La decrescita felice

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Inviata (modificato)

Parole bellissime e illuminanti. Ma soprattutto parole da prendere assolutamente sul serio. Non utopia ma necessità, obbligo, unica via di salvezza. Piccole comunità che vivono di autoproduzione e di autoconsumo. Nel totale rispetto della natura. Lo scrivo da quando lessi Erich Fromm che parlava di 500 persone. Del tutto analogo il pensiero di Massimo Fini. Oggi arriverei a un massimo di 3000 perché con l'elettronica si può socializzare di più. Vorrei tanti piccoli WhatsApp ma abolirei i social ipertrofici. Abolirei il commercio, farei viaggiare solo le in.formazioni. Chi produrrà l'elettronica? Piccole fabbriche totalmente robotizzate, alimentate a energia solare e programmate per produrre sempre lo stesso chip. Sempre nell'ottica del necessario e del sufficiente. Altre fabbrichette robotizzate produrranno i moduli fotovoltaici. Altre i farmaci di minima necessità. Altre ancora, infine, i chip dei robot, sempre gli stessi. Escluso ogni progresso materiale. Gli esseri umani abbandoneranno la pericolosa illusione del progresso per occuparsi di cose più serie. Per es. la coltivazione della terra, i rapporti umani, l'arte, l'artigianato. Strumenti musicali artigianali prodotti in loco rallegreranno i giorni di festa della comunità e stimoleranno la creatività. Torneranno a nascere giganti come Bach e Mozart. Quante saranno e quanto grandi le fabbrichette cui non si potrà rinunciare? Semplice: saranno condivise dal numero di comunità locali dalle quali saranno raggiungibili a piedi e ciascun membro o capofamiglia potrà rifornirsi. 

Modificato da fosforo311

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Le fabbrichette, per quanto piccole e tecnologiche necessitano di energia, e riempire la pianura di pannelli voltaici sottrae territorio che deve essere usato per l'agricoltura, sig fosforo.

Questi stessi pannelli, se vengono messi in zone montuose occuperebbero il posto delle piante che assorbono il CO2. e richiederebbero una continuo lavoro per impedire alle piante di colonizzare e/o oscurare i pannelli fotovoltaici.

Come vede non è facile combinare le due cose.

A parte questo, le racconto un fatto Sig fosforo, immagino adottato anche in Campania.

Durante la seconda guerra mondiale, e anche un po' dopo, dalle mie parti chi non possedeva un pezzo di terra coltivava le cunette lungo le strade, ricavandone quel che poteva.

Spero di no, ma potrebbe succedere ancora.

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Urka , vedere due idio ti che si professano di sx ma che apprezzano un tizio dichiaratamente di destra e’ una grande soddisfazione . Mi chiedo cosa aspetta il Cazzaro napoletano ad abbandonare il condominio di Napoli ed andare a vivere in una Malga dove , grazie ai consigli della  mungitrice veneta che con il latte ci vive , può’ farsi i formaggi da solo ripudiando , quindi , le ricottine di Agerola .  !! Ahahahahah .  Sembra che voglia fare un partito politico !! Che famo , vi iscrivo ?? Nel frattempo lèggiamo qualche chicca :

“In tribunale ha detto che se Salvini fa il Ministro degli Interni lei può fare quello della Giustizia… “E’ uno che fa la campagna elettorale e vive sull’euforia della gente. Basta vedere quello che è successo a Macerata quando dallo 0.9% e passato al 19% facendo populismo sulla gente di colore che aveva ammazzato quella bambina”. E Di Maio? “E’ come una pasta senza sale: puo’ piacere o non piacere ma è insipida”. Lei è di sinistra? “No, anche se vengo da una famiglia di sinistra e non sono nemmeno di estrema destra. Di più . Stimo Berlusconi come imprenditore e l’ho stimato in una parte della sua carriera politica ma ho le mie idee”. L’attenzione poi si sposta sulle sue posizioni. Se avesse potuto votare il 4 marzo, chi avrebbe scelto? “Non avrei votato assolutamente. Anche se il peggio del peggio appartiene al passato”. A chi si riferisce? “A Matteo Renzi – ha detto Corona – un comico diventato premier. Berlusconi era simpatico,”. Cosa ne pensa di Giuseppe Conte? “Non so chi sia. Conosco solo Antonio Conte, l’allenatore del Chelsea”. Non le piace insomma. “Da un punto di vista estetico è un bell’uomo ma da un punto di vista del curriculum… è falso. Io avrei fatto un cv migliore”. 

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Ha parlato la stupida gallina pisana diversamente intelligente, che non è cresciuta bevendo il latte ma bevendo il Tavernello.

