Un altro che vaneggia di trivelle in Adriatico

Al momento in cui scrivo qesto articolo non è in chiaro ma quel poco che si legge è molto chiaro: siamo di fronte a un altro sfacciato venditore di aria fritta. La quale nella fattispecie sarebbe il gas da trivellare in abbondanza sotto l'Adriatico, e addirittura da esportare! Sic. Roba da matti!

https://www.repubblica.it/politica/2022/11/03/news/tasse_cuneo_fiscale_gas_urso-372705893/

Il soggetto è già noto anche se, che io ricordi, in passato non ci aveva propinato deliri di simile portata. Ex missino, poi finiano, infine meloniano, Adolfo Urso era ministro di Berlusconi già nel 2001, oggi è senatore di FdI e ministro dello Sviluppo Economico, ovvero del ridenominato ministero delle Imprese e del Made in Italy. Purtroppo non basta una rinfrescata ai nomi dei ministeri per realizzare in tempi rapidi il sogno mussoliniano dell'autarchia, specie in campo energetico. Il ministro Urso sogna di raddoppiare entro un anno l'estrazione nazionale di gas. E intende farlo, a quanto pare, soprattutto con le trivellazioni marine. Specifica infatti che "trivelleremo nel centro dell'Adriatico", ovvero, se ben capisco, non intende toccare l'area del golfo di Venezia, dove una legge dello Stato vieta l'estrazione e la ricerca di idrocarburi per il rischio subsidenza. Deduco che saranno aperti o riaperti giacimenti di gas soprattutto nelle cd. Zone B e D. Potete leggere qui a quanto ammontano le riserve nazionali di gas accertate (nonché quelle probabili e quelle possibili) nelle varie zone di estrazione:

https://unmig.mise.gov.it/index.php/it/dati/ricerca-e-coltivazione-di-idrocarburi/riserve-nazionali-di-idrocarburi

Il totale di tutte le riserve accertate in mare (non solo nell'Adriatico) ammonta a 17,7 miliardi di m³: sfruttandole fino all'ultimo m³ (faccenda lunga e antieconomica) copriremmo circa 12 settimane di fabbisogno nazionale ai livelli del 2021, quando consumammo 76,1 miliardi di m³. Il MISE pubblica anche i dati parziali del 2022. Da gennaio a settembre abbiamo consumato 51,357 miliardi di m³, cioè solo il 3,2% in meno dello stesso periodo del 2021, nonostante la crisi energetica internazionale. Invece di sognare improbabili autarchie, il ministro Urso farebbe meglio a leggersi i dati del suo stesso ministero e a predisporre un serio piano di efficientamento energetico, di taglio dei consumi e di sviluppo delle fonti rinnovabili, le quali sono l'unica risorsa nazionale che sul lungo periodo può avvicinarci aell'autosufficienza, ma che già sul medio periodo può darci molta più energia di quella ricavabile dai modesti e quasi esauriti giacimenti nazionali di idrocarburi. Ovviamente le rinnovabili sono anche l'unica risorsa che può e che deve consentirci di raggiungere il prossimo e difficile obbiettivo europeo sulle emissioni di gas serra, fissato per il 2030. Mancano appena 8 anni e siamo in terribile ritardo, ma il ministro Urso sogna di fare dell'Italia un paese esportatore di gas. Roba da matti! 

Modificato da fosforo311
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22 messaggi in questa discussione

Mi sembra già di aver letto da qualche parte che esportiamo metano, sig fosforo.

Lo rileva il censimento mensile che il ministero della Transizione ecologica ha aggiornato fino al 31 di agosto. Nei primi otto mesi dell'anno l'Italia ha esportato 2,33 miliardi di metri cubi di gas, con un aumento del 238,3% rispetto ai 689 milioni di metri cubi esportati nei primi otto mesi del 2021.5 ott 2022

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Quanto gas si potrebbe estrarre in Italia?
 
 
Secondo le stime del MISE nel sottosuolo italiano ci sarebbero 350 miliardi di metri cubi di gas naturale, tra riserve già confermate che potenziali. Il dato certo si attesta tra i 70 e i 90 miliardi di metri cubi, praticamente quanto ne consumiamo in un solo anno.5 set 2022

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47 minuti fa, ahaha.ha ha scritto:

Mi sembra già di aver letto da qualche parte che esportiamo metano, sig fosforo.

Lo rileva il censimento mensile che il ministero della Transizione ecologica ha aggiornato fino al 31 di agosto. Nei primi otto mesi dell'anno l'Italia ha esportato 2,33 miliardi di metri cubi di gas, con un aumento del 238,3% rispetto ai 689 milioni di metri cubi esportati nei primi otto mesi del 2021.5 ott 2022

Egregio, al 31 agosto 2022 la produzione nazionale di gas è stata pari a 2,208 miliardi di m³, ovvero in leggero calo sui primi 8 mesi del 2021. Per inciso, ciò conferma che i giacimenti sono in esaurimento: non si riesce a incrementare l'estrazione nemmeno a fronte di una grave crisi di forniture.

https://dgsaie.mise.gov.it/bilancio-gas-naturale

Ora come si fa a esportare più di quanto si produce? Semplice: si esporta occasionalmente un po' di quello che si è importato oppure un po' delle riserve.  Ma l'Italia non è e non sarà mai un esportatore netto di gas, che è quello di cui vaneggia il ministro Urso. Secondo i dati della BP, l'Italia è stata un esportatore netto di gas fino al 1972, poi è diventata un importatore netto. Ma 50 anni fa giacevano ancora nel nostro sottosuolo quasi 800 miliardi di m³ di gas metano. Il 95% di quelle riserve è già stato sfruttato. 

43 minuti fa, ahaha.ha ha scritto:
Quanto gas si potrebbe estrarre in Italia?
 
 
 
Secondo le stime del MISE nel sottosuolo italiano ci sarebbero 350 miliardi di metri cubi di gas naturale, tra riserve già confermate che potenziali. Il dato certo si attesta tra i 70 e i 90 miliardi di metri cubi, praticamente quanto ne consumiamo in un solo anno.5 set 2022

Questa dei 350 miliardi di m³ di riserve confermate o potenziali è una BUFALA che di tanto in tanto viene ripresa dai giornaletti di destra, e anche da qualche giornalone. Il dato viene attribuito al MISE ma ho provveduto a smontare la bufala in questa discussione:

 

Le riserve potenziali, probabili e possibili ma tutte da dimostrare e in ogni caso sfruttabili non prima di 5/10 anni, sono quelle elencate dal MISE in questo documento ufficiale e valgono circa un quinto della cifra farlocca in circolazione:l

https://unmig.mise.gov.it/index.php/it/dati/ricerca-e-coltivazione-di-idrocarburi/riserve-nazionali-di-idrocarburi

A questi valori possiamo (forse) aggiungere una quarantina di miliardi di mc stimati nel golfo di Venezia, zona oggi proibita per il rischio subsidenza.

