I draghi tedeschi portano il salario minimo a 12 euro/l'ora!!

8 ore fa, fosforo311 ha scritto:

Più in generale io prevedo che nella green economy calerà drasticamente il commercio mondiale.

Questa direi che va segnalata con urgenza allo psichiatra. Fa coppia con le decine di telefonate che Conte ha fatto a Merkel e Von der Leyen.

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43 messaggi in questa discussione

anni '70, quando i cortei si  facevano per cose serie, fra i tanti slogan c'era "lavoriamo meno lavoriamo tutti"

nel mio settore si lavorava 6 ore al giorno per sei giorni, 52 gg tra ferie/permessi.

adesso scandirei anche un altro slogan "spendiamo meno , spendiamo meglio" 

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sig fosforo l'ultima parte del suo post farà sobbalzare i marittimi e cercheranno di frenare la corsa alle "navicelle elettriche". Ekkekaxzo prima il lavoro, poco ma prima il lavoro.

Comunque cerchi di tranquillizarsi, non vedremo, ne io ne lei, la transizione immediata all'energia verde, passeranno anni ed anni prima che le energie fossili e nucleari, nel mondo, vengano smesse.

E' sempre il Dio denaro che dispone e dà ordini.

 

 

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44 minuti fa, ilsauro24ore ha scritto:

Di cosa delira oggi il cialtronissimo peracottaro seriale fosforo31?

Del Paese serio che è la Germania, di Keynes e di disuguaglianza galoppante,

Risulta palese che il cialtronissimo peracottaro seriale fosforo31 blatera intorno a cose di cui non ha minima contezza.

Saurino pane e vino non perde occasione per tacere e sceglie uno degli esempi più sbagliati che poteva scegliere: la Germania. Dove il lavoro forse è più flessibile che da noi, ma vorrei vedere dati aggiornati e tenere conto di casi come questo:

https://www.avvenire.it/economia/pagine/la-flessibilita-in-germania-adesso-la-decide-il-lavoratore

Più in generale, bisognerebbe tenere conto del ben diverso contesto economico e sociale. E del welfare. Non a caso i tedeschi hanno alzato il loro salario minimo a 12 euro l'ora. In Italia, se non erro, il salario minimo non esiste proprio (vergogna!) e a Confindustria e ai suoi servi politici viene l'orticaria davanti alla proposta del M5s di introdurlo a 9 euro. In Germania il reddito minimo garantito prevede una base di 432 euro (389 euro a testa per le coppie in difficoltà, più 250/328 euro a figlio a seconda dell'età), più la totale copertura sanitaria, più l'affitto e il riscaldamento. In città come Monaco di Baviera vengono erogati fino a 640 euro al mese per l'affitto di un assistito!

https://www.ilfattoquotidiano.it/2020/11/09/riforma-reddito-di-cittadinanza-catalfo-ruolo-cruciale-nella-pandemia-ora-legarlo-a-costi-affitto-come-funziona-in-germania/5997330/

Saurino pane e vino parla di disuguaglianza senza menzionare il coefficiente di Gini. Come se Draghi parlasse di crescita senza menzionare il PIL. Dall'ultimo CIA World Factbook 2021 risulta che in Europa (UE e non) solo 5 paesi hanno un Gini maggiore del nostro (ovvero una disuguaglianza economica maggiore nella popolazione): Bulgaria, Montenegro, Lituania, Serbia e Romania. Bella roba. Segue l'Italia con 35,9 (valore percentuale aggiornato al 2017) mentre la Germania è ben lontana con 31,9 (2016). E allora di cosa parla Saurino? Parla, come al solito, di cose di cui non ha la benché minima contezza. 

https://www.cia.gov/the-world-factbook/field/gini-index-coefficient-distribution-of-family-income/country-comparison

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3 ore fa, ahaha.ha ha scritto:

sig fosforo l'ultima parte del suo post farà sobbalzare i marittimi e cercheranno di frenare la corsa alle "navicelle elettriche". Ekkekaxzo prima il lavoro, poco ma prima il lavoro.

Comunque cerchi di tranquillizarsi, non vedremo, ne io ne lei, la transizione immediata all'energia verde, passeranno anni ed anni prima che le energie fossili e nucleari, nel mondo, vengano smesse.

E' sempre il Dio denaro che dispone e dà ordini.

In effetti, egregio  i portuali di Trieste e degli altri porti più che del green pass farebbero molto meglio a preoccuparsi dei robot che entro un decennio li sostituiranno quasi completamente. Il processo è già in corso da tempo. Per es. il terzo dei più importanti terminali per container del porto di Amburgo, quello di Altenwerder, nel quale transitano annualmente il quadruplo dei container dell'intero porto di Trieste, è completamente automatizzato. In un'area grande quanto 30 campi di calcio sono spariti i portuali. E se entra qualcuno, scatta il sistema di sicurezza che blocca l'impianto per evitare incidenti:

http://www.intercomp.it/il-futuro-dell-automazione-quale-sara-il-posto-dell-uomo/

Oggi il trasporto marittimo copre ben l'80% del commercio mondiale (espresso in volume metrico delle merci). La crescita vertiginosa degli ultimi 3 decenni ha fatto la fortuna di porti strategici come quello di Trieste.  Purtroppo, l'inevitabile e progressiva automazione del lavoro (nei porti e sulle navi) e la probabile crisi del commercio mondiale che sul lungo periodo accompagnerà la green economy, gettano grosse ombre sulle prospettive occupazionali di medio e lungo periodo in questo settore. 

L'ingenuo e disinformato, oltre che maleducato, SAURINO pane e vino dice che ho bisogno dello psichiatra per queste mie previsioni. Allora ne hanno bisogno anche gli esperti dell'OCSE il quali paventano (testuale) che IL CAMBIAMENTO CLIMATICO PUÒ DISTRUGGERE IL COMMERCIO.  Questo già solo per le conseguenze naturali e dirette del riscaldamento globale. Ma sottolineano come ancora più importanti gli effetti indiretti che si prevede faranno diminuire la produttività e tutti i fattori produttivi (lavoro, terra, capitale). Determinando in definitiva perdite economiche e una DECRESCITA NEL VOLUME DEL COMMERCIO MONDIALE. In verità, forse anche gli esperti dell'OCSE dovrebbero correre dallo psichiatra, insieme a Saurino, perché subito dopo aggiungono che il cambiamento climatico potrebbe anche avere un impatto economico positivo sul commercio marittimo per effetto della potenziale apertura di nuove rotte navali nel Mare Artico in seguito allo scioglimento dei ghiacci, sebbene a costo - precisano - di una "degradazione dell'ambiente". Roba da matti! Questi economisti dell'OCSE non hanno idea di quale sarebbe il costo, per il pianeta e l'umanità intera, dello scioglimento dei ghiacci artici!

https://www.oecd.org/trade/topics/trade-and-the-environment/

Tornando a noi, egregio - mentre Saurino prenota la sua brava visita psichiatrica - temo che tu abbia ragione nel dire che non faremo in tempo a vedere la transizione all'economia verde. Nel 2009 un importante studio americano affermava la fattibilità tecnica (con le tecnologie del 2009) ed economica di una conversione energetica globale e totale alle fonti rinnovabili entro il 2030. E ipotizzava che l'ostacolo maggiore a questo processo epocale e virtuoso sarebbe stata la mancanza di volontà politica, essendo i decisori politici condizionati da potentissime lobby (es. le multinazionali del petrolio, del gas, dell'acciaio, del cemento, etc.)  danneggiate dall'abbandono dei combustibili fossili. In effetti oggi siamo in forte ritardo e possiamo escludere che l'obbiettivo venga raggiunto entro il 2030. Per il 2050 l'UE si è posta il traguardo della neutralità climatica, ovvero azzerare le sue emissioni nette di gas serra, dove queste emissioni nette terrebbero conto anche della cattura della CO2 nei processi industriali e in seguito alla riforestazione. Traguardo difficilissimo, ma anche raggiungendolo resterebbero le emissioni del resto del mondo che ha fissato per lo più obbiettivi più lontani e/o meno ambiziosi o non ne ha ancora fissati. Vedremo se arriveranno novità dalla COP26 di Glasgow che inizierà a fine mese. In ogni caso io oggi devo condividere il tuo scetticismo, lasciando solo una porticina aperta alla speranza, peraltro legata al verificarsi di eventi tutt'altro che auspicabili e positivi. Avrai certo notato che in questo 2021 c'è stato un significativo balzo, direi senza precedenti sebbene ancora insufficiente, nello spazio sui media e nella presa di coscienza della gente e dei politici sul problema del cambiamento climatico. Ormai i negazionisti del riscaldamento globale e della sua origine antropica sono quasi spariti (non del tutto ma oggi sono per lo più soggetti da manicomio) mentre fino a pochi anni fa abbondavano, c'erano pure alcuni scienziati. Ancora nel 2009 il centrodestra berlusconiano presentava in Senato una mozione negazionista (prima firma sen. Dell'Utri). Cosa ha determinato questa piccola svolta? Semplice: i tragici eventi climatici estremi che nel 2021 hanno colpito il ricco Occidente (se si fossero verificati nel Sud del mondo quasi nessuno ci avrebbe fatto caso). In particolare l'ondata di calore sul Canada e sugli USA nord-occidentali (temperature fino a 50°C, 800 morti accertati, 1200 stimati) e l'alluvione in Germania, Olanda e Belgio (150 mm di pioggia in 12 ore, decine di edifici crollati come in un terremoto, 240 morti). Magari è stato un anno particolarmente sfortunato, ma i climatologi concordano nel prevedere che la frequenza sul medio e sul lungo periodo di simili eventi estremi è destinata ad aumentare. E allora chi lo sa: se aumenterà più del previsto, la transizione verde e l'archiviazione delle fonti fossili potrebbero arrivare prima del previsto. Come per un forte bevitore che si sottopone a ecografia, vede il fegato ingrossato di brutto e si decide a smettere subito di bere. 

