tutti al verde
Iniziata da
tiberio1946,
12 messaggi in questa discussione
per fargli un dispetto importeremo il "rio n* e *g*r*o"
Modificato da tiberio19461 ora fa, tiberio1946 ha scritto:per fargli un dispetto importeremo il "rio n* e *g*r*o"
😂😂😂
tema su tema ... il verde
il vangelo del matteo
indovina indovinello
Ha contribuito alla loro elezione pure lei, sig auto da sabbia.
Il 18/9/2021 in 11:38 , tiberio1946 ha scritto:auto: elettriche
mezzi pubblici di trasporto: elettrici
mezzi di trasporto merci: elettrici
mezzi agricoli e movimento terra: elettrici (?)
riscaldamenti: elettrici
condizionatori: elettrici
illuminazione casalinga e pubblica: elettrica
elettrodomestici: elettrici
e sicuramente dimentico qualcosa.
ma come la produciamo tutta questa elettricità?
centrali idroelettriche? non ce ne stanno più, parchi eolici ? "deturpano il paesaggio (sgarbi docet), parchi solari? sottraggono terreno all'agricoltura, centrali mareali ? non abbiamo maree sufficientemente alte, geotermia ? pericolosa perché provoca terremoti (?), digestori ? e chi li vuole vicino a casa, non parliamone nemmeno delle centrali nucleari.
e allora ?
Stasera alle 21:20 su RAI3 una puntata di Presa Diretta di Riccardo Iacona dal titolo: LA RIVOLUZIONE ELETTRICA.
38 minuti fa, fosforo311 ha scritto:Stasera alle 21:20 su RAI3 una puntata di Presa Diretta di Riccardo Iacona dal titolo: LA RIVOLUZIONE ELETTRICA.
mi sono già prenotato
C'è un motivo ben preciso per cui l'energia elettrica dominerà nella green economy. Innanzitutto le tre principali fonti rinnovabili o generano direttamente elettricità (solare fotovoltaico) oppure generano energia meccanica (eolico e idroelettrico) facilmente convertibile in elettricità mediante una semplice turbina accoppiata a un alternatore. Mentre le fonti fossili (petrolio, gas, carbone) e il nucleare generano energia termica. Ma il calore è una forma energetica decisamente meno pregiata del lavoro meccanico. Lo attesta la Seconda Legge della Termodinamica che (nella formulazione di Lord Kelvin) esclude la possibilità di convertire in modo continuo (ciclico) in lavoro tutto il calore fornito da una sorgente. Mentre il contrario è sempre possibile: l'energia meccanica può essere interamente dissipata in calore per attrito (dove già il verbo contiene il concetto di dissipazione e di spreco). L'energia elettrica è ancora più pregiata perché, di per sé, non è inquinante, è facilmente immagazzinabile ed è trasportabile con basse dissipazioni su lunghe distanze. Inoltre è facilmente convertibile sia in calore che in lavoro. Quindi l'elettricità è il vettore energetico per eccellenza (più efficiente e meno problematico dell'idrogeno verde). Tirando le somme, possiamo anche dire che le tre fonti rinnovabili citate sono decisamente più pregiate rispetto alle fonti fossili e al nucleare, non solo, come è ovvio, sul piano della sostenibilità ambientale, ma anche su quello dell'efficienza energetica. Facciamo due esempi. Per produrre elettricità in una centrale termoelettrica convenzionale o nucleare non bastano una turbina e un alternatore. Servono anche una caldaia (o un reattore nucleare), una pompa e uno scambiatore di calore, in modo da realizzare un ciclo termodinamico completo (es. ciclo Rankine). Con ciò si incrementano la complessità e i costi e si abbassa il rendimento termodinamico. Nei migliori impianti termoelettrici tradizionali l'efficienza di conversione arriva al 40% o poco più, negli impianti a gas a cicli combinati arriva al 50-55%, nelle centrali nucleari di ultima generazione al 33-37%. Prendiamo poi un'auto a benzina (motore termico a ciclo Otto): mediamente solo un 20% dell'energia fornita dal carburante è sfruttata per muovere l'auto, il resto è dissipato (perduto) in calore. Il rendimento medio di un motore a ciclo Diesel è solo un pochino maggiore. Mentre in un'auto elettrica quasi il 90% dell'energia erogata dalla batteria va a muovere la vettura, inoltre un motore elettrico è assai più semplice, più robusto e meno costoso di un motore termico di pari potenza (ma va considerato il costo del pacco batterie).