Modificato da fosforo311

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La “Cosa “   Buffa e’ quella che il Cazzaro continua a smentire il dato del Mise e che e’ riportato agli atti nel documento PTAI . Cosa dobbiamo fare ?? Sopprimerlo ?? Bisognerebbe chiedere alla Meloni se depenalizza il reato di Omicidio di Cazzari …!!                                                 Secondo le stime del MISE nel sottosuolo italiano ci sarebbero 350 miliardi di metri cubi di gas naturale, tra riserve già confermate che potenziali. Il dato certo si attesta tra i 70 e i 90 miliardi di metri cubi, praticamente quanto ne consumiamo in un solo anno.5 set 2022

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1 ora fa, mark222220 ha scritto:

La “Cosa “   Buffa e’ quella che il Cazzaro continua a smentire il dato del Mise e che e’ riportato agli atti nel documento PTAI . Cosa dobbiamo fare ?? Sopprimerlo ?? Bisognerebbe chiedere alla Meloni se depenalizza il reato di Omicidio di Cazzari …!!                                                 Secondo le stime del MISE nel sottosuolo italiano ci sarebbero 350 miliardi di metri cubi di gas naturale, tra riserve già confermate che potenziali. Il dato certo si attesta tra i 70 e i 90 miliardi di metri cubi, praticamente quanto ne consumiamo in un solo anno.5 set 2022

Il bufalaro pisano persevera nel propalare la BUFALA dei 350 miliardi di m³ di riserve di gas accertate e potenziali. E attribuisce questa STIMA FARLOCCA al Ministero dello Sviluppo Economico, citando un fantomatico "documento PTAI", ma probabilmente intendeva il PiTESAI. Bene, il pdf del PiTESAI  è scaricabile da qui:

https://www.google.com/url?sa=t&source=web&rct=j&url=https://unmig.mise.gov.it/images/docs/PiTESAI.pdf&ved=2ahUKEwj4jrbokJL7AhVNgv0HHdBADHYQFnoECCgQAQ&usg=AOvVaw1gI8A7BTTKEucPylPP1W-B

Come si può facilmente verificare tramite la funzione "Trova" di un qualsiasi lettore pdf, nell'intero testo non c'è traccia di queste fantomatiche riserve di gas per 350 miliardi di m³. A pag. 470/471 del documento è riportata la tabella delle riserve stimate al 31/12/2020: la somma delle riserve accertate, probabili e possibili ammonta a 111,588 miliardi di m³, valore poco superiore a quello delle riserve stimate al 31/12/2021 nella tabella che avevo già allegato (111,075  miliardi di m³). Parliamo dunque di meno un terzo della cifra farlocca di 350 miliardi.

A questo punto il panzanaro pisano non deve fare altro che allegare, se esiste, un diverso documento ufficiale, o anche ufficioso, del MISE in cui si parli di 350 miliardi di m³ di riserve di gas. Ripeto un documento del MISE, non articoli di pennivendoli disinformati e disinformatori. Ma io ribadisco che questi documenti non esistono: come dimostrai a suo tempo, si tratta di una BUFALA probabilmente innescata da un refuso giornalistico. 

Faccio solo notare, e concludo, che quando il ministro Urso promette di raddoppiare la produzione nazionale, ovvero di portarla entro un anno a circa 6,6 miliardi di mc annui, si riferisce evidentemente alle sole riserve accertate, perché cercare, trovare e aprire nuovi pozzi richiede tempi molto più lunghi, ammesso che li si trovino e che risultino economicamente sfruttabili. A quel ritmo di estrazione le riserve accertate (che sono molto meno dei 70-90 miliardi di m³ di cui si parla nell'articolo stralciato dal pisano)  si esaurirebbero in appena 6 anni coprendo meno di un decimo del fabbisogno nazionale. 

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Vai a caga re  , vai borioso e presuntuoso personaggetto !! Dati Mise 

Mappa dei giacimenti di gas in Italia: dove si estrae nel nostro Paese?

L'Italia produce attualmente poco più di 3 miliardi di metri cubi di gas all'anno. Ma quali sono le principali aree di estrazione?


 


Per contenere l'aumento dei costi dell'energia, il Governo italiano ha annunciato una serie di misure per incrementare la produzione nazionale di gas. Queste misure, approvate il 18 febbraio 2022 e conosciute col nome "decreto bollette", mirano a rendere l'Italia meno esposta alle periodiche oscillazioni dei prezzi  – specialmente in periodi di grandi incertezze, come quello attuale causato dalla crisi in Ucraina. L'estrazione di gas non è però una pratica che si può avviare da un giorno con l'altro, come se ci fosse un interruttore: ci vorranno probabilmente diversi anni per aumentare in modo sensibile la produzione nazionale di metano.
Ma di preciso, quali sono i principali giacimenti italiani? In questo articolo vedremo non solo dove si trovano, ma anche quali tra questi sono attivi.


Quanto gas è presente in Italia?
Partiamo con una premessa di carattere generale. Si stima che nel sottosuolo italiano siano presenti circa 1,5-1,8 miliardi di barili di petrolio e 350 miliardi di metri cubi di gas naturale – valori che includono sia riserve già confermate che possibili. Per quanto riguarda il gas, se teniamo in considerazione solo le riserve certe parliamo di quantità comprese tra i 70 e i 90 miliardi di metri cubi. Nelle mappe sottostanti sono riportate alcune tra le principali province di idrocarburi in Italia (a sinistra il petrolio, a destra il gas).


Principali province di idrocarburi in Italia (credit: PITESAI, Bertello et
al., 2010).
Quanto gas è attualmente estratto in Italia?
Le stime del MISE riferite al 2021 parlano di 3,34 miliardi di metri cubi di gas naturale estratto, a fronte di un consumo complessivo di 76,1 miliardi di metri cubi (2021): per questo motivo la risorsa gas viene largamente importata dall'estero. In realtà non è sempre stato così: a cavallo tra gli anni '90 e 2000 la produzione nazionale raggiunse picchi attorno ai 20 miliardi annui, cioè circa 6 volte la quantità attuale.


Consumo gas in Italia nel 2021 (credit: MISE).
Scendiamo più nel dettaglio. Questi 3,34 miliardi di metri cubi di gas naturale sono estratti da 1298 pozzi estrattivi: di questi, 514 sono abitualmente utilizzati per l'estrazione mentre 752 sono attivi solo formalmente ma al momento non impiegati; la restante parte è composta da pozzi di controllo e manutenzione. Nella mappa sottostante sono riportati in nero i pozzi non produttivi, in rosso quelli di gas naturale e in verde quelli di petrolio.

 

Pozzi produttivi in Italia (Elaborazioni ISPRA–SGI, 2019 su dati raccolti da Martinelli et al.,
2012).
Come si può vedere, gli idrocarburi in Italia sono distribuiti lungo tutta la lunghezza della penisola, sia onshore (su terra), che off-shore (a mare). L'Adriatico settentrionale è la provincia con le riserve accertate maggiori di gas metano: perché allora non sono ampiamente sfruttati per l'estrazione? Abbiamo pubblicato un video dal titolo "Perché non estraiamo più gas?" che ne spiega i motivi in maniera dettagliata; ve lo proponiamo qui in basso:


Quali sono le regioni in cui si estrae di più?

Come riportato anche dalla sottostante tabella del MISE (dati riferiti al 2021), la zona d'Italia in cui si estrae più gas metano è la Basilicata con 1.079.274.088 metri cubi standard. A seguire troviamo Sicilia, Emilia Romagna e Molise. Buoni risultati anche per le zone offshore, specialmente la Zona A (al largo dell'Emilia Romagna) e la zona B (al largo di Marche e Abruzzo).

 

credit: MISE.
Il futuro dell'estrazione
Abbiamo aperto l'articolo parlando di una serie di misure varate dal Governo per aumentare la produzione nazionale di gas. Ma quanto andranno ad influenzare la produzione di gas? Nelle migliori delle ipotesi potremmo raggiungere entro qualche anno una produzione annua attorno ai 10 miliardi di metri cubi. È tanto? È poco? Come abbiamo anticipato, il consumo annuale di metano nel nostro Paese è di circa 70 miliardi di metri cubi, quindi si passerebbe dall'attuale 5-6% di produzione interna al 14-15% circa. L'incremento non è trascurabile, certo, ma probabilmente non andrà a diminuire in maniera sostanziale il costo del metano al distributore.