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Il cialtronissimo peracottaro seriale fosforo31 vaneggia di Bulgaria, Montenegro, Lituania, Serbia e Romania. Ricordo al cialtronissimo peracottaro seriale fosforo31 che stiamo parlando di quello che lui ha scritto nel post del giorno 16 ottobre 2021, alle ore 13.19: in Germania i lavoratori lavorano in media 7 ore in meno la settimana rispetto agli italiani. E hanno una produttività oraria maggiore, anche perché lavorando meno ci si stanca meno e si lavora meglio. Inoltre si ha più tempo libero e le attività del tempo libero migliorano la salute psicofisica e sono un motore dell'economia. Quando si dice che la Germania è un paese serio. Ma c'è poco da fare, tutti gli altri paesi dovranno adeguarsi tagliando drasticamente gli orari di lavoro. Lo aveva previsto Keynes già negli anni '30. L'automazione del lavoro e l'intelligenza artificiale oggi non offrono altra scelta. Lavorare meno per lavorare tutti, o avremo un futuro nero, nerissimo, di disuguaglianza galoppante e sfascio della società. 

Nel Paese serio si lavora meno ore rispetto all'Italia per effetto di part-time employement e mini-job, non per avere più tempo libero per migliorare la salute psicofisica o per compiacere Keynes. Repetita iuvant:

part-time workers and mini-jobbers contributed to the drastic increases in inequality of hourly wages, earnings and household income during the 2000s

Capito?

Lavorare meno ore in Germania ci azzecca con Keyens esattamente quanto il cialtronissimo peracottaro seriale fosforo31 ci azzecca con l'intelligenza.

E parlando di equità e giustizia sociale, nel Paese serio ci sono diversi problemi. In caso di dubbi, vedere

https://www.europeanceo.com/finance/why-germanys-gender-pay-gap-is-one-of-the-widest-in-europe/

oppure

https://www.thelocal.de/20171214/wage-inequality-in-germany-now-at-same-level-as-a-century-ago-report/

Anche questo contributo

https://www.degruyter.com/document/doi/10.1515/jbnst-2018-0013/html

è interessante: our results suggest that between 10 and 30% of the increase in male earnings inequality and 37 to 47% of the increase in female earnings inequality can be explained by changes in working hours

Se fosse vivo, chissà cosa penserebbe Keynes del Paese serio?

 

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Ecco quello che ha delirato il cialtronissimo peracottaro seriale fosforo31 nel post del giorno 17 ottobre 2021 (ore 04.16): più in generale io prevedo che nella green economy calerà drasticamente il commercio mondiale.

Il cialtronissimo peracottaro seriale fosforo31 blatera di green economy.

A supporto del suo delirio, il cialtronissimo peracottaro seriale fosforo31 tira in ballo gli esperti dell'OCSE: i quali paventano (testuale) che IL CAMBIAMENTO CLIMATICO PUÒ DISTRUGGERE IL COMMERCIO. 

Il cialtronissimo peracottaro seriale fosforo31 parla di green economy, gli esperti dell'OCSE di cambiamento climatico.

Prima ancora che dello psichiatra, il cialtronissimo peracottaro seriale fosforo31 ha bisogno dell'insegnante di sostegno.

Quasi dimenticavo: gli esperti dell'OCSE dove hanno scritto che il cambiamento climatico può distruggere il commercio?

 

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Il 17/10/2021 in 17:12 , ilsauro24ore ha scritto:

Nel Paese serio si lavora meno ore rispetto all'Italia per effetto di part-time employement e mini-job, non per avere più tempo libero per migliorare la salute psicofisica o per compiacere Keynes.

 

Il 17/10/2021 in 17:23 , ilsauro24ore ha scritto:

gli esperti dell'OCSE dove hanno scritto che il cambiamento climatico può distruggere il commercio?

Come di consueto, Saurino pane e vino spinge "a filo di gas" i suoi stanchi neuroni: forse dovrebbe provare un "carburante" migliore del Tavernello, per esempio un buon corso di Logica. Per la scelta può rivolgersi al prof. Odifreddi, nonché per chiedergli lumi su Amartya Sen e per farsi spiegare come si viveva bene in Italia nel 1970. Ma può spiegarglielo anche il prof. Parisi che"il PIL cattura la quantità ma non la qualità della crescita". A ben riflettere, potrebbe spiegarglielo anche il mio barbiere. Questo pigro quanto poco educato forumista non riflette, non analizza, non approfondisce, si limita alla superficie e al senso letterale di quello che pesca in Rete cercando per lo più a casaccio. In Germania il lavoro sarà anche più flessibile che da noi e della media europea, ma la flessibilità lavorativa è un concetto ampio che include numerose tipologie di rapporti di lavoro e che non prevede necessariamente le accezioni negative che ha in Italia. Dove troppo spesso si accompagna a precarietà, instabilità e discontinuità del lavoro e a lavoro sottopagato e per molti sfortunati perfino alla stabilizzazione della precarietà.  Il part time e i minijob sono più diffusi in Germania? E qual è il problema, Saurino? Non per questo la Germania diventa un paese poco serio come l'Italia (di oggi). I minijob tedeschi da 15 ore settimanali sono un'interessante possibilità di arrotondare il budget familiare per milioni di studenti, pensionati e casalinghe, e di secondo lavoro per altri. Spesso sono lavori socialmente utili (es. *** agli anziani o ai bambini) e abbattono il lavoro nero e il tasso di disoccupazione. A Keynes non interessava tanto l'equa distribuzione delle ore lavorative  in un sistema produttivo dominato dalle macchine, quanto il portare "pane", cioè reddito, a tutti: ...dovremo adoperarci a far parti accurate di questo "pane" affinché il poco lavoro che ancora rimane sia distribuito tra quanta più gente possibile. E auspicava proprio le 15 ore settimanali, figuriamoci se avrebbe condannato a priori i minijobs tedeschi o il part time che in Italia può arrivare a 30 ore e oltre. Avrebbe criticato semmai le 7 ore settimanali in più lavorate in media dagli italiani rispetto ai tedeschi (sulle quali incidono anche i contratti a tempo pieno) ma soprattutto la strana concomitanza di questo dato con i ben 18 punti in meno dell'Italia nel tasso di occupazione (58,1% contro 76,2% della Germania, peggio di noi nell'UE a 27 solo la Grecia con 56,3%, fonte Eurostat 2020). La comparazione di questi dati, insieme a quello dell'incidenza dei contratti atipici e a quello del PIL pro capite (che in Germania supera il nostro di oltre un terzo), conduce alla logica conclusione che molto probabilmente in Germania gli atipici vengono trattati meglio o molto meglio che da noi. Infatti da noi molti disoccupati rifiutano i lavori atipici e precari perché li considerano una forma di sfruttamento che non schiude prospettive, mentre i disoccupati della ricca Germania li accettano spesso e volentieri. La conclusione è corroborata anche dalla comparazione del coefficiente di Gini che indica una distribuzione del reddito familiare  assai più equa in Germania che da noi (che siamo al livello di Serbia e Romania). La Germania, paese serio, non solo distribuisce più "pane" di noi (PIL pro capite) con meno ore lavorate ma più produttive, ma lo distribuisce in modo assai più equo tra le famiglie. Ed esattamente al contrario di quanto pensa il superficiale Saurino, a questa maggiore equità distributiva contribuiscono anche i lavori part time e i minijobs che spesso in Germania arrotondano l'household income. Dunque Keynes oggi non avrebbe il minimo dubbio nell'assegnare il primato della serietà alla Germania e nel condannare l'Italia che spreme e sfrutta i lavoratori, non ha salario minimo e mette in discussione perfino il reddito di cittadinanza.

Gli esperti dell'OCSE, nella pagina che riallego, hanno scritto (enfatizzandolo in grassetto): 

Consequences from climate change can disrupt trade.

