La città senza povertà

La città senza povertà

Questa storia inizia a Dauphin, in Canada. Nel 1974, in quella piccola città fu garantito a tutti un reddito di base, affinché nessuno cadesse al di sotto della soglia di povertà. All’inizio dell’esperimento, un esercito di ricercatori scese in città. Per quattro anni, tutto andò bene. Poi però un nuovo Governo salì al potere, e non vide molte ragioni di condurre un esperimento così costoso. E quando fu chiaro che mancavano i fondi per analizzare i risultati, i ricercatori decisero di chiudere i fascicoli in 2.000 scatole. Passarono 25 anni, e un giorno Evelyn Forget, una professoressa canadese, trovò quei risultati. Per tre anni sottopose i dati a ogni tipo di analisi statistica. E comunque li manipolasse, il risultato era sempre lo stesso: l’esperimento era stato un clamoroso successo.

Evelyn Forget scoprì che gli abitanti di Dauphin erano diventati non solo più ricchi, ma anche più sani e intelligenti. Il rendimento scolastico dei ragazzi migliorò sensibilmente. Il tasso di ospedalizzazione diminuì addirittura dell’8,5%. Diminuirono le violenze domestiche e anche le denunce di disagio mentale. E la gente non abbandonò il posto di lavoro. Gli unici che lavorarono un po’ meno furono le neo-mamme e gli studenti, che studiavano più a lungo. E risultati analoghi sono emersi, da allora, in moltissimi altri esperimenti in tutto il mondo, dagli Stati Uniti all’India.

Ho stralciato sopra il passaggio centrale di un imperdibile, splendido, illuminante discorso di Rutger Bregmar, grande storico e saggista olandese, uno dei più importanti giovani intellettuali europei. Fu pronunciato per una conferenza TED del 2017 e potete (DOVETE!) leggere il testo integrale:

https://beppegrillo.it/la-poverta-non-e-una-mancanza-di-carattere-e-una-mancanza-di-denaro/

Nel testo viene citata la perfetta definizione che G. Orwell diede della povertà:

L'essenza della povertà è che cancella il futuro.

Ma noi oggi, almeno nei paesi ricchi, abbiamo tutte le possibilità per sradicarla la povertà. E per dare un futuro non solo ai poveri ma alla società e al mondo. La ricetta è semplice e antica, fu ideata da San Tommaso Moro, oltre 500 anni fa, nella sua Utopia: il reddito di base garantito. Bregman ci spiega cos'è:

Si tratta di un reddito mensile per coprire i bisogni di base: cibo, riparo, istruzione. È completamente incondizionato, quindi nessuno ti dirà cosa devi fare per averlo, né come devi spenderlo. Il reddito di base non è un favore, ma un diritto. 

Più avanti Bregman spiega quanto costerebbe implementarlo in un paese ricco ma con milioni di poveri come gli Stati Uniti, e quanto vantaggioso sarebbe, per quel paese e per qualsiasi altro, il rapporto costi/benefici. Il pensiero di questo intellettuale è attualissimo, in un'intervista del 2017 diceva:

Per andare avanti, una società ha bisogno di sogni, non di incubi. Eppure le persone sono intrappolate nella logica della paura. Che si tratti di Trump, Brexit o delle ultime elezioni in Germania, votano contro il futuro invece di soluzioni per sostituirlo, credendo che il passato fosse migliore basandosi su una visione del mondo completamente sbagliata.

Oggi Bregman stigmatizzerebbe di sicuro il governaccio Meloni che usa la logica della paura per aizzare gli italiani contro il Rdc, il salario minimo garantito e gli immigrati.

Nel suo best seller Utopia per realisti: come costruire davvero il mondo ideale, fornisce la ricetta completa:

- Reddito di base universale, incondizionato e garantito a tutti. 

- Settimana lavorativa corta di 15 ore (l'idea formulata da Keynes nel 1930, nda).

- Frontiere aperte in tutto il mondo con libero movimento dei cittadini tra tutti gli Stati. 

Confesso che non conoscevo Bregman, mea culpa mea culpa, oggi sono già un fanatico di questo gigante. 

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