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i fascisti vigliacchi furono quelli che prendevano quello che volevano in gruppo...poi alle avvisaglie del disastro se la squagliarono come tanti vigliacchi, lo stesso "crapun" lo trovarono nascosto nel *** di un camion...anche il berlu nel 2011 scappò visti i risultati del suo ultimo Gov....
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Inviata
“MA CHE PENTITO E PENTITO! RIMPIANGO SOLO DI NON AVERLO AMMAZZATO!”
IL 17 GIUGNO 1932 ANGELO SBARDELLOTTO VIENE FUCILATO PER AVER CERCATO DI ATTENTARE ALLA VITA DI MUSSOLINI
Siamo a Roma, il 4 giugno 1932. Un giovane di ventiquattro anni attraversa piazza Venezia quando viene fermato da due agenti di polizia in borghese. Il ragazzo esibisce un passaporto, dice di chiamarsi Angelo Galvini, di essere un commerciante svizzero di Bellinzona, arrivato nella capitale per affari. Ma gli agenti si insospettiscono, non possiede un visto di soggiorno e sembra avere un aria preoccupata. Così intimano al giovane di seguirli a Palazzo Buonaparte, dove lo perquisiscono e addosso gli trovano una pistola francese Mab calibro 6.35, due bombe artigianali, una fiaschetta con 80 grammi di cheddite e miccia ed un tubo con 400 grammi di dinamite e miccia.
La storia del commerciante di Bellinzona è ormai insostenibile.
Il giovane, poi accompagnato in questura e sottoposto ad un durissimo interrogatorio, confessa la sua vera identità e il motivo per cui si trova a Roma. Si chiama Angelo Pellegrino Sbardellotto e vuole uccidere Benito Mussolini.
Il ragazzo aveva pensato di freddare il duce nel corso del tragitto che la sua auto doveva compiere quel 4 giugno, quando il capo del Governo aveva partecipato all’inaugurazione del monumento e alla traslazione delle ceneri di Anita Garibaldi. Ma un cambio di percorso del veicolo aveva reso impossibile l’azione. Sbardellotto confessò anche di essere già stato a Roma in altre occasioni per lo stesso motivo, e di aver provato a realizzare un attentato anche 28 ottobre 1931 per l’anniversario della marcia su Roma: si era fermato per non colpire degli innocenti.
Nella stessa giornata fu perquisita l’abitazione dei genitori di Sbardellotto e ivi fu ritrovata una lettera nella quale egli spiegando il gesto che avrebbe compiuto scriveva: “La maggioranza ha la forza ma non la ragione. L’uomo virtuoso non comanda, non obbedisce”. Nei giorni seguenti poi la polizia fascista falsificò un memoriale in cui si attribuiva a Sbardellotto una confessione nella quale avrebbe fatti i nomi di alcuni complici. Tutto falso. Angelo, quinto di dieci figli, aveva lavorato come stalliere e a diciassette anni era emigrato in Belgio; qui, lavorando nelle miniere, si era avvicinato alle idee anarchiche, fino a maturare l’idea di uccidere Mussolini. Prima di uno dei suoi viaggi clandestini in Italia aveva scritto: "(il duce) deve rispondere delle lacrime delle madri, dell’abbandono dei figli, del sangue dei caduti, dell’agonia dei reclusi, del silenzio e della miseria di tutti”.
Il 17 giugno, dopo la condanna, del Tribunale speciale, Sbardellotto viene ucciso mediante fucilazione alla schiena per aver attentato alla vita di Mussolini. Angelo si era rifiutato di presentare la grazia e al suo legale d’ufficio aveva detto: “ma che pentito e pentito, io rimpiango solo di non averlo ammazzato!”
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