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Quanto pane gratuito per la stupida gallina pisana, sig fosforo.
25 minuti fa, ahaha.ha ha scritto:Quanto pane gratuito per la stupida gallina pisana, sig fosforo.
Tu dici? Da piccolo mi divertivo a dare pane alle galline e ai piccioni.
Sembra che il divertimento sia rimasto, sig fosforo.
22 ore fa, fosforo311 ha scritto:Guarda, ai miei tempi io mi sarei a dir poco vergognato di chiedere ai miei genitori l'equivalente di 170 euro per una cena al ristorante. Al massimo si chiedeva l'equivalente di 10 euro per una pizza e una birra con gli amici non più di una volta al mese, o forse due in estate. La cifra più alta che chiesi ai miei furono 100.000 lire per andare una settimana in campeggio dopo la maturità, ma mi durarono due settimane perché l'acchiappanza non si faceva al bar né in discoteca, ma in spiaggia. All'epoca l'Italia non era affatto un paese povero, ma i nostri genitori avevano visto la guerra e le ristrettezze del dopoguerra, quindi non ci viziavano, anzi ci educavano alla *** nei consumi. Anche perché, almeno qui al Sud, in quasi tutte le famiglie nascevano dai tre figli in su. Oggi i giovani sono molto spesso edonisti e viziati. Vivono non di rado al di sopra delle possibilità della loro famiglia. Conosco genitori in difficoltà che si tolgono il pane dalla bocca per mettere 50 euro in tasca al figlio unico o alla figlia unica ogni sabato sera. I benestanti gli aprono il conticino in banca o alla posta. Sono genitori di una generazione successiva alla mia, crebbero viziati anche loro. Fino a una decina di anni fa io non avevo mai visto i bar, i ristoranti, i pub, i bistrot e le paninerie così affollati di giovani. Covid o non Covid i giovani si assembrano lo stesso. Fino a notte fonda e non solo il sabato. A quella età, sedersi per ore a un tavolino tre o quattro volte la settimana, consumando alcol e zuccheri e sottraendole al sonno, significa prenotare un futuro da ipertesi, iperglicemici e probabilmente anche da dipendenti da psicofarmaci. Certo molti lo fanno per stare insieme con gli amici e per conoscerne di nuovi: le cosiddette esigenze di socialità. Ma esistono ben altri e ben più sani e coinvolgenti modi per socializzare. Da ragazzo io praticavo molto lo sport. C'era un amico che aveva ricavato in giardino un campetto da tennis, sia pure di misura non regolamentare, e uno di bocce. E noi la sera, invece di andare al bar o in discoteca o nella sala giochi, organizzavamo combattuti tornei di tennis e di bocce. E c'erano pure le ragazze. Mi ricordo una che bocciava con una precisione chirurgica. In quella cerchia di amici si formarono ben tre coppie tuttora felicemente unite. Ma si socializzava anche con la cultura, soprattutto con la musica e il teatro, e con la politica. A Napoli negli anni '70 e '80 c'erano centinaia di associazioni e laboratori musicali e teatrali, teatro-giovani e simili, grazie anche agli incentivi di amministratori illuminati come l'indimenticabile sindaco comunista Maurizio Valenzi. Non posso generalizzare, ma all'epoca tra i miei amici uno su due era un attivista o un militante politico. Certo si parlava di politica anche in pizzeria. Oggi di cosa parlano i giovani seduti ai tavolini dei bar della movida? Francamente non lo so. Dubito che parlino di teatro o di politica.
quanto hai ragione !
non dico della mia fanciullezza/gioventù vissuta negli anni '50 e il primo lustro degli anni '60.
scuola seria, militare, poche p.i.p.p.e mentali, si portava a casa il primo stipendio gonfi di orgoglio, chi aveva il Motom era chi come oggi ha la Harley, non si frequentavano bar e se proprio proprio si beveva un bicchiere di spuma (apri gli occhi e bevi Giommi 1 chi se lo ricorda? ) e quando si apriva la stagione tutte le sere al palaghiaccio di via Piranesi.
a 21 sposato, a 23 padre e ho acquistato casa.
ma erano altri tempi.
SIGH !!!!
Modificato da tiberio1946
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Guarda, ai miei tempi io mi sarei a dir poco vergognato di chiedere ai miei genitori l'equivalente di 170 euro per una cena al ristorante. Al massimo si chiedeva l'equivalente di 10 euro per una pizza e una birra con gli amici non più di una volta al mese, o forse due in estate. La cifra più alta che chiesi ai miei furono 100.000 lire per andare una settimana in campeggio dopo la maturità, ma mi durarono due settimane perché l'acchiappanza non si faceva al bar né in discoteca, ma in spiaggia. All'epoca l'Italia non era affatto un paese povero, ma i nostri genitori avevano visto la guerra e le ristrettezze del dopoguerra, quindi non ci viziavano, anzi ci educavano alla *** nei consumi. Anche perché, almeno qui al Sud, in quasi tutte le famiglie nascevano dai tre figli in su. Oggi i giovani sono molto spesso edonisti e viziati. Vivono non di rado al di sopra delle possibilità della loro famiglia. Conosco genitori in difficoltà che si tolgono il pane dalla bocca per mettere 50 euro in tasca al figlio unico o alla figlia unica ogni sabato sera. I benestanti gli aprono il conticino in banca o alla posta. Sono genitori di una generazione successiva alla mia, crebbero viziati anche loro. Fino a una decina di anni fa io non avevo mai visto i bar, i ristoranti, i pub, i bistrot e le paninerie così affollati di giovani. Covid o non Covid i giovani si assembrano lo stesso. Fino a notte fonda e non solo il sabato. A quella età, sedersi per ore a un tavolino tre o quattro volte la settimana, consumando alcol e zuccheri e sottraendole al sonno, significa prenotare un futuro da ipertesi, iperglicemici e probabilmente anche da dipendenti da psicofarmaci. Certo molti lo fanno per stare insieme con gli amici e per conoscerne di nuovi: le cosiddette esigenze di socialità. Ma esistono ben altri e ben più sani e coinvolgenti modi per socializzare. Da ragazzo io praticavo molto lo sport. C'era un amico che aveva ricavato in giardino un campetto da tennis, sia pure di misura non regolamentare, e uno di bocce. E noi la sera, invece di andare al bar o in discoteca o nella sala giochi, organizzavamo combattuti tornei di tennis e di bocce. E c'erano pure le ragazze. Mi ricordo una che bocciava con una precisione chirurgica. In quella cerchia di amici si formarono ben tre coppie tuttora felicemente unite. Ma si socializzava anche con la cultura, soprattutto con la musica e il teatro, e con la politica. A Napoli negli anni '70 e '80 c'erano centinaia di associazioni e laboratori musicali e teatrali, teatro-giovani e simili, grazie anche agli incentivi di amministratori illuminati come l'indimenticabile sindaco comunista Maurizio Valenzi. Non posso generalizzare, ma all'epoca tra i miei amici uno su due era un attivista o un militante politico. Certo si parlava di politica anche in pizzeria. Oggi di cosa parlano i giovani seduti ai tavolini dei bar della movida? Francamente non lo so. Dubito che parlino di teatro o di politica.
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