https://www.oecd.org/trade/topics/trade-and-the-environment/

Orbene, in un certo senso io sono stato meno pessimista dell'OCSE nel prevedere che nella green economy  calerà drasticamente il commercio mondiale. Un "calo drastico" è meno di un crollo e nel linguaggio economico corrente un calo intorno al 10% di indicatori come PIL, produzione industriale etc., viene già definito "crollo" e getta nel panico i mercati (viviamo in un sistema perverso e poco resiliente). Ma "distruggere" o "disintegrare" (disrupt), è perfino peggio che crollare. Inoltre è chiaro che la transizione energetica e l'affermazione della  green economy saranno per l'appunto conseguenze del cambiamento climatico. Senza il quale e senza i paletti fissati dalla COP21 di Parigi non ci sarebbe nessuna urgenza di convertirci alle rinnovabili. Ma guai se il commercio mondiale crollasse per conseguenza diretta del cambiamento climatico, come paventa l'OCSE. Per es. se il traffico marittimo andasse a picco perché le grandi città portuali vengono sommerse in seguito allo scioglimento delle calotte glaciali e della dilatazione termica degli oceani. Vorrebbe dire che la green economy ha platealmente e tragicamente fallito nel suo compito di arginare il global warming e che l'umanità deve prepararsi, nella migliore delle ipotesi, a tornare all'alto medioevo, altro che 1750! In ogni caso il riscaldamento globale aumenterà finché la specie umana non smetterà di emettere gas serra. Dopodiché ci vorranno secoli per ripristinare il clima preindustriale. Sarà il male minore, e se razionalmente indirizzato avrà anche elementi positivi, la DECRESCITA, del commercio  e di molto altro, inevitabile conseguenza della svolta energetica e del cambio di modello economico. Perché, come ho già scritto in altra discussione, LA CRESCITA NON E' SOSTENIBILE. In modo particolare non è sostenibile il traffico marittimo che oggi supporta, come ricorda l'OCSE, ben l'80% (in volume metrico) del commercio mondiale. Le navi, specie quelle di medie e grandi dimensioni, sono problematiche da elettrificare. La propulsione a fuel celle a idrogeno, e ancora di più quella elettrica a batteria, soffrono oggi di pesanti limitazioni relative alla potenza, alla velocità di crociera, alla capacità di carico e all'autonomia. L'unica alternativa a basse emissioni sarebbe la propulsione nucleare. Ma è troppo costosa per le navi mercantili ed è impensabile mettere in acqua centinaia o migliaia di reattori nucleari flottanti e affidarli a equipaggi di poche decine di persone. Per giunta ciascuna di questi navi andrebbe costantemente scortata, come minimo da una fregata, per proteggerla non solo dai pirati ma anche dai terroristi e forse anche da qualche Stato canaglia. Naturalmente è anche impensabile disarmare in poco tempo le attuali ipertrofiche  portacontainer e navi da crociera, costate centinaia di milioni di dollari ciascuna. Probabilmente viaggeranno in una fase di transizione con la zavorra di pesanti e crescenti carbon tax. Ma è chiaro che sul lungo periodo verranno a scarseggiare i container da trasportare da un continente all'altro, e forse anche i crocieristi. Nella green economy non verrà solo ridimensionata la produzione energetica e quella di altri importanti settori climalteranti, come l'acciaio, le plastiche tradizionali e il cemento. Bisognerà ridimensionare un po' tutto, perfino i consumi alimentari nei paesi ricchi (i bovini sono una fonte di emissione di metano) e  soprattutto il consumo di acqua dolce. In altra discussione si segnala che il colosso Volkswagen si prepara alla transizione elettrica tagliando 30.000 dipendenti, ed è solo l'inizio. Ovvio: un'auto elettrica è assai più semplice da assemblare di un'auto tradizionale. Il motore elettrico è semplicissimo, minimi problemi di dissipazione termica e insonorizzazione, il cambio ridotto all'osso (riduttore fisso più retromarcia), perfino la carrozzeria è semplificata (non servono le prese d'aria, fastidiose sotto l'aspetto estetico e aerodinamico). Ed è anche ridotta all'osso la manutenzione: non è difficile prevedere che a regime 3 officine di meccanici su 4 dovranno chiudere. Come chiuderanno tutti i distributori di benzina, gasolio e GPL. Ho scritto più volte che sarà necessario intervenire anche sul peso e i consumi delle stesse auto elettriche, almeno finché non si troveranno e industrializzeranno materiali alternativi, più economici e meno inquinanti, per le batterie. A regime circoleranno assai meno auto private (e più mezzi pubblici, energeticamente assai più efficienti), saranno più leggere, più spartane, più parche nei consumi e meno performanti delle vetture attuali. Naturalmente il tutto avverrà in concomitanza con l'ulteriore espansione dell'automazione e con il boom dell'A.I. in pressoché tutti i settori produttivi e nel terziario. Si lavorerà meno, si produrrà meno, si consumerà meno (ma si riuserà e riciclerà molto di più) e in definitiva calerà il reddito. Dunque crolleranno la domanda di merci e il commercio, specie quello internazionale, le economie saranno più chiuse, si ridimensionerà finalmente la finanza rispetto all'economia reale. Finalmente innumerevoli parassiti da scrivania, incravattati che muovono cifre a molti zeri senza produrre un chiodo, passeranno all'agricoltura, attività assai più nobile e assai meno penalizzata dalla transizione ecologica, anche perché inerisce intrinsecamente all'ecologia. 

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Il cialtronissimo peracottaro seriale fosforo31, come consolidata consuetudine, continua imperterrito a delirare. Tira in ballo ballo tutto e il contrario di tutto, l'importante è non parlare di quello di cui si parla.

Mi pregio pertanto di ricordare al cialtronissimo peracottaro seriale fosforo31 quello di cui stiamo parlando.

MEMORANDUM NUMERO 1. Non stiamo parlando di Amartya Sen, non stiamo parlando di Piergiorgio Odifreddi e non stiamo parlando di Giorgio Parisi.

Stiamo parlando di quello che il cialtronissimo peracottaro seriale fosforo31 ha delirato nel post del giorno 16 ottobre 2021 (ore 13.19): in Germania i lavoratori lavorano in media 7 ore in meno la settimana rispetto agli italiani. E hanno una produttività oraria maggiore, anche perché lavorando meno ci si stanca meno e si lavora meglio. Inoltre si ha più tempo libero e le attività del tempo libero migliorano la salute psicofisica e sono un motore dell'economia. Quando si dice che la Germania è un paese serio. Ma c'è poco da fare, tutti gli altri paesi dovranno adeguarsi tagliando drasticamente gli orari di lavoro. Lo aveva previsto Keynes già negli anni '30. L'automazione del lavoro e l'intelligenza artificiale oggi non offrono altra scelta. Lavorare meno per lavorare tutti, o avremo un futuro nero, nerissimo, di disuguaglianza galoppante e sfascio della società

Il cialtronissimo peracottaro seriale fosforo31 si schianta contro la realtà raccontata CON METODO SCIENTIFICO da ECONOMISTI, non da frequentatori di barbershop. Roba che è possibile leggere su

https://www.degruyter.com/journal/key/jbnst/html

non su Avvenire, infosannio oppure Il Fatto Quotidiano.

Purtroppissimo per il cialtronissimo peracottaro seriale fosforo31, risulta che:

1 - nel Paese serio chiamato Germania si lavora meno ore rispetto all'Italia per effetto di part-time employement e mini-job, non per avere più tempo libero per migliorare la salute psicofisica o per compiacere Keynes. Contrariamente a quanto ragliato dal cialtronissimo peracottaro seriale fosforo31, nel Paese serio chiamato Germania si lavora meno ore rispetto all'Italia per effetto di part-time employement e mini-job, non per avere più tempo libero per migliorare la salute psicofisica o per compiacere Keynes;

2 - nel Paese serio chiamato Germania lavorare meno ore rispetto all'Italia ha comportato UN AUMENTO della disuguaglianze. Contrariamente a quanto ragliato dal cialtronissimo peracottaro seriale fosforo31, nel Paese serio chiamato Germania lavorare meno ore rispetto all'Italia ha comportato UN AUMENTO della disuguaglianze.

MEMORANDUM NUMERO 2. Il cialtronissimo peracottaro seriale fosforo31 ha  tirato in ballo gli esperti dell'OECD. Ricordo al cialtronissimo peracottaro seriale fosforo31 che stiamo parlando di quanto da lui delirato nel post del giorno 17 ottobre 2021 (ore 02.16): 

più in generale io prevedo che nella green economy calerà drasticamente il commercio mondiale.

Gli esperti dell'OECD non dicono affatto che nella green economy calerà drasticamente il commercio mondiale. A dire questo, unico bipede sulla faccia di questo pianeta, è il cialtronissimo peracottaro seriale fosforo31. Mi permetto di suggerire al cialtronissimo peracottaro seriale fosforo31 a rivolgersi con estrema sollecitudine al suo psichiatra.

Detto questo, faccio sommessamente presente che gli esperti dell'OECD scrivono:

direct consequences of climate change on trade could come from more frequent extreme weather events and rising sea levels. Supply, transport and distribution chains infrastructure are likely to become more vulnerable to disruptions due to climate change. Maritime shipping, which accounts for around 80% of global trade by volume, could experience negative consequences, for instance from more frequent port closures due to extreme events. More importantly, climate change is expected to decrease the productivity of all production factors (i.e. labor, capital and land), which will ultimately result in output losses and a decrease in the volume of global trade.

At the same time, there could also be positive economic impacts on maritime shipping through the potential further opening of Arctic shipping routes, albeit at the cost of environmental degradation.

Prima ancora che di uno psichiatra serio, il cialtronissimo peracottaro seriale fosforo31 ha bisogno che l'insegnante di sostegno gli spieghi il significato e l'uso del verbo modale COULD.

L'insegnante di sostegno dovrà inoltre spiegare al cialtronissimo peracottaro seriale fosforo31 il significato di DISRUPT

https://www.oxfordlearnersdictionaries.com/definition/english/disrupt?q=disrupt

disrupt something : to make it difficult for something to continue in the normal way 

disrupt something (business) : to cause significant change in an industry or market by means of innovation (= new ideas or methods)

Il cialtronissimo peracottaro seriale fosforo31 traduce la forma verbale DISRUPT con DISTRUGGERE, aggiungendo la lingua inglese alla lista delle materie di cui il  cialtronissimo peracottaro seriale fosforo31 non ha contezza alcuna.

STATT CITT, STRUNZ, E CHIAMA LO PSICHIATRA!

Modificato da ilsauro24ore

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Il 19/10/2021 in 12:14 , ilsauro24ore ha scritto:

Il cialtronissimo peracottaro seriale fosforo31, come consolidata consuetudine, continua imperterrito a delirare. Tira in ballo ballo tutto e il contrario di tutto, l'importante è non parlare di quello di cui si parla.

Mi pregio pertanto di ricordare al cialtronissimo peracottaro seriale fosforo31 quello di cui stiamo parlando.

MEMORANDUM NUMERO 1. Non stiamo parlando di Amartya Sen, non stiamo parlando di Piergiorgio Odifreddi e non stiamo parlando di Giorgio Parisi.

Stiamo parlando di quello che il cialtronissimo peracottaro seriale fosforo31 ha delirato nel post del giorno 16 ottobre 2021 (ore 13.19): in Germania i lavoratori lavorano in media 7 ore in meno la settimana rispetto agli italiani. E hanno una produttività oraria maggiore, anche perché lavorando meno ci si stanca meno e si lavora meglio. Inoltre si ha più tempo libero e le attività del tempo libero migliorano la salute psicofisica e sono un motore dell'economia. Quando si dice che la Germania è un paese serio. Ma c'è poco da fare, tutti gli altri paesi dovranno adeguarsi tagliando drasticamente gli orari di lavoro. Lo aveva previsto Keynes già negli anni '30. L'automazione del lavoro e l'intelligenza artificiale oggi non offrono altra scelta. Lavorare meno per lavorare tutti, o avremo un futuro nero, nerissimo, di disuguaglianza galoppante e sfascio della società

Il cialtronissimo peracottaro seriale fosforo31 si schianta contro la realtà raccontata CON METODO SCIENTIFICO da ECONOMISTI, non da frequentatori di barbershop. Roba che è possibile leggere su

https://www.degruyter.com/journal/key/jbnst/html

non su Avvenire, infosannio oppure Il Fatto Quotidiano.

