Il governaccio Meloni si illude di fermare il progresso

Inviata (modificato)

Fin dai tempi del liceo io sono a dir poco scettico sul cosiddetto "progresso". Il mio prof di Storia e Filosofia, ribaltando la famosa tesi di Giordano Bruno e  Francesco Bacone, sosteneva che i veri moderni sono gli antichi. Mi insegnò che noi siamo come nani sulle spalle dei giganti (Bernardo di Chartres) e che è nella natura del progresso di apparire ben più grande di quanto in realtà non sia (L. Wittgenstein). Col passare degli anni questo mio scetticismo si è consolidato alla luce dei fatti. Un esempio di questi giorni.  Nei tempi antichi la mortalità infantile era altissima, i nati prematuri per lo più non ce la facevano. Nel 2023 abbiamo le incubatrici, ma a Gaza lo stress e la paura causano moltissimi parti prematuri e i neonati muoiono nelle incubatrici perché gli ospedali sono senza elettricità (quando non sono addirittura bombardati). Premesso ciò, io ritengo che l'innovazione della carne coltivata (che non ha nulla di sintetico) costituisca un reale progresso, in quanto rispondente a reali e urgenti necessità e non (o non solo) alla cieca e incessante ingordigia di quella società dell'eccesso, del superfluo e dello scarto abbondante (Z. Bauman) plasmata da un perverso sistema economico generatore di disuguaglianze, conflitti e disastri ambientali. Ebbene, oggi il governaccio Meloni si segnala su Wiki e sulla stampa internazionale come il primo al mondo a mettere fuori legge la carne coltivata. Una scelta presentata dai nostri media irreggimentati come etica e quasi eroica, e invece è una meschina restrizione dettata da demagogia e pregiudizio, nonché dalle lobby degli allevatori e degli industriali della carne. Confido che venga presto spazzata via da una direttiva UE. Peraltro, entro 10 anni al massimo, il prezzo della carne coltivata sarà simile a quello della carne da allevamento e si svilupperà un business mondiale davanti al quale i governi di destra saranno i primi a piegarsi. Ma in questo caso gli utili (il profitto) si sposeranno con l'utilità e la necessità. La carne coltivata non risolverà i problemi globali ed epocali della denutrizione e del cambiamento climatico, ma può dare un tangibile aiuto. La quota del settore allevamento sulle emissioni globali di gas serra è molto incerta, ma senza dubbio rilevante. Ho trovato in rete stime dal 7% fino a quasi il 20%. L'incertezza è legata soprattutto al fatto che il metano prodotto dalla digestione dei bovini, che è la componente maggiore di queste emissioni, è un potentissimo gas serra (coefficiente di assorbimento nell'infrarosso molto maggiore di quello della CO2) ma permane mediamente in atmosfera per assai meno tempo. Dunque è controverso il potenziale di riscaldamento globale di una tonnellata di metano in termini di tonnellate equivalenti di CO2, ovvero nell'unità standard di misura per le emissioni di gas serra. Ma già il valore più basso delle stime di cui sopra corrisponde all'incirca alla somma delle emissioni del settore marittimo e di quello aeronautico, mentre il valore più alto è comparabile alla quota dell'intero settore dei trasporti! E allora cosa facciamo? Passiamo agli aerei a idrogeno e all'auto elettrica, ma continuiamo a mangiare carne a volontà? Secondo Ourworldindata tra il 1961 e il 2021 la produzione mondiale di carne è quintuplicata (da 71 a 357 milioni di tonnellate) ovvero è cresciuta a un tasso quasi doppio di quello della popolazione.  Vistoso il balzo della Cina, da 2,2 a 88 milioni di tonnellate: la produzione pro capite di carne dei cinesi in 60 anni si è moltiplicata per oltre 18. Bisognerebbe conoscere il saldo import/export per valutare il balzo effettivo dei consumi, senza dubbio anch'esso enorme. La coltivazione della carne su scala industriale, in particolare quella bovina, può contribuire in modo significativo all'abbattimento ineludibile delle emissioni climalteranti. Anche perché consente un notevole risparmio di suolo, che potrà essere riforestato (una foresta sottrae all'atmosfera assai più CO2 di un pascolo o di una coltivazione a foraggio o altri mangimi), oppure destinato a usi agricoli più efficienti. Per quest'ultima ragione, unita alla ragionevole possibilità che a regime il prezzo della carne coltivata scenda perfino sotto quello della carne da allevamento (per il progresso tecnologico e le economie di scala), questa innovazione potrebbe dare una grossa mano nella lotta alla fame nel mondo. Nonché consentire un forte risparmio idrico: oggi per ottenere un kg di carne bovina servono circa 15.000 litri di acqua dolce! Alleviando quindi il problema della siccità che è una delle conseguenze peggiori del mutamento climatico. Inoltre, il processo di coltivazione in vitro della carne (ovvero in bioreattori industriali) avviene in ambiente sterile e non necessita di pesticidi, ormoni, antibiotici, medicinali etc. Si stima che la resistenza batterica agli antibiotici innescata dal consumo di carne da allevamento causerà 10 milioni di vittime l'anno entro il 2050. Sono in corso studi per abbassare l'apporto di colesterolo cattivo della carne coltivata e migliorare il tenore di grassi insaturi come gli omega3. Insomma, è ragionevole prevedere che la carne  coltivata sarà anche più salutare di quella da allevamento, o paragonabile a quella da agricoltura biologica. Sulle qualità organolettiche (sapore, odore, colore, aspetto, consistenza) non mi pronuncio. Ho letto che potrebbero essere aggiunti aromi vari già in fase di produzione, e il consumatore si regolerà in base ai suoi gusti. Temo che qualche sacrificio da parte dei buongustai come il sottoscritto sarà inevitabile, ma sono in gioco il futuro del pianeta e dell'umanità. E alla fine sono sicuro che non sarà peggio di quelle scatolette danesi di Tulip Jamonilla, che in tempi di inflazione vanno a ruba nei supermercati. Concludo ricordando che i processi di coltivazione in vitro delle cellule sono fondamentali per la produzoine dei vaccini. Inclusi quelli che durante la pandemia hanno salvato decine o forse centinaia di milioni di vite. Come per il colesterolo, esistono un progresso buono e uno cattivo. A quanto pare, il governaccio Meloni vorrebbe fermare quello buono. 

