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CRONACA
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LA RICERCA

Classifica europea delle università: Normale e Sant’Anna uniche italiane nella top 100

10 marzo 2016

Sul podio europeo il tris inglese di Oxford, Cambridge, Imperiale College di Londra. Le due pisane si piazzano al 50° e al 90° posto. Il rettore Perata: "Noi in grado di competere con le migliori, ma il finanziamento del sistema universitario è inadeguato al potenziale dei ricercatori"
 

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PISA. Sono due gli atenei italiani nella nuova classifica europea delle migliori duecento università in Europa. Sono due, entrambi toscani e pisani a finire nella lista ristretta dei top 100, secondo la graduatoria della inglese “THE - Times Higher Education”, che si dedica alla valutazione periodica delle istituzioni mondiali, con focus dedicati ai vari continenti o a particolari tipologie di università. La Scuola Normale Superioree la Scuola Superiore Sant’Anna, tutte e due con sede a Pisa, si piazzano rispettivamente in 50esima e in 90esima posizione. La classifica è stata appena diffusa sul web ed è frutto di un ulteriore aggiornamento rispetto a quella mondiale, resa nota in autunno 2015.

Sul podio europeo si conferma il tris inglese di Oxford, Cambridge, Imperiale College di Londra eppure l’Italia guadagna posizioni e riesce a “quotare” altre 17 istituzioni tra la 101esima e la 200esima, indicate per *** di 10, senza una posizione “secca”: Università di Trento (tra la 100e e la 110); Politecnico di Milano e Università di Bologna (tra la 110 e la  120); Sapienza di Roma (tra la 120 e la 130); Università di Padova e di Trieste (tra la 141 e la 150); Università di Milano e di Torino (tra la 150 e la 160); Università di Firenze, di Milano Bicocca, di Verona (tra la 170 e la 180); Politecnico di Torino (tra la 180 e la 190); Università di Modena e Reggio Emilia, Roma Tor Vergata, Roma 3 (tra la 190 e la 200).

Le classifiche globali delle università sono numerose, ma quella della rivista inglese Times Higher Education è connsiderata una delle più attendibili, per la severità dei criteri di valutazione e per il fatto che – anche soltanto per essere presa in considerazione – un’università deve aver raggiunto standr già elevati, come almeno 1000 studi qualificati (200 ogni anno) su riviste internazionali ad alto impatto negli ultimi cinque anni. Per stilare le sue classifiche, Times Higher Education prende in considerazione altri 12 indicatori di prestazione che comprendono ricerca, formazione, trasferimento tecnologico, registrando brevetti e favorendo la nascita di imprese spin off, notorietà e reputazione sui media.

“È per noi motivo di grande soddisfazione rilevare l'ottimo posizionamento del  Sant'Anna nella top100 delle migliori università europee – dice il rettore Pierdomenico Perata – Nonostante le piccole dimensioni, la Sant'Anna dimostra di poter ben competere con le migliori altre università europee. La presenza di Normale e Sant'Anna nella top100 indica come il modello integrato di formazione e ricerca, con elevata focalizzazione su temi di grande rilevanza scientifica e tecnologica sia vincente e contribuisca al progresso del nostro Paese. Unico dispiacere deriva dal perdurare di un finanziamento del sistema universitario inadeguato al potenziale dei nostri ricercatori. L'innovazione del sistema Paese benificerebbe grandemente da un maggiore impegno finanziario a favore di tutte le realtà di ricerca che dimostrano di essere competitive e in grado di valorizzare il merito”.

Le università che figurano nella top 200 europea – sottolineano gli analisti di Times Higher Education – “hanno dimostrato prestazioni eccellenti e, pertanto, si confermano le migliori a livello europeo in questa nuova lista della top 100”.

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4 messaggi in questa discussione

pisano....ho fatto una ricerca su internet...e non riesco a trovare l'istituto universitario dove si è laureata la sindacalista tessile...come indicava il suo curriculm vitae.mi aiuti nella ricerca??

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1 ora fa, director12 ha scritto:

pisano....ho fatto una ricerca su internet...e non riesco a trovare l'istituto universitario dove si è laureata la sindacalista tessile...come indicava il suo curriculm vitae.mi aiuti nella ricerca??

A quella dove si e’ laureato il Trota. Però con una differenza : La  sindacalista non ha fatto spendere niente agli italiani , il Trota ...si !!

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18 ore fa, mark55550 ha scritto:

A quella dove si e’ laureato il Trota. Però con una differenza : La  sindacalista non ha fatto spendere niente agli italiani , il Trota ...si !!

NON ha fatto danni??? ahahahahahahah

Gentili lettrici e lettori, questo articolo vuole portare alla vostra conoscenza il problema numero uno della scuola italiana: quello del linguaggio di genere nel linguaggio amministrativo.

Come dite? Decidere se si deve dire il preside o la preside non è la principale emergenza della scuola italiana? Lo sarebbero, invece, il precariato, la fatiscenza degli istituti, l'affollamento delle classi, le studentesse e gli studenti violenti, le/gli insegnanti impreparati? No, se la pensate così siete veramente delle pivelle e dei pivelli.

La ministra in scadenza Valeria Fedeli ne ha fatto una cavalla e un cavallo di battaglia: «Rafforzare l'uguaglianza di genere e favorire il rispetto delle differenze nell'ambito del sistema istruzione». (Parole sue). Per questo il 7 marzo, alla viglia della festa della donna e con larghissimo ritardo rispetto alle regole del bon ton istituzionale per cui i governi morti-che-camminano dovrebbero limitarsi all'ordinaria amministrazione, ha rilasciato le «linee guida per l'uso del genere nel linguaggio amministrativo del Miur». Un vademecum di 30 pagine che invita i/le dirigenti scolastici/che a revisionare le proprie formule linguistiche per sostenere questa fatidica battaglia di civiltà. Le linee guida hanno tutto per trasformarsi nel testamento politico della signora ministra Fedeli, in assenza di più congrui lasciti.

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7 minuti fa, director12 ha scritto:

NON ha fatto 😂danni??? ahahahahahahah

Gentili lettrici e lettori, questo articolo vuole portare alla vostra conoscenza il problema numero uno della scuola italiana: quello del linguaggio di genere nel linguaggio amministrativo.

Come dite? Decidere se si deve dire il preside o la preside non è la principale emergenza della scuola italiana? Lo sarebbero, invece, il precariato, la fatiscenza degli istituti, l'affollamento delle classi, le studentesse e gli studenti violenti, le/gli insegnanti impreparati? No, se la pensate così siete veramente delle pivelle e dei pivelli.

La ministra in scadenza Valeria Fedeli ne ha fatto una cavalla e un cavallo di battaglia: «Rafforzare l'uguaglianza di genere e favorire il rispetto delle differenze nell'ambito del sistema istruzione». (Parole sue). Per questo il 7 marzo, alla viglia della festa della donna e con larghissimo ritardo rispetto alle regole del bon ton istituzionale per cui i governi morti-che-camminano dovrebbero limitarsi all'ordinaria amministrazione, ha rilasciato le «linee guida per l'uso del genere nel linguaggio amministrativo del Miur». Un vademecum di 30 pagine che invita i/le dirigenti scolastici/che a revisionare le proprie formule linguistiche per sostenere questa fatidica battaglia di civiltà. Le linee guida hanno tutto per trasformarsi nel testamento politico della signora ministra Fedeli, in assenza di più congrui lasciti.

Ma vai a studiare geografia con la gelmini, va...xD

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