Purtroppissimo per il cialtronissimo peracottaro seriale fosforo31, risulta che:

1 - nel Paese serio chiamato Germania si lavora meno ore rispetto all'Italia per effetto di part-time employement e mini-job, non per avere più tempo libero per migliorare la salute psicofisica o per compiacere Keynes. Contrariamente a quanto ragliato dal cialtronissimo peracottaro seriale fosforo31, nel Paese serio chiamato Germania si lavora meno ore rispetto all'Italia per effetto di part-time employement e mini-job, non per avere più tempo libero per migliorare la salute psicofisica o per compiacere Keynes;

2 - nel Paese serio chiamato Germania lavorare meno ore rispetto all'Italia ha comportato UN AUMENTO della disuguaglianze. Contrariamente a quanto ragliato dal cialtronissimo peracottaro seriale fosforo31, nel Paese serio chiamato Germania lavorare meno ore rispetto all'Italia ha comportato UN AUMENTO della disuguaglianze.

MEMORANDUM NUMERO 2. Il cialtronissimo peracottaro seriale fosforo31 ha  tirato in ballo gli esperti dell'OECD. Ricordo al cialtronissimo peracottaro seriale fosforo31 che stiamo parlando di quanto da lui delirato nel post del giorno 17 ottobre 2021 (ore 02.16): 

più in generale io prevedo che nella green economy calerà drasticamente il commercio mondiale.

Gli esperti dell'OECD non dicono affatto che nella green economy calerà drasticamente il commercio mondiale. A dire questo, unico bipede sulla faccia di questo pianeta, è il cialtronissimo peracottaro seriale fosforo31. Mi permetto di suggerire al cialtronissimo peracottaro seriale fosforo31 a rivolgersi con estrema sollecitudine al suo psichiatra.

Detto questo, faccio sommessamente presente che gli esperti dell'OECD scrivono:

direct consequences of climate change on trade could come from more frequent extreme weather events and rising sea levels. Supply, transport and distribution chains infrastructure are likely to become more vulnerable to disruptions due to climate change. Maritime shipping, which accounts for around 80% of global trade by volume, could experience negative consequences, for instance from more frequent port closures due to extreme events. More importantly, climate change is expected to decrease the productivity of all production factors (i.e. labor, capital and land), which will ultimately result in output losses and a decrease in the volume of global trade.

At the same time, there could also be positive economic impacts on maritime shipping through the potential further opening of Arctic shipping routes, albeit at the cost of environmental degradation.

Prima ancora che di uno psichiatra serio, il cialtronissimo peracottaro seriale fosforo31 ha bisogno che l'insegnante di sostegno gli spieghi il significato e l'uso del verbo modale COULD.

L'insegnante di sostegno dovrà inoltre spiegare al cialtronissimo peracottaro seriale fosforo31 il significato di DISRUPT

https://www.oxfordlearnersdictionaries.com/definition/english/disrupt?q=disrupt

disrupt something : to make it difficult for something to continue in the normal way 

disrupt something (business) : to cause significant change in an industry or market by means of innovation (= new ideas or methods)

Il cialtronissimo peracottaro seriale fosforo31 traduce la forma verbale DISRUPT con DISTRUGGERE, aggiungendo la lingua inglese alla lista delle materie di cui il  cialtronissimo peracottaro seriale fosforo31 non ha contezza alcuna.

Constato con pietosa rassegnazione che il nostro Saurino pane e vino, perenne vittima del Tavernello e della sindrome di Aristotele, continua, con sprezzo del ridicolo, a farneticare sul nulla. Immerso nella confusione più totale, i suoi obbiettivi sembrano essere solo contraddire e insultare il sottoscritto. Come sempre del resto. E come sempre egli riesce a centrare solo e unicamente quello (di gran lunga) più facile. Riporto a beneficio dei forumisti seri il passaggio che questo mentecatto mi contesta da giorni come un disco rotto:

...in Germania i lavoratori lavorano in media 7 ore in meno la settimana rispetto agli italiani. E hanno una produttività oraria maggiore, anche perché lavorando meno ci si stanca meno e si lavora meglio. Inoltre si ha più tempo libero e le attività del tempo libero migliorano la salute psicofisica e sono un motore dell'economia. Quando si dice che la Germania è un paese serio. Ma c'è poco da fare, tutti gli altri paesi dovranno adeguarsi tagliando drasticamente gli orari di lavoro. Lo aveva previsto Keynes già negli anni '30. L'automazione del lavoro e l'intelligenza artificiale oggi non offrono altra scelta. Lavorare meno per lavorare tutti, o avremo un futuro nero, nerissimo, di disuguaglianza galoppante e sfascio della società.

Dopodiché invito i forumisti seri a fare il sacrificio di leggersi le farneticazioni di Saurino su questo passaggio. Scopriranno che non è riuscito a smentire nel merito NULLA. In realtà ci ha provato solo su un punto. E cioè quando ha scritto: nel Paese serio chiamato Germania si lavora meno ore rispetto all'Italia per effetto di part-time employement e mini-job. FALSO. Tuttalpiù avrebbe potuto scrivere "...anche per effetto di part-time, etc.". Infatti, è vero che in Germania i lavori non a tempo pieno sono, in cifre assolute, molto più numerosi che in Italia (anche perché probabilmente, come ho spiegato, molto più convenienti dal punto di vista del lavoratore). Però la Germania, a parte la popolazione nazionale maggiore, ha un tasso di occupazione molto più altro del nostro. Ma c'è di più. Secondo Trading Economics, autorevole sito di statistiche macroeconomiche, gli occupati a tempo pieno in Germania sono 28.847.700 su un totale di 44.575.000 occupati (gen.2021), pari cioè al 64,7%. In Italia i tempo pieno sono 14.306.067 su un totale di 22..520.670 occupati (dic.2020), pari cioè al 63,5%.

https://tradingeconomics.com/germany/full-time-employment

https://tradingeconomics.com/germany/employed-persons

https://tradingeconomics.com/italy/full-time-employment

https://tradingeconomics.com/italy/employed-persons

Banalmente il contributo di gran lunga maggiore al totale delle ore lavorate e alla media delle ore lavorate per ambedue i paesi viene proprio dagli occupati a tempo pieno, dato che sono la maggioranza e lavorano più ore degli altri. Ma, secondo il dato OCSE riportato dal Sole24ore, la media delle ore lavorate in Germania era 1360,4 l'anno per occupato, contro le 1719 ore dell'Italia. E allora come cavolo fa l'Italia ad avere il 26,4% in più delle ore lavorate per occupato rispetto alla Germania quando la sua percentuale degli occupati a tempo pieno sul totale degli occupati è minore di quella della Germania? Saurino rifletta su questo punto, si sprema le meningi e forse arriverà dopo alcune ore o giorni alla logica e forzata conclusione che gli avevo anticipato e a cui arriverebbe subito qualsiasi normodotato: questo si deve anche, anzi soprattutto, al fatto che in Germania i lavoratori a tempo pieno lavorano mediamente e sensibilmente meno ore dei corrispondenti lavoratori italiani. Chiaro, Saurino? Faccio anche notare al disinformato che il trend di crescita delle disuguaglianze è comune da tempo a moltissimi paesi, in Europa e nel mondo. Ma in base a questi grafici il coefficiente di Gini della Germania tra il 2011 e il 2017 è rimasto pressoché costante, mentre in Italia è cresciuto di quasi un punto e mezzo, muovendosi peraltro su valori costantemente maggiori di quello tedesco.

https://www.statista.com/statistics/872522/gini-index-score-of-germany/

https://www.statista.com/statistics/630472/gini-index-italy/

Riepilogando, la Germania ha un tasso di occupazione molto maggiore di quello dell'Italia, la percentuale dei lavoratori a tempo pieno è anch'essa maggiore, sebbene di poco, le ore medie lavorate per addetto sono molte meno, il tempo libero medio e la produttività media dei lavoratori tedeschi sono maggiori, il reddito pro capite è nettamente più alto e la distribuzione del reddito tra le famiglie tedesche è sensibilmente più equa (4 punti in meno nel coefficiente di Gini della Germania). Quindi di cosa blatera questo perditempo? Stai pur sicuro, Saurino, che se J.M. Keynes fosse tra noi, non esiterebbe un solo istante nel definire la Germania paese molto, ma molto, più serio e più efficiente dell'Italia sotto il profilo economico. 

Come è noto, oltre a essere assai poco educato, e se possibile ancora meno a suo agio con la logica, Saurino pane e vino è anche un baro e un falsario matricolato. Infatti gli esperti dell'OCSE nel titolo in grassetto del paragrafo da lui riportato usano la voce verbale CAN e non COULD:

Consequences from climate change can disrupt trade.

Dopodiché ipotizzano alcuni scenari altamente drammatici e catastrofici, per es. un'innalzamento del livello dei mari tale da causare addirittura la chiusura dei porti commerciali, e allora usano could. Ma allora è del tutto chiaro che per simili apocalittici scenari la traduzione più corretta di disrupt trade sarebbe proprio la mia: distruggere il commercio. Anche al di là della prassi del linguaggio economico, cui avevo fatto cenno, di enfatizzare ed esagerare le cose (es. un calo del 5% degli indici di Borsa o del PIL viene spesso definito "crollo", anche se non è un crollo ma un vistoso calo). Peraltro Saurino, esperto di copia e incolla, non conosce l'inglese. Altrimenti saprebbe che una possibilissima traduzione in senso figurato (analoga cioè al "crollo" della Borsa) di disrupt è per l'appunto distruggere. Come viene riportato nel mio ponderoso e autorevole Sansoni e nel primo dizionario on line che ho pescato:

https://context.reverso.net/traduzione/inglese-italiano/disrupt 

Gli esperti dell'OCSE dicono che le conseguenze del cambiamento climatico possono (possono, non "potrebbero") "distruggere", o meno enfaticamente "interrompere", "fermare" o "turbare" il commercio mondiale? Benissimo, la green economy è una delle conseguenze del cambiamento climatico, a mio avviso la conseguenza più favorevole ed auspicabile per il bene di tutti, ed io, che non sono l'OCSE e penso con la mia testa, dico che essa non distruggerà e non fermerà il commercio, ma ne causerà un drastico calo. In ogni caso molto meno drastico e drammatico di quello che accadrebbe negli scenari più distruttivi ipotizzati dall'OCSE e da tutti i climatologi seri nel caso in cui la svolta verde venisse elusa o ritardata. Naturalmente ho anche argomentato, in questa e altre discussioni, la mia tesi. Saurino replichi nel merito, se ne è capace, senza tirare in ballo l'OCSE, ente rispettabile in materia di analisi economiche ma che, per il momento e fino a prova contraria, in materie di clima ed economia verde non è la Bibbia.        