 

Modificato da mark222220

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scusate se intervengo nella vostra discussione; mi viene in mente Mattei  e l'attentato che lo tolse di mezzo, ci sono stati da sempre interessi contrari a una autonomia energetica dell'Italia; in rete ho trovato questo: https://www.msn.com/it-it/money/storie-principali/trivelle-in-adriatico-dove-sono-i-pozzi-di-gas-a-cui-guarda-il-governo/ar-AA13H1MT?ocid=BingHp01&cvid=e526969907464db   nell'articolo trovo scritto questo: " Tra i pozzi non eroganti ci sono anche Giulia 1 e Benedetta 1, a largo di Rimini, dove c’è la maggiore concentrazione di piattaforme perché proprio lì si trovano i pozzi più ricchi. Secondo il ministero della Transizione ecologica, la prima piattaforma è inattiva, la seconda potenzialmente produttiva ma non erogante. Giulia 1 è stata costruita nel 1980, Benedetta 1 nel 2006, ma non fruttano nemmeno un metro cubo di gas all’anno perché entrambe sono a meno di 12 miglia di distanza dalla costa, in una fascia dove non è possibile ottenere nuove autorizzazioni per l’estrazione.  "  se esiste una legge che vieta lo sfruttamento a meno di 12 miglia di distanza dalla costa  con un'altra legge questa disposizione si può benissimo abrogare,  siamo in un momento particolare , siamo praticamente in guerra e  come dicono i francesi   " a la guerre comme a la guerre" se quelle in Adriatico sono le nostre riserve strategiche questo è il momento di usarle.. non credete?

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Avevo invitato il bufalaro pisano ad allegare un documento del MISE attestante la stima dei 350 miliardi di m³ di riserve potenziali di gas. Poteva ovviamente allegare anche un analogo documento dell'ENI, della SNAM e simili, ma lui ha allegato un altro articolo di giornale. Io ne potrei citare 200 di articoli ad pullos, che garantiscono l'esistenza dello yeti o dell'alieno di Roswell o della misteriosa lingua voynechese, oppure che negano l'allunaggio degli astronauti. La verità è che quella stima è una BUFALA, usata e diffusa dai fan delle trivelle, dai nemici delle rinnovabili e dai nostalgici postfascisti dell'autarchia. 

5 ore fa, etrusco1900 ha scritto:

scusate se intervengo nella vostra discussione; mi viene in mente Mattei  e l'attentato che lo tolse di mezzo, ci sono stati da sempre interessi contrari a una autonomia energetica dell'Italia; in rete ho trovato questo: https://www.msn.com/it-it/money/storie-principali/trivelle-in-adriatico-dove-sono-i-pozzi-di-gas-a-cui-guarda-il-governo/ar-AA13H1MT?ocid=BingHp01&cvid=e526969907464db   nell'articolo trovo scritto questo: " Tra i pozzi non eroganti ci sono anche Giulia 1 e Benedetta 1, a largo di Rimini, dove c’è la maggiore concentrazione di piattaforme perché proprio lì si trovano i pozzi più ricchi. Secondo il ministero della Transizione ecologica, la prima piattaforma è inattiva, la seconda potenzialmente produttiva ma non erogante. Giulia 1 è stata costruita nel 1980, Benedetta 1 nel 2006, ma non fruttano nemmeno un metro cubo di gas all’anno perché entrambe sono a meno di 12 miglia di distanza dalla costa, in una fascia dove non è possibile ottenere nuove autorizzazioni per l’estrazione.  "  se esiste una legge che vieta lo sfruttamento a meno di 12 miglia di distanza dalla costa  con un'altra legge questa disposizione si può benissimo abrogare,  siamo in un momento particolare , siamo praticamente in guerra e  come dicono i francesi   " a la guerre comme a la guerre" se quelle in Adriatico sono le nostre riserve strategiche questo è il momento di usarle.. non credete?

Egregio Etrusco, su Enrico Mattei hai ragione, però io sono certo che se il fondatore dell'ENI vivesse ai giorni nostri sarebbe un paladino e un grande promotore delle fonti rinnovabili, nell'assoluta convinzione che solo dal sole, dal vento e dall'acqua può venire un'autonomia energetica realistica e sostenibile per il nostro paese. 

Per quanto ho potuto leggere in rete, la faccenda dei pozzi Giulia1 e Benedetta1 è un'altra grossolana bufala, o quasi. Dobbiamo prima di tutto capire che l'esplorazione dei fondali marini alla ricerca di idrocarburi iniziò per ovvie ragioni proprio dalle zone di mare più vicine alle coste e meno profonde. La fascia entro le 12 miglia nautiche (22,2 km) è di gran lunga la più esplorata, la più conosciuta e la più sfruttata per l'estrazione. Come possiamo leggere in questo documento del MISE, la maggior parte delle piattaforme estrattive è tuttora collocata in questa fascia.

https://www.google.com/url?sa=t&source=web&rct=j&url=https://unmig.mise.gov.it/images/dati/piattaforme.pdf&ved=2ahUKEwiknuqK15L7AhWmXvEDHfA1CtEQFnoECCcQAQ&usg=AOvVaw1bxHzLrusW4di57DYDYU3m

Oggi nelle 12 miglia sono vietate le ricerche e le perforazioni di nuovi pozzi, ma molte piattaforme sono ancora attive perché il referendum del 2016, indetto contro la proroga delle licenze agli impianti esistenti fino all'esaurimento dei pozzi, proroga voluta dal governaccio Renzi, non superò il quorum. Non lo superò anche perché l'allora premier, i giornaloni di supporto e Telerenzi (cioè Raiset) istigarono platealmente gli elettori all'astensione, cioè alla violazione dell'art.48 della Costituzione ("l'esercizio del voto è dovere civico"). Ricordo che Renzi subì per questo alcune denunce, mentre Meloni e Salvini presero netta posizione contro le trivelle. Evidentemente questi ultimi hanno cambiato idea. Il politucolo banderuola Matteo Salvini non parla più di "buchi nell'acqua" e ha rimesso nel cassetto la sua bella felpa NO-TRIV:

https://pagellapolitica.it/articoli/salvini-contro-trivelle-gas

Naturalmente molte vecchie piattaforme vicine alla costa sono inattive perché il pozzo è ormai pressoché esaurito. È il caso di Giulia1, impianto risalente al 1980. Altre sono ancora potenzialmente produttive ma non eroganti, come Benedetta1. È chiaro che un pozzo vicino all'esaurimento eroga poco e può diventare antieconomico tenerlo in esercizio. Certo se il gas tornasse sopra i 200 euro al MWh si potrebbero riattivare diverse piattaforme ma sarebbe sempre un grattare il fondo del barile. Come leggiamo qui, Giulia1 e Benedetta1 fanno parte con altre piattaforme di due concessioni ancora attive nella Zona A. La prima ha contribuito nel 2021 allo 0,42% della estrazione nazionale totale di gas offshore (1,9 miliardi di m³); la seconda non eroga più, nel 2020 aveva dato appena lo 0,02%. In tutto sono poco piu di 8 milioni di m³. Contributi davvero irrisori: sufficienti a coprire appena un'ora di consumo nazionale di gas. 

https://www.bioecogeo.com/greenpeace-legambiente-e-wwf-non-si-strumentalizzi-lattuale-crisi-energetica-e-il-pitesai/

L'intera Zona A possiede riserve residue accertate per 6,5 miliardi di m³, pari a 1 mese di consumo nazionale. I soli nuovi giacimenti di una certa rilevanza scoperti in Italia negli ultimi anni sono Argo e Cassiopea. Furono individuati al largo di Gela nel 2006 e nel 2008 rispettivamente, contengono una dozzina di miliardi di riserve accertate e probabili, l'ENI ci ha investito 700 milioni ma l'estrazione partirà solo nel 2024. La promessa del ministro Urso di raddoppiare la produzione nazionale nel 2023 risolverebbe poco dei nostri problemi energetici ma è persa in partenza: è aria fritta.

