Un Grillo sincero …!!

 

Diciamoci la verità, un po’ tutti abbiamo ceduto ad un sorriso quando Grillo ha ammesso in diretta a chetempochefa di aver peggiorato il paese. Una battuta, ha spiegato subito dopo da Traraglio Marco a Ottoemezzo per dire che tutti quelli che aveva mandato al diavolo ora sono al governo ed aveva quindi fallito. Ma mi piace credere che sia invece un atto di involontaria ed icontenibile sincerità davanti al disastro che la sua creatura si è rivelata, una volta trovatasi alle prese col potere, e alla sua lenta trasformazione in quel progetto incompiuto del quasi-partito, che è adesso. Non che un movimento che ha dei “***” come genitori, avesse grandi speranze di crescere sano, ma la situazione col tempo è decisamente sfuggita di mano ai suoi creatori.  A loro va sicuramente il demerito di aver sdoganato e codificato la cialtroneria come standard politico, l’aver fatto dell’incapacità un valore e dell’inesperienza un motivo di vanto. A loro si deve il tentativo folle di promuovere il principio per cui “uno vale uno”, quasi ad applicare allo Stato le regole di un social, azzerando meriti, competenze, capacità. Coltivando, peraltro, il terreno sul quale delle mezze seg he novax oggi insultano premi Nobel e scienziati. Hanno provato a raccontarci che quella diretta è la vera democrazia, quando è semmai la tomba delle istituzioni democratiche. Uno stato di referendum permanente, in cui la somma dei bisogni ed umori popolari avrebbero dovuto rimpiazzare l’interesse dello Stato, il quale è talvolta tenuto a fare, invece, scelte impopolari. Hanno contaminato la giustizia col loro delirio manettaro, abolendo la prescrizione ed inaugurando l’era del processo eterno in base all’idea, mai del tutto celata, per cui la presunzione di colpevolezza dovesse rimpiazzare quella d’innocenza.  Hanno teorizzato quel mix micidiale di ecologismo talebano e decrescita felice che ha bloccato la costruzione di ponti, strade, ferrovie, gasdotti. No al TAP. No al TAV. Hanno fermato le trivelle e chiuso le piattaforme per il gas, ma solo per rispettare il dogma, non per salvare l’Adriatico, dove, qualche chilometro più in là, a scavare per estrarre metano ci pensa la Croazia. Hanno abolito la povertà, che non a caso è raddoppiata, con quel reddito di cittadinanza, spacciato per iniziativa di politica attiva del lavoro, che alla fine ha sussidiato milioni di persone, mai contattate per un impiego. Uno strumento senza controllo costato miliardi, finiti anche a beneficiari esteri, morti, lavoratori in nero, truffatori di varia natura. Hanno inventato il super bonus, con cui lo Stato ha generosamente contribuito a ristrutturare anche seconde case e castelli a prezzi infinitamente al disopra di quelli di mercato, contraendo debiti che finiranno di pagare le prossime 2 o 3 generazioni e facendo esplodere i costi dei materiali edili. Hanno ripetuto per anni il mantra del no alle alleanze, perché loro non scendono a compromessi. Salvo poi, nella passata legislatura, fare accordi prima con la Lega, poi con il Pd, e poi un po’ con tutti.  Unico partito ad essere stato sempre in maggioranza. Ci hanno regalato personaggi come l’impalpabile Luigi Di Maio, il Che Guevara di Roma Nord Alessandro Di Battista, il fan di tutti i dittatori del mondo Manlio Di Stefano, e poi Toninelli, Taverna e quel Casalino al quale il crollo del Ponte Morandi aveva “rovinato il ferragosto”. Ma soprattutto lui, “Giuseppi” Conte. Straordinario mix di qualunquismo ed opportunismo. Fieramente populista all’epoca giallo-verde e fieramente democratico in quella giallo-rosso. L’uomo che si sente predestinato a fare il premier, non importa con quale programma e maggioranza. Conte è il nulla cosmico proiettato in politica. Il capolavoro che suggella il fallimento di Grillo. È la prova inoppugnabile che anche zero vale uno.

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