Modificato da fosforo311

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8 messaggi in questa discussione

ncuc (acronimo)

 

 

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sig fosforo, il tempo matura le nespole.

Il tempo governa il progresso.

Il tempo ci dirà  se la soluzione proposta sarà quella giusta.

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2 ore fa, ahaha.ha ha scritto:

sig fosforo, il tempo matura le nespole.

Il tempo governa il progresso.

Il tempo ci dirà  se la soluzione proposta sarà quella giusta.

Probabilmente, egregio, qui più che di soluzioni giuste o sbagliate dobbiamo parlare di scelte obbligate o meno. Temo che - visto il trend a dir poco preoccupante dei parametri del riscaldamento globale, considerato che ci siamo impegnati ad azzerare le emissioni nette entro il 2050 (altri entro il 2060) e considerato infine che, secondo le proiezioni ONU, nel 2050 ci saranno 9,7 miliardi di bocche da sfamare - abbiamo solo due possibilità: tagliare in modo abbastanza drastico il consumo pro capite di carne (che invece è in crescita, soprattutto in Asia) o introdurre nell'alimentazione umana una quota adeguata di carne coltivata, magari affiancandola con gli insetti (il cui allevamento ha un relativamente basso impatto ambientale). Se è vero che le emissioni di gas serra dal settore allevamento sono tra il 7 e il 20% delle emissioni antropiche totali, non vedo come si possa quasi azzerare queste ultime (il "quasi" si deve a un po' di  riforestazione e di cattura del carbonio) senza tagliare e non di poco la quota dell'allevamento (cosa che ci consentirebbe anche di risparmiare suolo per destinarlo a riforestazione o agricoltura intensiva). Ho trovato in rete la battuta di un tizio secondo il quale nel 2035 l'UE vieterà non solo la vendita delle auto nuove a motore termico ma anche quella della carne bovina da allevamento. E in quel momento ho pensato a te che fai l'allevatore. Ma era per l'appunto solo una battuta. Anche se la situazione climatica precipitasse, dovremmo pur sempre allevare mucche per dare latte ai bambini, a meno che non si riesca a "coltivare" pure il latte (c'è un esperimento in Israele). In ogni caso io sono convinto che oggi nel mondo, o meglio nei paesi ricchi e ultimamente anche in Cina, si consuma troppa energia, circolano troppe automobili, ci sono troppi cementifici e troppe acciaierie, e si mangia troppa carne. La Cina ha qualche parziale giustificazione perché produce molto per le esportazioni (e in un certo senso "importa" emissioni dall'Occidente, ovvero quelle che causeremmo fabbricandoci in casa quanto importiamo dalla Cina), però, a mio avviso, i cinesi potrebbero tornare a mangiare più riso e meno carne, magari anche un po' di insetti (ma non topi come li accusava Zaia). Saluti