Saluti 

Modificato da fosforo311

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14 ore fa, fosforo311 ha scritto:

Roba da matti! 

per me da fascisti...che è peggio.....:D

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Il ministro Urso è tornato sulle sue dichiarazioni e sulle sue promesse in merito al metano nazionale per fare delle precisazioni.

https://www.askanews.it/economia/2022/11/03/urso-potremmo-diventare-lhub-di-gas-dellintera-europa-top10_20221103_114408

In sostanza ha detto che non intende dare, per ora, il via libera a nuove perforazioni in mare (che entro le 12 miglia dalla costa sono vietate) ma solo incrementare l'erogazione dai pozzi esistenti, in modo da "raddoppiare in pochi mesi" la produzione nazionale di gas. Questa valeva 3,3 miliardi di m³ nel 2021, è  quasi invariata nei primi 9 mesi del '22, il ministro la arrotonda a 3 miliardi e ne promette almeno 6 a breve. A sostegno di questa sua idea Urso afferma che appena 10 anni fa estraevamo dagli stessi giacimenti ben 13 miliardi di m³, 10 dei quali li abbiamo sostituiti (in modo folle secondo lui) con il gas russo, quindi oggi, sempre secondo lui, questi pozzi potrebbero facilmente raddoppiare la produzione. Aggiunge che in seguito conta di sfruttare anche il giacimento dell'Alto Adriatico che condividiamo con la Croazia e che secondo uno studio di 20 anni fa conterrebbe almeno 70 miliardi di m³, ma quelli estraibili sarebbero di più secondo il ministro perché nel frattempo è molto migliorata la tecnologia. Conta poi di raddoppiare il gasdotto TAP dall'Azerbaijan e di realizzare due nuovi gasdotti, uno dalla Spagna (che ha una grossa capacità di rigassificazione del gas liquido importato via mare, nda) e uno dal Mediterraneo orientale dove l'ENI ha scoperto grandi giacimenti nelle acque di Cipro, Egitto e Israele (il cosiddetto Bacino Levantino sotto il quale ci sarebbero circa 2000 miliardi di m³ di gas, nda). In definitiva il ministro Urso sogna di fare dell'Italia il maggiore "hub europeo del gas". 

Quest'ultima precisazione è opportuna perché in precedenza sembrava che volesse dire che potremmo addirittura tornare a essere un esportatore netto di gas (come lo fummo fino al 1971). Mentre come hub saremmo solo un nodo di smistamento di gas importato da paesi extra UE. Per il resto le parole del ministro confermano, a mio modesto avviso, che non è all'altezza del suo ruolo.

Prima di tutto non è affatto vero che 10 anni fa estraevamo 13 miliardi di m³ di gas. Secondo i dati del MISE, nel 2011 estraemmo 8,3 miliardi di m³, 8,5 miliardi nel 2012. Il signor Urso va in tv a sparare cifre a cacchio confermando di non conoscere i dati pubblicati dal suo stesso ministero!  Secondo l'annuario statistico della BP,  per ritrovare una produzione di almeno 13 miliardi di m³ dobbiamo tornare indietro di quasi 20 anni, al 2003. Ma nel frattempo abbiamo estratto dai giacimenti di cui parla il ministro circa 135 miliardi di m³. Considerato che le riserve certe oggi sono ridotte a meno di 40 miliardi di m³ (altro dato MISE ignorato dal ministro), deduciamo che quei pozzi si sono svuotati per oltre 3/4 rispetto al 2003 e probabilmente all'epoca erano già ben oltre il picco di produttività. Quindi oggi sono pozzi per lo più in via di esaurimento. E da pozzi del genere estrarre la medesima quantità di gas diventa sempre più difficile e costoso. L'idea di raddoppiare stabilmente, e in pochi mesi, la loro produzione è illusoria. Nella migliore delle ipotesi si riuscirà a farlo per un anno o forse due e non certo in tutti i pozzi. 

Secondo l'Agenzia croata degli idrocarburi,  il giacimento dell'Alto Adriatico di loro competenza contiene 1.200 miliardi di piedi cubi di gas, che sono 36,8 miliardi di metri cubi:

https://youtu.be/P7LV4UXV2GE

Sommati ai 6,5 miliardi accertati dal MISE nell'intera Zona A (che si estende fino a metà strada tra la costa italiana e quella croata) arriviamo a 43,3 miliardi di m³. Siamo quindi ben al di sotto dei 70 e passa miliardi di cui parla il ministro. Peraltro la stima croata è probabilmente esagerata. Basta leggere nella stessa pagina che nella parte italiana dell'Adriatico ci sarebbero ben 23.000 miliardi di piedi cubi, cioè 651 miliardi di mc: una stima del tutto campata in aria. Bisognerebbe poi capire cosa intende il ministro quando dice che la tecnologia consente di aumentare la produttività dei giacimenti di gas. Non sono un esperto, ma non mi risultano grossi progressi nelle tecniche di estrazione negli ultimi 20 anni. A parte il famigerato fracking che ha riportato gli USA in testa alle classifiche mondiali nell'estrazione di gas e petrolio. Ma l'offshore fracking è stato messo al bando perfino in California, applicarlo nell'Adriatico significherebbe trattare questo mare come una discarica di rifiuti. 

I gasdotti sottomarini di cui parla Urso costano miliardi e richiedono anni di lavori. Il TAP, che attraversa sott'acqua solo il Canale d'Otranto, costò 4,5 miliardi e richiese oltre 4 anni di lavori per la parte italiana. Inoltre sono opere che ripagano i costi in almeno 15 o 20 anni. Ma diciamo anche 10 se il prezzo del gas non dovesse riportarsi ai livelli ante crisi. Bene, però entro il 2030 dovremo raggiungere il primo obbiettivo del pacchetto europeo Fit for 55 sulle emissioni di gas serra. Pertanto l'UE prevede che i paesi membri ridurranno entro quella data del 40% in media i loro consumi di gas rispetto al 2021. Ma il 40% è più della nostra dipendenza dal gas russo nel 2021 (pari al 38,2%: 29 miliardi di m³ importati su 76 miliardi di consumi). Di conseguenza, entro il 2030 non avremo più bisogno di sostituire nemmeno un metro cubo del gas che importavamo dalla Russia prima della guerra. E lo stesso sarà per l'intera UE. Quindi verranno meno le ragioni che potevano giustificare l'ambaradan messo in piedi dal governo Draghi alla ricerca affannosa di nuove forniture. Il governo Meloni vuole spingersi oltre, vorrebbe fare dell'Italia un hub europeo del gas. Roba da matti! Sarebbe come fare un investimento nazionale di lungo periodo sui motori diesel. Alla luce di quanto scritto sopra il governo Meloni minaccia di buttare letteralmente nel cesso i soldi dei contribuenti. Il governo Meloni e il ministro Urso dovrebbero adoperarsi prima di tutto per tagliare i consumi energetici e le emissioni di CO2, ovvero per tagliare di brutto i consumi di idrocarburi e per incrementare alla grande la produzione da rinnovabili. Per il prossimo inverno abbiamo già le scorte, per il successivo si vedrà e non è detto che ci saranno ancora la guerra in Ucraina e la speculazione sul gas. Assurdo investire nel medio periodo su una fonte energetica che sul lungo periodo è destinata pressoché a sparire. Significa perdere tempo, sprecare soldi e distrarre fondi dalle rinnovabili, cioè da quello "sforzo mostruoso" che secondo il Nobel Giorgio Parisi è necessario per fermare il mutamento climatico. Cioè per non condannare la nostra specie all'estinzione o a un triste e doloroso declino. Guardate quello che sta succedendo al grande fiume Mississipi, la cui portata idrica media, in condizioni normali, è 11 volte quella del Po:

https://stream24.ilsole24ore.com/video/italia/usa-siccita-mississippi-completamente-prosciugato-immagini-drone/AEibc9AC

