QUI, POCO DA RIDERE

Sul caso in FdI si tengono le bocche cucite. Ma si racconta di una premier furiosa con il portavoce di Rocca (sua ex fiamma come il fratello Renato, protagonisti della famiglia più nera di Roma). Anche il governatore è nel mirino per la gestione della Regione Lazio. Nonostante gli sforzi di normalizzazione, Giorgia è costretta a fare i conti con le ombre neofasciste del suo partito.

https://www.lettera43.it/meloni-marcello-de-angelis-strage-bologna-francesco-rocca-estrema-destra-neofascisti-la-russa/?fbclid=IwAR0wEH__2krIqZvBTiULQtVrgJv-TVkofYvSQkY0vva1WckWvjKJpuTWBWY

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In FdI bocche cucite, solo Forza Italia rompe il silenzio prendendo le distanze

Dentro Fdi, comunque, prevale la consegna di non aprire bocca sulla vicenda. La stragrande maggioranza dei parlamentari, solitamente pronta a diffondere comunicati e dichiarazioni, ha cucito le bocche, sfruttando la contemporanea chiusura estiva di Camera e Senato che consente di eludere le domande dei cronisti. Addirittura gli opinionisti d’area preferiscono tenersi alla larga da una questione che scotta troppo. Forza Italia ha però rotto il silenzio: «Ognuno può avere le proprie opinioni ma quando si ricopre un incarico nelle istituzioni non esistono pareri personali e nell’esternare si rischia di mettere in difficoltà l’ente che si rappresenta», ha detto la capogruppo al Senato, Licia Ronzulli. Un invito alla prudenza e allo stesso tempo una presa di distanza.

Meloni ha messo da tempo nel mirino Rocca 

La presidente del Consiglio è infastidita pure da Rocca, su cui peraltro da qualche settimana stanno crescendo le perplessità sulla gestione dell’amministrazione regionale. Ha chiesto all’ala romana del partito di essere più vigile su quanto accade in Giunta. La vicenda del portavoce troppo loquace è quindi sale lanciato su una ferita già aperta. Come se ne esce, allora? La linea è dettata dal presidente del Senato, Ignazio La Russa, che il 2 agosto era stato l’unico esponente di spicco a riconoscere la matrice neofascista dietro la strage. E lunedì mattina ha ribadito: «Ho già preso doverosamente atto, come detto in Aula, delle sentenze giudiziarie. E ho ricordato l’importanza della desecretazione degli atti sulla strage di Bologna». Seguito dal ministro dell’Interno Matteo Piantedosi che al Corriere ha ricordato la regia nera dell’attentato. Nessuna mano tesa alla rivisitazione storica. Meloni ha perciò fatto arrivare un messaggio chiaro a Rocca in una telefonata: deve risolvere la grana nel miglior modo possibile, tenendo lontana la leadership del partito e di conseguenza il governo. Più facile a dirsi che a farsi. «De Angelis dovrebbe dimettersi spontaneamente per evitare imbarazzi, magari facendo un po’ la vittima ma eliminando un problema», sussurra una fonte della maggioranza, di estrazione centrista. «Ma viste le sue reazioni non appare una prospettiva reale, almeno fino a questa mattina».

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