Siccità
Iniziata da
wronschi,
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legge 17 maggio 2022, n. 60, recante “Disposizioni per il recupero dei rifiuti in mare e nelle acque interne e per la promozionedell'economia circolare”. La cosiddetta legge salvamare che si occupa tra le altre cose della desalinizzazione dell'acqua marina. La novità è che gli impianti di desalinizzazione destinati alla produzione di acqua per il consumo umano sono ammessi solo in casi eccezionali.
Recita infatti l'articolo 12 della legge che sono ammissibili soltanto: a) in situazioni di comprovata carenza idrica e in mancanza di fonti idricopotabili alternative economicamente sostenibili; b) qualora sia dimostrato che siano stati effettuati gli opportuni interventi per ridurre significativamente le perdite della rete degli acquedotti e per la razionalizzazione dell'uso della risorsa idrica prevista dalla pianificazione di settore; c) nei casi in cui gli impianti siano previsti nei piani di settore in materia di acque e in particolare nel piano d'ambito anche sulla base di un'analisi costi benefici. Insomma un bello stop ai dissalatori di acqua marina, ribadito dal severissimo comma 1 dell'articolo: al fine di tutelare l'ambiente marino e costiero, tutti gli impianti di desalinizzazione sono sottoposti a preventiva valutazione di impatto ambientale, di cui alla parte seconda del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152.
Entro centottanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, con decreto del Ministro della transizione ecologica sono definiti, per gli scarichi di tali impianti, criteri specifici ad integrazione di quanto riportato nell'allegato 5 alla parte terza del citato decreto legislativo n. 152 del 2006
Per farla breve, le autorizzazioni non possono essere demandate come si è fatto finora alle regioni ma ad apposita commissione ministeriale per la concessione del Via. In pratica l'esplosione dei tempi burocratici. Insomma, le autorizzazioni necessarie sono paragonabili a quelle di una centrale nucleare e possono dar luogo a tempi doppi o tripli rispetto all'iter medio attuale.
Si parla di tempi che vanno dai tre ai cinque anni se non di più. Non basta, la legge mette sotto la lente i possibili danni ambientali. Entro centottanta giorni dalla data di entrata in vigore, con decreto del Ministro della transizione ecologica, di concerto con il Ministro della salute, sono definiti criteri di indirizzo nazionali sull'analisi dei rischi ambientali e sanitari correlati agli impianti di desalinizzazione nonchè le soglie di assoggettabilità alla valutazione di impatto ambientale.
Italia oggi. it
La produzione di acqua dissalata in Italia è oggi solo lo 0,1% del prelievo di acqua dolce. Lo sviluppo dei dissalatori è stato finora limitato a impianti di dimensioni medio-piccole, che si trovano prevalentemente in Sicilia, Toscana e Lazio.30 giu 2022
Energiamercato. it
La dissalazione (e depurazione) dell'acqua marina è una plausibile risposta al problema della siccità ma presenta tuttora diversi limiti e problemi. Il limite maggiore è dato dalle difficoltà e dai costi legati al trasporto dell'acqua in contropendenza verso località interne distanti dalla costa. Molto difficile, per esempio, immaginare un dissalatore sull'Adriatico o sul Mar Ligure capace di alimentare le risaie del vercellese. I problemi maggiori sono dati dai costi d'impianto e di esercizio, ambedue considerevoli, e dall'impatto ambientale. I costi di esercizio sono legati soprattutto alla continua manutenzione imposta dagli effetti corrosivi dell'acqua marina e all'elevato consumo energetico. Quest'ultimo varia con la tipologia di impianto. I meno energivori sono quelli che funzionano sul principio della osmosi inversa. Un gradiente di pressione tra i due lati di una membrana semimpermeabile spinge i sali in direzione contraria a quella osmotica diretta, ovvero verso il liquido a concentrazione salina maggiore. Questi impianti oggi arrivano a consumare un minimo di 3 kWh per mc di acqua dolce erogata. Va detto però che la contropressione, e di conseguenza il consumo energetico, crescono sensibilmente con la salinità dell'acqua trattata. Il Mediterraneo purtroppo è uno dei mari più salati al mondo, con una salinità media pari a circa il 38 per mille contro un 35 per mille di valore tipico per gli oceani. Il mutamento climatico causa una ulteriore e continua crescita della salinità (e della temperatura) delle acque del mare nostrum. Peraltro anche il Mar Rosso e il Golfo Persico, sulle cui coste sono ubicati i più grossi dissalatori oggi