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Il ministro Urso viene prontamente sbugiardato dal suo stesso governo. Ci aveva assicurato che possiamo raddoppiare in pochi mesi la produzione nazionale di gas senza nuove trivellazioni in mare. In effetti mi era parso "un tantino" ottimista. E allora il governaccio Meloni escogita una deroga alla legge del 2006 e abbassa il limite per le nuove perforazioni da12 a 9 miglia dalla costa. E il ministro dell'Ambiente Pichetto Fratin "si accontenta" di un obbiettivo meno ambizioso: 15 miliardi di m³ sfruttabili in 10 anni. Però il Fratin non dice se in questo periodo i vecchi pozzi, ormai quasi tutti in via di esaurimento, potranno continuare a erogare al ritmo attuale. I concessionari che dovessero accettare i nuovi contratti saranno tenuti a vendere una parte del gas estratto (ammesso che lo trovino, aggiungo io) a prezzo calmierato (tra 50 e 100 euro: il classico "tetto mobile" all'italiana) alle aziende nazionali più energivore (al momento non è chiaro quali). A parte questa clausola e le 9 miglia, il piano Meloni-Fratin in realtà è molto simile a quello Draghi-Cingolani. Che prevedeva 1,4 miliardi di m³ in più annui, provenienti per lo più dai nuovi giacimenti offshore Argo e Cassiopea al largo di Gela (10-12 miliardi di m³ di riserve stimate) scoperti una quindicina di anni fa ma che saranno produttivi solo dal 2024. È facile prevedere, infatti, che nei vecchi pozzi e nella fascia 9-12 miglia, già ampiamente esplorata nei decenni passati, si riuscirà solo a raschiare fondi di barile.

Un governaccio di incapaci e di incompetenti (Gilberto Fratin è un esperto di ragioneria, Adolfo Urso è un ex giornalista), nemico dell'ambiente e della logica.

https://www.ilfattoquotidiano.it/2022/11/04/trivelle-dal-governo-meloni-via-libera-alle-nuove-concessioni-in-adriatico-si-potra-estrarre-anche-a-9-miglia-dalla-costa/6862526/

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Suvvia sig fosforo, svuotiamo del tutto le presunte bolle di metano così poi non ne parliamo più. 

Nel frattempo incentiviamo le rinnovabili. 

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8 ore fa, ahaha.ha ha scritto:

Suvvia sig fosforo, svuotiamo del tutto le presunte bolle di metano così poi non ne parliamo più. 

Nel frattempo incentiviamo le rinnovabili. 

Egregio, le residue riserve di gas nel nostro sottosuolo (certe e potenziali) oggi sono lo 0,6 per mille delle riserve accertate mondiali e corrispondono a meno di 2 anni di consumi nazionali. Quindi svuotare completamente o meno i nostri giacimenti di metano non inciderebbe in modo apprezzabile sul riscaldamento globale.

Quello che io contesto è l'approccio di questo governaccio alla questione energetica, che poi è uguale a quello del governaccio Draghi e dell'Europa (ma non di tutti i paesi membri, ad es. la Danimarca produce i 3/4 dell'elettricità da fonti rinnovabili, mentre la Germania si è imposta obbiettivi sulle emissioni di gas serra perfino più ambiziosi e difficili di quelli fissati dall'UE). Mi rincresce molto dirlo ma, dati alla mano, i governi che hanno contribuito più di tutti in Italia alla crescita delle rinnovabili sono stati gli ultimi due di Berlusconi, dopodiché ci siamo quasi fermati. Ora la priorità del governaccio Meloni è mantenere gli attuali livelli di consumi energetici anche a costo di elargire miliardi dello Stato (ovvero dei contribuenti, ovvero anche dei poveri che pagano il 22% di IVA quando comprano un paio di scarpe) ai produttori di energia e indirettamente agli speculatori che lucrano anch'essi in modo cospicuo sul libero mercato. La crisi energetica in corso poteva essere invece un'ottima occasione per cominciare a tagliare sul serio i consumi e le emissioni, e questo sarebbe stato anche il modo migliore per raffreddare i prezzi e l'inflazione. Questi obbiettivi non sono ideologici: sono vincoli stringenti imposti da quella stessa Europa autocontraddittoria che include il gas nella tassonomia verde e nel contempo pretende dai paesi membri l'azzeramento delle emissioni nette entro il 2050. Che in teoria significa pressoché azzerare i consumi di gas, petrolio e carbone. Dal canto nostro, abbiamo consegnato alla Commissione UE il PNIEC (Piano Nazionale Integrato Energia e Clima) in cui ci impegniamo ad abbattere i consumi nazionali di energia primaria dai 142 Mtep del 2020 (annata magra causa pandemia) e dai 152 Mtep del 2021 a 125 Mtep nel 2030. Questo non significa che dovremo tagliare in pochi anni (in termini di gas, petrolio e carbone) l'equivalente di 27 milioni di tonnellate di petrolio, ma di più. Perché ci siamo impegnati a incrementare nel contempo la quota delle fonti rinnovabili nel mix energetico primario (dall'attuale 19% ad almeno il 30%), e anche questo incremento dovrà andare a discapito delle fonti fossili per consentirci di centrare l'obbiettivo europeo sulle emissioni. 

Tornando alle riserve di combustibili fossili, la questione del loro livello di sfruttamento è molto seria se posta a livello globale, direi anzi decisiva per il clima del pianeta e per il futuro della nostra specie. Queste riserve costituiscono, per le nazioni che ne dispongono e per i concessionari pubblici e privati cui è affidata l'estrazione, una ingente massa di ricchezza potenziale. Secondo l'annuario Bp 2020 le riserve mondiali accertate di gas ammontavano a 188,1 bilioni di m³ (ovvero 188.100 km³). Assumendo un prezzo di 50 dollari al MWh (molto minore dell'attuale prezzo del gas in Europa) e un potere calorifico superiore pari a 38,1 MJ/m³, il valore complessivo di queste riserve mi risulta pari a circa 100 bilioni di dollari (100.000 miliardi di dollari) ovvero poco più del PIL mondiale 2021. La questione è: questa immensa ricchezza potenziale va sfruttata a fondo o va lasciata in buona parte sotto terra per preservare il clima del pianeta? La domanda non è affatto banale. Si pensi per esempio a un paese povero e sovrappopolato come la Nigeria. Essa possiede il 3% delle riserve mondiali di gas. Al prezzo unitario che supponevo sopra, questa risorsa oggi vale 6 volte il PIL della Nigeria. Con questi soldi si potrebbe dare da mangiare per anni a 218 milioni e passa di nigeriani, costruire scuole, ospedali, etc. Purtroppo gli scienziati affermano che se vogliamo contenere il riscaldamento globale entro 1,5°C sopra la linea base (ovvero la temperatura media tra il 1850 e il 1900) dovremo lasciare sotto terra la maggior parte delle riserve mondiali di combustibili fossili. I valori li leggiamo qui:

https://www.ilfattoquotidiano.it/2022/11/04/trivelle-dal-governo-meloni-via-libera-alle-nuove-concessioni-in-adriatico-si-potra-estrarre-anche-a-9-miglia-dalla-costa/6862526/

