Scugnizzi per sempre

Inviata (modificato)

Lunedì prossimo 21 agosto, giovedì 24 e venerdì 25, su Rai2 alle ore 22, subito dopo la diretta da Budapest dei mondiali di atletica, gli amanti  dello sport non cambino canale: c'è un imperdibile docu-film dal titolo Scugnizzi per sempre. Racconta una storia sportiva (e umana) inimitabile e irripetibile: la storia della mitica Juve Caserta, la prima e tuttora unica squadra del Sud a conquistare lo scudetto del basket. Che fu detto lo scudetto dei poveri. I quali si conquistarono la fama e poi la gloria sportiva negli anni '80 e nei primi anni '90. Al centro dell'impresa un gruppetto di ragazzini casertani, in particolare Nando Gentile e Vincenzino Esposito, gli "scugnizzi" che, partendo letteralmente dalla strada e dai cortili attrezzati con canestri di fortuna, scrissero un meraviglioso capitolo della storia della pallacanestro italiana e internazionale. Ovviamente non da soli. Alla loro guida e al loro fianco ebbero un dirigente illuminato, Giovanni Maggiò, che costruì il Palamaggiò, due grandi allenatori, Bogdan Tanjevic (che allenò anche le nazionali jugoslava e italiana) e Franco Marcelletti, diversi bravissimi giocatori (fra tutti voglio ricordare l'altro casertano Sergio Donadoni e Sandro Dell'Agnello detto Sandrokan) e un fuoriclasse assoluto, il leggendario brasiliano Oscar Bezerra Schmidt, detto Mao Santa (mano santa). Oscar detiene tuttora, con quasi 50.000 punti realizzati in carriera, il record assoluto per questo sport. Se avesse giocato nella NBA, dove la sola regular season conta 82 partite, forse ne avrebbe segnati perfino di più. Ma rifiutò un contratto con i New Jersey Nets perché (all'epoca) gli avrebbe impedito di giocare con la sua nazionale. Con Pete Maravich, Sergej Belov, Larry Bird, Drazen Petrovic e Stephen Curry, Oscar va considerato tra i più grandi tiratori della storia. Negli anni '80 le partite del campionato di basket venivano trasmesse dal circuito delle tv locali. Mi ricordo bene che quando la Juve Caserta giocava in trasferta la frase più ricorrente del telecronista era: 

Segate le mani a Oscar!

Non c'era infatti altro modo per fermarlo. O meglio, un modo purtroppo c'era, ed erano gli arbitraggi. Per due anni consecutivi, 1986 e '87, la corsa al titolo della Juve si fermò a Milano, nella finale dei playoff. All'epoca lo scudetto era una questione tra Milano, Varese, Cantù e Bologna: il trionfo della Virtus Roma di Valerio Bianchini e Larry Wright nell'83 fu considerato uno scandalo irripetibile. Figuriamoci se si poteva permettere agli scugnizzi casertani di insidiare l'oligopolio nordista del basket. Oscar, Gentile e compagni si scontrarono con un muro di gomma. Certo l'Olimpia Milano era (ed è) un grande club. Dan Peterson era un grande allenatore, Mike Boccaperta D'Antoni e il mazzolatore Dino Meneghin erano grandi giocatori, ma erano anche abili e scorretti provocatori, abilissimi nel condizionare gli arbitri con il loro carisma. E il basket, prima dell'arrivo dell'istant replay, era in buona parte nelle mani degli arbitri. Il muro di gomma fu abbattuto solo nella finale del 1991, sempre contro Milano e paradossalmente proprio nella prima stagione in cui Caserta giocò senza il suo fromboliere brasiliano. Se ne giovò il gioco di squadra e questa volta la superiorità della Juve fu così netta che dovette riconoscerla perfino Superbasket, la rivista diretta e fondata dal compianto Aldo Giordani. Grande giornalista e telecronista, purtroppo affetto da  viscerale pregiudizio antimeridionale. Erano gli anni in cui cominciava ad affermarsi la Lega di Bossi. Voglio qui ricordare un protagonista di quell'impresa, Charles Shackleford, prematuramente scomparso, il fortissimo rimbalzista che risolse il cronico problema della Juve sotto i tabelloni, dove non erano riusciti i pur bravi Marco Ricci (detto "Lasagnone pigro") e Georgi Glouchkov. Gioia e dolore dei tifosi del Palamaggiò, il boscaiolo bulgaro riuscì a farsi ingaggiare, non si sa come, perfino dai Phoenix Suns. Nella NBA giocò anche Vincenzino Esposito, anzi fu il primo italiano ingaggiato dalla League, nella stessa stagione (1995-96) con Stefano Rusconi. Lo scugnizzo gemello (e più  forte) Nando Gentile, che Boscia Tanjevic fece debuttare in serie A a 15 anni e che a 16 ubriacava già con i suoi palleggi playmaker del calibro di Marzorati, non giocò mai tra i pro, pur essendone del tutto all'altezza, ma preferì guadagnare soldi e allori con il Panathinaikos di Atene (3 titoli nel forte campionato greco dell'epoca e una Coppa dei Campioni). I suoi figli Stefano e Alessandro sono giocatori di alto livello. Non perdetevi il docu-film Scugnizzi per sempre. E magari commentatelo in questa discussione. Vi allego il trailer: 

