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Milioni di italiani hanno votato il Movimento 5 Stellenella speranza di fare la “rivoluzione”, scoprendo solo ora di essere stati usati per consentire ad un grigio e “moderato” politicante come Di Maio di coltivare le sue velleità da Primo Ministro in pectore. A dire il vero noi de “Il Moralista” ce ne eravamo accorti per tempo, denunciando ripetutamente e con largo anticipo la natura “gattopardesca” di un Movimento nato con l’obiettivo preciso di stabilizzare un sistema marcio e corrotto proprio nel mentre di fare finta di colpirlo (clicca per leggere). Sfortunatamente le masse viaggiano sempre con un certo margine di ritardo rispetto alle élite, incapaci di riconoscere e demistificare in tempo reale le luciferine manovre che il potere mette in campo per perpetuare all’infinito se stesso. La forza dei padroni, infatti, consiste nel “governare gli opposti”, nella capacità di gestire cioè contemporaneamente sia i governanti che i finti antagonisti. Ai grandi dioscuri della finanza globalizzata non importa un fico secco che il premier lo faccia Di Maio, Renzi o perfino Salvini, importa soltanto che chiunque governi non metta in discussione l’agenda con le riforme “necessarie” da approvare, per come continuamente indicate dai principali giornali di regime. E’ quindi sbagliato, fanciullesco e illusorio credere che la soluzione ai drammi contemporanei posa venire dalla vittoria elettorale di partiti apparentemente “antisistema”, sempre controllati discretamente dall’oligarchia mondialista bravissima nell’infiltrare dappertutto i propri uomini. Se Di Maio, anziché il leader dei 5 Stelle, fosse il segretario del Pd o di qualsiasi altro partito “responsabile”, atlantista e filoeuropeo presente su piazza, nessuno noterebbe la differenza. Questi sono i frutti velenosi di un esasperato personalismo, che ha ridotto la politica a sterile competizioni tra giullari che chiedono e ottengono consenso solo nella misura in cui l’elettorato li percepisce “carini” e “affidabili” come l’ultimo modello di aspirapolvere sponsorizzato in televisione. Ma anche dentro la Lega esistono personaggi che rispondono alla stessa discreta filiera di potere che sovrintende le mosse di Di Maio, tipi alla Giancarlo Giorgetti, già bollati teatralmente come “massoni” da un Umberto Bossi in versione “finto ingenuo” (clicca per ascoltare). Anziché confidare nella forza “palingenetica” del leader di turno, prima Renzi ora Di Maio o Salvini, i cittadini italiani dovrebbero imparare a confidare sulla forza di una idea, di un pensiero puro che sopravvive rispetto alla parabola dei singoli uomini; una idea che rimetta al centro della scena il primato della politica e la giustizia sociale, che archivi una stagione fallimentare vissuta all’insegna della difesa acritica della globalizzazione e di quei fantomatici “mercati finanziari” che schiavizzano l’uomo. Confidando nella forza dei progetti politici più che nella serietà di capi partito sempre “manipolabili” dal potere, non si corre il rischio di vivere perennemente delusi.
beh i grilli invece ci si ritrovano benissimo con di Mejo
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Inviata
Secondo il quotidiano, i vertici del movimento hanno sostituto i 20 pdf votati dagli iscritti con altri radicalmente diversi. Soprattutto in politica estera ECCO L'UNO VALE UNO GRULLESCO
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