Il programma di ieri di Iacona ha posto giustamente l'accento su una importante criticità della green economy: l'impatto ambientale (e in alcuni paesi anche sociale) legato all'estrazione e alla lavorazione di diversi materiali oggi necessari per la produzione delle auto elettriche, in particolare le batterie. Si tratta di materiali come il litio, il cobalto e le cosiddette terre rare (o lantanidi) come il neodimio, la cui disponibilità in natura non è solo limitata (almeno ai fini di un'estrazione economicamente sostenibile) ma anche concentrata in pochi paesi, come la Cina, il Congo, l'Australia, il Cile e la Bolivia (ai quali potrebbe aggiungersi l'Afghanistan e ciò a mio avviso è la vera ragione geopolitica dei riflettori accesi su quel paese). In sostanza la filiera produttiva delle batterie per le auto elettriche oggi è tutt'altro che equa e sostenibile. Inoltre la produzione finale è fortemente concentrata in Cina, la quale si è anche assicurata il controllo delle miniere in diversi paesi del Terzo Mondo. Nel programma si è parlato del cosiddetto "paradosso delle batterie". Il boom dell'auto elettrica, previsto per i prossimi anni e decenni anche grazie agli incentivi pubblici e alla messa al bando dei motori termici (l'UE prevede di vietarne la vendita dal 2035), sarà probabilmente l'aspetto più appariscente della transizione ecologica globale, ma potrebbe paradossalmente creare nuovi e seri danni all'ambiente, ingiustizie sociali, forti squilibri del mercato. Servono quindi decise contromisure da parte della politica e dei produttori di auto, ed enormi investimenti nella ricerca per migliorare l'efficienza di queste batterie e la riciclabilità dei materiali, e per sviluppare nuove tecnologie in grado di sostituire al più presto, in tutto o in parte, il litio e il cobalto con materiali assai più abbondanti e meno impattanti, come il sodio, l'alluminio, il manganese e il carbonio (batterie al grafene). Aggiungo che l'auto elettrica a fuel cell a idrogeno, per il momento soccombente rispetto alla soluzione a batteria, potrebbe rientrare in gioco tra un decennio o due. In ogni caso, come ha onestamente ammesso Riccardo Iacona, è chiaro fin da ora che la green economy non sarà un giardino di rose e che non bisognerà solo rivoluzionare la produzione ma anche RIDIMENSIONARE IL MERCATO MONDIALE DELL'AUTOMOBILE. È impensabile con le attuali tecnologie, ma probabilmente anche con quelle del futuro prossimo, continuare a produrre quasi 100 milioni di autoveicoli l'anno, ma tutti elettrici a batteria e con gli attuali livelli medi di potenza e prestazioni. Transizione ecologica, sottolinea Iacona, significa anche (o soprattutto secondo me) CAMBIARE LE NOSTRE ABITUDINI. Dovremo abituarci a usare molto meno l'automobile e molto più i mezzi pubblici, la bici, le gambe. E a usare vetture meno potenti e meno performanti di quelle attuali (per contenere dimensioni e peso del pacco batterie). Bisognerà sacrificare qualcosa, DECRESCERE nei consumi e nel PIL, ma crescere nell'eguaglianza e nella giustizia sociale. Pertanto la transizione ecologica non potrà essere lasciata in mano agli attori privati del libero mercato, non potrà essere regolata dalle ciniche leggi del profitto e dello sfruttamento, ma dovrà essere rigidamente regolata e indirizzata dagli Stati nazionali e dalle grandi organizzazioni sovranazionali, avendo come primaria finalità il bene comune dell'umanità. In particolare, io auspico il controllo pubblico, diretto e globale, della produzione e della distribuzione dell'energia. L'energia pubblica come l'acqua pubblica. Altrimenti la transizione sarà quel "BAGNO DI SANGUE" paventato dal ministro Cingolani. Ma prima di tutto bisogna capire che NON CI SONO ALTERNATIVE e che bisogna accelerare fin da subito nella transizione totale e globale all'economia verde. Altrimenti un giorno o l'altro, ma forse molto prima di quanto oggi possiamo immaginare, sarà per il mondo intero come l'8 marzo 2020 per noi italiani. Ricordiamo tutti il drammatico quanto coraggioso e provvidenziale appello del presidente Conte alla nazione:
"NON C'È PIÙ TEMPO, RESTIAMO A CASA".
Ebbene, quel giorno vedremo in mondovisione il segretario generale delle Nazione Unite, il presidente della Commissione Europea, i presidenti e i capi di governo degli Stati Uniti d'America, della Cina, dell'India, della Russia, del Giappone e di tutti i paesi seri del mondo, i quali ci diranno:
NON C'È PIÙ TEMPO, IL PIANETA È IN PERICOLO, LA NOSTRA SPECIE RISCHIA L'ESTINZIONE. SPEGNIAMO I MOTORI, SPEGNIAMO TUTTE LE LUCI SUPERFLUE, ALZIAMOCI ALL'ALBA E ANDIAMO A LETTO AL TRAMONTO, SPOSTIAMOCI A PIEDI, NON SPRECHIAMO PIÙ NEPPURE UN SOLO GRAMMO DI ACQUA E DI CIBO NÉ UN SOLO JOULE DI ENERGIA.
Modificato da fosforo311Utopia, sig fosforo, pura utopia.
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Inviata
Allora dovremo importare qualche fiume che però non strabordi dagli argini 😊
Sig Frizz permettendo.
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