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1 ora fa, director12 ha scritto:pisano....ho fatto una ricerca su internet...e non riesco a trovare l'istituto universitario dove si è laureata la sindacalista tessile...come indicava il suo curriculm vitae.mi aiuti nella ricerca??
A quella dove si e’ laureato il Trota. Però con una differenza : La sindacalista non ha fatto spendere niente agli italiani , il Trota ...si !!
18 ore fa, mark55550 ha scritto:A quella dove si e’ laureato il Trota. Però con una differenza : La sindacalista non ha fatto spendere niente agli italiani , il Trota ...si !!
NON ha fatto danni??? ahahahahahahah
Gentili lettrici e lettori, questo articolo vuole portare alla vostra conoscenza il problema numero uno della scuola italiana: quello del linguaggio di genere nel linguaggio amministrativo.
Come dite? Decidere se si deve dire il preside o la preside non è la principale emergenza della scuola italiana? Lo sarebbero, invece, il precariato, la fatiscenza degli istituti, l'affollamento delle classi, le studentesse e gli studenti violenti, le/gli insegnanti impreparati? No, se la pensate così siete veramente delle pivelle e dei pivelli.
La ministra in scadenza Valeria Fedeli ne ha fatto una cavalla e un cavallo di battaglia: «Rafforzare l'uguaglianza di genere e favorire il rispetto delle differenze nell'ambito del sistema istruzione». (Parole sue). Per questo il 7 marzo, alla viglia della festa della donna e con larghissimo ritardo rispetto alle regole del bon ton istituzionale per cui i governi morti-che-camminano dovrebbero limitarsi all'ordinaria amministrazione, ha rilasciato le «linee guida per l'uso del genere nel linguaggio amministrativo del Miur». Un vademecum di 30 pagine che invita i/le dirigenti scolastici/che a revisionare le proprie formule linguistiche per sostenere questa fatidica battaglia di civiltà. Le linee guida hanno tutto per trasformarsi nel testamento politico della signora ministra Fedeli, in assenza di più congrui lasciti.
7 minuti fa, director12 ha scritto:NON ha fatto 😂danni??? ahahahahahahah
Gentili lettrici e lettori, questo articolo vuole portare alla vostra conoscenza il problema numero uno della scuola italiana: quello del linguaggio di genere nel linguaggio amministrativo.
Come dite? Decidere se si deve dire il preside o la preside non è la principale emergenza della scuola italiana? Lo sarebbero, invece, il precariato, la fatiscenza degli istituti, l'affollamento delle classi, le studentesse e gli studenti violenti, le/gli insegnanti impreparati? No, se la pensate così siete veramente delle pivelle e dei pivelli.
La ministra in scadenza Valeria Fedeli ne ha fatto una cavalla e un cavallo di battaglia: «Rafforzare l'uguaglianza di genere e favorire il rispetto delle differenze nell'ambito del sistema istruzione». (Parole sue). Per questo il 7 marzo, alla viglia della festa della donna e con larghissimo ritardo rispetto alle regole del bon ton istituzionale per cui i governi morti-che-camminano dovrebbero limitarsi all'ordinaria amministrazione, ha rilasciato le «linee guida per l'uso del genere nel linguaggio amministrativo del Miur». Un vademecum di 30 pagine che invita i/le dirigenti scolastici/che a revisionare le proprie formule linguistiche per sostenere questa fatidica battaglia di civiltà. Le linee guida hanno tutto per trasformarsi nel testamento politico della signora ministra Fedeli, in assenza di più congrui lasciti.
Ma vai a studiare geografia con la gelmini, va...
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pisano....ho fatto una ricerca su internet...e non riesco a trovare l'istituto universitario dove si è laureata la sindacalista tessile...come indicava il suo curriculm vitae.mi aiuti nella ricerca??
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