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3 ore fa, refusi ha scritto:

ncuc (acronimo)

Immagine 2023-11-17 124042.jpg

C'è  un enorme ghiacciaio che si protende nel Mare di Amundsen, nell'Antartide occidentale, che secondo gli scienziati è l'elemento più debole di tutta la calotta antartica. Ha già perso a causa del riscaldamento globale 3.300 miliardi di tonnellate di acqua, che hanno fatto salire di 9mm il livello dei mari. Secondo un recente studio pubblicato su Nature, lo scioglimento di questo ghiacciaio è purtroppo IRREVERSIBILE. È troppo tardi per agire nella speranza di arrestare il fenomeno. Si stima che quando sarà completamente sciolto il livello dei mari salirà di 5 metri e 30. Troppi anche per il MOSE di Venezia.

Secondo te, quanti miliardi di euro vale una città come Venezia?

L'unica possibilità è AZZERARE al più presto le emissioni antropiche di gas serra per dare forse qualche altro secolo di vita alla città lagunare. E magari sperare che nel frattempo arrivi il prossimo periodo glaciale. Forse l'unica speranza per la Serenissima. 

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mi scusi sig fosforo, non vorrà farmi credere che per salvare l'umanità dobbiamo eliminare tutti gli animali del pianeta?

In questo caso, credo che qualche atomica potrebbe servire per ridurre anche la popolazione umana e quindi anche il riscaldamento globale, visto che i maggiori inquinatori siamo proprio noi.

Non penso che la produzione di bistecche da laboratorio per quanto immensa risolverebbe il problema.

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repetita  iuvant

 

n c u c  (acronimo)

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Inviata (modificato)

5 ore fa, ahaha.ha ha scritto:

mi scusi sig fosforo, non vorrà farmi credere che per salvare l'umanità dobbiamo eliminare tutti gli animali del pianeta?

In questo caso, credo che qualche atomica potrebbe servire per ridurre anche la popolazione umana e quindi anche il riscaldamento globale, visto che i maggiori inquinatori siamo proprio noi.

Non penso che la produzione di bistecche da laboratorio per quanto immensa risolverebbe il problema.

Infatti l'ho scritto anch'io: la carne coltivata (come pure l'auto elettrica) potrà dare un mano ma non risolverà il problema. Una volta mio padre mi raccontò che i suoi genitori avevano una grande casa. Si decisero a traslocare in una ancora un po' più grande solo dopo la nascita del nono figlio, che era proprio mio padre. Però lui mi diceva che stavano strettini anche nelle nuova. Anche perché andarono a viverci pure un paio di vecchie zie zitelle. Nel 1900 vivevano sulla Terra circa 1,6 miliardi di persone, oggi siamo il quintuplo, ma la nostra casa è sempre quella. Non possiamo traslocare. Se vivessimo tutti come 3 secoli fa, cioè dei prodotti della terra e bruciando solo un po' di legna, che è un biocombustibile, il ciclo naturale del carbonio sarebbe alterato solo dai ruminanti che emettono metano. Ma 3 secoli fa il consumo pro capite di carne bovina era molto modesto. Larghi strati della popolazione potevano permettersi solo pollame, o capre o pecore al massimo. Un po' come avviene ancora oggi in diversi paesi poveri dell'Africa. Il punto è che ciascuno di noi consuma mediamente molto più dei nostri nonni o bisnonni, ma la nostra casa è sempre quella. È stata la combinazione della crescita simultanea della popolazione e dei consumi pro capite che ha causato il riscaldamento globale. La proiezione mediana dell'ONU dice che la popolazione mondiale si stabilizzerà intorno al 2080 e intorno ai 10,5 miliardi. Poi comincerà a decrescere. Potrebbe non essere un problema ma il consumo energetico pro capite deve cominciare a decrescere molto prima. In molti paesi ricchi questo già avviene grazie all'efficientamento energetico e alla delocalizzazione di parte della produzione all'estero (esportazione delle emissioni). Ma non basta. Il consumo energetico pro capite mondiale non deve più crescere oltre il 2030. In caso contrario la vedo nera. Non vorrei che fosse la natura, tramite effetti poco piacevoli del mutamento climatico, a invertire il trend di crescita della popolazione. 

Modificato da fosforo311

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La natura prima o poi prende sempre il sopravvento, sig fosforo.

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