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2 ore fa, fosforo311 ha scritto:

Piccole comunità che vivono di autoproduzione e di autoconsumo. Nel totale rispetto della natura. Lo scrivo da quando lessi Erich Fromm che parlava di 500 persone.

Risulta palese che il cervello del cialtronissimo peracottaro seriale fosforo31 è andato completamente in pappa.

1) IL COMMERCIO ESISTE ALMENO FIN DAL TEMPO DEI FENICI

2) I forumisti seri si facciano inoltre spiegare dallo psichiatra del cialtronissimo peracottaro seriale fosforo31 per quale ragione dovrebbe esistere l'elettronica in un mondo antecedente la civiltà fenicia e che ope legis non progredisce più.

 

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Non è semplice capire le iperbole per uno che è appena evaso dalla clinica psichiatrica.

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Inviata (modificato)

6 ore fa, ahaha.ha ha scritto:

Le fabbrichette, per quanto piccole e tecnologiche necessitano di energia, e riempire la pianura di pannelli voltaici sottrae territorio che deve essere usato per l'agricoltura, sig fosforo.

Questi stessi pannelli, se vengono messi in zone montuose occuperebbero il posto delle piante che assorbono il CO2. e richiederebbero una continuo lavoro per impedire alle piante di colonizzare e/o oscurare i pannelli fotovoltaici.

Come vede non è facile combinare le due cose.

A parte questo, le racconto un fatto Sig fosforo, immagino adottato anche in Campania.

Durante la seconda guerra mondiale, e anche un po' dopo, dalle mie parti chi non possedeva un pezzo di terra coltivava le cunette lungo le strade, ricavandone quel che poteva.

Spero di no, ma potrebbe succedere ancora.

Il problema che poni, egregio, è molto serio ma si presenterà solo se e quando decideremo di convertire alle fonti rinnovabili TUTTI i nostri consumi energetici, senza però fare nessun tipo di taglio, di sacrificio o di efficientamento rispetto a oggi.

Oggi in Italia consumiamo circa 30 MWh annui di energia a testa. I tedeschi circa 45, gli statunitensi 80. Siamo tra i paesi meno energivori del mondo ricco ma gli africani vivono con poco più di 4 MWh annui a testa. Attenzione: questo è il consumo pro capite totale di energia primaria, quindi include l'elettricità e il riscaldamento domestici, l'illuminazione pubblica, i carburanti per i trasporti, i consumi industriali, etc.

Nel 2021 le fonti rinnovabili hanno coperto il 36,4% dei consumi elettrici italiani. Purtroppo la è quota è stabile o in lieve calo e dovremo più che raddoppiare la produzione da rinnovabili entro il 2030 per rispettare gli impegni presi dal governo Draghi sul contenimento delle emissioni di gas serra. Un obbiettivo difficilissimo in base al trend degli ultimi 7 anni. A questa produzione l'idroelettrico contribuisce per circa il 40%, il fotovoltaico per il 22%, l'eolico per il 18%, le biomasse per il 15%, il geotermico per il 5%. Per il futuro solo fotovoltaico ed eolico hanno significativi margini di crescita (a meno di non ricorrere al cosiddetto geotermico arricchito o forzato e alla rischiosa perforazione dei Campi Flegrei).

