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Etna Valley è il nome che venne attribuito alla zona industriale di Catania in seguito all'insediamento di alcune grandi società multinazionali dell'elettronica e dei semiconduttori. Dal 2007 tale nome designa ufficialmente il "Distretto produttivo Etna Valley" di Catania - In seguito all'attività di promozione del sindaco pro tempore Enzo Bianco e alla attività imprenditoriale del siciliano Pasquale Pistorio si realizzò un insieme di aziende attorno al nucleo costituito dalla STMicroelectronics, già presente dagli anni sessanta quando la città etnea veniva chiamata la "Milano del Sud", che aveva deciso di costruire uno degli stabilimenti più moderni per la costruzione di microprocessori. Con la collaborazione dell'Università degli studi di Catania e del CNR, altre aziende decisero di realizzare centri di ricerca con l'impegno di utilizzare i giovani laureati presso l'Ateneo catanese. Fra le più importanti si citano Meridionale Impianti, Nokia, Numonyx, Maxim Integrated Products, Texas Instruments Incorporated, Vodafone, IBM, Alcatel, Selex Communications, Telespazio, Nortel, Berna e Wyeth. Attorno a queste grandi aziende è sorto un indotto di oltre un migliaio di micro aziende che producono i semilavorati necessitanti per le varie produzioni. La forza lavoro giunse ad impiegare circa 5.000 giovani tra laureati e diplomati. – Abbiamo la fortuna che in Italia (e al sud in modo particolare) esiste un centro di elevata specializzazione … manteniamo ed incoraggiamo questa attività. Trasferirla in Lombardia … significa affondarla, almeno a mio parere.
57 minuti fa, dune-buggi ha scritto:Etna Valley è il nome che venne attribuito alla zona industriale di Catania in seguito all'insediamento di alcune grandi società multinazionali dell'elettronica e dei semiconduttori. Dal 2007 tale nome designa ufficialmente il "Distretto produttivo Etna Valley" di Catania - In seguito all'attività di promozione del sindaco pro tempore Enzo Bianco e alla attività imprenditoriale del siciliano Pasquale Pistorio si realizzò un insieme di aziende attorno al nucleo costituito dalla STMicroelectronics, già presente dagli anni sessanta quando la città etnea veniva chiamata la "Milano del Sud", che aveva deciso di costruire uno degli stabilimenti più moderni per la costruzione di microprocessori. Con la collaborazione dell'Università degli studi di Catania e del CNR, altre aziende decisero di realizzare centri di ricerca con l'impegno di utilizzare i giovani laureati presso l'Ateneo catanese. Fra le più importanti si citano Meridionale Impianti, Nokia, Numonyx, Maxim Integrated Products, Texas Instruments Incorporated, Vodafone, IBM, Alcatel, Selex Communications, Telespazio, Nortel, Berna e Wyeth. Attorno a queste grandi aziende è sorto un indotto di oltre un migliaio di micro aziende che producono i semilavorati necessitanti per le varie produzioni. La forza lavoro giunse ad impiegare circa 5.000 giovani tra laureati e diplomati. – Abbiamo la fortuna che in Italia (e al sud in modo particolare) esiste un centro di elevata specializzazione … manteniamo ed incoraggiamo questa attività. Trasferirla in Lombardia … significa affondarla, almeno a mio parere.
Ciao d/ b , ecco quanto appena letto su facebook
"Stop the brain drain", fermare la fuga dei cervelli. O almeno provare a rendere la Sicilia un posto in cui restare e invertire quella tendenza che vede emigrare ogni anno circa 10.000 persone, di cui il 40% sono giovani.
Sabrina D'Andrea e Martina Ferracane sono due ragazze siciliane, si sono incontrate all'European University Institute di Firenze, dopo aver vissuto, studiato e lavorato all'estero, e si sono riconosciute nello stesso destino e nello stesso sogno: creare una Sicilian Valley che riesca a trattenere il capitale umano nella loro terra.
Sabrina ha appena terminato un dottorato in legge, più precisamente in diritto sociale, ed è interessata al mondo del terzo settore e alle questioni di sviluppo sostenibile, Martina è una maker e startupper, nel 2015 ha fondato il FabLab Western Sicily, un'associazione che promuove l'educazione digitale creativa nelle scuole siciliane e un paio di anni dopo ha co-fondato una startup che offre soluzioni di stampa 3D al settore odontoiatrico.
8 minuti fa, mariellasikelia ha scritto:Ciao d/ b , ecco quanto appena letto su facebook
"Stop the brain drain", fermare la fuga dei cervelli. O almeno provare a rendere la Sicilia un posto in cui restare e invertire quella tendenza che vede emigrare ogni anno circa 10.000 persone, di cui il 40% sono giovani.
Sabrina D'Andrea e Martina Ferracane sono due ragazze siciliane, si sono incontrate all'European University Institute di Firenze, dopo aver vissuto, studiato e lavorato all'estero, e si sono riconosciute nello stesso destino e nello stesso sogno: creare una Sicilian Valley che riesca a trattenere il capitale umano nella loro terra.
Sabrina ha appena terminato un dottorato in legge, più precisamente in diritto sociale, ed è interessata al mondo del terzo settore e alle questioni di sviluppo sostenibile, Martina è una maker e startupper, nel 2015 ha fondato il FabLab Western Sicily, un'associazione che promuove l'educazione digitale creativa nelle scuole siciliane e un paio di anni dopo ha co-fondato una startup che offre soluzioni di stampa 3D al settore odontoiatrico.
La cosiddetta "fuga di cervelli" la fermi solo in un modo: impostando (e costringere ad accettare) regole di meritocrazia; non c'è niente di peggio per una persona non vedere riconosciuto il proprio merito. E aggiungo che non serve altro: neanche la scarsità di lavoro è altrettanto deleteria. Che poi, in un posto dove la meritocrazia c'è davvero, il lavoro ce ne sarebbe quanto basta e avanza.
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Inviata
Da quello che ho capito, pare che ci sia una "guerra" Nord-Sud per accaparrarsi l'investimento (di Intel, se non ho capito male). Da italiano dico: chi se ne frega delle guerre interne, portiamo l'investimento in Italia, dopo faremo a coltellate tra di noi, ma prioritariamente non dobbiamo farci sfuggire l'occasione. Le guerre, in questo caso, non dobbiamo farle contro qualcuno, ma contro noi stessi, contro la nostra indolenza, contro il nostro rifiuto di voler progredire e di lottare per ottenere il nostro benessere, aspettando sempre che qualcuno ce lo porti qui. Per il benessere si deve essere anche disposti ad andare altrove, se necessario, senza aspettare che lo portino sotto alle finestre di casa nostra. Detto questo, ritengo che sia una molto buona notizia che a Catania ci sia un polo industriale così avanzato e speriamo che cresca.
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