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Prosegue senza colpo ferire la strategia dell’Unione europea di utilizzare il velo islamico come strumento di integrazione e multiculturale

“È francamente sconcertante l’abitudine ormai consolidata dell’Unione Europea, delle sue istituzioni e dei suoi profili social di promuovere eventi e iniziative usando foto o rappresentazioni grafiche di donne con il velo islamico, utilizzandolo in chiave benevola e come simbolo positivo di inclusione”, denuncia Silvia Sardone, eurodeputata della Lega, che da tempo denuncia questa pratica sconsiderata da parte delle istituzioni europee. Ma quello del Servizio diplomatico non è l’unico caso e non sarà nemmeno l’ultimo, considerando i precedenti e la direzione assunta dall’Europa. ralità nella sua comunicazione.

Recentemente i profili del Parlamento europeo, in occasione della quinta edizione della gioventù europea, hanno pubblicizzato l’evento sui social con numerose foto e video in cui si vedevano giovani ragazze con l’hijab o l’abaya (la tradizionale veste lunga tipica di alcuni paesi islamici)”, prosegue Sardone nella sua nota, ricordando come, negli ultimi anni, si sia più volte dovuta occupare di questa deriva che non sembra conoscere tregua.

Modificato da director12

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21 minuti fa, director12 ha scritto:

Prosegue senza colpo ferire la strategia dell’Unione europea di utilizzare il velo islamico come strumento di integrazione e multiculturale

“È francamente sconcertante l’abitudine ormai consolidata dell’Unione Europea, delle sue istituzioni e dei suoi profili social di promuovere eventi e iniziative usando foto o rappresentazioni grafiche di donne con il velo islamico, utilizzandolo in chiave benevola e come simbolo positivo di inclusione”, denuncia Silvia Sardone, eurodeputata della Lega, che da tempo denuncia questa pratica sconsiderata da parte delle istituzioni europee. Ma quello del Servizio diplomatico non è l’unico caso e non sarà nemmeno l’ultimo, considerando i precedenti e la direzione assunta dall’Europa. ralità nella sua comunicazione.

Recentemente i profili del Parlamento europeo, in occasione della quinta edizione della gioventù europea, hanno pubblicizzato l’evento sui social con numerose foto e video in cui si vedevano giovani ragazze con l’hijab o l’abaya (la tradizionale veste lunga tipica di alcuni paesi islamici)”, prosegue Sardone nella sua nota, ricordando come, negli ultimi anni, si sia più volte dovuta occupare di questa deriva che non sembra conoscere tregua.

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