https://youtu.be/nEvO_hDdjj0?feature=shared

Modificato da fosforo311

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1 messaggio in questa discussione

Non posso non ricordare in questa discussione il grande e indimenticabile Tonino Zorzi, il Paron del basket italiano, scomparso ieri a 88 anni. Grande coach e stupenda persona, fu apprezzato e applaudito in moltissime piazze, soprattutto a Venezia, ma allenò più volte anche qui a Napoli. Nel 1970 guidò la Fides Partenope di Manfredo Fucile, Carlos D'Aquila, Gavagnin, Bufalini, Coen, Maggetti e i fratelli Errico, alla conquista di una prestigiosa Coppe delle Coppe. Sarai sempre nel cuore dei tifosi partenopei, grazie Tonino. 

Anche la Juve Caserta giocò una finale di Coppa delle Coppe, nel 1989, contro il Real Madrid. In semifinale aveva eliminato i lituani dello Zalgiris Kaunas, lo squadrone di Arvydas Sabonis, il gigante di 2mt e 20, fisicamente devastante e fortissimo anche nella tecnica, che l'anno prima aveva guidato l'Unione Sovietica all'oro olimpico a Seoul. La Juve fu sconfitta in Lituania ma nel ritorno a Caserta Georgi Glouchkov, il boscaiolo bulgaro, riuscì ad arginare, con le buone e con le cattive, lo Zar del basket, e la Juve passò. La finale, disputata ad Atene, è tuttora ricordata come una delle più belle partite nella storia del basket europeo. Il Real di Lolo Sainz era uno squadrone, le punte erano Fernando Martin e il croato Drazen Petrovic, il Mozart del basket, immensi e compianti giocatori, ambedue lasciarono il segno anche nella NBA, ambedue ebbero la carriera e la vita troncate in incidenti d'auto. Il duello tra i fuoriclasse Petrovic e Oscar fu avvincente, memorabile, stratosferico. A 18 secondi dalla fine, con il Real in vantaggio 102-99, il brasiliano pareggia con una bomba from downtown, come dicono gli americani. Sulla rimessa Petrovic dimostra di essere umano e commette un errore, Gentile ha il tiro della vittoria ma lo sbaglia, probabilmente per un fallo del marcatore, non fischiato. Si va al supplementare, dove la Juve perde per il quinto fallo Oscar, Gentile, Esposito e Glouchkov, cioè 4/5 del quintetto base, mentre Petrovic continua implacabile a centrare il canestro da tutte le posizioni. Alla fine 117-113 per il Real Madrid, a referto 44 punti per Oscar, 34 per Gentile, 62 per Petrovic. 

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