Tu poni il problema dell'occupazione di suolo degli impianti fotovoltaici. E allora chiediamoci quanti ettari servirebbero per coprire l'intero fabbisogno nazionale di energia usando solo l'energia solare. Partiamo da un dato abbastanza consolidato. Un pannello fotovoltaico di media qualità, ovvero con efficienza energetica pari al 16% (rapporto tra l'energia solare incidente e l'energia elettrica erogata), installato sul tetto di un edificio a Roma, produce in un anno circa 176 kWh di elettricità per metro quadro. Ne produrrà un po' più al Sud e un po' meno al Nord. Quindi il consumo medio di un italiano (30 MWh) richiede circa 170 mq di pannelli FV. Che moltiplicati per la popolazione di 59 milioni fanno circa 10.000 kmq. Ovviamente in un impianto solare i pannelli non sono attaccati l'uno all'altro. Ci sono spazi morti, spazi di servizio e per le apparecchiature ausiliarie. Dobbiamo quindi incrementare di circa un terzo la cifra ottenuta. Tuttavia, elettrificando tutti i consumi energetici otterremmo automaticamente un incremento dell'efficienza energetica nazionale stimabile anch'esso in circa un terzo. Pensiamo per esempio ai trasporti: un motore elettrico è molto più efficiente di un motore diesel o a benzina. In altri termini, elettrificando tutta la produzione di energia e tutti i consumi, come avverrebbe nel caso esaminato, il fabbisogno energetico nazionale diminuirebbe di circa un terzo. In definitiva basterebbero 10.000 kmq ovvero 1 milione di ettari di suolo occupati da impianti FV per coprire l'intero fabbisogno energetico nazionale senza tagli e rinunce di sorta. Ma in una nazione densamente popolata come l'Italia 1 milione di ettari sottratti all'agricoltura e all'allevamento sarebbero in effetti un grosso sacrificio. Ci sono però ulteriori considerazioni da fare. Si stima che almeno il 10% di questo fabbisogno si potrebbe coprire installando pannelli FV sui tetti degli edifici e su parte delle facciate. Senza sottrarre suolo e con l'ulteriore vantaggio di produrre sul posto l'energia utilizzata dall'edificio evitando le perdite di energia per trasmissione su cavo. Le cosiddette perdite di rete in Italia valgono quasi il 6% dei consumi elettrici. Consideriamo poi che ogni anno viene migliorato il record di efficienza dei moduli FV commerciali. Ci sono pannelli dell'americana Sunpower che sfiorano il 23%. Un'azienda australiana ultimamente ha annunciato un prodotto con efficienza pari al 25,54%. Con questi pannelli basterebbero poco più di 600mila ettari, anche se i costi d'impianto crescerebbero di brutto. È molto probabile, però, che tra 5 anni pannelli con efficienza del 20-22% costeranno meno di quelli al 16% attuali che abbiamo considerato. Ulteriori notevolissimi miglioramenti di efficienza energetica si ottengono con i pannelli FV a inseguimento, che un servomeccanismo orienta automaticamente sempre nella migliore posizione rispetto al Sole; e con i pannelli multibanda che ottimizzano l'efficienza nelle diverse lunghezze d'onda dello spettro della radiazione solare. Una combinazione di questi meccanismi porta l'efficienza fin quasi al 50%, con il che basterebbero poco più di 300mila ettari.

Ma è chiaro che nessuno ci obbliga a usare solo l'energia del Sole. Il quale tramonta e di giorno può essere oscurato dalle nuvole. Allora è opportuno affiancare il fotovoltaico con l'eolico e altre fonti rinnovabili, nonché con sistemi di accumulo per coprire i buchi di erogazione. Es. accumulo idroelettrico, elettrochimico (a batteria), a idrogeno elettrolitico, etc. I paesi arabi stanno costruendo nel deserto grandi impianti elettrolizzatori a energia solare che producono idrogeno verde. Questo è trasportabile nei gasdotti oggi utilizzati per il metano, la sua combustione emette solo vapore acqueo. Che è un gas serra ma è facilmente condensabile in acqua purissima assolutamente innocua (anzi bevibile). 

Ma ritorniamo al nostro punto di partenza, ovvero le piccole comunità verdi ed autosufficienti di cui parla l'ottimo Mauro Corona. Qui il problema energetico si semplifica enormemente. Stimo che una comunità del genere potrebbe vivere tranquillamente con un 20simo del fabbisogno energetico attuale degli italiani. Cioè, grosso modo, con l'energia pro capite che oggi si consuma nei paesi africani più poveri. Quindi basterebbero 8,5 mq di pannelli solari a testa. Ma anche meno affiancando al solare il minieolico, il minidroelettrico e le biomasse. Queste comunità agricole ricaverebbero una buona parte dell'energia bruciando sterpaglie e altri residui vegetali. La cui combustione non altera minimamente il ciclo naturale del carbonio perché la CO2 emessa è compensata da quella sottratta all'atmosfera per fotosintesi durante la vita della pianta. Una  fabbrica di chip, necessari per la poca elettronica e informatica usate da queste comunità, richiede ben poca energia. Nulla a che vedere con mostri energivori come le acciaierie, i cementifici, l'industria chimica e  metalmeccanica. Queste comunità userebbero solo metalli riciclati e plastiche riciclate, senza mandarne un solo grammo in discarica. Costruirebbero case in legno e non avrebbero automobili né mezzi pesanti, ma solo qualche mezzo elettrico per i servizi essenziali come le ambulanze o veicoli per disabili. La gente si sposterebbe a piedi, come dice Corona, o su biciclette artigianali, in rari casi a cavallo o sull'asinello. 

Una mia nonna aveva un terrazzino nella sua casetta alla Pignasecca, di forse 20 mq, con una tettoia di canne. Mi raccontò che nel periodo più difficile della guerra ci allevava alcune galline. Alimentate con gli scarti della cucina (bucce di legumi, scorze e semi di melone e simili) e con le erbe selvatiche (ortiche e simili) che si potevano raccogliere lungo il ciglio delle strade o in qualche terreno incolto della zona. E anche con qualche insetto "domestico" prelevato nello scantinato dell'edificio. 

Modificato da fosforo311

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