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Il cialtronissimo peracottaro seriale fosforo31 continua nel suo delirio logorroico, dovuto al grave disturbo psicotico che lo affligge.

Saltando di palo in frasca, il cialtronissimo peracottaro seriale fosforo31 intende che NON SI PARLI della scemenza che ha scritto nel post del giorno 16 ottobre 2021 (ore 13.19): in Germania i lavoratori lavorano in media 7 ore in meno la settimana rispetto agli italiani.

In Germania i lavoratori lavorano in media 7 ore in meno la settimana rispetto agli italiani per effetto delle ore lavoratte da coloro che NON SONO IMPIEGATE A TEMPO PIENO. Il cialtronissimo peracottaro seriale fosforo31 ignora evidentemente il concetto di MEDIA. Provveda pertanto a farselo spiegare dall'insegnante di sostegno.

Sempre con l'ausilio dell'insegnante di sostegno, il cialtronissimo peracottaro seriale fosforo31 studi l'inglese e legga 

https://www.destatis.de/EN/Themes/Labour/Labour-Market/Quality-Employment/Dimension3/3_1_WeeklyHoursWorked.html

Capito?

the usual weekly working hours of all employed persons in 2019 in Ger­ma­ny amounted 34.8 hours. As the number of hours worked depends con­si­der­ably on the proportion of part-time employed, full-time employees (41.0 hours per week) and part-time em­ploy­ees (19.5 hours per week) ...

A scrivere quanto sopra è 

https://www.destatis.de/EN/About-Us/_node.html

The Federal Statistical Office

del Paese Serio.

Rimane ferma la questione dell'AUMENTO delle disuguaglianze nel Paese Serio, come certificano gli economisti. Il cialtronissimo peracottaro seriale fosforo31 è il solo bipede che glorifichi il Paese Serio come modello per ridurre le disuguaglianze. Lo psichiatra del cialtronissimo peracottaro seriale fosforo31 venga messo al corrente della cosa senza ulteriori indugi.

Per quanto riguarda l'inglese, il cialtronissimo peracottaro seriale fosforo31 si faccia spiegare dall'insegnante di sostegno il significato del verbo modale COULD

https://dictionary.cambridge.org/grammar/british-grammar/can-could-or-may

Sempre con l'aiuto dell'insegnante di sostegno, il cialtronissimo peracottaro seriale fosforo31 si faccia tradurre quanto scritto dagli esperti dell'OECD:

direct consequences of climate change on trade could come from more frequent extreme weather events and rising sea levels. Supply, transport and distribution chains infrastructure are likely to become more vulnerable to disruptions due to climate change. Maritime shipping, which accounts for around 80% of global trade by volume, could experience negative consequences, for instance from more frequent port closures due to extreme events. More importantly, climate change is expected to decrease the productivity of all production factors (i.e. labor, capital and land), which will ultimately result in output losses and a decrease in the volume of global trade.

At the same time, there could also be positive economic impacts on maritime shipping through the potential further opening of Arctic shipping routes, albeit at the cost of environmental degradation.

Il cialtronissimo peracottaro seriale fosforo31 ha  tirato in ballo gli esperti dell'OECD nel tentativo di avvalorare il delirio contenuto nel post del giorno 17 ottobre 2021 (ore 02.16): 

più in generale io prevedo che nella green economy calerà drasticamente il commercio mondiale.

Gli esperti dell'OECD non dicono affatto

che nella green economy calerà drasticamente il commercio mondiale.

A sostenere questo, unico bipede sulla faccia di questo pianeta, è il cialtronissimo peracottaro seriale fosforo31. Mi permetto di suggerire al cialtronissimo peracottaro seriale fosforo31 a rivolgersi con estrema sollecitudine al suo psichiatra e fare presente la cosa.

infne l'insegnante di sostegno dovrà inoltre spiegare al cialtronissimo peracottaro seriale fosforo31 il significato di DISRUPT

https://www.oxfordlearnersdictionaries.com/definition/english/disrupt?q=disrupt

disrupt something : to make it difficult for something to continue in the normal way 

disrupt something (business) : to cause significant change in an industry or market by means of innovation (= new ideas or methods)

Il cialtronissimo peracottaro seriale fosforo31, traducendo la forma verbale DISRUPT con DISTRUGGERE, aggiunge la lingua inglese alla lista delle materie di cui il  cialtronissimo peracottaro seriale fosforo31 non ha contezza alcuna.

L'imperativo categorico al quale il cialtronissimo peracottaro seriale fosforo31 deve rigorosamente ispirarsi rimane lo stesso:

STRUNZ STATT CITT!

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Cari forumisti seri, oggi scopro che Sauro24ore ha ispirato il suo nickname a un quotidiano che scrive scemenze. Infatti è dal Sole 24Ore che ho riportato quanto segue e che il nostro giudica una "scemenza":

... l’Italia, subito dopo Grecia e Estonia, è il Paese dell’area Euro dove si lavorano più ore alla settimana, 33, tre ore in più rispetto alla media di 30 ore, e addirittura 7 ore in più rispetto alla Germania.

https://www.ilsole24ore.com/art/lavoro-piu-stakanovisti-europa-record-italia-e-grecia-ABOtdWnB?refresh_ce=1 

Constato poi che il concetto di media ponderata non riesce proprio a entrare nella zucca di Saurino. Eppure lo spazio ci sarebbe, trattandosi di un concetto molto elementare e di una zucca notoriamente semivuota. Proverò pazientemente a imboccarlo col cucchiaino con riferimento al caso in discussione.

Il nostro sostiene, senza allegare uno straccio di giustificazione numerica, che il maggior numero di ore medie lavorate dai tedeschi rispetto agli italiani si debba al maggiore numero di impieghi a tempo parziale esistenti in Germania. Non è così: anche gli occupati a tempo pieno tedeschi lavorano con tutta probabilità mediamente meno, sensibilmente meno dei loro omologhi italiani, e viene proprio da loro il contributo maggiore alla differenza tra le ore medie annue per occupato lavorate nei due paesi. In precedenza avevo citato dati non omogenei, oggi mi riferirò esclusivamente al 2019, anche perché i dati successivi risentono della pandemia. Nella pagina dell'istituto statistico tedesco allegata da Saurino:

https://www.destatis.de/EN/Themes/Labour/Labour-Market/Quality-Employment/Dimension3/3_1_WeeklyHoursWorked.html

leggiamo che nel 2019 la settimana lavorativa tipica dei lavoratori tedeschi a tempo pieno ammontava in media a 41 ore contro le 19,5 ore degli occupati a tempo parziale, e che questi ultimi erano il 29% del totale degli occupati. Ciò corrisponde a una settimana lavorativa media di 34,8 ore. Infatti, la media ponderata risulta:

(1)   0,71 x 41h + 0,29 x 19,5h = 29,1h + 5,7h = 34,8 h

Leggiamo anche i dati Eurostat per gli altri paesi: quello dell'Italia era pari, sempre nel 2019, a 37,1 ore. La differenza è appena 2,3 ore, assai meno quindi delle circa 7 ore calcolate dal Sole 24Ore. Questa discrepanza è facilmente spiegabile. L'istituto tedesco ed Eurostat considerano la settimana lavorativa tipica (usual), cioè non considerano, in primis, le ferie, e poi gli straordinari, le feste natalizie e simili, le assenze e i congedi per malattia e simili, gli scioperi, gli eventuali fermi di impianto, etc. Ma tutti questi fattori incidono sulle ore effettive annue lavorate. Che erano per l'appunto i dati riportati dal Sole 24Ore (fonte OCSE: credo relativi al 2018, ma qualcuno è stato rivisto). Dopodiché, il quotidiano divideva per 52 settimane e stimava correttamente che i tedeschi lavorano in media circa 26 ore la settimana e gli italiani circa 33. Ovviamente si tratta di medie settimanali spalmate sull'intero anno. Sul portale dell'OCSE leggiamo i dati del 2019:

1714,7 ore medie annue per occupato in Italia, 1382,8 ore in Germania.

Dunque, nel 2019 un occupato italiano ha lavorato mediamente il 24% in più delle ore di un tedesco.

 Se dividiamo il totale annuo delle ore tedesche per la media settimanale, otteniamo:

1382,8 : 34,8 = 39,7 settimane tipiche

In effetti 39,7 settimane lavorative complete possono sembrare un po' poche, almeno per gli occupati a tempo pieno, anche per un paese serio dove le ferie e il riposo dei lavoratori sono sacri. Nell'ipotesi, irrealistica, che i lavoratori a tempo pieno e quelli a tempo parziale lavorino per un uguale numero medio di settimane, moltiplicando le ore settimanali tipiche per queste 39,7 settimane, ricaviamo che i lavoratori a tempo pieno tedeschi lavorano in media per 1628 ore annue, quelli a tempo parziale per 774 ore annue. Ma 1628 ore sono meno delle 1714,7 ore lavorate in Italia, le quali sono una media pesata tra i tempo pieno e i tempo parziale. Ne deduciamo che nella suddetta ipotesi sia i tempo pieno italiani che i part time italiani lavorano necessariamente più ore annue degli omologhi tedeschi, dato che i tempo parziale lavorano meno ore dei tempo pieno e abbassano la media generale. Nella stessa ipotesi, dalla (1) deduciamo che in Germania le ore lavorate a tempo parziale pesano per meno di un sesto sulla media generale annua (16,3% per l'esattezza) mentre pesano per oltre i 5/6 quelle dei lavoratori a tempo pieno. Questo già mina la tesi di Saurino che addebita ai lavori a tempo parziale tedeschi il grosso della differenza di ore medie complessive con l'Italia. Ma in realtà, come detto, l'ipotesi è irrealistica. In Germania, sebbene probabilmente meno che in Italia, il tempo parziale è correlato anche alla precarietà e alla discontinuità del lavoro. Dunque è molto probabile che i lavoratori a tempo parziale tedeschi lavorino in media meno dell'equivalente di 39,7 settimane tipiche da 19,5 ore, cioè meno di 774 ore annue. E di conseguenza i tempo pieno lavoreranno di più di quanto stimato in precedenza. In definitiva, il peso effettivo del lavoro part time sulla media ponderata annua delle ore lavorate sarà molto probabilmente ancora più basso di quello sulla settimana lavorativa tipica (pari a meno di 1/6) e con ciò la tesi di Saurino crolla.

