrebbe finalmente raccontarci – da ex cronista – quale mission impossible sia governare il “servizio pubblico” con la legge Gasparri-Renzi che l’ha consegnato, se possibile, ancor più nelle mani del governo.

Alla Rai lo sanno anche le pietre che l’ossessione di Renzi e dei suoi sgherri per il controllo della tv è stata persino più asfissiante che ai tempi di B. Infatti tutt’e tre le reti e i tg sono di stretta obbedienza renziana (B. – forte dell’altra metà dell’etere – subappaltava almeno Rai3 e Tg3 alla sinistra).

Via Gabanelli, Giannini, Giletti e Porro. Ora Di Maio nota la metamorfosi dei notiziari e dei programmi Rai da prima a dopo la cura: prima del 4 marzo erano un assalto all’arma bianca e a reti unificate contro i 5Stelle, ora sono una gara di moine e carezze coi guanti bianchi al partito più votato. Nella migliore tradizione del trasformismo e del salto sul carro del vincitore. Soffietti imbarazzanti a Di Maio, a Fico, a Grillo firmati dagli stessi che fino al 3 marzo li massacravano (scomparse le rubriche quotidiane “caos Raggi” e “caos Appendino”, insieme ai topi e ai rifiuti di Roma e alle indagini su piazza San Carlo). E grandi ritorni in prima serata di personaggi in odor di “populismo” che fino alle elezioni non potevano neppur avvicinarsi a viale Mazzini.

 

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