Meno male che Draghi c’è’ !! Altro che Conte che vuol “ dialogare “ con i tagliagole

AFGANISTAN, L’ITALIA IN PRIMA LINEA
Usa e Germania appoggiano il tentativo del governo italiano, nel quadro della presidenza del G20, di costruire un fronte ampio di paesi che non riconoscano il governo dei Talebani, ma ponga loro tre condizioni iniziali per l’avvio di trattative sul futuro dell’Afganistan.
Nessun confronto se non saranno accettate le seguenti pre condizioni: 
1) rispetto dei diritti umani;
2) formazione di un governo “misto” rappresentativo delle varie etnie e con esponenti dei precedenti esecutivi;
3) accettazione di osservatori internazionali (Unhcr). 
La principale arma di pressione è la minaccia di isolare politicamente ed economicamente il governo talebano congelando le riserve monetarie afgane, che sono sotto il controllo Usa, con il dirottamento dei fondi di Kabul verso i paesi chiamati ad accogliere i profughi.
Si delinea un primo nucleo che non intende riconoscere il governo talebano, con UE, Usa, Arabia Saudita, India e altri importanti paesi, che punta innanzitutto a fare pressione su altri paesi, innanzitutto Russia e Cina, che non hanno interesse ad isolarsi appiattendosi sulle posizioni, attualmente ambigue, di Pakistan e Turchia.
Su questo, domani, il ministro degli esteri russo Lavrov avrà un importante colloquio con Draghi, a margine della Conferenza straordinaria del G20 a Santa Margherita Ligure, convocata con la presidenza della ministra Elena Bonetti sull’Impowerement delle donne nel mondo e nella quale la condizione delle donne afgane sarà al centro.
Sarà una prima occasione di vedere riuniti UE, Usa, Russia e Cina, oltre che una decina di altri paesi asiatici ed africani influenti.
Draghi, col placet di Biden e Merkel, sta svolgendo un ruolo internazionale assai importante in vista di due scadenze che vorrebbe fossero decisive per il futuro dell’Afganistan. Il prossimo summit del G20 a fine ottobre e l’Assemblea Generale dell’ONU ai primi di novembre.
Per quelle date, se in questi giorni il fronte del non riconoscimento del governo talebano sarà ampio e le condizioni poste saranno accettate al più presto, sarà possibile definire una road map che prevederebbe anche libere elezioni sotto il controllo internazionale.
La strada e i tempi sono stretti, le complicazioni molte, ma il fatto che tocchi a Draghi fare questo tentativo, non solo come presidente di turno del G20, ma come personalità di alto profilo stimata nel mondo, può facilitare il consenso di molti paesi “indecisi” su una linea mediana che salvaguardi come prima condizione il rispetto dei diritti umani.
Forse troveremo nel concreto una risposta al dibattito, astratto e intellettualistico, sviluppatosi nei giorni scorsi, sul rapporto tra democrazia e diritti umani.
Su cosa sia la democrazia e se si possa esportare le culture e le idee sono diverse. Ma il rispetto dei diritti umani più elementari deve essere considerato una pre condizione per la stessa democrazia. 
Che non si può esportare, importare, vendere o affittare come una mercanzia. Lo stesso intervento in Afganistan non aveva questo scopo se non nella fantasia enfatica dei media.
Ma non è questo il punto e ci sarà tempo per approfondirlo.
Oggi, nella crisi afgana, bisogna distinguere la ricerca dei mezzi per diffondere la democrazia e l’azione immediata per il rispetto dei diritti umani, che vanno comunque affermati in concreto per salvare fisicamente le persone minacciate.  
U. M. 

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1 messaggio in questa discussione

Ridicola gallinella pisana ora mi spieghi come si possa ottenere 

1) rispetto dei diritti umani;
2) formazione di un governo “misto” rappresentativo delle varie etnie e con esponenti dei precedenti esecutivi;
3) accettazione di osservatori internazionali (Unhcr). 

senza parlare con i talebani.

Su, dica ridicola gallina, con chi parleranno? Con gli extra terrestri?

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