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3 ore fa, il.pignonista ha scritto:Non ho visto le serate del Festival di Sanremo, non credo vedrò le successive, immagino non ci fosse niente ne ci sarà nulla che meriti di essere visto.
Ho visto la bandiera italiana sparire sotto un treno in corsa: si era suicidata.
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Inviata (modificato)
Io non vedo per intero un Sanremo dal remoto 1971. Ero un ragazzino ma avevo già ben altri passatempi che la tv e la canzone italiana. All'epoca mi piaceva Battisti (oggi lo apprezzo anche di più) che però andò a Sanremo solo nel '69, ma io ascoltavo per lo più i mitici Led Zeppelin e gli inarrivabili, leggendari Pink Floyd. Quell'anno uscì l'album Meddle con brani incredibili come Echoes e One of These Days, roba che nell'Italia di Claudio Villa e di Iva Zanicchi sembrava provenire da un altro millennio o da un'altra galassia. E i leggendari vennero dalle mie parti per registrare in un anfiteatro romano il loro memorabile Live at Pompeii (con due "i" mi raccomando). Eppure quella edizione di Sanremo fu quasi altrettanto memorabile e mi tenne quasi incollato al televisore insieme alla famiglia e alla nazione intera. Conduttori furono il mio concittadino Carlo Giuffrè e la sensuale Elsa Martinelli che irritò i bigotti e i democristiani perché aveva posato per Play boy. Vinse il buon Nicola di Bari con una delle sue orecchiabili e melense poesiole, Il cuore è uno zingaro. Nemmeno una delle sue migliori ma sempre infinitamente meglio del NULLA che ci viene proposto oggi e degli improvvisatori che ai miei tempi sarebbero stati fischiati pure alla Corrida e che vincono il Festival sgambettando sul palco con una scimmia. Ai posti d'onore si piazzarono due assoluti capolavori. Che sarà nella indimenticabile interpretazione del cieco José Feliciano, il Ray Charles di Porto Rico; e 4/3/1943, forse la più bella canzone di Lucio Dalla, nonostante la scure della censura sul titolo e sul testo originari. Dell'edizione in corso ho seguito qualche sprazzo (minuti). Forse mi sarò perso il meglio ma sul piano musicale ho visto e sentito il NULLA e i tre conduttori mi sono parsi tre pesci fuor d'acqua salvati dal solito bravissimo Fiorello. Baglioni è un grande cantante, Favino un discreto attore, la svizzera una soubrettina come tante della tv berlusconiana. Ma possibile che mamma Rai non trovi un presentatore professionista in grado di condurre Sanremo in modo decente? All'ora di pranzo mi capita di seguire questo Alessandro Greco. Un simpatico e garbato tarantino che deve avere studiato a Napoli vista la verve ironica e la conoscenza della lingua partenopea, e che mi ricorda un poco il Corrado giovane. L'anno venturo voglio vederlo sul palco dell'Ariston.
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