Facciamo qualche simulazione numerica. Chiediamoci, per esempio, se se sia plausibile l'ipotesi che gli occupati a tempo pieno tedeschi lavorino in media per circa 1714,7 ore annue. Questo è proprio il tempo medio di lavoro degli italiani, cioè è il minimo tempo di lavoro medio dei tempo pieno tedeschi sotto il quale i loro omologhi italiani non possono in nessun caso scendere.  Mentre uguagliarlo sarebbe un caso limite, possibile se e solo se anche i tempo parziale italiani lavorassero 1714,7 ore di media, ovvero quanto i tempo pieno. Cosa ovviamente da escludersi in pratica.  Orbene, per un occupato tedesco a tempo pieno questo sarebbe invece un tempo del tutto plausibile. Infatti 1714,7 ore corrispondono a 1747,8:41=41,8 settimane tipiche piene, che sono già un valore realistico per il paese col più basso numero di ore medie lavorate per occupato di tutta l'area OCSE insieme a Norvegia e Danimarca (con dati pressoché uguali). In questo caso un tedesco a tempo parziale lavorerebbe in media per:

(1382,8 - 0,71 x 1714,7) : 0,29 = 570,2 ore 

che corrispondono a 570,2:19,5= 29,2 settimane tipiche a part time. Quindi il contributo dei part time sulla media ponderata nazionale scenderebbe a (570,2x0,29)/1382,8=0,1196, cioè meno del 12%. Naturalmente Saurino obbietterà che un occupato a tempo pieno tedesco potrebbe lavorare più di 1714,7 ore che sono la media nazionale italiana. Certo, ma non molto di più in media. Ipotizziamo per es. 1800 ore. In questo caso i part time tedeschi lavorerebbero in media:

(1382,8 - 0,71 x 1800) : 0,29 = 361,4 ore

corrispondenti ad appena 18 settimane e mezza di lavoro in un anno e a un contributo alla media ponderata nazionale che scende ad appena il 7,58%. Assurdo pensare che un simile contributo possa giustificare un numero medio di ore lavorate in Italia superiore del 24% alle ore medie tedesche. Chiediamoci infatti cosa succederebbe se anche i tempo pieno italiani lavorassero in media 1800 ore. Ipotizziamo pure, per venire incontro a Saurino, che i part time italiani siano in percentuale solo la metà degli omologhi tedeschi, ovvero appena il 14,5% degli occupati. In questo caso essi dovrebbero lavorare in media per:

(1714,7 - 0,855 x 1800) : 0,145 = 1211,7 ore

ovvero un tempo enormemente maggiore di quello dei loro omologhi tedeschi (361,4 ore). Questo tempo ovviamente,  come Saurino potrà verificare, crescerebbe ancora se considerassimo percentuali più elevate e più realistiche del lavoro a tempo parziale in Italia. Leggo che i contratti part time più diffusi da noi prevedono tra le 20 e le 30 ore settimanali (con un minimo di 16). Se assumiamo una media di 25 ore (cioè già ben più alta della media tedesca pari a 19,5 ore), gli occupati a tempo parziale italiani dovrebbero lavorare in media per ben 48,5 settimane! Un miraggio o uno sfruttamento a seconda dei punti di vista. Ma dove li mettiamo i precari, gli stagionali, gli occasionali, etc.? Se i part time italiani lavorassero in media 19,5 ore settimanali come gli omologhi tedeschi, servirebbero oltre 62 settimane in un anno!

Tirando le somme, è molto improbabile che con una media nazionale di 1382,8 ore i tempo pieno tedeschi lavorino in media più di 1800 ore annue, perché se così fosse il lavoro dei tempo parziale tedeschi e il corrispondente contributo alla media nazionale si ridurrebbero a valori irrisori. Dall'altra parte è estremamente improbabile, per non dire impossibile, che con una media nazionale di 1714,7 ore i tempo pieno italiani lavorino meno di 1800 ore annue, perché in tal caso i part time italiani dovrebbero lavorare per un numero di ore annue prossimo a quello dei tempo pieno (fino ad uguagliarlo se i tempo pieno scendono a 1714,7 ore).

In definitiva, concludiamo che il contributo maggiore alla differenza tra le ore medie annue lavorate in Italia e in Germania (+24% nel 2019) viene certamente dagli occupati a tempo pieno tedeschi, e non da quelli a tempo parziale. Mentre con tutta probabilità in Germania sia i lavoratori a tempo pieno che quelli a tempo parziale lavorano in media meno ore effettive annue degli omologhi italiani.   

Modificato da fosforo311

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1 ora fa, fosforo311 ha scritto:

Cari forumisti seri, oggi scopro che Sauro24ore ha ispirato il suo nickname a un quotidiano che scrive scemenze. Infatti è dal Sole 24Ore che ho riportato quanto segue e che il nostro giudica una "scemenza":

... l’Italia, subito dopo Grecia e Estonia, è il Paese dell’area Euro dove si lavorano più ore alla settimana, 33, tre ore in più rispetto alla media di 30 ore, e addirittura 7 ore in più rispetto alla Germania.

https://www.ilsole24ore.com/art/lavoro-piu-stakanovisti-europa-record-italia-e-grecia-ABOtdWnB?refresh_ce=1 

Constato poi che il concetto di media ponderata non riesce proprio a entrare nella zucca di Saurino. Eppure lo spazio ci sarebbe, trattandosi di un concetto molto elementare e di una zucca notoriamente semivuota. Proverò pazientemente a imboccarlo col cucchiaino con riferimento al caso in discussione.

Il nostro sostiene, senza allegare uno straccio di giustificazione numerica, che il maggior numero di ore medie lavorate dai tedeschi rispetto agli italiani si debba al maggiore numero di impieghi a tempo parziale esistenti in Germania. Non è così: anche gli occupati a tempo pieno tedeschi lavorano con tutta probabilità mediamente meno, sensibilmente meno dei loro omologhi italiani, e viene proprio da loro il contributo maggiore alla differenza tra le ore medie annue per occupato lavorate nei due paesi. In precedenza avevo citato dati non omogenei, oggi mi riferirò esclusivamente al 2019, anche perché i dati successivi risentono della pandemia. Nella pagina dell'istituto statistico tedesco allegata da Saurino:

https://www.destatis.de/EN/Themes/Labour/Labour-Market/Quality-Employment/Dimension3/3_1_WeeklyHoursWorked.html

leggiamo che nel 2019 la settimana lavorativa tipica dei lavoratori tedeschi a tempo pieno ammontava in media a 41 ore contro le 19,5 ore degli occupati a tempo parziale, e che questi ultimi erano il 29% del totale degli occupati. Ciò corrisponde a una settimana lavorativa media di 34,8 ore. Infatti, la media ponderata risulta:

(1)   0,71 x 41h + 0,29 x 19,5h = 29,1h + 5,7h = 34,8 h

Leggiamo anche i dati Eurostat per gli altri paesi: quello dell'Italia era pari, sempre nel 2019, a 37,1 ore. La differenza è appena 2,3 ore, assai meno quindi delle circa 7 ore calcolate dal Sole 24Ore. Questa discrepanza è facilmente spiegabile. L'istituto tedesco ed Eurostat considerano la settimana lavorativa tipica (usual), cioè non considerano, in primis, le ferie, e poi gli straordinari, le feste natalizie e simili, le assenze e i congedi per malattia e simili, gli scioperi, gli eventuali fermi di impianto, etc. Ma tutti questi fattori incidono sulle ore effettive annue lavorate. Che erano per l'appunto i dati riportati dal Sole 24Ore (fonte OCSE: credo relativi al 2018, ma qualcuno è stato rivisto). Dopodiché, il quotidiano divideva per 52 settimane e stimava correttamente che i tedeschi lavorano in media circa 26 ore la settimana e gli italiani circa 33. Ovviamente si tratta di medie settimanali spalmate sull'intero anno. Sul portale dell'OCSE leggiamo i dati del 2019:

1714,7 ore medie annue per occupato in Italia, 1382,8 ore in Germania.

Dunque, nel 2019 un occupato italiano ha lavorato mediamente il 24% in più delle ore di un tedesco.