esistenti al mondo, hanno acque particolarmente salate. E allora, non avendo i paesi arabi problemi di approvvigionamento energetico, questi grandi impianti usano spesso principi di funzionamento più energivori. In Italia, secondo una mia stima grossolana, assumendo un consumo ottimale di 3 kWh/mc, coprire l'intero fabbisogno idrico (domestico, agricolo e industriale), pari a circa 30 miliardi di mc/anno, richiederebbe quasi un terzo dell'attuale produzione nazionale di elettricità solo per alimentare i dissalatori, e ben oltre la metà includendo anche l'energia per il trasporto dell'acqua. Peraltro, un incremento della produzione di elettricità oggi farebbe lievitare anche il fabbisogno idrico nazionale, essendo le centrali elettriche tradizionali impianti estremamente voraci di acqua dolce (ulteriore motivo per passare alle rinnovabili). La dissalazione a osmosi inversa presenta poi un problema rilevato in particolare nella popolazione israeliana, che fa ampio uso di questi dissalatori. Il processo priva l'acqua marina non solo della maggior parte dei sali (anche troppi, quindi vanno reintegrati perché un'acqua troppo demineralizzata è imbevibile) e delle impurità, ma la priva anche dello iodio, la cui carenza può causare seri problemi per la salute. A parte il consumo energetico (che in una vera green economy andrebbe coperto solo da fonti rinnovabili) i dissalatori impattano sull'ambiente per le varie sostanze chimiche impiegate per la pulizia e la manutenzione (sotto questo aspetto sono probabilmente perfino peggio dei rigassificatori portuali); per il continuio risucchio di pesci, delle loro uova e di altri organismi marini con l'acqua pompata dal mare (un pompaggio lento può dare ai pesci la possibilità di scappare ma va a scapito dell'efficienza); e per l'ingente quantità di salamoia residua. Un problema questo molto serio, come sottolineato da Tiberio. Un dissalatore di medie dimensioni, cioè da 200.000 mc al giorno, residua in un anno circa 2 milioni e mezzo di tonnellate di salamoia. Riversare in mare tutto questo sale senza la massima gradualità può fare danni gravissimi sull'ecosistema. Questi sali potrebbero essere sepolti in cave naturali o trattati per ricavarne minerali, anche preziosi, ma in ambedue i casi ci sarebbero rilevanti costi energetici ed economici da sostenere. L'ideale sarebbe ubicare una centrale termoelettrica vicino al dissalatore, cosa che in effetti avviene presso alcuni grandi dissalatori arabi come quello citato a inizio discussione, meglio ancora un grosso reattore nucleare, in modo da diluire i sali con l'ingente quantità di acqua di raffreddamento scaricata dalla centrale. Ma è chiaro che noi vogliamo abbandonare le fonti fossili e non vogliamo certamente tornare al nucleare. Peraltro le acque troppo calde, sempre più calde, del Mediterraneo mal si conciliano con il rendimento energetico di una centrale termoelettrica o nucleare. Non a caso, dei 56 reattori nucleari oggi attivi in Francia, non ce n'è neppure uno sulla costa mediterranea, ce ne sono pochi sulla costa atlantica e sul Canale della Manica, la maggior parte usano l'acqua dei fiumi nello scambiatore di calore (ma con seri problemi in estate).
Modificato da fosforo311I problemi si risolvono, basta volerlo, dalle mie parti non ci sono fiumi per l'acqua potabile, usiamo quella di pozzi cartesiani, e il mare e a soli cinquecento metri, di cui sedici metri in altezza del livello, di solito non succede mai ma avvolte si, ovvero non piovendo abbastanza le acque del mare si insinuano nella falde acquifere, in questo caso basta scavare pozzi più a monte, dove il livello del mare è più alto e lontano.
I PARLAMENTARI della sinistra estremista che spesso hanno opinioni perfettamente collimanti con forza nuova,. e che si sono uniti tutti in un gruppo di estremisti doc, ci devono spiegare perche' non fanno proposte di legge serie e dure contro gli incendi ..le signorine bla bla guendalina e adelina non sanno da che parte iniziare e perdono tempo in dibattiti bla bla
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Inviata
come la giri e la frulli prima o poi la zappa ti arriva sui piedi. la desalinizzazione necessita di una montagna di energia, dove viene lo scarico della salamoia si sballano i valori dell'acqua e se lo fai in una zona chiusa (adriatico golfo di taranto , ad esempio) sono danni . dalla salamoia si possono estrarre tanti minerali , ma anche lì ci vuole energia .
la natura è già di suo incaz-zosa se poi gli pesti i piedi diventa anche vendicativa.
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