Attenzione: un +1,5°C non sarebbe uno scenario confortevole. Oggi siamo a +1,17°C e si è prosciugato il Brenta e quasi prosciugato il Mississipi. L'anno scorso un'ondata di calore fece 1400 morti tra Canada (dove si raggiunsero i 49,6°C) e Stati Uniti. Cose che non accadevano, per esempio, nel decennio 2006-2015 quando la media era +0,87°C.  Ma +1,5°C è considerato dalla maggior parte dei climatologi la linea di demarcazione rispetto a scenari potenzialmente catastrofici. 

A questo punto abbiamo un paradosso.

La maggior parte delle nazioni si è già impegnata, in modo più o meno formale, ad azzerare le emissioni nette di gas serra tra il 2050 (Europa, USA, Sudamerica, Giappone, Corea del Sud) e il 2060 (Cina, India, Russia). Questo significa che tra il 2050 e il 2060 si fermeranno o quasi i consumi e l'estrazione dei combustibili fossili. Non si può nemmeno escludere, purtroppo, che un'accelerazione degli effetti climatici costringa ad anticipare queste scadenze. E allora oggi c'è chi ragiona e chi potrebbe presto ragionare così: tra non molto non potremo più estrarre petrolio, gas e carbone e perderemo la nostra fonte di ricchezza, quindi estraiamo il più possibile finché è possibile. Paradossalmente le scadenze climatiche potrebbero fare impennare in alcuni paesi produttori l'estrazione di idrocarburi. È proprio quello che già succede da qualche anno negli USA, che hanno bruscamente aumentato la produzione nazionale di gas e petrolio, riprendendosi il primato in ambedue le classifiche mondiali. E stanno dando rapidamente fondo alle loro riserve con la tecnica del fracking, sebbene altamente invasiva per l'ambiente. La stessa cosa sta facendo l'Australia, un paese ricchissimo che per giunta non ha ancora stabilito quando smetterà di alterare il clima del pianeta. Anche la Cina sta sfruttando intensamente le sue riserve di carbone. La logica e un senso di giustizia ci dicono che sono invece i paesi poveri (come la Nigeria, che ha un tasso di sfruttamento molto basso) ad avere moralnente il diritto di sfruttare più di tutti, e più a lungo di tutti, le loro riserve di combustibili fossili. 

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Il 3/11/2022 in 22:54 , fosforo311 ha scritto:

mentre Meloni e Salvini presero netta posizione contro le trivelle. Evidentemente questi ultimi hanno cambiato idea. Il politucolo banderuola Matteo Salvini non parla più di "buchi nell'acqua" e ha rimesso nel cassetto la sua bella felpa NO-TRIV:

cosa vuol dire cambiar qualsiasi cosa per quelli che si bevono ogni cosa...i loro elettori...tanto per quel che capiscono....xD

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Qualche piccolo aggiornamento.

Due pezzi grossi della Lega, il governatore Zaia e il ministro Calderoli, hanno preso una netta posizione contro lo sbloccatrivelle di Meloni. Hanno ragione: il poco metano in più che (forse) si riuscirebbe a estrarre non vale i rischi ambientali. Forse i due pensano anche allo sciame sismico in corso nell'Adriatico. Certo non straordinario ma un po' anomalo sì. Secondo l'INGV, negli ultimi 38 anni non c'erano stati terremoti di magnitudo maggiore o uguale a 5 in una vasta area del medio Adriatico prima di quello di mercoledì scorso (M=5,5):

http://terremoti.ingv.it/ws/geoserver/1/query?map=map_seismicity_1985&eventid=33301831

Certo la probabilità che si tratti di sismicità indotta dalle trivellazioni in mare è molto bassa, ma io non sarei così categorico nell'escludere ogni correlazione come hanno fatto alcuni cosiddetti esperti di terremoti. Come è noto, si tratta di una materia dove le certezze scientifiche sono davvero poche.

Nel frattempo il sindaco di Ravenna, area particolarmente soggetta al fenomeno della subsidenza, chiede al (cosiddetto) ministro dell'Ambiente di velocizzare l'iter burocratico per le trivellazioni. Per la cronaca il sindaco di Ravenna non è della Lega né di Fratelli d'Italia ma del Pd. 

https://www.altoadige.it/ambiente-ed-energia/trivelle-sindaco-di-ravenna-a-pichetto-velocizzare-l-iter-1.3353577

En passant questo sindaco del Pt (Partito trivelle) spara l'ennesima stima farlocca sulle riserve di gas in Adriatico. Parla, ovviamente senza citare fonti, di "almeno 200 miliardi di metri cubi". Venghino signori, venghino. 

Brutte notizie, peraltro prevedibili, dalla COP 27 sul clima in corso in Egitto. Si assottigliano sempre di più le residue speranze di contenere l'aumento di temperatura globale entro 1,5°C sopra il livello preindustriale. E tra i fattori che stanno spegnendo le speranze c'è paradossalmente la crisi energetica in corso. La quale poteva essere un'occasione propizia per tagliare i consumi e per svoltare decisamente verso le rinnovabili. E invece sta dando impulso al Gnl (gas naturale liquido) con investimenti in tutto il mondo (Italia inclusa) nella ricerca di nuovi giacimenti di gas e nella realizzazione di impianti di liquefazione e di rigassificazione. È appena il caso di ricordare che il gas naturale è un combustibile fossile climalterante, sia per le emissioni di CO2, sia per le emissioni dirette di metano (un gas serra molto più potente dell'anidride carbonica) dovute a perdite negli impianti. Sotto questi aspetti il Gnl è anche peggio, dato che bisogna liquefare il gas a 162°C sottozero (con grande dispendio energetico) e trasportarlo via mare.

https://www.ilfattoquotidiano.it/2022/11/10/cop-27-la-ong-global-witness-le-lobby-di-petrolio-e-gas-hanno-piu-delegati-dei-paesi-piu-colpiti-dai-cambiamenti-climatici/6869185/

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1 ora fa, fosforo311 ha scritto:

Qualche piccolo aggiornamento.

Due pezzi grossi della Lega, il governatore Zaia e il ministro Calderoli, hanno preso una netta posizione contro lo sbloccatrivelle di Meloni. Hanno ragione: il poco metano in più che (forse) si riuscirebbe a estrarre non vale i rischi ambientali. Forse i due pensano anche allo sciame sismico in corso nell'Adriatico. Certo non straordinario ma un po' anomalo sì. Secondo l'INGV, negli ultimi 38 anni non c'erano stati terremoti di magnitudo maggiore o uguale a 5 in una vasta area del medio Adriatico prima di quello di mercoledì scorso (M=5,5):

http://terremoti.ingv.it/ws/geoserver/1/query?map=map_seismicity_1985&eventid=33301831

Certo la probabilità che si tratti di sismicità indotta dalle trivellazioni in mare è molto bassa, ma io non sarei così categorico nell'escludere ogni correlazione come hanno fatto alcuni cosiddetti esperti di terremoti. Come è noto, si tratta di una materia dove le certezze scientifiche sono davvero poche.

