Signora Cetriolo si rassegni !
Iniziata da
wronschi,
4 messaggi in questa discussione
La Costituzione vieta la propaganda fascista ...non quella COMUNISTA.
6 ore fa, wronschi ha scritto:La Costituzione vieta la propaganda fascista ...non quella COMUNISTA.
non tralasciando il fatto che noi abbiamo avuto il fascismo congiunto al nazismo, mentre l'altro era in casa d'altri...e che Berlinguer nel 69' si "permise" di dissociarsi dal documento di breznev....
Da molto tempo non si sentivano discorsi appassionati e unitari come abbiamo sentito oggi a Roma.
Ci voleva proprio questo gesto vandalico dei farabutti fascisti per stimolare di nuovo il mondo del lavoro.
Chissà se di tornerà a sentire il bisogno di agire unitariamente, da troppo tempo l'indifferenza la faceva da padrona tra i lavoratori, e aggiungiamo pure, tra i pensionati.
Questo è un momento particolare, la politica, quella SERIA, ONESTA, quella che mette al PRIMO POSTO L'UOMO, sembra stia perdendo i colpi a favore di quella che vorrebbe fare star bene sempre di più chi è già BENESTANTE, vediamo la destra che è a favore degli EVASORI, dei LAZZARONI e dei MAFIOSI, agevolata pure da gruppi che con il pretesto di combattere il green pass, portano in piazza questi facinorosi fascisti.
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Inviata
povero vecchiopero..quando la demenza senile si fa sentire:pensa ai "tuoi" crimini!!
Impossibile separare stalinismo e comunismo
Sulla base della risoluzione del 2019 la comoda distinzione tra “stalinismo” e “comunismo” non risulta più possibile. È quella distinzione infatti che ha consentito finora a tante forze politiche e culturali di lucrare su una presunta differenza morale e storica tra stalinismo e comunismo, grazie alla quale si poteva, e si doveva, condannare il nazismo assolvendo il comunismo che nulla, secondo questa opinione , aveva a che fare con lo stalinismo. Nella risoluzione, invece, quasi sempre la parola “stalinismo” è accompagnata e usata insieme a “comunismo”.
Comunismo, il partito della falsificazione
Ugualmente – soprattutto a livello di mass media – è ancora ben presente, nel nostro Paese, il partito della falsificazione, dei due pesi e due misure rispetto ai crimini nazisti e a quelli comunisti. Ha scritto Stéphane Courtois (in premessa a Il libro nero del comunismo) “focalizzarsi sul genocidio ebraico nel tentativo di caratterizzare l’Olocausto come un’atrocità unica (…) ha impedito la valutazione di altri episodi di grandezza paragonabile nel mondo comunista”. Da qui bisogna ripartire per una grande battaglia di verità e di giustizia. Per arrivare finalmente ad una Norimberga del comunismo, in grado di fare chiarezza e corretta informazione storica sui milioni di vittime provocate dai regimi che ad esso si ispirarono e su chi di quelle morti fu il responsabile diretto o il complice, con i suoi silenzi ed il suo giustificazionismo. A 65 anni dall’invasione dell’Ungheria, ennesimo esempio della barbarie comunista, di un regime – per dirla ancora con Courtois – che ha eretto il crimine di massa in vero sistema di governo
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