 Se dividiamo il totale annuo delle ore tedesche per la media settimanale, otteniamo:

1382,8 : 34,8 = 39,7 settimane tipiche

In effetti 39,7 settimane lavorative complete possono sembrare un po' poche, almeno per gli occupati a tempo pieno, anche per un paese serio dove le ferie e il riposo dei lavoratori sono sacri. Nell'ipotesi, irrealistica, che i lavoratori a tempo pieno e quelli a tempo parziale lavorino per un uguale numero medio di settimane, moltiplicando le ore settimanali tipiche per queste 39,7 settimane, ricaviamo che i lavoratori a tempo pieno tedeschi lavorano in media per 1628 ore annue, quelli a tempo parziale per 774 ore annue. Ma 1628 ore sono meno delle 1714,7 ore lavorate in Italia, le quali sono una media pesata tra i tempo pieno e i tempo parziale. Ne deduciamo che nella suddetta ipotesi sia i tempo pieno italiani che i part time italiani lavorano necessariamente più ore annue degli omologhi tedeschi, dato che i tempo parziale lavorano meno ore dei tempo pieno e abbassano la media generale. Nella stessa ipotesi, dalla (1) deduciamo che in Germania le ore lavorate a tempo parziale pesano per meno di un sesto sulla media generale annua (16,3% per l'esattezza) mentre pesano per oltre i 5/6 quelle dei lavoratori a tempo pieno. Questo già mina la tesi di Saurino che addebita ai lavori a tempo parziale tedeschi il grosso della differenza di ore medie complessive con l'Italia. Ma in realtà, come detto, l'ipotesi è irrealistica. In Germania, sebbene probabilmente meno che in Italia, il tempo parziale è correlato anche alla precarietà e alla discontinuità del lavoro. Dunque è molto probabile che i lavoratori a tempo parziale tedeschi lavorino in media meno dell'equivalente di 39,7 settimane tipiche da 19,5 ore, cioè meno di 774 ore annue. E di conseguenza i tempo pieno lavoreranno di più di quanto stimato in precedenza. In definitiva, il peso effettivo del lavoro part time sulla media ponderata annua delle ore lavorate sarà molto probabilmente ancora più basso di quello sulla settimana lavorativa tipica (pari a meno di 1/6) e con ciò la tesi di Saurino crolla.

Facciamo qualche simulazione numerica. Chiediamoci, per esempio, se se sia plausibile l'ipotesi che gli occupati a tempo pieno tedeschi lavorino in media per circa 1714,7 ore annue. Questo è proprio il tempo medio di lavoro degli italiani, cioè è il minimo tempo di lavoro medio dei tempo pieno tedeschi sotto il quale i loro omologhi italiani non possono in nessun caso scendere.  Mentre uguagliarlo sarebbe un caso limite, possibile se e solo se anche i tempo parziale italiani lavorassero 1714,7 ore di media, ovvero quanto i tempo pieno. Cosa ovviamente da escludersi in pratica.  Orbene, per un occupato tedesco a tempo pieno questo sarebbe invece un tempo del tutto plausibile. Infatti 1714,7 ore corrispondono a 1747,8:41=41,8 settimane tipiche piene, che sono già un valore realistico per il paese col più basso numero di ore medie lavorate per occupato di tutta l'area OCSE insieme a Norvegia e Danimarca (con dati pressoché uguali). In questo caso un tedesco a tempo parziale lavorerebbe in media per:

(1382,8 - 0,71 x 1714,7) : 0,29 = 570,2 ore 

che corrispondono a 570,2:19,5= 29,2 settimane tipiche a part time. Quindi il contributo dei part time sulla media ponderata nazionale scenderebbe a (570,2x0,29)/1382,8=0,1196, cioè meno del 12%. Naturalmente Saurino obbietterà che un occupato a tempo pieno tedesco potrebbe lavorare più di 1714,7 ore che sono la media nazionale italiana. Certo, ma non molto di più in media. Ipotizziamo per es. 1800 ore. In questo caso i part time tedeschi lavorerebbero in media:

(1382,8 - 0,71 x 1800) : 0,29 = 361,4 ore

corrispondenti ad appena 18 settimane e mezza di lavoro in un anno e a un contributo alla media ponderata nazionale che scende ad appena il 7,58%. Assurdo pensare che un simile contributo possa giustificare un numero medio di ore lavorate in Italia superiore del 24% alle ore medie tedesche. Chiediamoci infatti cosa succederebbe se anche i tempo pieno italiani lavorassero in media 1800 ore. Ipotizziamo pure, per venire incontro a Saurino, che i part time italiani siano in percentuale solo la metà degli omologhi tedeschi, ovvero appena il 14,5% degli occupati. In questo caso essi dovrebbero lavorare in media per:

(1714,7 - 0,855 x 1800) : 0,145 = 1211,7 ore

ovvero un tempo enormemente maggiore di quello dei loro omologhi tedeschi (361,4 ore). Questo tempo ovviamente,  come Saurino potrà verificare, crescerebbe ancora se considerassimo percentuali più elevate e più realistiche del lavoro a tempo parziale in Italia. Leggo che i contratti part time più diffusi da noi prevedono tra le 20 e le 30 ore settimanali (con un minimo di 16). Se assumiamo una media di 25 ore (cioè già ben più alta della media tedesca pari a 19,5 ore), gli occupati a tempo parziale italiani dovrebbero lavorare in media per ben 48,5 settimane! Un miraggio o uno sfruttamento a seconda dei punti di vista. Ma dove li mettiamo i precari, gli stagionali, gli occasionali, etc.? Se i part time italiani lavorassero in media 19,5 ore settimanali come gli omologhi tedeschi, servirebbero oltre 62 settimane in un anno!

Tirando le somme, è molto improbabile che con una media nazionale di 1382,8 ore i tempo pieno tedeschi lavorino in media più di 1800 ore annue, perché se così fosse il lavoro dei tempo parziale tedeschi e il corrispondente contributo alla media nazionale si ridurrebbero a valori irrisori. Dall'altra parte è estremamente improbabile, per non dire impossibile, che con una media nazionale di 1714,7 ore i tempo pieno italiani lavorino meno di 1800 ore annue, perché in tal caso i part time italiani dovrebbero lavorare per un numero di ore annue prossimo a quello dei tempo pieno (fino ad uguagliarlo se i tempo pieno scendono a 1714,7 ore).

In definitiva, concludiamo che il contributo maggiore alla differenza tra le ore medie annue lavorate in Italia e in Germania (+24% nel 2019) viene certamente dagli occupati a tempo pieno tedeschi, e non da quelli a tempo parziale. Mentre con tutta probabilità in Germania sia i lavoratori a tempo pieno che quelli a tempo parziale lavorano in media meno ore effettive annue degli omologhi italiani.   

Non ci posso credere che il forum possa ospitare un Kre ti no simile che in una “botta sola” , dopo una serie di inverificabili conteggi , smentisce : 1) il maggior quotidiano economico italiano quale e’ il Sole 24 Ore 2) tutti i report mondiali che attestano come, in Germania , il conteggio delle ore lavorate in meno dipenda praticamente, se non esclusivamente , dalla media dei lavori part time che , in quel Paese , sono appannaggio di milioni di lavoratori. Lo fa con il solito sistema dell’addormentamento della quasi totalità dei forumisti . Allora sapete che gki dico ?? F0A685FE-D618-4565-B18A-082D8508629F.jpeg

Modificato da mark222220

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1 ora fa, mark222220 ha scritto:

Non ci posso credere che il forum possa ospitare un Kre ti no simile che in una “botta sola” , dopo una serie di inverificabili conteggi , smentisce : 1) il maggior quotidiano economico italiano quale e’ il Sole 24 Ore 2) tutti i report mondiali che attestano come, in Germania , il conteggio delle ore lavorate in meno dipenda praticamente, se non esclusivamente , dalla media dei lavori part time che , in quel Paese , sono appannaggio di milioni di lavoratori. Lo fa con il solito sistema dell’addormentamento della quasi totalità dei forumisti . 

Scusa deficiente, ma io mi vergognerei se un giorno il mio cervello si atrofizzasse al punto tale da ridurmi a rispondere a un post come quello che ho scritto io con uno come quello che hai scritto tu. 

Non ho affatto smentito il Sole 24Ore. Posa il fiasco! Al contrario, io ho smentito il tuo amichetto Saurino che definiva "scemenza" l'affermazione del Sole 24Ore sui tedeschi che lavorano 7 ore in meno la settimana  rispetto agli italiani. Si tratta invece di un'affermazione corretta, e l'ho scritto espressamente.

Inoltre ho dimostrato, in base ai dati allegati proprio dal tuo amichetto e in base ai dati OCSE del 2019, che i lavoratori part time tedeschi, pur essendo diversi milioni (ma nemmeno i nostri sono pochi), contribuiscono alla media ponderata nazionale delle ore annue lavorate per occupato per meno di un sesto (nella migliore delle ipotesi, peraltro irrealistica, quindi il contributo effettivo è ancora più basso).  Mentre i lavoratori a tempo pieno tedeschi contribuiscono alla predetta media per oltre cinque sesti. Quindi sono questi ultimi, come confermano gli esempi numerici che ho portato, a determinare il grosso della differenza nelle ore medie lavorate tra Italia e Germania. 

P.S.  Devo dedurre che non sono i miei post che ti fanno addormentare, bensì il Tavernello che ti scoli prima di leggerli e di rispondere. 

Modificato da fosforo311

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Ricordo ai forumisti seri e al cialtronissimo peracottaro seriale fosforo31 che stiamo parlando di quello che cialtronissimo peracottaro seriale fosforo31 ha scritto nel post del giorno 16 ottobre 2021, alle ore 13.19

in Germania i lavoratori lavorano in media 7 ore in meno la settimana rispetto agli italiani. E hanno una produttività oraria maggiore, anche perché lavorando meno ci si stanca meno e si lavora meglio. Inoltre si ha più tempo libero e le attività del tempo libero migliorano la salute psicofisica e sono un motore dell'economia. Quando si dice che la Germania è un paese serio. Ma c'è poco da fare, tutti gli altri paesi dovranno adeguarsi tagliando drasticamente gli orari di lavoro. Lo aveva previsto Keynes già negli anni '30. L'automazione del lavoro e l'intelligenza artificiale oggi non offrono altra scelta. Lavorare meno per lavorare tutti, o avremo un futuro nero, nerissimo, di disuguaglianza galoppante e sfascio della società

e di quello che cialtronissimo peracottaro seriale fosforo31 ha scritto nel post del giorno 20 ottobre, alle ore 19,43

nel Paese serio chiamato Germania si lavora meno ore rispetto all'Italia per effetto di part-time employement e mini-job. FALSO   

Come consolidatissima consuetudine, il cialtronissimo peracottaro seriale fosforo31 continua impterterrito il suo delirio logorroico intriso di retorica da assemblea condominiale e di cervellotici calcoli

CHE VENGONO SBUGIARDATI DAL FEDERAL STATISTICAL OFFICE

della Germania.