Nel frattempo il sindaco di Ravenna, area particolarmente soggetta al fenomeno della subsidenza, chiede al (cosiddetto) ministro dell'Ambiente di velocizzare l'iter burocratico per le trivellazioni. Per la cronaca il sindaco di Ravenna non è della Lega né di Fratelli d'Italia ma del Pd. 

https://www.altoadige.it/ambiente-ed-energia/trivelle-sindaco-di-ravenna-a-pichetto-velocizzare-l-iter-1.3353577

En passant questo sindaco del Pt (Partito trivelle) spara l'ennesima stima farlocca sulle riserve di gas in Adriatico. Parla, ovviamente senza citare fonti, di "almeno 200 miliardi di metri cubi". Venghino signori, venghino. 

Brutte notizie, peraltro prevedibili, dalla COP 27 sul clima in corso in Egitto. Si assottigliano sempre di più le residue speranze di contenere l'aumento di temperatura globale entro 1,5°C sopra il livello preindustriale. E tra i fattori che stanno spegnendo le speranze c'è paradossalmente la crisi energetica in corso. La quale poteva essere un'occasione propizia per tagliare i consumi e per svoltare decisamente verso le rinnovabili. E invece sta dando impulso al Gnl (gas naturale liquido) con investimenti in tutto il mondo (Italia inclusa) nella ricerca di nuovi giacimenti di gas e nella realizzazione di impianti di liquefazione e di rigassificazione. È appena il caso di ricordare che il gas naturale è un combustibile fossile climalterante, sia per le emissioni di CO2, sia per le emissioni dirette di metano (un gas serra molto più potente dell'anidride carbonica) dovute a perdite negli impianti. Sotto questi aspetti il Gnl è anche peggio, dato che bisogna liquefare il gas a 162°C sottozero (con grande dispendio energetico) e trasportarlo via mare.

https://www.ilfattoquotidiano.it/2022/11/10/cop-27-la-ong-global-witness-le-lobby-di-petrolio-e-gas-hanno-piu-delegati-dei-paesi-piu-colpiti-dai-cambiamenti-climatici/6869185/

Poteva o non poteva , il Cazzaro napoletano , credere anche a questa impareggiabile panzana ?? Certo che sì . Sennò che miserabile Cazzaro sarebbe ?? 

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"Il terremoto dopo le trivellazioni": nuova scemenza degli ambientalisti
 
POLITICA
Giovedì, 10 novembre 2022
 
 
 
 
 

Terremoto nelle Marche, ora anche i no-triv: l'estrazione di gas nell'Adriatico e il collegamento con il terremoto 

Provvidenziale il terremoto per i “no triv” che contestano il decreto di Giorgia Meloni che autorizza, con un emendamento al decreto Aiuti, il rilascio di nuove concessioni per l’estrazione del gas che porterebbe al raddoppio della produzione. Ovviamente tale azione non è stata certo iniziata e chissà quando il decreto sarà operativo, dati i tempi della burocrazia italiana, ma per chi non lo vuole, il decreto agirebbe tachionicamente e cioè ancor prima dei suoi effetti concreti, provocando appunto terremoti. La portavoce dei Verdi, Eleonora Evi, è stata la prima a cinguettare: “Scossa di terremoto in Adriatico. E il governo Meloni vuole ricominciare con le trivelle. Non solo è idea assurda per crisi climatica gravissima in atto ma anche per i potenziali danni ambientali sul piano della sicurezza in una area sismica”.

Ricordiamo, anche solo per dovere di cronaca che gli slavi, specialmente la Croazia, che ci stanno di fronte sul mare Adriatico trivellano a tutta manetta e non gliene frega niente né di terremoti né, soprattutto, dell’Italia, l’unico obiettivo è salvare famiglie ed imprese dal caro energia e quindi dalla povertà. Peccato che un super esperto abbia smentito tutto come fake news: il presidente dell'Ordine dei Geologi delle Marche, Piero Farabollini, ha dichiarato ieri: "L'ipotesi che il sisma sia stato causato dalle trivellazioni in mare alla ricerca di gas e idrocarburi sono da escludere. Il terremoto è un evento che possiamo considerare normale per la nostra regione: la fascia costiera e marina è infatti una delle tre zone sismo-tettoniche delle Marche".

Modificato da mark222220

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riapriamo i temi del passato , su basi tecniche , senza polemica ,

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Inviata (modificato)

4 ore fa, dune-buggi ha scritto:

riapriamo i temi del passato , su basi tecniche , senza polemica ,

Visto che hai riaperto la discussione, ne approfitto per qualche piccolo aggiornamento. Gli inglesi e gli americani direbbero update, come pure chi vuole spararsi la posa dell'internazionalità: per questi qui sarebbe giusta la multa ideata dal fratello d'Italia Rampelli. Questa discussione nasce da una promessa di un altro fratello d'Italia, Adolfo Urso, ministro delle Imprese e del Made in Italy. Per inciso, è un altro anglicismo da multare: questi fratelli e sorelle d'Italia dicono di voler preservare la nostra lingua ma poi si inventano ministeri con nomi stranieri, dove addirittura anglicizzano il sacro nome della Patria. Roba da matti! Sono tentato d'ora in avanti di chiamarli BOI:

https://en.wikipedia.org/wiki/Brothers_of_Italy

Tornando a Urso, il ministro aveva promesso di raddoppiare nel 2023 la produzione nazionale di gas naturale. I BOI amano l'autarchia, ma non siamo partiti benissimo. C'è il dato di gennaio: abbiamo estratto 2 milioni di metri cubi in meno rispetto al già magro gennaio 2022. Sono interessanti anche altri raffronti con questo mese perché fu l'ultimo prima dell'inizio della guerra in Ucraina (24 febbraio 2022) e prima di tutto l'ambaradan sul fronte energetico. A gennaio 2023 il consumo nazionale di gas è quasi crollato: meno 22,4%, cioè abbiamo consumato oltre 2 miliardi di m³ in meno rispetto a gennaio 2022. Bene, ringraziamo anche l'inverno mite. Naturalmente sono crollate le importazioni dalla Russia (punto d'ingresso del gasdotto a Tarvisio): meno 53,7%, cioè più che dimezzate. Mentre sono cresciute le importazioni dall'Olanda (Passo Gries), dalla Libia (terminale di Gela) e dall'Azerbaijan tramite il gasdotto TAP. In quest'ultimo caso il gas arriva al terminale di Melendugno in provincia di Lecce dopo avere attraversato l'Adriatico, nonché la Turchia e il Caucaso tramite altri due tronconi. Si tratta di gas estratto in un grande giacimento offshore, situato sotto il fondale del Mar Caspio. Che a dispetto del nome non è un mare ma un grande lago salato (il più grande lago della terra). Il giacimento contiene oltre 1.200 miliardi di m³ di gas e oltre 400 milioni di t di petrolio. Ovviamente sono aumentate anche le importazioni dai terminali del (costoso) gas liquido (Panigaglia, Cavarzere e Livorno), mentre stranamente sono crollate in gennaio le importazioni dall'Algeria (terminale di Mazara del Vallo): meno 29,4%. Eppure Draghi aveva stretto accordi col governo di Algeri, accordi poi rafforzati da Meloni. Il gas algerino, come ho già avuto modo di scrivere, è di pessima qualità per il suo relativamente basso contenuto di metano e l'elevato tenore di idrocarburi più pesanti (etano, propano, butano) che lo rendono "sporco". Mentre il gas naturale italiano e quello russo sono tra i migliori al mondo essendo quasi al 100% metano:

http://www.consulente-energia.com/ar-qual-e-la-composizione-del-gas-naturale-domestico-la-composizione-chimica-del-gas-di-citta-per-uso-domestico-in-italia-composizione-gas-naturale-libico-russo-algerino.html

Non sarebbe la prima volta che la SNAM è costretta a rimandare indietro il gas algerino perché non rispetta gli standard europei. Draghi e Meloni hanno fatto un pessimo affare. Non solo: acquistando gas scadente da Algeri noi andiamo a finanziare indirettamente Putin perché la Russia e l'Algeria hanno rapporti economici strettissimi.

A maggio entrerà in funzione anche il rigassificatore di Piombino. La gigantesca nave metaniera è già nel porto. A regime sverserà in mare 18.000 m³ al giorno di acqua freddissima e clorata. I pescatori e gli allevatori dei vivai di pesce sono in allarme.

Saluti

 

Modificato da fosforo311

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numerosi sono stati quelli che hanno mandato a rotoli la creatività italiana. Al primo posto di metto la "galassia de bene detti" (padre gerarca e figli gregari) - gli altri devastatori ... alla prossima puntata -- 

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Inviata (modificato)

Il 3/6/2023 in 22:27 , dune-buggi ha scritto:

numerosi sono stati quelli che hanno mandato a rotoli la creatività italiana. Al primo posto di metto la "galassia de bene detti" (padre gerarca e figli gregari) - gli altri devastatori ... alla prossima puntata -- 

Ti ringrazio per avere "riesumato" questa discussione, D/b. 

Un breve riepilogo. A inizio novembre scorso il ministro Urso prometteva di raddoppiare l'estrazione nazionale di gas nel 2023 e il governo varava l'ennesimo decreto sblocca-trivelle in Adriatico (abbassando da 12 a 9 miglia dalla costa il limite per le nuove trivellazioni nonostante il rischio subsidenza). 

Ebbene, nel 2022 si sono estratti appena 3,3 miliardi di m³, lo stesso valore del 2021 sebbene il prezzo del gas di importazione sia schizzato alle stelle per effetto della guerra e della speculazione (anche sopra i 300 dollari per MWh, oggi siamo a 25 dollari). Questo a mio avviso era già un chiaro indizio del fatto che in Adriatico stiamo ormai raschiando il fondo del barile. Ma com'è andata in questo inizio di 2023? Abbiamo i dati ufficiali del ministero per il primo quadrimestre: la produzione nazionale di gas non è raddoppiata rispetto allo stesso periodo del 2022 e non è nemmeno aumentata, bensì è diminuita del 7,1% (da 1.101 a 1.023 milioni di m³). È crollata l'importazione dalla Russia (meno 78,5%) ma c'è stato anche un netto calo del consumo interno: meno 20,3%. E questa è senza dubbio una buona notizia. Dobbiamo tagliare, e tagliare di brutto, i consumi di gas, petrolio e carbone se vogliamo contribuire ad arginare il riscaldamento globale e avere una sia pur piccolissima chance di centrare gli obbiettivi europei sul taglio delle emissioni. 

Modificato da fosforo311

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17 minuti fa, fosforo311 ha scritto:

Ti ringrazio per avere "riesumato" questa discussione, D/b. 

Un breve riepilogo. A inizio novembre scorso il ministro Urso prometteva di raddoppiare l'estrazione nazionale di gas nel 2023 e il governo varava l'ennesimo decreto sblocca-trivelle in Adriatico (abbassando da 12 a 9 miglia dalla costa il limite per le nuove trivellazioni nonostante il rischio subsidenza). 

Ebbene, nel 2022 si sono estratti appena 3,3 miliardi di m³, lo stesso valore del 2021 sebbene il prezzo del gas di importazione sia schizzato alle stelle per effetto della guerra e della speculazione (anche sopra i 300 dollari per MWh, oggi siamo a 25 dollari). Questo a mio avviso era già un chiaro indizio del fatto che in Adriatico stiamo ormai raschiando il fondo del barile. Ma com'è andata in questo inizio di 2023? Abbiamo i dati ufficiali del ministero per il primo quadrimestre: la produzione nazionale di gas non è raddoppiata rispetto allo stesso periodo del 2022 e non è nemmeno aumentata, bensì è diminuita del 7,1% (da 1.101 a 1.023 milioni di m³). È crollata l'importazione dalla Russia (meno 78,5%) ma c'è stato anche un netto calo del consumo interno: meno 20,3%. E questa è senza dubbio una buona notizia. Dobbiamo tagliare, e tagliare di brutto, i consumi di gas, petrolio e carbone se vogliamo contribuire ad arginare il riscaldamento globale e avere una sia pur piccolissima chance di centrare gli obbiettivi europei sul taglio delle emissioni. 

Passano i mesi , ma il Cazzaro di Napoli si conferma il solito Panzanaro di nobile lignaggio …!! 

Quanto gas abbiamo in Italia e perché non lo estraiamo

Dagli anni '90 a oggi la nostra produzione è calata in modo sensibile. Mentre i giacimenti più "vecchi" si stanno esaurendo le riserve più promettenti sono bloccate da vincoli ambientali e una diffusa ostilità verso le attività di estrazione. Ne abbiamo parlato con Marcellino Tufo, ingegnere dell'Eni ed esperto di perforazioni energetiche 

Antonio Piccirilli25 ottobre 2022
Quanto gas abbiamo in Italia e perché non lo estraiamo
Foto di repertorio 

Quanto gas è presente nel sottosuolo italiano? E perché dagli anni '90 ad oggi la nostra produzione è andata via via scemando lasciandoci sempre più dipendenti dal gas che importiamo dall'estero? Per rispondere proviamo a inquadrare meglio il contesto partendo dai numeri. Secondo le stime del ministero della Transizione Ecologica (Mite) le riserve di gas certe, ovvero quelle che possono essere "commercialmente prodotte" con una probabilità maggiore del 90% sono 39,8 miliardi di metri cubi, di cui circa 22 miliardi onshore (sulla terraferma) e la restante parte in mare (offshore).

 

Altre riserve, pari a 44,5 miliardi di metri cubi di gas, vengono invece considerate probabili: possono cioè essere recuperate con una probabilità maggiore del 50%. Infine ci sono le riserve possibili, pari a 26,7 miliardi di metri cubi, che si stima di poter estrarre con un grado di probabilità "molto minore del 50%".

Quanto gas è presente nel sottosuolo italiano-3

Detto ciò: quanto gas potremmo effettivamente estrarre? Abbiamo chiesto lumi al Mite e ci hanno spiegato che per ottenere i voumi delle "riserve recuperabili" questi tre numeri non possono essere semplicemente sommati, ma vanno "pesati" con una formula che tenga conto della rispettive probabilità [P1+(P2*0.5)+(P3*0.2)]. Se ne deduce che dal sottousolo italiano potrebbe essere recuperata una quantità di gas che si aggira sui 70 miliardi di metri cubi o poco meno. Sono tanti o pochi? Generalmente vengono considerati pochi. Basti pensare che al largo di Cipro Eni ha da poco scoperto lo stesso volume di gas in un solo giacimento. E che il nostro consumo di gas si attesta intorno ai 70-75 miliardi annui.

 

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