Ripeto a beneficio del cialtronissimo peracottaro seriale fosforo31:

the usual weekly working hours of all employed persons in 2019 in Ger­ma­ny amounted 34.8 hours. As the number of hours worked depends con­si­der­ably on the proportion of part-time employed, full-time employees (41.0 hours per week) and part-time em­ploy­ees (19.5 hours per week) 

non è una tesi del sottoscritto. Quanto sopra è quello che certifica il Federal Statistical Office della Germania, l'equivalente tedesco dell'ISTAT

https://www.destatis.de/EN/Themes/Labour/Labour-Market/Quality-Employment/Dimension3/3_1_WeeklyHoursWorked.html

Capito?

 

the usual weekly working hours of all employed persons in 2019 in Ger­ma­ny amounted 34.8 hours. As the number of hours worked depends con­si­der­ably on the proportion of part-time employed, full-time employees (41.0 hours per week) and part-time em­ploy­ees (19.5 hours per week)

lo afferma il Federal Statistical Office della Germania, l'equivalente tedesco dell'ISTAT

https://www.destatis.de/EN/Themes/Labour/Labour-Market/Quality-Employment/Dimension3/3_1_WeeklyHoursWorked.html

Ripeto ancora una volta: a scrivere quanto sopra è 

https://www.destatis.de/EN/About-Us/_node.html

The Federal Statistical Office

del Paese Serio.

Le ore lavorate in media dai tedeschi non ci azzeccano con Keynes, con la maggiore produttività, con la maggiore quantità di tempo libero, con l'essere un Paese Serio. 

Le ore lavorate in media dai tedeschi ci azzeccano con questo:

the average number of hours worked by all persons employed is influenced by the increasing proportion of part-time employed. In 1991, this proportion was about 14% of all persons in em­ploy­ment and it increased to 29% in 2019

Certifica

The Federal Statistical Office

del Paese Serio.

Invito il cialtronissimo peracottaro seriale fosforo31, che pretende di fare la lezioncina al Federal Statstical Office tedesco, a telefonare con urgenza al suo psichiatra per concordare un serio percorso riabilitativo.

Nel frattempo il cialtronissimo peracottaro seriale fosforo31 metta in pratica il fondamentale imperativo categorico

STRUNZ, STATT CITT!

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Scusa Saurino, lo so che la sindrome di Aristotele è più forte di te (devi essere stato viziato fin dalla tenera età) ma io mi annoierei a ripetere come un disco rotto le stesse scemenze e le stesse banalità. Certo che le ore lavorate in Germania dipendono anche dai lavoratori part time, come dice l'istituto statistico tedesco. Ma la stessa cosa succede anche in Italia. E i numeri (non il tuo disco rotto) dimostrano che il contributo del part time al totale delle ore lavorate in Germania resta modesto, sebbene sia cresciuto negli ultimi 30 anni. Per l'esattezza nel 2019 esso incideva per meno di 1/6 sull'orario della settimana lavorativa tipica media. Vedasi la (1) nel mio post precedente. Ma non si lavora per tutto l'anno. In particolare il lavoro a tempo parziale è non di rado anche discontinuo, ragion per cui molto probabilmente il suo contributo effettivo sulle ore lavorate annue per occupato è ancora più  basso. Inoltre i numeri (non il tuo disco rotto) dimostrano che molto (ma molto) probabilmente sia i lavoratori a tempo pieno sia quelli a tempo parziale tedeschi lavorano mediamente meno ore (e non poche) durante l'anno dei loro omologhi italiani. L'unica alternativa, in base ai dati che ho considerato, sarebbe ipotizzare che in Italia (ripeto, in Italia e non in Germania!) i part time facciano gli straordinari e vengano sfruttati fino a lavorare durante l'anno quasi quanto i tempo pieno. Ma questo farebbe vieppiù rivoltare Keynes nella tomba e preferire il modello tedesco a quello italiano. 

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Versione del giorno giovedì 28 ottobre 2021: certo che le ore lavorate in Germania dipendono anche dai lavoratori part time, come dice l'istituto statistico tedesco

Versione del giorno mercoledì 20 ottobre 2021: nel Paese serio chiamato Germania si lavora meno ore rispetto all'Italia per effetto di part-time employement e mini-job. FALSO   

Nel giro di otto giorni il cialtronissimo peracottaro seriale fosforo31 dice una cosa e il suo contrario, come consolidatissima consuetudine.

Lo psichiatra del cialtronissimo peracottaro seriale fosforo31 deve essere messo al corrente della cosa senza ulteriori indugi.

Comunque sia, questa è la versione del Federal Statistical Office della Germania, l'equivalente tedesco dell'ISTAT

https://www.destatis.de/EN/Themes/Labour/Labour-Market/Quality-Employment/Dimension3/3_1_WeeklyHoursWorked.html

How many hours do persons in employment usually work on average per week? Working hours are a major variable of the quality of employment. Hours worked are usually linked to both salaries and workload as well as to the possibility of ba­lan­cing work and private interests. The group of persons in employment consists of em­ployees, self-em­ployed and unpaid family wor­kers. This indicator covers all persons in employment aged 15 years and older.

The usual weekly working hours of all employed persons in 2019 in Ger­ma­ny amounted 34.8 hours. As the number of hours worked depends con­si­der­ably on the proportion of part-time employed, full-time employees (41.0 hours per week) and part-time em­ploy­ees (19.5 hours per week) should be examined separately.

All together the usual weekly working hours have decreased by 3.6 hours since 1991 (38.4 hours per week). When examining full-time and part-time workers separately, how­ever, it is noticeable that, particularly for full-time employees, the number of hours worked has remained rather constant over the years (1991: 41.4 hours). The number of part-time employees has de­clined slightly since 1991 (20 hours). The average number of hours worked by all persons employed is influenced by the increasing proportion of part-time employed. In 1991, this proportion was about 14% of all persons in em­ploy­ment and it increased to 29% in 2019.

With 34.8 weekly working hours in 2019, Germany was somewhat below the Eu­ro­pean average (37.0 hours). Persons employed in Turkey worked par­ti­cu­lar­ly long hours (45.4 hours), while the Netherlands showed the lowest value with 30.4 hours per week. Again, it should be noted here that this figure is influenced by a country’s proportion of part-time employment. The Ne­ther­lands had similar results as the Federal Republic of Ger­ma­ny for full-time and part-time employees, amounting to 40.7 hours (full-time) and to 20.6 hours (part-time) per week.

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Ti ripeto per l'ennesima volta Saurino, spendi poche decine di euro e acquista un buon testo di logica. Per cominciare, visto il tuo livello, questo basta e avanza:

https://books.google.com/books/about/Corso_di_logica_Introduzione_elementare.html?hl=it&id=ny9lzgEACAAJ

Leggilo e studialo almeno due volte, prova a svolgere tutti gli esercizi. Se stai lontano dal Tavernello, in 3 mesi un'infarinatura te la fai. Forse abbastanza per capire che le mie due affermazioni che hai riportato non sono assolutamente in contraddizione logica. Come è ovvio, del resto, essendo ambedue VERE. In caso contrario, devi solo rassegnarti: usare la testa per dividere le orecchie è sempre meglio di niente. 

 

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A beneficio del cialtronissimo peracottaro seriale fosforo31: la logica lasciala stare, dal momento che non sai nemmeno dove stia di casa. Come consolidata consuetudine, nel corso dei tuoi deliri riesci a dire una cosa e il suo esatto contrario.  

Ecco cosa hai sostenuto il giorno giovedì 28 ottobre 2021: certo che le ore lavorate in Germania dipendono anche dai lavoratori part time, come dice l'istituto statistico tedesco

Questo invece è quello che hai scritto il giorno mercoledì 20 ottobre 2021: nel Paese serio chiamato Germania si lavora meno ore rispetto all'Italia per effetto di part-time employement e mini-job. FALSO   

Nel giro di otto giorni hai scritto una cosa e il suo contrario. Il tuo psichiatra deve essere messo al corrente della cosa senza ulteriori indugi.

Comunque sia, la versione del Federal Statistical Office della Germania, l'equivalente tedesco dell'ISTAT, è la seguente

https://www.destatis.de/EN/Themes/Labour/Labour-Market/Quality-Employment/Dimension3/3_1_WeeklyHoursWorked.html

How many hours do persons in employment usually work on average per week? Working hours are a major variable of the quality of employment. Hours worked are usually linked to both salaries and workload as well as to the possibility of ba­lan­cing work and private interests. The group of persons in employment consists of em­ployees, self-em­ployed and unpaid family wor­kers. This indicator covers all persons in employment aged 15 years and older.

The usual weekly working hours of all employed persons in 2019 in Ger­ma­ny amounted 34.8 hours. As the number of hours worked depends con­si­der­ably on the proportion of part-time employed, full-time employees (41.0 hours per week) and part-time em­ploy­ees (19.5 hours per week) should be examined separately.

All together the usual weekly working hours have decreased by 3.6 hours since 1991 (38.4 hours per week). When examining full-time and part-time workers separately, how­ever, it is noticeable that, particularly for full-time employees, the number of hours worked has remained rather constant over the years (1991: 41.4 hours). The number of part-time employees has de­clined slightly since 1991 (20 hours). The average number of hours worked by all persons employed is influenced by the increasing proportion of part-time employed. In 1991, this proportion was about 14% of all persons in em­ploy­ment and it increased to 29% in 2019.

With 34.8 weekly working hours in 2019, Germany was somewhat below the Eu­ro­pean average (37.0 hours). Persons employed in Turkey worked par­ti­cu­lar­ly long hours (45.4 hours), while the Netherlands showed the lowest value with 30.4 hours per week. Again, it should be noted here that this figure is influenced by a country’s proportion of part-time employment. The Ne­ther­lands had similar results as the Federal Republic of Ger­ma­ny for full-time and part-time employees, amounting to 40.7 hours (full-time) and to 20.6 hours (part-time) per week.

STRUNZ STATT CITT!

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